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Christopher Hewetson a Napoli al servizio di William Hamilton:

CHRISTOPHER HEWETSON A NAPOLI AL SERVIZIO DI WILLIAM HAMILTON: UNA NOTA D’ARCHIVIO 3 7

del 1797, dunque, lo scultore aveva raggiunto il Regno di Napoli per adempiere alla commissione ricevuta, trattenendovisi fi no a dicembre (se non oltre). La richiesta di passaporto è a favore del fi dato allievo, alla cui collaborazione egli ricorse in misura crescente soprattutto negli ultimi anni di attività. Erede fi duciario per nomina testamentaria, Prosperi portò a termine alla morte del maestro anche le opere rimaste incompiute nello studio, licenziandole con la fi rma di entrambi 6.

In uno dei documenti si legge che Hewetson “sta modelando i busti” a Caserta, una conferma circa l’abitudine di Hamilton di risiedere a lungo in prossimità della reggia vanvitelliana – attratto dalla presenza dei sovrani e dalla possibilità di partecipare agli svaghi della corte – soprattutto dopo l’arrivo di Emma e dopo alcuni lavori di abbellimento eff ettuati in una residenza, purtroppo non identifi cabile con certezza, dove entrambi erano soliti accogliere numerosi ospiti e organizzare raf- fi nati ricevimenti7. Per inciso, dalla documentazione archivistica, risulta

che nello stesso anno il diplomatico richiese diverse autorizzazioni di ingresso nel Regno a benefi cio di vari individui presenti a Roma, alcuni dei quali destinatari di incarichi presso di lui: è il caso del “pro- fessore di violoncello” Luigi Bichi Lolli8, di cui sappiamo molto poco,

e del “pittore Annovarese” (di Hannover) Friedrich Rehberg9, che evi-

dentemente rientrava a Napoli dopo esservi stato negli anni precedenti quando aveva disegnato, per poi dare alle stampe, le Attitudes di Lady Emma10.

Come accennato, non ci sono pervenuti o restano ancora da rintrac- ciare i ritratti dei coniugi Hamilton. Di certo essi furono ultimati ma non saldati in quanto alla sua morte Hewetson attestò di vantare un “credito di cinquanta onze di oro di Napoli che mi deve sua Eccellenza il Cavaliere Hamilton Ministro britannico presso la corte di Napoli, per li due ritratti modellati tanto di lui che della stimatissima sua Signora consorte”11. Dei due busti

non si hanno ulteriori notizie: non è da escludere che fossero sul Colossus, la nave militare diretta in Inghilterra ma aff ondata nel dicembre del 1798 al largo delle isole Scilly, su cui, nell’intento di met- terla al sicuro dagli invasori francesi, Hamilton aveva fatto imbarcare, stivandola in otto grandi casse, gran parte della sua cosiddetta seconda col- lezione di vasi12. Di certo essi non compaiono

tra le opere inventariate, imballate e portate via da Napoli alla fi ne dello stesso anno, quando Sir William si rifugiò in Sicilia al seguito dei sovrani. In quell’elenco fi gura un’altra opera di Hewetson, il Ritratto di Gavin Hamilton ora a Glasgow, realiz- zato nel 1784 (ill. 1, tav. 8)13. Non conosciamo le

circostanze di acquisizione della scultura, un’erma di stampo classico dove l’effi giato è raffi gurato con volto austero e petto scoperto.

1. Christopher Hewetson,

Ritratto di Gavin Hamilton, 1784, marmo.

