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ritrovati quattro di otto dipint

1. Andrea Appiani,

San Vitale, 1776-1777,

particolare. Caglio, chiesa parrocchiale dei Santi Gervasio e Protasio, non esposto (foto Cecilia Mansi) 2. Andrea Appiani,

Santa Valeria,

1776-1777, particolare. Caglio, chiesa parrocchiale dei Santi Gervasio e Protasio, non esposto (foto Cecilia Mansi)

ANDREA APPIANI: A CAGLIO RITROVATI QUATTRO DI OTTO DIPINTI 55

di chiedere notizie degli otto dipinti che Andrea Appiani aveva eseguito per la parroc- chiale del paese, noti solo dai documenti e considerati per- duti: gli evangelisti Santi Marco,

Matteo, Luca e Giovanni e la

famiglia dei Santi martiri Vitale,

Valeria, Gervasio e Protasio.

Di Giuseppe Appiani si parlerà altrove4.

Qui importa Andrea Appiani. Per l’incisiva collaborazione di Alberto Bottinelli, posso ora off rire a Fernando le immagini dei quattro santi martiri Vitale e Valeria (ill. 1-2), genitori dei giovani

Gervasio e Protasio (ill. 3-4), ancora ben custoditi nella parrocchiale di

Caglio, dedicata ai santi Gervasio e Protasio5.

Per sostenere l’attribuzione ad Andrea Appiani, conviene cominciare dai documenti.

Copia dal dr. Labus

Interessatomi d’avere qualche notizia degli otto pezzi dipinti esistenti nella chiesa della mia parrocchia di Caglio, a norma di quanto mi ha parlato di presenza in Asso, ho difatti ritrovato nel fascicolo dei libri della chiesa, che sotto il primo settembre 1776 fu in proposito convenuto col s.r Andrea Appiani di fare i quattro Evangelisti in misura eguale, ed altri quattro pezzi, che sono santi Vitale e Valerio [sic, presumibilmente Valeria], e Santi Gervasio e Protaso in misura alquanto più piccola: come difatti in eguale misura si vedono tuttora esistenti nella chiesa, e fu convenuto il prezzo di lire trecento. Il s.r Appiani terminò l’opera verso la fi ne del mese di gennaio anno 1777, come appare dal confesso di saldo del prezzo convenuto esteso dalle mani del s.r Appiani, ed è del tenor seguente: “confesso io infrascritto di aver ricevuto dal sig. Pietro Viganò cinquanta scudi compreso tre armette ricevute dal sig. Anselmo Biancone per saldo delli otto quadri per la chiesa di Caglio et in fede”. Sottoscritto Andrea Appiani. Sottoscritto sacerdote Giuseppe Andrea Gori Parroco. Caglio li 9 dicembre 1821

A tergo

Al pregiatissimo sig. segretario Cattaneo - Milano

N.B. L’Appiani studiò dappoi buoni scrittori Italiani in mia compagnia, e divenne discreto scrittore e buon parlatore.6

Svolgendo questa antica comunicazione in un racconto specifi camente orientato a collocare il ciclo di Caglio nel contesto attuale delle ricer- che su Andrea Appiani, si chiarisce una circostanza. Nel 1821 Francesco Reina, che stava raccogliendo notizie destinate a una monografi a su Andrea Appiani, aveva sollecitato la collaborazione del parroco di Caglio,

3. Andrea Appiani,

San Gervasio (Protasio?),

1776-1777, particolare. Caglio, chiesa parrocchiale dei Santi Gervasio e Protasio, non esposto (foto Cecilia Mansi)

4. Andrea Appiani,

San Protasio (Gervasio?),

1776-1777, particolare. Caglio, chiesa parrocchiale dei Santi Gervasio e Protasio, non esposto (foto Cecilia Mansi)

