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Soggetto I soggetti sono dei conferitori di senso, dotati di capacità e competenze riflessive in grado di apprendere

METODOLOGIA DELLA RICERCA

1. Premessa

Il presente capitolo rappresenta l'occasione per poter esporre al lettore ciò che potremmo sintetizzare con l'espressione il come della ricerca. Innanzitutto, daremo una definizione di che cosa intendiamo per metodo, tracciando contemporaneamente l'iter che la nostra indagine ha seguito, sia a livello empirico che teorico. In un secondo momento, getteremo uno sguardo alla metodologia dell'EC. Questo parallelo, ci consentirà di mettere in luce punti di vicinanza e di distinzione rispetto all'opera principale da cui traiamo metodologicamente spunto: De la Justification. Solo alla luce di tutto questo, saremo in grado di enucleare con precisione il metodo e le tecniche che abbiamo deciso di seguire per condurre la nostra analisi empirica, nei suoi momenti qualitativo e quantitativo. Dunque, nello specifico, definiremo le caratteristiche del nostro modello analitico del senso morale soggettivo, in base al quale condurremo l'analisi non standard del materiale testuale. In conclusione, questo ci porterà a delineare i rispettivi protocolli di ricerca operativi che abbiamo seguito per lo svolgimento delle due fasi empiriche, qualitativa e quantitativa, di raccolta ed analisi dei dati.

2. Discorso sul metodo: il percorso ed il disegno della ricerca

Abbiamo già detto che questa ricerca si configura come un lungo cammino di apprendimento e scoperta. L'etimologia del termine 'metodo' rispecchia questa impostazione. Il composto μέθοδος (méthodos), formato dal sostantivo οδος (hodos, cammino) e dal prefisso μέθ- (met-, con, oltre), significa proprio «strada con la quale» (Marradi, 2007, p.12). La riflessione ragionata che viene compiuta sul percorso di ricerca costituisce perciò il senso del termine metodologia (Niero, 2005). Dunque, lo scopo di questo capitolo sarà quello di spiegare il metodo seguito in questa ricerca, attraverso la descrizione dei vari passaggi metodologici. Inoltre, grazie alle distinzioni terminologiche e teoriche che saranno introdotte, sarà possibile delineare i passaggi e gli strumenti fondamentali impiegati per l'analisi. Dato che una tesi di dottorato racconta il percorso di una ricerca che, probabilmente più di ogni altra, si dimostra essere un processo cognitivo graduale, il metodo diviene la capacità di prendere decisioni tra modalità alternative di procedere. Questo approccio introduce all'idea, oramai abbastanza diffusa, che sia necessario superare l'ortodossia della visione scientifica cartesiano-baconiana (Marradi, 2007). In questo senso, la nostra ricerca non seguendo un percorso puramente ipotetico-deduttivo ed utilizzando approcci diversi per lo studio della realtà sociale può essere ragionevolmente inscritta in un panorama euristico eterodosso. L'immagine del metodo come l'arte che lo scienziato applica in modo originale ai problemi della conoscenza risulta particolarmente calzante, anche se quest'arte: «[...] non è come la pittura e la

scultura, in cui uno è libero di trarre qualunque cosa dal materiale grezzo. È un arte come l'architettura, in cui si può mostrare creatività lavorando con materiali grezzi caratterizzati da limitate proprietà ingegneristiche, e per committenti con bilanci vincolanti ed obbiettivi precisi»

(Cfr. Davis in Marradi, 2007, p.16). Il nostro metodo è stato costruito in modo non lineare per rispondere agli obbiettivi che il cammino di ricerca passo dopo passo ci ha posto davanti. Le scelte metodologiche compiute non sono state fatte solo alla luce delle nostre competenze tecniche o della letteratura di riferimento, ma anche in base a delle precise connotazioni epistemologiche e

gnoseologiche.

