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di Ettore Ximenes a Nicosia

F

orse non tutti ricordano che Ettore Ximenes (Palermo, 1855 - Roma, 1926)1, di certo uno degli artisti più

rappresentativi di una felice stagione della scultura civile monumen- tale italiana tra fi ne Ottocento e primo Novecento, a margine della preminente attività di scultore di tanto in tanto si dedicava anche alla pittura, come attestano le esuberanti decorazioni della sua casa-studio a Roma, il cosiddetto villino Ximenes2, e soprattutto i non pochi ritratti

a pastello di pungente realismo e garbata eleganza.

È curioso però come sia passato sotto silenzio – nonostante l’illustrazione a tutta pagina, ma senza una riga di commento nella sontuosa monografi a di Ugo Fleres3, o menzionato appena nella letteratura locale4 e in studi più

recenti5 – un grande dipinto murale (impropriamente citato come aff re-

sco, si tratta in realtà di una sorta di encausto, con colori a tempera rifi niti a cera) che raffi gura L’incoronazione

della Vergine con il clero e il popolo di Nicosia (ill. 1-3, tav.

28), eseguito nel 1903 da Ximenes nella calotta absi- dale della chiesa di Santa Maria Maggiore di Nicosia, un piccolo e vivace paese nel cuore della Sicilia, in pro- vincia di Enna. Il fortunato ritrovamento di alcuni car- toni preparatori (ill. 4-5) e di molte pezze d’appoggio documentarie nell’archivio della chiesa in questione ci consente ora di ricostruire nei dettagli le vicende di quest’insolita committenza6. 1. Ettore Ximenes,

L’incoronazione della Vergine con il clero e il popolo di Nicosia, 1903,

tempera rifi nita a cera su muro, veduta d’insieme. Nicosia, chiesa di Santa Maria Maggiore

154 GIOACCHINO BARBERA

Sappiamo che Ximenes si era già recato a Nicosia nel 1899, insieme all’architetto Giuseppe Patricolo, entrambi in qualità di componenti della ministeriale Giunta Superiore di Belle Arti, per vigilare sui lavori di smontaggio e ricollocazione dell’imponente “Cona” marmorea di Antonello Gagini nell’abside della chiesa di Santa Maria Maggiore. Tra il 1900 e il 1901 vennero demoliti gli stucchi tardosettecenteschi, ritenuti non conformi alla severa monumentalità rinascimentale delle sculture gaginiane che ornavano la calotta absidale, rimasta quindi priva di decorazioni.

Deliberato che quel grande spazio doveva essere comunque “abbel- lito”, i canonici del capitolo, nel 1902, prendono contatti dapprima con Giuseppe Sciuti, in quegli anni all’apice di una fortunata carriera, il quale chiese un compenso di venticinquemila lire, troppo esoso per le loro possibilità economiche. Subito dopo entra in scena Ximenes, che si off re di eseguire la decorazione a titolo gratuito, fatte salve ovviamente tutte le spese dei materiali occorrenti e del suo viaggio e soggiorno a Nicosia. Dalle carte d’archivio non si evince bene da chi venne pro- posto il soggetto del dipinto murale, anche se tutto lascia pensare che sia stato lo stesso capitolo a suggerire il tema dell’incoronazione della Vergine, a cui la chiesa è dedicata, alla presenza del clero e del popolo di Nicosia.

