Raccolta ed Analisi dei dat
Capitolo 8 ANALISI TESTUALE
4. Gli outcomes del processo morale e la bozza del modello dinamico
Ovviamente, ogni processo non è da intendersi come una sequela a sé stante, lineare o in contrapposizione alle altre, ma piuttosto come un flusso di momenti concatenati, e di stimoli alternati a risposte eterogenee. Tuttavia, l'elemento cruciale di collegamento tra questi fattori sociali all'origine dell'input trasformativo e la riconfigurazione delle proprie prese di posizione morali è rappresentato dall'evento mentale della giustificazione; che come abbiamo visto è un processo basato sull'induzione analogica (Viale, 1998, Boltanski e Thévenot, 2006). Il progressivo dischiudersi di questi processi nel corso del laboratorio ha prodotto alcuni outcomes molto interessanti dal punto di vista dello studio della morale. Il mix tra i fattori trasformativi propri della sperimentazione ed i processi cognitivi da questa innescati ha reso possibile una a) progressiva socializzazione dei significati e delle emozioni, una b) riduzione del filtro affettivo (la resistenza emotiva che si prova nell'esprimersi davanti ad altri soggetti in ruoli differenti) ed uno c) spiazzamento cognitivo (la deprivazione della forza esplicativa insita negli obblighi morali già acquisiti). Questi tre esiti possono essere considerati a loro volta come la manifestazione dell'azione di quattro componenti fondamentali dell'agire umano: la conoscenza, la socialità, l'esperienza e
l'emotività. Infatti, la conoscenza introduce i contenuti di cui la razionalità morale si serve per
sviluppare le proprie argomentazioni, i propri giudizi e le proprie giustificazioni. L'esperienza le mette alla prova, verifica quello che la conoscenza mette a disposizione della moralità, sempre intesa come quel processo che da forma a relazioni sociali fondate su dei principi di equivalenza. L'emotività svolge una doppia funzione, da un lato risveglia il senso morale, permettendo al soggetto di scinderlo dall'obbligo, mentre, dall'altro, imprime nuovi contenuti o significati alla morale stessa, cioè alla forma relazionale che l'individuo ritiene più giusta in quel momento. Infine, la dimensione sociale è servita a ratificare e a convalidare i contenuti del processo di risignificazione prodotto dall'esperienza laboratoriale.
Dunque, se provassimo a leggere queste quattro componenti come quattro proprietà che appartengono anche alla razionalità morale dell'essere umano, potremmo notare come ogni fattore trasformativo individuato potrebbe essere ricondotto ad ognuna di esse. In altri termini, se riconoscessimo che la razionalità morale è fortemente influenzata da alcuni aspetti tipici dell'agire umano piuttosto che da altri, allora potremmo anche essere in grado di isolare gli elementi oggettivi che più influiscono su di essa, ovviamente a seconda del mondo comune di riferimento e delle proprietà interessate. Nel nostro caso, tutte e quattro queste proprietà della razionalità morale sono state sollecitate (la conoscenza, la socialità, l'esperienza, l'emotività). Abbiamo così provato a ricondurre ognuno dei dieci fattori trasformativi individuati alla sfera d'azione presieduta da ognuna delle quattro proprietà, tramite una semplice analogia semantica (Fig.12)
Fig.12) Tabella delle proprietà della razionalità morale e relativi fattori trasformativi
PROPRIETÁ RAZIONALITÁ MORALE FATTORI TRASFORMATIVI
Conoscenza (qualsiasi fattore che possieda o trasmetta contenuti cognitivi, e che quindi stimola la capacità umana di apprendere)
h) Circolazione simbolica alternativa i) Conoscenza
l) Identificazione legame redistributivo Socialità (qualsiasi fattore che presupponga una
