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Appunti romantici in un taccuino di Giovanni Migliara

1-5. Album Migliara, 1815-1825 circa, 53 fogli di carta rilegati in pelle, 1000 x 1620 mm. Milano, Galleria d’Arte Moderna, collezione Grassi, ff. 16, 1, 4, 9, 14

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sua raccolta dal 1929 al 1949 quando la cedette a Carlo Grassi, la cui collezione confl uì nelle raccolte del Comune di Milano nel 1954 grazie alla dona- zione della moglie Edda Mieli, ma originariamente appartenente alle collezioni di Luigi Alberico Trivulzio.

Il legame che unì Migliara alla famiglia Trivulzio è fatto noto e documentato da scoperte anche relativamente recenti che documentano una col- laborazione di Giovanni Migliara con Vincenzo Monti, poeta ormai anziano negli anni di maggior aff ermazione dell’artista piemontese sulla scena milanese, tuttavia incontrastato protagonista degli ambienti letterari ambrosiani conquistati dopo la partenza di Foscolo, esule a Londra. Attraverso Monti Migliara ebbe modo di entrare in contatto con il salotto letterario più mondano ed eff erve- scente, quello di Beatrice Serbelloni, sposa di Gian Giacomo Trivulzio, una frequentazione ascrivibile agli anni venti dell’Ottocento, quando Migliara è ormai aff ermato artista romantico, noto per un repertorio fortemente legato al capriccio prospet- tico animato da fi gure e piccole scene di genere. Colto intellettuale, accademico della Crusca e collezionista, Gian Giacomo IV Trivulzio (1774- 1831) si era dedicato a un importante amplia- mento delle collezioni d’arte di famiglia, privile- giando testi a stampa e manoscritti della letteratura italiana. Il suo stretto legame con Vincenzo Monti giustifi ca probabilmente la presenza del taccuino di Migliara tra le sue raccolte, passate attraverso il nipote Gian Giacomo (1839-1902), fi glio del suo erede Giorgio Teodoro (1803-1856), al pronipote Luigi Alberico (1868-1938), appassionato custode della Biblioteca Trivulziana, da lui ampliata e inte- grata, che intorno alla fi ne degli anni venti e fi no al 1935 circa mise a sorpresa in vendita le collezioni d’arte (e non è dunque da escludere che in questo frangente il taccuino passasse di proprietà a Giorgio Nicodemi).

L’opera grafi ca di Giovanni Migliara conta su due contributi fondamen- tali: la pubblicazione relativa ai fondi conservati nella Pinacoteca Civica di Alessandria, studiati a pubblicati da Maria Cristina Gozzoli e Marco Rosci in un poderoso repertorio che riproduce tutti i 19 album in questione3, e

il catalogo relativo alla mostra realizzata presso il Palazzo della Permanente a Milano nel 1979 curata dagli stessi studiosi. Queste pubblicazioni con- sentono di collocare con sicurezza anche questo taccuino tra il 1815 e il 1825, periodo in cui è più evidente l’urgenza per l’artista dello studio e

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della formulazione di un repertorio personale, evidenziata dall’assiduità evidente – secondo Gozzoli quotidiana – della pratica dell’album. Migliara annotava tutto (luoghi, date, conti di pagamenti, appuntamenti, indirizzi, citazioni), sebbene in questo caso manchino indicazioni che consentano di ricondurre le immagini a riferimenti certi; ciò che colpisce è da un lato la varietà dei soggetti, dagli studi di teste maschili (non accademico-leo- nardeschi come in alcuni casi relativi al periodo di formazione, ma molto contemporanei), allo scorcio rurale, alla scena di genere e di costume alla composizione disposta quasi a “inganno”. Questi disegni, probabilmente preparatori per l’ampio repertorio di fi gure e scene di vita che animano le sue vedute prospettiche cittadine, dimostrano una raffi natezza esecutiva non comune, un tratto di grande sensibilità e talento. In generale comun- que si tratta di esercizi riconducibili a uno dei grandi ambiti che Gozzoli individua come tipici del suo repertorio iconografi co, quello relativo alle vedute cittadine e ai dipinti della realtà cittadina, della cronaca della vita contemporanea divenuti crescentemente frequenti in un momento più tardo, rispetto a quello dedicato al mondo agricolo. Un repertorio a cui la studiosa attribuisce, negli studi preparatori, un puntiglioso impegno fi lolo- gico volto alla restituzione quanto più ampia e dettagliata di tutti gli aspetti di vita urbana, della sua trasformazione dal Regno Italico al romanticismo borghese della Restaurazione, a ogni livello sociale, popolare, borghese o aristocratico “in corrispondenza con temi e scelte del primo romantici- smo letterario milanese”4.

