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del XIX secolo al Poldi Pezzoli, fra acquisti e donazion

112 ANNALISA ZANN

dipinti, di Giuseppe Bertini e di Giuseppe Molteni che ha permesso di formare un’interessante piccola raccolta di testimonianze storiche di per- sonaggi che avevano affi ancato la vita e il progetto di Gian Giacomo Poldi Pezzoli. Tra questi mancava una testimonianza dell’artista-decora- tore Luigi Scrosati (Milano, 1814-1869) ma dal 2001, grazie alla dona- zione di Elda Cerchiari, una piccola natura morta, tipica della produzione dell’ultimo periodo del pittore non più in grado di dedicarsi alla pit- tura di grandi ambienti per motivi di salute, è giunta a ricordare il ruolo dell’artista nel progetto di casa Poldi Pezzoli (ill. 2, tav. 21)11.

Nel 1991 giungeva al museo, quale dono dell’Associazione Amici del Museo Poldi Pezzoli, una splendida miniatura su avorio realizzata nel 1807 da Giambattista Gigola, al quale il museo aveva dedicato una raffi natissima mostra, curata da Fernando Mazzocca, nel 1978. In essa sono raffi gurati i fi gli di Gian Giacomo Trivulzio e Beatrice Serbelloni: Giorgio Teodoro, Cristina, Elena insieme a Rosina, sua allieva: un’importante testimonianza storico-artistica della famiglia e insieme del rapporto che legò Gigola alla famiglia Trivulzio in quel periodo. L’anno scorso ha completato la rap- presentazione della famiglia Poldi Pezzoli Trivulzio un delicato Ritratto

di Matilde Poldi Pezzoli bambina, sorella di Gian Giacomo, eseguito, forse

dalla madre Rosa Trivulzio, che era un’artista dilettante, nel 1830-1832 circa (donazione di Alessandro e Alberico Brivio Sforza in ricordo della loro nonna e bisnonna Marianna Trivulzio, inv. 6277). Si tratta del pendant del Ritratto di Gian Giacomo Poldi Pezzoli bambino eseguito da Giuseppe Molteni intorno al 1830 e appartenente alle collezioni del museo (inv. 266), che ha un’identica cornice da tavolo ricoperta di velluto con appli- cazioni in bronzo dorato, in cui spicca lo stemma Poldi Pezzoli12.

Grazie alla generosità del collezionista Riccardo Lampugnani, il museo riceveva prima in donazione dal 1968 sino al 1985 e poi in legato testa- mentario nel 1996 splendide testimonianze del XIX secolo appartenute anche al ramo materno della famiglia del donatore, Gargantini Piatti: ben due famosissimi autoritratti di Francesco Hayez, rispettivamente del 1824 con le belve e del 1827 con un gruppo di amici (Giovanni Migliara, Pelagio Palagi, Tommaso Grossi e Giuseppe Molteni) assolutamente stra- ordinari; dello stesso artista quattro preziosi disegni, di cui uno dedicato a Giuseppe Gargantini Piatti, ai quali si è aggiunto recentemente, nel 2017, un ritratto di Ferdinando Ranci Ortigosa eseguito da Hayez nel 1873 e donato dai discendenti dell’effi giato13. La collezione Lampugnani è stato

un dono prezioso per arricchire signifi cativamente le raccolte dell’Otto- cento anche per la grafi ca: le numerosissime incisioni e i disegni, da Felice Giani a Giuseppe Bezzuoli, da Gaetano Speluzzi a Tommaso Minardi, da Luigi Sabatelli a Giovanni Migliara e a Mauro Gandolfi , si sono aggiunti nel 1996 alle splendide otto vetratine con disegni dei costumi per il ballo organizzato a casa Batthiany nel 1829 su disegni anche di Francesco Hayez e “fermati” sulle vetrate da Giuseppe e Pompeo Bertini intorno al 1840: un vero aff resco del romanticismo storico donato al Poldi nel 196814.