forma interattiva, e che quindi stimola le facoltà umane di socializzazione)
a) Confronto gruppale
c) Sospensione del giudizio (Condizione paritaria)
Esperienza (qualsiasi fattore concernente l'agire concreto nello spazio/tempo, e che quindi stimola il bisogno umano di fare esperienza)
e) Tempo
f) Dubbio metodico g) Dimensione Pratica Emotività (qualsiasi fatto riguardante o
coinvolgente la sfera emotiva, e che quindi stimola la facoltà umana di provare e di produrre sentimenti emotivi)
b) Fiducia
d) Elusione isolamento morale
A questo punto, facciamo un passo indietro. Ci siamo permessi di tracciare un'analogia tra alcuni aspetti precipui dell'essere umano (conoscenza, socialità, esperienza, emotività) e una delle sue facoltà che in questa sede stiamo cercando di esplorare (la razionalità morale). Come sappiamo dalla nostra letteratura di riferimento, sappiamo che l'agire delle persone in società è caratterizzato da altri due tratti fondamentali: l'esigenza ordinatrice ed il riconoscimento della comune natura (o umanità). Alla luce di ciò, sorge un importante interrogativo: le proprietà dell'agire umano che abbiamo individuato ed associato alla facoltà morale, in che rapporto si trovano con queste altre due proprietà fondamentali? Premettiamo subito che per le peculiarità di questo studio non siamo sicuramente in grado di fornire qui una risposta esauriente e generalizzabile, ma sarebbero opportuni ulteriori approfondimenti euristici. Tuttavia, per quello che concerne il campo semantico del nostro affaire, possiamo tentare di abbozzare una risposta sulla base delle evidenze emerse sinora. I tratti distintivi della natura umana e del suo agire sociale, si compenetrano e si intrecciano tra loro nelle situazioni di coordinamento. Come abbiamo appreso dalla letteratura convenzionalista, i momenti in cui questo coordinamento si fa più incerto sono anche quelli più problematici per l'agire sociale stesso. A seconda delle condizioni oggettive in cui gli attori si trovano nelle diverse situazione, le proprietà dell'agire umano si attiveranno e si intrecceranno in maniera differente. Nel nostro caso, abbiamo notato in precedenza come sia avvenuto uno spostamento da una grammatica morale più incentrata sulle esigenze dell'ordine e del controllo ad una grammatica imperniata sull'identificazione di una comune umanità. Abbiamo altresì notato che questo spostamento è stato favorito da alcuni fattori oggettivi che abbiamo, per l'appunto, definito
trasformativi. Dato che ogni fattore trasformativo ha messo in gioco altre proprietà dell'agire umano
oltre all'esigenza ordinatrice e a quella della comune umanità, crediamo sia analiticamente legittimo osservare quale sia stata l'interazione tra i diversi aspetti. Guardando al peso specifico che ciascun fattore ha avuto per i nostri attori (al solo fine esplorativo), possiamo notare come il a) confronto gruppale (11), la g) dimensione pratica (9) e la h) circolazione simbolica alternativa (8) siano stati determinanti. Tuttavia, lungi dall'ipotizzare rapporti di imputazione causale impropri (vista la natura non standardizzata dei dati), preferiamo mantenere il focus analitico sull'esistenza dell'interrelazione tra tutti i fattori individuati. In questo modo, possiamo semplicemente riconoscere ciò che la realtà del nostro caso ci ha messo davanti: il coinvolgimento di proprietà tipiche dell'agire umano a cui rinviano i fattori trasformativi individuati (conoscenza, socialità, esperienza, emotività) ha
ristrutturato in quasi tutti gli attori considerati il rapporto tra l'esigenza ordinatrice e la comune umanità.
