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Raccolta ed Analisi dei dat

IL PROFILO GENERALE DEL CAMPIONE INTERVISTATO

5. Origini sociali, imprinting familiare ed estrazione sociale

Come si accennava, un'altra prospettiva d'analisi importante per la profilazione del nostro campione è costituita da una rilevazione sulle origini sociali. La riflessione sulle origini sociali è molto complessa da tradurre statisticamente, perciò abbiamo ritenuto di fornirne solo una buona approssimazione guardando alle caratteristiche della famiglia di provenienza. Queste caratteristiche, però, le abbiamo volute declinare alla luce del nostro oggetto di ricerca, quindi cercando di sintetizzare l'influenza da loro giocata sul senso morale del nostro campione. Perciò, abbiamo dovuto tradurre diverse dimensioni del background familiare in alcuni indicatori dimensionali che, in un secondo momento, abbiamo trasposto in due indici sintetici: imprinting familiare ed

estrazione sociale. Le macro aree a cui abbiamo attinto per poterli definire sono quelle

dell'educazione e del lavoro dei genitori, oltreché della proprietà abitativa ereditata. Prima di tutto, possiamo osservare come la stragrande maggioranza dei genitori dei rispondenti sia nata al centronord (Fig.19). Per quello che riguarda il grado di istruzione, invece, abbiamo ritenuto utile fornire una prospettiva d'insieme sul capitale culturale istituzionalizzato della famiglia. Perciò, abbiamo costruito un indicatore dimensionale che ha aggregato i titoli di studio dei padri e delle madri, ordinandoli in una tipologia a tre dimensioni: “scolarizzazione familiare bassa”, “media”

ed “elevata”.119 Così, il 70% dei genitori di tutti gli intervistati presenta una “scolarizzazione

bassa” (tab.12a), di cui il 70% è costituito da genitori di un socio Mag. Infatti, ogni 100 non soci,

ben il 40 % di questi può vantare di provenire da una coppia di genitori con una scolarizzazione medio-elevata, contro solo il 23% dei soci Mag (tab.12a). Inoltre, al fine di aprire un'ulteriore breccia in percorsi di ricerca interdisciplinari ed innovativi, abbiamo voluto provare a costruire un indicatore anche sulla qualità delle relazioni familiari d'origine. Così, abbiamo immaginato che la presenza di un rapporto familiare più o meno travagliato o traumatico possa avere influito in un qualche modo sullo sviluppo del senso morale nel mondo comune della redistribuzione. Questo ha significato tracciare l'ipotesi che esista un filo conduttore tra il tipo di sviluppo psicologico che i rispondenti hanno subito all'interno dei processi di socializzazione primaria (la famiglia) e l'appartenenza ad un determinato tipo di ordine morale o l'impiego di un certo approccio antropologico. In questo senso, la significatività del rapporto instaurato con i genitori ha sicuramente giocato un ruolo importante nello sviluppare una maggiore o minore sensibilità verso l'Altro generalizzato (condizionando non solo le esperienze di vita, ma anche lo sviluppo delle capacità empatiche). Senza scendere in profondità in un percorso che per sé meriterebbe un'altra ricerca, abbiamo suddiviso il nostro campione in due gruppi: coloro i quali hanno avuto relazioni 119Ad una scolarizzazione bassa corrispondono combinazioni che vedono entrambi i genitori o non possedere alcun titolo, o possedere titoli non superiori alla licenza media. Ad una scolarizzazione media equivalgono associazioni di titoli che non vanno oltre il diploma tecnico o liceale. Ad una scolarizzazione elevata, invece, accordano da ambo le parti accostamenti che riguardano il possesso di titoli di laurea o post-laurea.

familiari significativamente complesse e difficili e, quelli che non rientrano nelle diverse modalità con cui abbiamo operativizzato il concetto di problematicità familiare.120 Così, abbiamo potuto

constatare una sostanziale spaccatura in due gruppi del nostro campione: un 40% afferma di aver attraversato relazioni familiari complesse o particolarmente dolorose, mentre il 60% ha potuto godere di un percorso evolutivo familiarmente più sereno e regolare (tab. 12b). Vedremo nei prossimi capitoli quale incidenza ha giocato questa dimensione nell'analisi del senso morale dei nostri attori.