Altrettanto ricche di manufatti sono le collezioni di arti decorative, tanto amate da Gian Giacomo Poldi Pezzoli per la sua casa-museo, che iniziò

SPIGOLATURE TRA LE OPERE DEL XIX SECOLO AL POLDI PEZZOLI, FRA ACQUISTI E DONAZIONI 113

proprio con la raccolta di armi e armature. Tra i gioielli piace ricordare l’importante nucleo di coralli, “mate- riale risorgimentale”, che promuove ed esalta alcuni centri di lavorazione italiani di altissima qualità quali Torre del Greco e Trapani in particolare. Accanto ad alcune opere del XVIII secolo scelte da Poldi Pezzoli, sono entrate al museo: nel 1995 una suntuosa, spetta- colare parure in corallo di Torre del Greco, prima pre- stata alla mostra Moda.Magia.Sentimento organizzata dal Poldi Pezzoli nel 1996 e successivamente donata da Angelo Limentani; un bracciale composito con una parte centrale intagliata del Settecento e la fascia ottocentesca donata in ricordo di Maria Brustio Della Noce; una coroncina e un bracciale, entrambi trapanesi della seconda metà dell’Ottocento della collezione di Carlo Borgomaneri giunta al museo nel 2005, un diadema d’oro e corallo della fi ne del secolo, dono di Pio Gavazzi nel 2008. L’Associazione Amici del Museo è sempre stata generosa nell’ac- quisizione di manufatti di questo secolo pieno di fascino: a partire dai gio- ielli (dalla demiparure in smalti alla maniera di Wedgwood del terzo quarto del secolo, al bracciale con volti di eroi intagliati in pietre di origine lavica di vari colori, in stile archeologico dell’inizio del secolo). A queste opere, che ben dialogano con le parures acquistate da Rosina Trivulzio in un

atélier di Fortunato Pio Castellani, databili intorno agli anni trenta dell’Ot-

tocento si è recentemente (2013) affi ancata, sempre nello stile Castellani ma dell’ultimo quarto dell’Ottocento, un pendente con fi gura di giovane con cane che reca sul retro un cristallo di rocca che racchiude un fi ore, simbolo di una storia di amore spezzata, dono di Francesca Maria Gaetani dell’Aquila Duva.

E poi i meravigliosi pizzi e ricami che sono giunti al museo in donazione a seguito della mostra organizzata al museo Poldi Pezzoli nel 1977 I pizzi:

moda e simbolo, che ha portato alla luce una serie di raccolte di signore

milanesi che custodivano, tramandate dalle loro ave, rarissimi esemplari testimonianza delle qualità sviluppate nel corso dei secoli dal lavoro fem- minile, anche durante tutto il XIX secolo, Anna Rosselli Baslini, Gina e Carla Camiz, Giovanna Valtolina Moldenhauer, Elena Baslini Valtolina, Riccardo Lampugnani in ricordo della madre, cui si è affi ancata Marta Marzotto con la fi glia Diamante con un interessante gruppo di venta- gli parte dei quali in pizzo, sono solo alcuni dei numerosissimi nomi di generose donatrici alle quali il Poldi Pezzoli deve molto. Piace ricordare nel 1981, grazie alla generosità di Camilla Cederna, il vestitino da batte- simo, lavoro milanese del 1815-1830 appartenuto alla sua prozia Camilla Gabba, che probabilmente le era stato donato da Gian Giacomo Poldi Pezzoli. E la delicata raffi natezza del velo di pizzo di forma quadrata, decorato al centro con lo stemma della famiglia Archinto e della famiglia Trivulzio (ill. 3), giunto al museo per volontà delle famiglie Archinto nel 1994: esso era probabilmente appartenuto, quale velo da sposa, a Cristina Trivulzio andata in moglie nel 1819 a Giuseppe Archinto.

3. Velo da sposa, Belgio, 1819 circa, pizzo ad ago su fondo di rete a fuselli. Milano, Museo Poldi Pezzoli, inv. 4644