1 Giorgio Nicodemi nella monografi a dedicata alla collezione Grassi edita nel 1962, riserva al taccuino uno spazio relativo, pubblicandone tre sole immagini, due studi di fi gure e uno studio di movimento, ma for- nendo una preziosa informazione circa la sua prove- nienza, è cioè la collezione di Nicodemi stesso che lo aveva donato o probabilmente venduto (viene qui uti- lizzata l’ambigua espressione “questi lo passò”) a Carlo Grassi nel 1949 (G. Nicodemi, Il “Dono” di Carlo Grassi al

Comune di Milano in memoria del fi glio Gino. Catalogo delle opere e dei documenti di studio, Comune di Milano, Milano

1962, pp. 252-254). Il taccuino è ricordato, precedente- mente a Nicodemi, anche in A. Mensi, Giovanni Migliara, Istituto Italiano d’Arti Grafi che Ed., Alessandria 1937, p. 87, dove sono pubblicati sette disegni.

Il taccuino è composto da 52 fogli di carta formato 100 × 160 mm, numerati a matita (con una numerazione probabilmente recente) e alternati ad altrettante veline protettive coeve. Solo 21 di essi, numerati a china (con numerazione più probabilmente coeva), presenta disegni, realizzati a matita, ad acquerello e a china. Non sono riportate datazioni né annotazioni di alcun tipo fatti salvo i numeri 15 e 16 rispettivamente fi rmati “Migliara fece” e “Giovanni Migliara fece”.

2 Per maggior precisione i soggetti seguono questa scansione: Mezza fi gura maschile seduta (a matita) e al verso

Studi di teste maschili (a matita); Testa maschile (a matita) e

al verso Studi di teste maschili (a matita); Testa maschile (a matita) e al verso Figura d’uomo che presenta un dipinto

a una donna a mezzo busto (a matita); Due mezze fi gure maschili (a matita) e al verso Due mezze fi gure maschili (a

matita); Mezza fi gura di ecclesiastico (a matita) e al verso

Uomo in piedi (a matita); Testa maschile e fi gura della Fama

(a matita); Tre fi gure in conversazione; Due fi gure maschili in

piedi di schiena (a matita); Un lettore e una lettrice (a matita); Testa maschile con tricorno (a matita); Madre con balia e neo- nato (a inchiostro acquarellato); Uomo che scrive (a inchio-

stro); Cortile e serra con costruzioni rustiche (a inchiostro);

Carta geografi ca, compasso, squadra, penna, calamaio, carte da gioco e stampa (a inchiostro); Sacerdote seduto che legge (a

matita con iscrizione verso l’alto al centro “Specchio nelle Tribulazioni”); Testa di anziana (a matita); Tre gruppi

di fi gure ridotte a elementi lineari in movimento (a matita); Staffi ere a cavallo (a matita); Uomo in piedi con un libro (a

inchiostro).

3 M.C. Gozzoli, M. Rosci, G. Sisto, L’opera grafi ca di

Giovanni Migliara in Alessandria, Stabilimento Grafi co

Marietti per la Cassa di Risparmio di Alessandria, Alessandria 1977.

4 Mostra della grafi ca di Giovanni Migliara, a cura M.C. Gozzoli, M. Rosci, catalogo della mostra (Milano, Palazzo della Permanente, giugno-luglio 1979), Milano 1979, s.p. .

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V

i è un quadro di Angelo Inganni,

L’uscita dal veglione1, molto singolare, sicuramente un unicum dal punto di

vista iconografi co nel catalogo del maestro bresciano (ill.1, tav. 19)2.

L’opera, fi rmata e datata 1858, non è mai stata inviata ad alcuna delle prin- cipali rassegne espositive alle quali l’artista usualmente partecipava. Anche il formato è inusuale ed è sicuramente imponente per un’immagine che, all’apparenza, sembra essere un tipico soggetto di genere di Inganni, appar- tenente al vasto repertorio di scene carnevalesche che prese avvio nei primi anni cinquanta divenendo, grazie agli ampi consensi dei collezionisti lombardi, una vera e propria sua specializzazione. A un primo sguardo, appare subito evidente una struttura compositiva molto accurata, compo- sta da due direttrici diagonali, corrispondenti alla disposizione delle due