Smith e Marx hanno riconosciuto come la modernità non possa esistere senza il mercato. Polanyi ha efficacemente dimostrato che il mercato da solo non esiste e che è sempre stato e, deve continuare ad essere, addomesticato e contemperato dalle caratteristiche e dalle esigenze dell'ambiente sociale. In passato, nelle società arcaiche e pre-industriali lo schiavo era protetto dal padrone, nella famiglia patriarcale il pater proteggeva i figli, le donne ed i servi, i rapporti clientelari tipici delle comunità feudali, delle organizzazioni religiose o di stampo mafioso procurano sistemi di protezione che però si pagano con una profonda dipendenza ed assoggettazione dei propri membri. Come dire, le comunità umane hanno spesso scambiato la propria libertà per vincere la sfida della sopravvivenza ed affrancarsi dal regno della necessità. Anche il sistema industriale fordista abbiamo visto come non sia stato da meno. L'espropriazione delle terre, del libero accesso ai beni collettivi, l'urbanizzazione di massa e la trasformazione di stili di vita autarchici in condotte aderenti ai cicli di produzione e consumo dell'industria di massa hanno dato vita alla questione sociale. La progressiva comparsa di sistemi istituzionalizzati di protezione ed assicurazione sociale ha costituito una risposta collettiva alle esigenze di protezione dall'insicurezza scatenata dalle nuove condizioni di vita nel passaggio da Gemeinshaft a
Gesellschaft. I tempi e gli spazi di vita sono stati sottomessi alle esigenze della produzione e del
consumo industriali, limitando e riducendo il lavoro libero ed il consumo autonomo. Il Welfare State ha fatto sì che la maggior parte della popolazione potesse essere ricompresa e mantenuta in questo schema di produzione del valore e di riproduzione della vita. Mutato questo schema, anche i regimi di welfare, così come conosciuti durante i trenta gloriosi, sono entrati in crisi, aprendo la strada a nuove forme di insicurezza che lasciano non protetti gruppi sociali sempre più vasti ed eterogenei. In questo senso, anche la questione sociale ha subito una profonda metamorfosi. A fronte di un sistema produttivo sempre più de-strutturato temporalmente e spazialmente, maggiormente concentrato su elementi simbolico-cognitivi e sulla generazione di un'enorme ricchezza attraverso un sempre minore uso di forza lavoro umana, il paradosso che affligge l'ambiente sociale in cui questo sistema produttivo opera risiede nell'intersezione tra le modalità di distribuzione dei carichi di lavoro e quelle di redistribuzione delle enormi opportunità create, sia in termini di vita (tempi, spazi e libertà d'azione), sia in termini di ricchezza economica. Dunque, riprendendo la domanda fondamentale di Robert Castel, che cosa significa essere protetti oggi?
L'autore afferma che la metamorfosi della questione sociale oggi risieda nella sfida di riuscire a comprendere come un attore sociale subordinato e dipendente possa evolversi in un soggetto sociale completamente sviluppato e libero all'interno di un contesto socio-economico complesso ed altamente interdipendente (Castel, 2004). Oggi ci troviamo davanti alla necessità di riformulare la questione sociale e, quindi, il patto di reciprocità che lega gli individui all'interno di un contesto socializzato. Questa riformulazione deve però sia tenere conto del dinamismo richiesto dall'economia di mercato, sia del sentimento di autodeterminazione e del bisogno di protezione espressi dagli individui. La ricerca dell'equilibrio tra autodeterminazione, prerogative sistemiche ed
il fardello della sopravvivenza è vecchia quanto la storia dell'uomo. Già il concetto di contratto sociale di Rousseu conteneva in nuce questa profonda esigenza: «[...] Trovare una forma di
associazione che difenda e protegga le persone e i beni degli associati sfruttando al massimo la forza comune, associazione nella quale ogni uomo, pur unendosi a tutti gli altri, non obbedisca che a se stesso e resti libero come prima» (Rousseau, 2007, p.314). Più di recente, John Rawls propone