In altre parole, quello a cui abbiamo assistito, è che alcuni aspetti fondamentali dell'agire umano, che qui proponiamo di considerare peculiari anche della razionalità morale, hanno contribuito a modificare il senso morale dei nostri attori nel mondo comune della redistribuzione, riconfigurando il rapporto tra impulsi distintivi e tendenze identificative. Per estensione, possiamo quindi notare come un certo tipo di stimolazione della razionalità morale (determinato da un certo mix di fattori oggettivi) abbia potuto produrre una risposta significativa sulla morfo-dinamica del senso morale degli attori. Questo ci porta a riconoscere l'esistenza di un forte legame tra la sfera morale e le proprietà tipiche dell'agire umano: comprese le esigenze dell'ordine e dell'identificazione. Questo significa che le modalità con cui gli esseri umani si identificano l'uno con l'altro, e quelle con cui si differenziano, sono strettamente connesse al tipo di razionalità morale che mettono in gioco. Chiaramente non intendiamo sostenere che la comprensione dell'agire umano in società sia soltanto o principalmente una questione morale, ma che anche questa debba essere presa sul serio come motore e determinante dell'azione. Numerosi sono gli altri elementi esplicativi che bisognerebbe tenere sotto controllo (l'habitus, le condizioni socio-economiche, la situazione psicologica, le capacità d'apprendimento, i condizionamenti genetici, ecc.). Tuttavia, se la spiegazione dell'agire umano è un sistema complesso che non offre risposte certe, definitive ed univoche, non possiamo non riconoscere l'importanza euristica di produrre ulteriori studi che approfondiscano il rapporto tra la sfera morale e le altre concomitanti dell'agire sociale (personalmente è quello che in via esplorativa cercheremo di fare con l'analisi matriciale di questa ricerca in merito ad alcuni condizionamenti sociali oggettivi).
Per quello che qui ci riguarda, possiamo iniziare a mettere ordine tra i vari elementi individuati fin ora per incominciare a rispondere in modo diretto agli obbiettivi di ricerca che ci siamo posti, sempre nel solco dell'intenzione generale di esplorare la naturale relazione tra la sfera normativa ed l'azione sociale. Al primo obbiettivo abbiamo risposto servendoci della letteratura, ed in particolare del testo seminale De la Justification. Abbiamo cioè costruendo un modello analitico semplificato per condurre l'analisi del processo morale di giustificazione nel mondo comune della redistribuzione (Fig.6), cap.8,§6). Non siamo ancora entrati, però, nel merito dei contenuti morali del mondo comune di cui ci stiamo occupando. Cioè, non abbiamo ancora tracciato uno schema di grammatica morale inerente il mondo comune della redistribuzione. A questo sarà dedicato il prossimo paragrafo. Invece, siamo ora nelle condizioni di provare a rispondere anche al secondo obbiettivo. Nella speranza di non deludere l'indicazione che Boltanski e Thévenot forniscono in chiusura del loro lavoro: tentare di elaborare un modello dinamico della sfera morale, che renda possibile fare ordine dal punto di vista sociologico nella caoticità dell'agire sociale (Cfr. Boltanski, Thévenot, 2006, pp.357-358). Dunque, alla luce di tutti gli elementi che abbiamo sin qui individuato, proponiamo una prima bozza di modello di dinamica morale, tutta da ampliare e sottoporre ad ulteriori controlli (Fig. 123.