Fig.19) Luogo di nascita dei genitori

Tab.12a – Scolarizzazione familiare e relativa distribuzione dei soci

Tab.12b – Uno sguardo sulla qualità del rapporto familiare d'origine

120Tra chi ha avuto relazioni familiari problematiche abbiamo annoverato coloro i quali non hanno mai conosciuto i propri genitori biologici, coloro che hanno perso uno o entrambi i genitori prima dei 20 anni, coloro che hanno vissuto una separazione ed un divorzio della coppia genitoriale prima dei 20 anni, o comunque coloro che dichiarano esplicitamente di avere avuto un rapporto seriamente problematico con almeno una delle due figure.

Dal punto di vista lavorativo, invece, si sono volute indagare dapprima le condizioni lavorative in cui principalmente hanno versato i genitori lungo l'arco della loro vita lavorativa. A questo proposito, dopo aver ricondotto le condizioni lavorative offerte come possibilità di scelta per ogni genitore (invalido, casalinga, dipendente, lavoratore irregolare, professionista ed imprenditore) a tre modalità principali (lavoratore irregolare, dipendente, autonomo), abbiamo aggregato le variabili del padre e della madre in un unico indicatore dimensionale: le condizioni di lavoro

familiari. Questo indicatore presenta due modalità: “condizioni moderne” e “condizioni post- moderne”. Con questa dicotomia abbiamo tentato di fornire una raffigurazione approssimativa di

uno spaccato culturale italiano, estremamente complesso e multidimensionale. Con il termine moderno, infatti, abbiamo voluto richiamare quel particolare mix tra condizioni lavorative socialmente dominanti e struttura familiare egemone, che ha caratterizzato l'intero arco dello sviluppo industriale, e che in Italia ha rappresentato fino a pochi decenni fa il modello familiare più diffuso, cioè quello del male bread winner. Il maschio pater familias come unica fonte di reddito familiare, generalmente impiegato o operaio, è stato per tutti i decenni dell'era industriale (ed in certi casi ancora è) il modello principale su cui si sono rette le relazioni gerarchico-materiali per la gestione e la riproduzione del nucleo familiare (Esping-Andersen, 2000, Saraceno, 2001). Inoltre, abbiamo inteso il moderno anche come quel periodo del boom industriale italiano (fino al suo apogeo degli anni '70) in cui la classe operaia era ancora quella numericamente dominante, all'interno di un sistema produttivo caratterizzato da un basso livello normativo e da una diffusa informalità dei rapporti lavorativi. Al contrario, abbiamo concepito l'accezione di post-moderno come quella fase di sviluppo in cui le relazioni lavorative e familiari hanno subito profonde trasformazioni, all'interno di un più generale processo di razionalizzazione ed individualizzazione. (Paci, 2005). Come abbiamo visto in apertura di questo studio, il mondo del lavoro post-moderno è caratterizzato dalla richiesta di un maggiore livello cognitivo e di autonomia dei lavoratori maggiore (in cui le forme di lavoro irregolari sono sempre più ostacolate e rese meno convenienti); mentre a livello familiare le relazioni sono più fragili e l'impegno della donna in campo lavorativo (anche per ciò che riguarda il riconoscimento delle relazioni di cura) è oramai un fatto assodato (Reyneri, 2005).

Dunque, in questo specifico caso, con la modalità condizione lavorativa moderna abbiamo inteso quelle situazioni in cui le combinazioni lavorative dei genitori richiamavano sia circostanze irregolari (lavori non riconosciuti, in nero, casalinga/o, invalidità permanenti), sia lo schema del bread winner (padre unica fonte di reddito da lavoro dipendente). D'altro canto, con la modalità

condizione lavorativa post-moderna, abbiamo voluto circoscrivere a grandi linee, tutte quelle