Come di consueto, l’artista ne elaborò un bozzetto, oggi disperso, per l’approvazione del capitolo e fra maggio e agosto del 1903 si fece spe- dire a Roma le misure del catino absidale (circa 10,50 metri di base e 3,85 di altezza), una campionatura degli abiti dei contadini nicosiani e le fotografi e di alcuni personaggi (il vescovo monsignor Ferdinando Fiandaca nominato da poco, il sindaco Giovanni Cirino, i canonici del capitolo e il mazziere della confraternita di Maria Santissima Assunta, chierichetti, nobili, contadini...) che avrebbero dovuto essere effi giati nel registro inferiore, realizzate per l’occasione da Enrico Catanzaro. Finalmente il 4 ottobre 1903, accolto con tutti gli onori alla stazione di

2-3. Ettore Ximenes,

L’incoronazione della Vergine con il clero e il popolo di Nicosia, 1903,

tempera rifi nita a cera su muro, particolari. Nicosia, chiesa di Santa Maria Maggiore

UN DIPINTO MURALE DI ETTORE XIMENES A NICOSIA 155

Leonforte, il commendatore Ximenes – come viene sempre menzionato nei documenti – arriva a Nicosia per eseguire il lavoro, accompagnato dalla moglie Gabriella Sebregondi e dal fi glio Renzo, dove rimarrà fi no al 2 novembre, ospite del barone Giovanni Speciale La Nova, che gli mette a disposizione la servitù. In poco meno di un mese, a tappe forzate, rie- sce a portare a termine la decorazione e trova anche il tempo per tenere un’apprezzata conferenza il 30 ottobre, nella sede della Società Operaia, dal titolo L’ambiente dell’arte nel XIX secolo e l’arte applicata all’industria, auspicando l’apertura a Nicosia di una scuola di ceramica7.

Sarà lui stesso – che orgogliosamente si fi rma, in basso a sinistra, “Ettore Ximenes scultore, dipinse in Nicosia l’anno 1903” – a chiarire il senso e le ragioni, e in qualche modo anche i limiti, di questa impresa in una lettera di ringraziamento al capitolo (su carta intestata del Ministero della Istruzione-Giunta Superiore di Belle Arti), che vale la pena di trascrivere qui per intero:

Nicosia 1° Nov. 1903

Mi è grato consegnare all’Eccellentissimo Capitolo della Basilica di S. Maria in Nicosia il dipinto da me eseguito in encausto raffi gurante l’inco- ronazione della Vergine con popolo, clero e rappresentanza uffi ciale citta- dina, in contemplazione.

Il detto lavoro viene da me off erto gratuitamente al detto Capitolo rin- graziandolo di avermi porto l’occasione di dipingere amando la pittura quanto l’arte che professo da trenta anni.

L’opera mia ha il solo merito di essere quella di un artista non esercitato a dipingere e che venne eseguita nello spazio di tempo di venti giorni compresa l’esecuzione dei cartoni eseguiti senza quella calma che occorre per fare un’opera perfetta.

4-5. Ettore Ximenes,

L’incoronazione della Vergine con il clero e il popolo di Nicosia, 1903,

cartoni preparatori. Nicosia, chiesa di Santa Maria Maggiore, archivio

156 GIOACCHINO BARBERA

Comunque il lavoro mio parlerà di me e della mia qualità di improvvi- satore. Se il mio povero nome resterà duraturo alla storia quanto i miei bronzi ed i miei marmi, darà alla città di Nicosia, che ho imparato ad amare con aff etto di fi glio, un esempio del come la mia smania di fare, per imparare quello che non so, sia grande!

Per questo mi si perdoneranno tutte le imperfezioni che derivano dalla fretta, ma che sono da me con occhio sicuro e chiaro rimarcate.

Non si anatomizzi adunque l’opera mia, ma si guardi attraverso la distanza che mitiga ed attenua. Quando poi si ricorderà con quale entusiasmo vi lavorai, trascurando il sonno, che tanto giova alla mia salute, si amerà la pittura quanto si ama ogni manifestazione che all’arte si riferisce.