di squarciare il velo di ignoranza che ammanta la condizione umana massimizzando i livelli di vita e l'accesso alle opportunità per coloro che si trovano negli strati più bassi della società e del mercato del lavoro (Rawls, 1971). Tuttavia, evidentemente, in virtù di quanto detto finora, un modo con cui ricostituire un equilibrio sostanziale, oltre che formale, tra società, individuo e mondo della produzione non è ancora stato stato trovato. Infatti, la soluzione adottata dal welfare fordista della cittadinanza sociale fondata sul diritto è stata fino ad oggi la sola che abbia permesso alle società capitaliste di uscire da pratiche di reciprocità arcaiche, centrate sulla filantropia ed il paternalismo. Però, abbiamo visto come le direzioni evolutive intraprese dai regimi di welfare post-fordisti tendano piuttosto a comprimere lo spazio dei diritti sociali, esacerbando la rilevanza materiale e culturale del lavoro. Ed è proprio la centralità del lavoro pubblicamente riconosciuto che continua ad essere l'elemento comune ed in-transitorio alle due fasi evolutive del welfare. Reciprocità e ricchezza continuano ad essere profondamente dipendenti dalla disponibilità e dalla quantità di una concezione di lavoro che è sempre più anacronistica e surreale. «Ciò che stabilisce la dignità
sociale di un individuo non è necessariamente un lavoro salariato, né il lavoro stesso, ma la sua utilità sociale, che significa il posto che attribuisce nella produzione della società» (Castel, 2003,
p.420). Ebbene, in che modo superare le sacche dell'ideologia del “lavoro salariato a tutti i costi” e del mito della piena occupazione? Come trattare la morfogenesi del lavoro e, soprattutto, le problematiche manifestazioni con cui questa oggi si offre ai nostri occhi (diseguaglianza, precarietà, disoccupazione, inoccupazione, working poor ecc.)? In queste domanda risiede il senso della
questione sociale contemporanea e, la risposta alla domanda cruciale su che cosa significhi oggi
essere protetti.
Come e dove cercare le risposte più utili? La ricerca sociale gioca un ruolo vitale in questa sfida. E la sociologia più di ogni altra disciplina ha il compito di trarre una conoscenza comprensiva ed utilizzabile da tutti gli sforzi provenienti dall'economia, dall'antropologia, dalla pedagogia e dalla psicologia. Tuttavia, siamo convinti che, se fino ad oggi tutte le soluzioni proposte non abbiano ancora portato ad un superamento della questione sociale e, quindi, a stemperare le tensioni sempre più visibili nella relazione tra mercato, società ed individuo, forse non abbiamo ancora guardato nella giusta direzione. Forse, non abbiamo ancora scoperto tutto quello che c'è da sapere su questa relazione. Forse, non ci siamo ancora posti abbastanza domande, ma ci siamo lasciati prendere dal fervore di fornire risposte facili e veloci. Dunque, ci troviamo davanti all'urgenza di produrre una nuova euristica del contratto sociale che sia in grado di mantenere insieme le trasformazioni del mercato, le esigenze di integrazione ed ordine della società, oltre ché i bisogni di protezione ed autodeterminazione provenienti da individualità sempre più libere ed emancipate. Questo è il problema pratico da cui la nostra ricerca parte. Questo dilemma pragmatico va però declinato dal punto di vista scientifico. Perciò, ci siamo posti la seguente domanda: in che direzione deve andare
la ricerca sociale, in quanto sforzo scientifico, per accrescere in modo innovativo la conoscenza necessaria ad elaborare nuove soluzioni tecniche e politiche utili a governare la complessità della questione sociale odierna? È a partire dalla ricerca di una risposta a questa domanda che ha preso
forma la nostra indagine. Sempre nell'Emilio, Rousseau sostiene la necessità di studiare la società attraverso gli uomini, e gli uomini attraverso la società, pena non capire nulla di nessuno dei due per chi volesse trattare in modo separato le questioni politiche loro afferenti (cioè i problemi pratici dell'organizzazione sociale). Perciò, sulla base di questa profonda convinzione, come primo step conoscitivo abbiamo deciso di intraprendere una ricerca esplorativa che ci permettesse di interrogare gli uomini attraverso la società e, la società attraverso gli uomini. Grazie a questa esplorazione preliminare abbiamo cercato di individuare la direzione euristica lungo cui sviluppare
Capitolo 2