combinazioni in cui entrambi i genitori sono o sono stati percettori di un reddito da lavoro (entrambi dipendenti), o in cui potevano esperire una discreta autonomia in termini di gestione ed organizzazione del lavoro (imprenditori, professionisti). Alla luce di quanto detto, i genitori dei nostri rispondenti sono a pari modo riconducibili ad entrambe le modalità lavorative (48% moderni, 52% post-moderni), senza sostanziali differenziazioni tra soci e non soci (tab.13). Tuttavia, se approfondiamo lo sguardo sulla biografia lavorativa familiare da un punto di vista dei tratti ereditari, risulta stimolante osservare anche le diverse disposizioni verso il lavoro dei genitori. Questa postura disposizionale l'abbiamo cercata di cogliere con lo stesso indice utilizzato precedentemente per descrivere il carattere lavorativo dei nostri intervistati: l'indicatore

stesse modalità di rielaborazione dei dati, abbiamo così costruito un indicatore dimensionale di

inclinazione lavorativa familiare (inclinazione autonoma, gerarchica o culturale). Infatti, allo stesso

modo, abbiamo ritenuto che, incrociando le posture morali dei genitori prevalenti verso il lavoro, ognuno di questi incroci avrebbe potuto raccontarci, almeno in modo superficiale, l'atteggiamento che veniva trasmesso in casa verso il lavoro. Il lavoro poteva così apparire rispettivamente come: un ambito in cui realizzarsi ed impegnare risorse proprie (incl. autonoma), una dimensione in cui trovare una propria stabilità ed in cui la propria volontà e libertà erano limitate (incl. gerarchica), oppure, come un ambiente di vita nel quale la conoscenza e le relazioni contavano più di ogni altra cosa (culturale). Da questa angolatura, il nostro campione presenta una netta preponderanza verso inclinazioni lavorative familiari autonome (41%) e gerarchiche (47,5%), senza distinzioni rilevanti fra le componenti dei soci e dei non soci (tab.14). Così, l'inclinazione verso il mondo del lavoro alle spalle dei nostri intervistati appare molto simile, risentendo sicuramente dell'influsso del livello di “scolarizzazione familiare”.121

Tab.13 – Distribuzione dei soci per condizione lavorativa

Tab.14 – Scolarizzazione familiare e relativa distribuzione dei soci

Le informazioni sul nucleo familiare sono poco significanti ai fini della nostra analisi se prese così, perciò è stato necessario ricondurle ad una sintesi che ci permettesse di leggerle dal punto di vista dei nostri intervistati. A questo proposito, abbiamo fatto ricorso a due indici che ci hanno permesso di trasporre il contenuto semantico dei dati familiari sui figli. Il primo è l'indice di

imprinting familiare. Con questo indice abbiamo voluto tentare di dividere il nostro campione a

seconda del livello di scolarizzazione e della cultura del lavoro che hanno contraddistinto l'ambiente 121L'incrocio tra le due variabili scolarizzazione familiare (ind.) e inclinazione lavorativa familiare (dip) fornisce un

familiare di provenienza. Infatti, dietro a questi indicatori possiamo immaginare che risieda una parte di quella eredità epigenetica dei nostri rispondenti in termini di valori, disposizioni e convenzioni con cui essi oggi guardano al mondo. Il modo con cui i nostri intervistati intendono la famiglia, il proprio coinvolgimento sociale, la vita lavorativa e l'equilibrio tra questa e le altre sfere della loro vita, proviene in buona parte anche dall'impronta emotiva e cognitiva che la famiglia di origine gli ha impresso attraverso la particolare miscela di insegnamenti, gesti, abitudini, sensazioni e comportamenti con cui è stata veicolata la cultura familiare. Ricalcando la distinzione tra moderno e post-moderno, crediamo che essa possa racchiudere anche il riconoscimento della trasmissione di predisposizioni ed attitudini differenti verso la vita. In questo senso, ipotizziamo che un individuo con un imprinting familiare “moderno”, abbia fatto esperienza di un ambiente familiare in cui ad una “scolarizzazione medio-bassa”, si sono accompagnate anche un'inclinazione lavorativa

gerarchica e condizioni lavorative tipicamente moderne. Dunque, crediamo che un imprinting