Accolga l’Eccellentissimo Capitolo il mio saluto deferente, Ettore Ximenes.8

Se in alto, al centro, il gruppo della Vergine incoronata da Gesù Cristo in una gloria di putti festanti sembra risolto in modo più convenzionale, è nel registro inferiore che, con un gusto narrativo di sapore mondano, Ximenes impagina una scena aff ollata di fi gure, allineate come su un proscenio e in gran parte ispirate a persone viventi, rappresentate con scrupoloso realismo non privo di aff ettuosa ironia (si notino, ad esem- pio, la posa spavalda del sindaco o la rappresentazione ieratica e solenne del clero, o ancora l’interesse quasi etnoantropologico per i costumi di nobili e contadini). Utilizzando una tavolozza dai toni squillanti, stesa a pennellate veloci e compatte, l’artista ci off re qui una vera e propria galleria di ritratti, fi ssati per sempre come nella foto di gruppo di un piccolo mondo di paese agli albori del nuovo secolo.

1 Per Ettore Ximenes si rimanda a U. Fleres, Ettore

Ximenes, sua vita e sue opere, con prefazione di A. Venturi,

Istituto Italiano d’Arti Grafi che, Bergamo 1928; vedi anche F.P. Campione, Ximenes Ettore, in L. Sarullo,

Dizionario degli artisti siciliani. III. Scultura, a cura di B.

Patera, Edizioni Novecento, Palermo 1994, pp. 358-360; A. Barricelli, Ettore Ximenes, una vita per la scultura, supple- mento a “Kalós”, VII, 2, marzo-aprile 1995.

2 A.M. Aff anni, Il Villino Ximenes a Roma, Beta Gamma Editrice,Viterbo 1999.

3 Fleres, Ettore Ximenes cit., tav. fuori testo, s.n.

4 S. Gioco, Nicosia Diocesi. Erezione, comuni, monumenti,

Libreria Editrice Musumeci, Catania 1972, fi g. pp. 320- 321; L. La Vigna (a cura di), Nicosia. Ritorno al passato, Nicosia 1988, p. 73.

5 G. D’Urso, F. Costa (a cura di), La basilica di Santa

Maria Maggiore in Nicosia, Nicosia 1995, p. 15; M.K.

Guida, “Una carovana di artisti nel deserto…”. Pittori e opere

nella Sicilia centrale fra secondo Ottocento e primi anni del Novecento, in Arte al Centro. Ricerche sul patrimonio cultu- rale della Sicilia centrale 1861-2011, Edizioni Polistampa,

Firenze 2015, pp. 6-25: p. 16, fi g. 19; G. Bongiovanni,

Pittura palermitana del secondo Ottocento nella Sicilia centrale,

ivi, pp. 26-37: p. 35.

6 I dieci cartoni preparatori a grandezza naturale, a carboncino e con tracce di colore, e tutti i documenti relativi all’opera di Ximenes (relazioni, ricevute di paga- mento, corrispondenza varia) si conservano nell’archi- vio della chiesa di Santa Maria Maggiore di Nicosia, in particolare nei faldoni miscellanei 77/B, 79, 82, 84 e 85, che comprendono gli anni 1899-1903. Sono grato al parroco, padre Gaetano Giuff rida, per avere agevolato le mie ricerche, ma un ringraziamento speciale va all’a- mico Santino Barbera, che anni fa ha riordinato l’archi- vio, segnalandomi i cartoni e i documenti su Ximenes ed elaborando un primo studio dattiloscritto sulle vicende del dipinto murale nicosiano che mi è stato di grande utilità.

7 Si veda Ettore Ximenes a Nicosia, in “Corriere di Catania”, XV, 302, 1 novembre 1903.

8 Archivio della chiesa di Santa Maria Maggiore di Nicosia, faldone 77/B, Miscellanea, fasc. 7.

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I

l 19 luglio del 1922 Giulio Aristide Sartorio scriveva all’imprenditore milanese Giovanni Locatelli:

Ho ricevuta la sua gentilissima. In questo momento sono libero, però in procinto di prendere un impegno per una decorazione. Se Lei si aff retta io potrò invocare per lei la precedenza, e destinare pel principio dell’altra una data posteriore. Io sarò ben lieto di assecondarla, e, come sempre, eseguirei la sua decorazione con il massimo impegno.1