Fig.13) Bozza del Modello della Dinamica Morale
Questa modellizzazione vuole essere un canovaccio da sviluppare anche con l'aiuto di altre discipline come la psicologia, la neurologia e la pedagogia. È un modello incompleto poiché la sua costruzione ha preso in considerazione solo questo particolare affaire e afferisce ad un solo mondo comune. Per aver un buon spaccato degli elementi pertinenti la dinamica morale in generale dovrebbero essere analizzati altri mondi comuni, per vedere se in altre situazioni di incertezza emergono altri elementi. Inoltre, la collocazione culturale dell'affaire Mag 6 non permette certo l'estensione universalizzata di modellizzazioni realizzate nel contesto storico-culturale dell'Europa mediterranea. Sarebbe, invece, interessante individuare similitudini e discordanze tra modelli di dinamica morale culturalmente eterogenei. In ogni modo, per ora ci limitiamo a caldeggiare l'idea che questo possa essere l'incipit per studi analitici più approfonditi sulla morale, sulla sua dinamica e sul peso che essa esercita sull'agire sociale. Comunque, le situazioni di incertezza giocano il ruolo di denominatore comune tra mondi differenti. «Problematizzando l'arresto nel processo di
formulazione del giudizio, portiamo alla luce la tensione interna che grava sul senso di giustizia quando passiamo da una costruzione soggetta ai limiti di un giudizio già affermato, all'integrazione di un giudizio nel corso dell'azione. […] La tensione può essere schematicamente descritta nel seguente modo. La risoluzione di una disputa in una prova presuppone la qualificazione delle capacità delle persone da un certo punto di vista, che significa, all'interno di un certo mondo comune, in uno stato di grandezza che consenta la convergenza delle aspettative. Il giudizio in questo modo fissa la relazione tra le capacità della persona e l'azione. […] il senso di giustizia può essere qualificato solo con la restrizione che la grandezza non sia attribuita in modo permanente. Come abbiamo visto, questo modello cerca di riconciliare due requisiti che non sono
facilmente compatibili: il requisito dell'ordine, senza il quale le azioni che non sono dispute non potrebbero aver luogo, ed il requisito della comune umanità. Il riferimento ad una fondamentale eguaglianza tra gli esseri umani preclude la loro gerarchizzazione definitiva ad opera di qualificazioni che, qualsiasi esse siano, bloccherebbero il riconoscimento di una comune umanità istituendo un continuum tra il più ed il meno umano.» (Boltanski e Thévenot, 2006, pp.352-353)
La tensione morale che grava sulla situazione e sugli esseri che ne fanno parte trova uno sfogo nel momento in cui chi attribuisce il giudizio converge verso una posizione comune che, a sua volta, non può mai essere considerata definitiva. Questo convergere verso una posizione comune altro non è che il cambiamento morale, o meglio, la graduale trasformazione dei giudizi morali che alcuni attori assumo nei confronti di altri ( o di altri oggetti). Infatti, se nessuna delle parti giudicanti in gioco avesse la capacità o la volontà di non rimanere arroccata sulle proprie convenzioni, nessuna disputa potrebbe trovare soluzione, poiché anche gli esiti delle prove non sarebbero in alcun modo riconosciuti o valorizzati. Invece, abbiamo visto che gli attori dotati di una razionalità morale hanno delle competenze pronte ad essere messe in gioco. Così, in una situazione di incertezza, il potenziale di attrito tra le proprietà della comune umanità e della necessità di fare ordine può trovare un punto di svolta nella presenza o nell'introduzione di fattori trasformativi. Siano essi elementi materiali o simbolico-relazionali, i fattori trasformativi sono oggetti realmente esistenti nella situazione e nella relazione che in essa si svolge. Abbiamo visto come la loro presenza sia in grado di attivare ed eccitare le competenze morali degli attori coinvolti. A loro volta, queste competenze, proprie della razionalità morale, consentono di mettere in funzione dei processi
cognitivi che generano importanti effetti sul modo in cui viene percepita l'interazione. Infatti, gli
esiti di questi processi altro non sono che la manifestazione delle proprietà sociali, emotive, cognitive e pragmatiche degli esseri umani. Manifestazioni che si concretizzano attraverso la rielaborazione delle argomentazioni, dei giudizi e dei comportamenti degli attori. Perciò, questi aspetti costituiscono delle proprietà importanti anche per lo studio delle facoltà morali delle persone. Inoltre, abbiamo notato come le modificazioni che i processi cognitivi inducono in queste proprietà siano in grado durante una prova, o nella sua conclusione, di alleviare la tensione esistente tra le altre due proprietà fondamentali della natura umana (ordine e comune umanità). Quello che intendiamo dire, è che l'attivazione di aspetti cognitivi, emotivi, pragmatici e sociali gioca un ruolo fondamentale nella dinamica della razionalità morale e nella formazione dei giudizi. Dunque, l'eccitazione di altre proprietà tipiche della natura morale delle persone sarebbe in grado di ristrutturare, anche solo temporaneamente, il rapporto tra esigenza ordinatrice e percezione della comune umanità, stemperando la tensione che questo imprime alle relazioni sociali.