Infatti, dopo avere definito nel capitolo precedente le condizioni con cui noi e l'EC ci approcciamo alla realtà sociale, crediamo sia necessario spendere una qualche parola anche a livello gnoseologico, riflettendo sulle condizioni ed i limiti del procedimento conoscitivo. La nostra ricerca è sicuramente un percorso idiografico, nel senso che Windelband attribuisce a questa espressione, cioè un cammino il cui obbiettivo è quello di ricostruire una situazione particolare per individuare e valorizzare delle specificità riguardanti una sfera di indagine delimitata (Marradi, 2007). Nel nostro caso, la morale. Essendo la razionalità morale una capacità comune a tutti gli uomini (scienziati compresi), la connotazione ideografica di questo studio rimanda inevitabilmente ad un aspirazione euristica più generale, che le consenta di porsi come base per ricerche ulteriori su vasta scala. Per comprendere meglio la struttura dei passaggi seguita, è utile introdurre la distinzione che Marradi fa tra metodo e tecnica. Rifacendosi a Gallino (1978) e a Kaplan (1964), Marradi definisce tecnica

scientifica una procedura strumentale impiegata a fini conoscitivi, riconosciuta da una collettività e

trasmissibile per apprendimento (Marradi, 2007). Ciò che quindi è importante in sede di riflessione metodologica, è la scelta che si deve compiere per appurare quali tecniche seguire per la risoluzione di un determinato problema cognitivo. In questa scelta però, saranno fondamentali le virtù della flessibilità, della reattività alla situazione e la capacità di sfruttare le occasioni impreviste (Marradi, 2007). Come ci ricorda Toulmin: «La qualità di uno scienziato […] è dimostrata meno dalla sua

fedeltà a un 'metodo' universale che dalla sua sensibilità alle specifiche esigenze del suo problema»

(Cfr. Toulmin in Marradi, 2007, p.15). Lungo il nostro cammino, ci siamo trovati davanti a diversi problemi cognitivi, ognuno dei quali rispondeva alle esigenze empiriche poste dall'obbiettivo specifico di quel momento. Per questo motivo, la nostra riflessione sul metodo si è sempre caratterizzata per una costante vitalità, atta a cercare di tenere assieme in modo coerente quel continuum che va dall'analisi dei postulati epistemologici alla scelta delle tecniche di ricerca. Per ciò che concerne il nostro campo di ricerca, dunque, siamo in perfetta sintonia con quanto osservato da Reisman: «Nella sfera delle politiche sociali la ricerca svolge la funzione sociale di aiutare la

comunità a giungere alla comprensione dei fatti della situazione sociale. In questo modo potrà aiutare la società ad intraprendere scelte intelligenti sulla base di evidenze oggettive piuttosto che di un buio intellettuale popolato dal mito e dal pregiudizio» (Reisman, 2001, pp.47-48).

Come accennato in precedenza, questo percorso euristico si è suddiviso grosso modo in tre fasi temporalmente distinte: 1) esplorativo-definitoria, 2) di raccolta dei dati sul campo ed 3)

analitico-sintetica. La prima fase, corrispondente circa ai primi 16 mesi di studio, è servita per

apprendere i rudimenti che caratterizzano la ricerca sociologica, individuare il contesto storico- empirico, delimitare il campo d'indagine e definire l'oggetto della ricerca. Se il campo è stato abbastanza chiaro fin dall'inizio, la definizione dell'oggetto di studio ha messo in luce tutta l'inesperienza di chi, neofita dell'ars scientiae, si appresta a cimentarsi con procedure sistematiche e precise per la conoscenza del reale. Infatti, inizialmente è stato difficile capire quale potesse essere il vero focus dello studio dal punto di vista sociologico. Ciò, è dipeso non solo dall'ambiguità disciplinare del campo di studio, caratterizzato dal predominio della scienza politica, dell'economia e della filosofia, ma anche dalla predisposizione ideologizzata di chi come noi non aveva mai fatto ricerca prima, ma si era comunque sempre interessato alle cose del mondo sociale. L'idea di studiare la dimensione redistributiva a partire da un concetto alternativo ed anti-sistemico, come quello del Reddito di Esistenza, riscuoteva in noi un certo appeal esplorativo, permettendoci di confutare in modo deciso i limiti dei sistemi di welfare secolarizzati. Tuttavia, questo entusiasmo critico, ci ha allontanato per un certo lasso di tempo dai binari della conoscenza scientifica, facendoci scambiare i mezzi per i fini. Grazie all'Analisi Situazionale di sfondo però, siamo riusciti a rimetterci sul giusto tracciato dell'oggettività e della pertinenza metodologica. La dimensione culturale e, nello specifico, la razionalità morale, si è rivelata essere l'ambito d'indagine più promettente per rispondere al quesito euristico iniziale (individuare una nuova prospettiva con cui studiare il