Glasgow, The Hunterian, University of Glasgow (foto © The Hunterian, University of Glasgow 2018)

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Con una circostanza forse non del tutto casuale, essa venne presentata alla Royal Academy nel 1786, lo stesso anno in cui Lady Emma e sua madre si mettevano in viaggio alla volta di Napoli accompagnate da Gavin Hamilton. Eclettica fi gura di artista, archeologo e mercante, questi fu in rapporti di amicizia con il diplomatico inglese, nella cui attività collezionistica ebbe un importante ruolo di consu- lente e procacciatore, procurando reperti archeologici e dipinti, anche eseguendone di propri. Non è da escludere pertanto che possa avergli donato (o venduto) il suo ritratto e fatto anche da tra- mite per la trasferta partenopea di Hewetson. William Hamilton, del resto, conosceva da tempo quanto realizzato dallo scultore irlandese: poco dopo il suo arrivo a Napoli aveva soggiornato per alcuni mesi, tra gennaio e aprile del 176814, a

Roma e si era imbattuto nell’attività di Hewetson apprezzandone la produzione più peculiare e di maggiore successo, quella dei busti-ri- tratto all’antica, realizzati soprattutto per molti esponenti della folta comunità britannica15. L’idea di un busto che lo ritraesse assecondando

il gusto antiquario senza rinunciare alla fedeltà dei lineamenti (come quello di Gavin Hamilton, forse nelle sue mani già da tempo) dovette attrarre Sir William che, anni dopo, fece probabilmente ricorso ai buoni uffi ci di un effi cace intermediario per spingere lo scultore, ormai avanti negli anni, a lasciare Roma e spostarsi per diversi mesi nel Regno di Napoli.

A P P E N D I C E

Archivio di Stato di Napoli, Ministero degli Aff ari Esteri, 6184 bis, carte non numerate

Napoli 25 aprile 1797, copia di dispaccio

Lo scultore inglese M. Hewetson che sta attualmente sculpendo i ritratti del Cav.e e Miladi Hamilton avendo domandato l’assistenza del suo gio- vine Cristofano Prospero Romano, lo scrivente prega S.E. il Sig.r Principe di Castelcicala il favore di voler dare gli ordini convenienti perchè il Sig.r

2. Stefano Tofanelli,

Ritratto di Christopher Hewetson con il busto di Gavin Hamilton,

1784 circa, olio su tela. Colonia, Wallraf-Richartz Museum (courtesy Fototeca Fondazione Federico Zeri, Università di Bologna)

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Cav.r Ramette accordi al prefato Cristofano Prospero il suo passaporto per venire a Napoli. E lo scrivente si rassegna dell’E. S. con una parziale stima ed ossequio.

Napoli 6 maggio 1797, copia di dispaccio

Rassegnando il Cavaliere Hamilton i suoi rispetti a S.E. il Sig. r Principe di Catelcicala La prega il favore di voler dare gli ordini convenienti coll’ordi- nario di questa sera, perché il Sig. Cav.e Ramette accordi il passaporto per venire a Napoli al scultore Romano Cristofano Prospero per assistere al suo Principale M. Hewetson che attualmente sta modelando i busti dello scrivente e della sua moglie a Caserta. E si riprotesta di S.E. con vera stima ed ossequio16

Roma 9 maggio 1797, Carlo Ramette, Rappresentante degli Aff ari Generali del Regno di Napoli e Sicilia

Eccellenza

Alle Persone qui sotto notate e indicatemi da V.E. col suo venerato dispac- cio di 6 del Corrente non lascerò di dare il mio Passaporto, giacché si è degnato il Re Nostro Signore permettere alle med.e di potersi trasferire in cot.a Città. E colle solite proteste del mio invariabile ossequio, costan- temente mi raff ermo

Roma 9 maggio 1797

Di V.E. Umiliss.o Obbl.mo Servitore Carlo Ramette

Maria Villanova17 con Marianna Rasche Cameriera di Nazione Tedesca

Lo scultore Cristofano Prospero Romano

1 Londra, British Library, Add. MSS 3496, citato in T. Hodginkson, Christopher Hewetson, an Irish Sculptor in

Rome, in “The Walpole Society”, XXXIV, 1952-1954, pp.

42–54, in part. pp. 51, 53. 2 Ivi, p. 53.