Nel nostro caso specifico, i contenuti del modello sono i seguenti:
Prova in Situazione d'Incertezza
Come redistribuire la ricchezza messa a disposizione dalla comunità Mag6 durante la prova della realizzazione di un RdE? Infatti, in base al tipo di grammatica morale prevalente si configura anche il tipo di tensione tra esigenza ordinatrice e comune umanità che graverà sul rapporto redistributivo che viene instaurato alla luce delle argomentazioni giustificative del GdL.
Fattori Trasformativi
a) Confronto gruppale b) Fiducia c) Sospensione del giudizio (Condizione paritaria) d) Elusione isolamento morale e) Tempo f) Dubbio metodico
g) Dimensione Pratica h) Circolazione simbolica alternativa i) Conoscenza l) Identificazione legame redistributivo
Competenze
Capacità analogica Capacità di sintesi (riconduzione all'unità) di concetti Capacità di scelta Capacità di subire shock concettuali Capacità di distinzione Capacità di problematizzazione e significazione Capacità di prendere coscienza Capacità di essere stimolati da concetti sconosciuti
Processi Cognitivi Immedesimazione Immaginazione Apprendimento Presa di Coscienza Esiti manifesti
Progressiva socializzazione dei significati e delle emozioni Riduzione del filtro affettivo Spiazzamento cognitivo
Proprietà della facoltà morale umana attivate
Socialità Cognizione Pragmatica Emotività
Tutto questo, è dunque avvenuto in funzione del profondo movimento che caratterizza la natura dell'agire sociale umano, e che Boltanski e Thévenot descrivono come la combinazione tra l'esigenza degli attori di riconoscere una comune umanità e la loro necessità di ordinare la realtà sociale attraverso delle categorie. Ma noi sappiamo che attribuire dei valori, delle grandezze, significa attribuire dei codici qualificanti, delle forme morali socialmente riconosciute con cui i soggetti operano equivalenze e prese di posizione che trascendono la contingenza (Boltanski e Thévenot, 2006, p.130). Nel mondo comune della redistribuzione della ricchezza che, come detto, possiamo leggere come la sussunzione del rapporto dare/avere proprio della divisione sociale del lavoro all'interno della nostra società, quali sono i contenuti morali a cui gli attori si richiamano? Parafrasando il lessico grammaticale, dopo aver individuato la sintassi della morale redistributiva, qual'è l'analisi logica nella quale questa sintassi viene impiegata? In altri termini, quali sono le convenzioni ed i principi di giustizia a cui gli attori sociali attingono quando entrano nel mondo comune della redistribuzione? E quali sono le relazioni sociali a cui danno vita, o che si prefigurano sulla base del senso morale scaturito da queste convenzioni e da questi principi? Dunque, è ora
nostra intenzione tentare di tracciare uno schema generalizzabile, ma non generalizzato, di grammatica morale inerente il mondo comune della redistribuzione. Cioè, delineare i contenuti semantici dell'ordine di grandezze su cui esso si regge. Ben inteso, anche in questo caso non intendiamo proporre una tassonomia esaustiva ed estensibile tout court a qualsiasi raggruppamento sociale. Intendiamo, piuttosto, elaborare un primo frame di contenuti morali attraverso cui leggere le prese di posizione, le giustificazioni e, sopratutto, i comportamenti degli attori sociali nel mondo della redistribuzione. Un frame che, lungi dall'accontentarsi della piccola esperienza analizzata, dovrà arricchirsi ed articolarsi sulla base di ulteriori ricerche.
5. Gli ordini di grandezze del mondo comune della redistribuzione: una prima