La seconda fase, ci ha portato a conoscenza del caso di studio a cui faremo riferimento per indagare la sfera morale. Individuato attraverso una rete di contatti informali tessuta tra tutti coloro che, in un qualche modo, si erano occupati del concetto di RdE, il caso di studio ci ha permesso di raccogliere i dati, standardizzati e non, necessari a raggiungere gli obbiettivi preposti.98 I dettagli

epistemici, metodologici ed informativi che riguardano il nostro caso saranno affrontati nel prossimo capitolo, mettendo in luce la loro connessione con l'EC. La raccolta di due tipi di dati diversi è avvenuta quasi simultaneamente. Quella del materiale non standardizzato è stata molto più lunga ed articolata, ed una sua prima analisi è stata concettualmente utile alla costruzione delle variabili della survey. In questo senso, siamo d'accordo con Niero (2008) nel definire un simile disegno della ricerca come concorrente nested, che altro non è che un particolare tipo di triangolazione procedurale. Infatti, solitamente nelle scienze sociali quando viene utilizzato più di un metodo per la raccolta dei dati si parla di triangolazione della ricerca (Niero, 2008). La triangolazione è un concetto suggestivo, che richiama la modalità geometrica con cui vengono individuate le coordinate in mare, e che nel corso degli ultimi decenni è stata perorata e descritta da diversi autori (Tashakkori e Teddlie, 2003, Denzin, 1970, Webbe, 1966). Tuttavia, nella tipologia dei disegni di ricerca mixed messa a punto da John Creswell, si mostra come la triangolazione rappresenti un modello piuttosto ambizioso, in cui si tenterebbe una comparazione tra dei risultati provenienti da sequenze di ricerca parallele (Niero, 2008). Il particolare che fa la differenza però, risiede nella possibilità di poter operare un confronto durante la fase di sintesi tra asserti di natura diversa, tra inferenze testuali ed evidenze matriciali. Nonostante il grande valore euristico di una simile procedura, la difficoltà nel giustificare la validazione reciproca di dati di diversa natura è un pesante limite di cui tener conto. Non è però il nostro caso. Infatti, la nostra intenzione non è mai stata quella di partire dallo stesso interrogativo di ricerca per produrre un confronto reciproco tra dati provenienti da universi metodologici differenti. Rispondere allo stesso obbiettivo con due modalità differenti di conoscenza significa non aver fiducia in nessuna delle due strade ed affidare la ricerca al caso. Come è possibile rispondere ad una questione formulata statisticamente attraverso una prospettiva non standardizzata? Inevitabilmente, si guardano facce diverse del prisma della realtà, e nessuna ci rivela mai la stessa conoscenza. Dunque, adottare un approccio pragmatico di ricerca, conciliando metodi diversi, non comporta obbligatoriamente ingaggiare una guerra dei paradigmi. Semplicemente, è importante riconoscere non solo i limiti ed i vantaggi di un procedimento misto, ma, sopratutto, le sue finalità euristiche.

In realtà, oltre a partire da categorie analitiche comuni (la coppia dicotomica uni-sel e cond-

incond), abbiamo individuato degli obbiettivi di ricerca che rispondono ad interrogativi differenti, e

perciò abbiamo avuto la necessità di seguire parallelamente strade metodologiche diverse. Strade che, tuttavia, ci hanno portato a sondare aspetti diversi dello stesso oggetto, senza ridurre le informazioni ottenute ad una competizione tra qualità e quantità nella scoperta della conoscenza più oggettiva. Dunque, come è possibile tenere insieme risultati ottenuti con metodi diversi, che ci raccontano domini differenti del nostro oggetto di studio? Nella risposta a questa domanda risiede la valenza euristica dell'indagine. Seguendo la tipologia di Creswell, il nostro disegno corrisponde ad una variante del movimento conoscitivo della triangolazione: il disegno concorrente nested

-annidato-. «[Un disegno nested] consente di annidare un metodo nell'altro per fornire uno