3 Ringrazio Renato Ruotolo per avermi segnalato, con la consueta generosità, l’esistenza dei documenti e Carlo Knight per l’attenta rilettura del mio testo. 4 Purtroppo non esiste documentazione relativa ai mesi e agli anni precedenti; non è stato pertanto possi- bile rintracciare la richiesta di passaporto a favore dello stesso Hewetson.

5 I documenti sono trascritti in Appendice.

6 Per un breve profi lo di Prosperi e un approfondimento sull’attività di Hewetson alla luce di nuove acquisizioni documentarie si vedano P. Coen, Christopher Hewetson:

nuovi documenti, nuove interpretazioni, in “Bollettino d’arte”,

2012, pp. 87-100 e M. Di Tanna, Puntualizzazioni, raggua-

gli documentari e nuove ipotesi su Christopher Hewetson in

“Studi irlandesi. A Journal of Irish Studies”, 4, 2014, pp. 181-201. Si rimanda ai due saggi anche per la bibliografi a precedente sullo scultore irlandese.

7 C. Knight, Hamilton a Napoli. Cultura, svaghi, civiltà di una grande capitale europea, Electa, Napoli 2003, pp. 100-

106, volume fondamentale sul soggiorno napoletano di Hamilton e su tutti i temi a esso collegati. A quanto da lui segnalato si aggiunga anche la seguente notizia: Archivio di Stato di Firenze (d’ora in avanti ASFi), Segreteria e Ministero degli Esteri, 2337, Avviso di Napoli del 17 marzo 1795, “Mylord Conte di Bristol Vescovo di Derry è partito per Roma di dove sentesi che tornerà qui dopo Pasqua. Il Cav.r Hamilton Min.ro d’Inghilterra che è sta- bilito in Caserta venne qui nei scorsi giorni ed imbandì magnifi co Pranzo al P.pe e Principessa Esterhazy al soprad.o Mylord Bristol ed ai più qualifi cati soggetti che qui si trovano”.

8 Archivio di Stato di Napoli, Ministero degli Aff ari Esteri, 6184 bis, carte non numerate, 8 aprile 1797. 9 Ivi, 19 aprile 1797. In una carta del 14 febbraio si legge, genericamente, che il re dispone “possano trasfe- rirsi in Napoli i vari individui Inglesi e Francesi e Corsi di cui trattiene i vari offi ci il Cav. Hamilton”.

10 Sull’argomento si rimanda a Emma Hamilton’s Attitudes by Frederick Rehberg, a cura di R. Wendorf,

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catalogo della mostra (The Houghton Library), Cambridge (Mass) 1990.

11 Coen, Christopher Hewetson cit., p. 94.

12 Così ritiene B. de Breff ny, Christopher Hewetson, in “Irish Arts Review (1984-1987)”, 3, 1986, pp. 52-75, in part. p. 56; sull’aff ondamento del Colossus si veda J. Jenkins “Contemporary minds” Sir William Hamilton’s Aff air

with Antiquity, in Vases and Volcanoes. Sir William Hamilton and his collection, a cura di J. Jenkins, K. Sloan, catalogo

della mostra, British Museum Press, London 1996, pp. 40-64, in part. pp. 58-59.

13 Per la presenza del ritratto nell’elenco dei beni di Hamilton cfr. O.E.Deutsch, Sir Williams Hamilton’s picture

gallery, in “The Burlington Magazine”, 82, 1943, pp.

38-41, in part. p. 36 e N.H. Ramage, A list of Sir William

Hamilton’s property, in “The Burlington Magazine”, 131,

1989, pp. 704-706, in part. p. 705.

14 ASFi, Segreteria e Ministero degli Esteri, 2337, Giuseppe Bonechy, incaricato d’aff ari a Napoli, al Segretario di Gabinetto a Firenze, Napoli 19 gennaio 1768: “Quest’inviato d’Inghilterra M. Hamilton à avuto dalla sua corte, la permissione di passar a Roma per dove partirà il di 27 per trattenervisi circa due mesi”. Hamilton rientrava a Napoli soltanto il 12 aprile (ASFi,

Segreteria e Ministero degli Esteri, 2337, Giuseppe Bonechy al Segretario di Gabinetto, Napoli 19 aprile 1768).