familiare “moderno” possa rinviare ad un ambiente culturale umile, dove le tradizioni e le convenzioni sociali giocano un ruolo molto importante, mentre il lavoro occupa gran parte del tempo di vita, ed è spesso vissuto come un fardello necessario che regola i tempi e gli spazi di vita. Dall'altro lato, un imprinting familiare “post-moderno” sarà contraddistinto da un livello di scolarizzazione medio-alto, da un'inclinazione lavorativa familiare tra l'autonomo ed il culturale, e da condizioni lavorative post-moderne. In questo senso, gli input a cui la famiglia post-moderna ha sottoposto i propri figli saranno meno legati all'opinione comune ed alle tradizioni, più tesi invece a fondare scelte ed azioni su informazioni generalizzate ed impersonali. In questa modalità, ipotizziamo che il lavoro sia connotato da una forte spinta individualistica ed autoreferenziale che esercita una certa influenza anche sulla costruzione dei rapporti sociali. Così, con questa comprensione abbiamo dicotomizzato il nostro campione in due gruppi: coloro che, in termini di conoscenze e cultura del lavoro, hanno avuto probabilmente un imprinting familiare moderno (88%) e coloro che, invece, ne hanno avuto uno post-moderno (12%).

Il secondo indice con cui abbiamo reinterpretato i dati sulla famiglia dei rispondenti è stato quello dell'estrazione sociale. Con questo concetto abbiamo inteso la possibilità di offrire uno sguardo generale sulla provenienza degli intervistati a cavallo non solo delle condizioni culturali, ma anche di quelle materiali. Così, abbiamo costruito un indice complessivo suddiviso in tre modalità: “bassa”, “media”, “alta”. Ad esempio, ad un'estrazione sociale “bassa” abbiamo ricondotto tutti i soggetti la cui famiglia non aveva case di proprietà, era in possesso di un basso livello di scolarizzazione, i genitori erano invalidi/casalinghi ed al massimo solo uno lavorava come dipendente in occupazioni a scarso contenuto cognitivo e di responsabilità (operaio, operatore servizi, bracciante, ecc.). Invece, ad un'estrazione sociale “alta”, abbiamo fatto corrispondere gli intervistati che hanno potuto contare su almeno una proprietà immobiliare ereditata dalla famiglia, su un livello di scolarizzazione familiare elevato, ed i cui genitori sono stati imprenditori o professionisti in occupazioni ad elevato contenuto cognitivo o di responsabilità (dirigenti, professori univer., avvocato, medico, commercialista, ecc.). Nel mezzo, si sono collocati i casi intermedi, classificati con la dicitura estrazione sociale “media”. Dunque, la metà del nostro campione possiede un'estrazione sociale “bassa” e l'82% “medio-bassa”. Di quelli che provengono da un'estrazione “bassa”, il 70% sono soci Mag6, mentre tra coloro che vantano la provenienza da un'estrazione sociale “alta” i soci scendono al 52% (tab.15). È interessante notare come, ancora una volta, l'osservazione dell'indice di differenza percentuale ci offra una curiosa fotografia sulle caratteristiche dell'affiliazione alla Mag6. Infatti, al variare dell'estrazione sociale l'incidenza dei soci Mag assume la forma di una relazione monotonica negativa. Cioè, rispetto alla distribuzione dei non soci, più la classe sociale è “alta” più i soci diminuiscono. Basti pensare che nel passaggio dalla modalità “bassa” a quella “alta”, la presenza di soci decresce di ben 36 punti percentuali rispetto a quella dei non soci che, invece, aumentano la loro incidenza sulla classe alta del 18% rispetto alla modalità inferiore (tab.145. Ciò, è in linea con quanto ci rivelava poco fa l'incrocio tra l'indice del capitale economico e l'indicatore di appartenenza alla Mag. Un'altra interessante

constatazione riposa sul fatto che coloro che hanno ricevuto un imprinting familiare “moderno” hanno una probabilità maggiore di appartenere ad un estrazione sociale “medio-bassa”, mentre invece quelli che hanno ereditato un imprinting “post-moderno” tendono maggiormente a concentrarsi verso la parte centrale della distribuzione, quindi con una forte appartenenza alla classe media o medio-alta.122

Tab.15 – Estrazione sociale del campione e sua incidenza sul rapporto di affiliazione

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