98 Mutuiamo e facciamo nostra la critica lessicale che Marradi compie nei confronti dell'uso dei termini quantitativo e qualitativo: «[...] la maggior parte delle domande che si incontrano nei questionari riguardano aspetti non quantificabili, ossia 'qualitativi' della realtà. Aspetti qualitativi e aspetti quantitativi si riscontrano quindi in entrambi gli approcci, e non mi sembra opportuno usare la contrapposizione qualità/quantità per distinguerli. Si tratta quindi di trovare un'espressione che designi l'approccio standard alla ricerca nelle scienze umane: un approccio che adotta il metodo galileiano […] in una situazione in cui non è generalmente applicabile il metodo sperimentale. […] L'unico elemento sicuramente comune a tutti e due [gli approcci] è un elemento negativo: la mancata adozione degli assunti fondamentali della visione standard della scienza.» (Marradi, 2007, pp.89-90). Dunque, cercheremo di utilizzare le nozioni proposte da Ricolfi (1995) di approccio non-standard e standard, anziché parlare di qualitativo o quantitativo.

sguardo profondo su unità e livelli diversi di analisi» (Creswell, 2003, p.18). Questo modello, si

diversifica dalle classiche triangolazioni grazie alla predominanza di un approccio sull'altro, facendo in modo che una parte sia inserita all'interno dell'altra. Nel nostro disegno della ricerca prevale il momento non standard (testuale) della raccolta e dell'analisi dei dati, all'interno del quale gioca però un ruolo euristicamente fondamentale anche lo studio delle evidenze standardizzate (Fig.5). L'integrazione tra i due tipi di dati avviene nella terza fase dell'analisi e della sintesi. Questo

annidamento comporta semplicemente il riconoscimento del fatto che ognuno dei due metodi

risponde a questioni cognitive diverse, ricercando informazioni a livelli differenti di analisi del reale (Creswell, 2003). Inoltre, la presenza di un quadro teorico di riferimento (EC) non costituisce un ostacolo, ma piuttosto un valido framework entro cui condurre il nostro studio. Le finalità di un simile progetto di ricerca sono più di una. L'importante è metterne in mostra limiti e vantaggi dal punto di vista metodologico. Per quello che ci riguarda, il nostro modello concorrente nested è utile per studiare lo stesso oggetto da punti di vista diversi. «Per esempio, se venisse studiata

un'organizzazione, gli impiegati potrebbero essere analizzati quantitativamente, mentre i managers potrebbero essere studiati qualitativamente» (Creswell, 2003, p.219). Chi fa ricerca è in grado di

raccogliere dati di diversa natura contemporaneamente o di contestualizzare un metodo con l'altro, avendo una maggiore ricchezza esplorativa. Il limite principale sta invece nell'abilità del ricercatore di riuscire a leggere i dati in modo integrato e coerente. Infatti, i risultati ottenuti con metodi differenti avranno pesi diversi in fase di sintesi. Kelle ci mette in guardia dall'illusorietà della comparabilità di risultati provenienti da momenti della ricerca basati su paradigmi epistemici diversi e, perciò, sarà nostro compito riuscire ad amalgamarli in un commento coerente che valorizzi quella dimensione esplorativo-inferenziale che caratterizza questo lavoro (Cfr. Kelle in Niero 2008).

Fig.5) Il modello del nostro Disegno della ricerca: il 'concorrente nested'

L'aver adottato un disegno di ricerca come questo Fig.5), oltre ai vantaggi e agli svantaggi suddetti, ci ha permesso di mantenerci in linea con l'approccio esplicativo tipico dell'EC. Infatti, nell'EC: «La spiegazione non è data da una modellizzazione statistica o dalle forme logiche

dell'induzione e della deduzione. La spiegazione è raggiunta attraverso un processo interpretativo che esplora le logiche che gli attori applicano al fine di coordinarsi [...]» (Diaz-Bone, 2011, p.34).

Ciò significa che dopo aver effettuato un'analisi separata dei due diversi bagagli di informazioni a nostra disposizione, per non incorrere il rischio di mischiare oggetti aventi statuti epistemici differenti, abbiamo dovuto mettere in moto nel momento conclusivo della ricerca un nostro processo interpretativo, che concretizzasse la logica esplorativa alla base della ricerca. Del resto, descrivere la logica morale degli attori ed individuarne le possibili correlazioni socio-economiche sono due intenti che, seppur prendendo le mosse da interrogativi che sfruttano una comune base concettuale, devono rimanere inizialmente scissi, per poter poi trovare una convergenza

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