15 All’indomani del viaggio a Roma Hamilton annotò che Hewetson era un artista “excellent for Portraits in Busts” (D. Constantine, Winckelmann and Sir William

Hamilton, in “Oxford German Studies”, 22, 1993, pp.

55-83; Jenkins, “Contemporary minds” cit., pp. 46 ,63 non- ché nello stesso volume la scheda a p. 276). Sull’ambiente artistico romano negli anni di Hewetson e sul ruolo che questi vi ebbe si rimanda a Il Neoclassicismo in Italia

da Tiepolo a Canova, a cura di F. Mazzocca, E. Colle, A.

Morandotti, S. Susinno, catalogo della mostra (Milano, Palazzo Reale), Skira, Milano 2002, in part. pp. 3-16, 213- 216, con schede a pp. 463-464, 469-471, e L. Barroero, Le

Arti e i Lumi. Pittura e scultura da Piranesi a Canova, Einaudi,

Torino 2011, in part. pp. 96-97 e scheda 28.

16 Segue una copia di dispaccio datato al giorno suc- cessivo contenente la breve comunicazione inoltrata a Hamilton circa l’avvenuta autorizzazione.

17 Da altri documenti nella stessa unità archivistica risulta madre della cantante Luigia Villanova, impegnata a qual tempo in alcuni spettacoli presso il Teatro dei Fiorentini.

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D

urante la preparazione della mostra successivamente inaugurata a Palazzo Reale a Milano con il titolo Canova alla corte degli zar, Fernando Mazzocca propose di aggiun- gere alle opere della scultura italiana anche alcuni oggetti realizzati dai maestri russi di pietre dure, prima di tutto i vasi. Così le opere di mala- chite, diaspro e altre pietre provenienti dalla Russia furono esposte a Milano nelle sale di Palazzo Reale, dando un nuovo contributo croma- tico alla mostra1.

Tuttavia, oltre alla ricca collezione dei vasi di pietre dure eseguiti in Russia, si trova all’Ermitage anche una raccolta di vasi realizzati in marmo, circa quaranta pezzi. Se da un lato i vasi russi sono piuttosto ben documentati, dall’altro quest’ultimo gruppo non è stato ancora, in generale, fatto oggetto di studio. Ne fanno parte alcuni oggetti eseguiti in Italia nel tardo Settecento destinati alla decorazione dei palazzi impe- riali, in primo luogo del Palazzo d’Inverno.

In quella collezione ci sembra interessante segnalare due vasi di note- voli dimensioni, copie a grandezza naturale dei celebri vasi Borghese e Medici (ill. 1, tav. 7; ill. 2)2. I due vasi antichi, che sono serviti come ori-

ginali, sono noti fi n dal XVI secolo e ora si trovano a Firenze (Galleria degli Uffi zi) e a Parigi (Musée du Louvre), ma nella seconda metà del Settecento erano a Roma e assai spesso furono copiati insieme, come a formare un unico gruppo3.

Fino a tempi recenti la storia dei vasi dell’Ermitage non era ancora stata chiarita. Furono inclusi per la prima volta nell’inventario della scul- tura della collezione imperiale redatto nel 1859. Ma la qualità dell’e- secuzione e anche le misure dei vasi necessitano di essere studiati con attenzione. La prima pubblicazione dei vasi fu eff ettuata da chi scrive nel catalogo della mostra dedicata all’arte a Roma nella seconda metà del Settecento inaugurata all’Ermitage nel 20114. Adesso sembra pos-

sibile aggiungere alcune informazioni sulla storia di due vasi e anche proporne l’attribuzione.

I documenti pubblicati da Antonino Bertolotti nel 1877 contengono già l’informazione che “il gran Ciambellano Schawaloff ” nel maggio