56 MARIA TERESA BINAGHI OLIVARI

per ricercare nell’archivio della sua parrocchia eventuali documenti rela- tivi al piccolo ciclo di dipinti eseguito dal pittore per la chiesa parroc- chiale del paese. Evidentemente Francesco Reina ne conservava buona memoria. L’allora parroco Giuseppe Andrea Gori, nella sua lettera del 9 dicembre 1821, sunteggiò e parzialmente trascrisse i documenti dell’ar- chivio parrocchiale, certifi cando con ragionevoli prove l’esecuzione degli otto dipinti da parte di Andrea Appiani tra il 1° settembre 1776 e la fi ne di gennaio del 1777, i soggetti in due diverse misure, e la presenza degli otto dipinti nella chiesa parrocchiale alla data in cui la lettera fu spedita. La copia di questa missiva si trova ora tra le cosiddette “Carte Reina” del Fondo Custodi nella Bibliothèque nationale de France a Parigi, che Francesco Reina aveva raccolto prevalentemente intorno al 1818-1819, subito dopo la morte di Andrea Appiani7. La monografi a di Francesco

Reina non fu mai scritta; l’attenzione sui dipinti di Andrea Appiani si spense; l’archivio parrocchiale non è più stato indagato e ora l’accesso ai documenti richiede una programmazione realizzabile in tempi lunghi. Mi sembra tuttavia ragionevole riconoscere nelle quattro mezze fi gure dei Santi Vitale, Valeria, Gervasio e Protasio, ora ricomparsi a Caglio, quattro degli otto dipinti eseguiti per la chiesa da Andrea Appiani nel 1776-1777. Mi dispiace di non avere trovato anche i quattro Evangelisti. Dovremo rassegnarci al perdurare della loro assenza.

Quanto ai quattro Santi superstiti, i dipinti rivelano una sostanza pittorica di alta qualità che consente il loro inserimento nel catalogo di Andrea Appiani, nel punto cronologico indicato dai documenti del pagamento, preziosamente precoce.

Il solo ritrovarsi a Caglio, nella stessa chiesa per cui erano stati commis- sionati e pagati, la stessa chiesa in cui si trovavano ancora nel 1821, sug- gerisce l’identifi cazione del piccolo ciclo ora parzialmente ricomparso con quello certifi cato dai documenti del 1776-1777. Anche i soggetti e le due varianti delle misure sono realizzati con (quasi) puntuale confor- mità alle richieste della committenza.

Gli argomenti dello stile si potranno adeguatamente indagare quando i

Santi di Caglio si potranno fi sicamente accostare all’Adorazione dei pastori

nella collegiata di Santa Maria Nascente ad Arona (1782), alle quattro Storie

di Europa (1782-1785), in collezione privata, ai due idilli di Ercole e Jole e Venere e Adone (1784) anch’essi in collezione privata, e ai quattro ovati con Storie di Venere e Marte per la collezione Melzi, ora a Brera (1785-1790)8.

Ma già da adesso si può ragionevolmente sostenere che le forme dello stile permettono di allineare i dipinti di Caglio con le opere appena citate, in un omogeneo gruppo di dipinti della giovinezza di Andrea Appiani. Come contributo all’indagine stilistica, voglio solo proporre un passo della Rifl essione in punto di belle arti, fascicoletto pubblicato da Carlo Maria Giudici solamente un anno prima che Andrea Appiani eseguisse i dipinti di Caglio. Qui il maestro così esortava gli allievi:

che nella pittura vi proponiate d’imitare l’invenzione di Antonio Campi colla di lui varietà d’idee, di ornamenti, di espressioni, e di movimenti,

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col disegno di Enea Salmazio, e la dolcezza e vaghezza di dipingere di Gaudenzio Ferrario, colla verità di Bernardino Luini.9

I pochi modelli suggeriti da Giudici mi sembrano ben presenti nei dipinti di Caglio. Il più evidente è il riferimento a Salmeggia. Si può pre- sumere che la fama di Salmeggia tra i pittori milanesi della generazione di Andrea Appiani sia stata indotta prevalentemente dall’insegnamento di Giudici. Senza ricorrere alle sue parole, diffi cilmente oggi si rilevereb- bero le connessioni con un pittore ora piuttosto marginale nella storia dell’arte. Andrea Appiani fu allievo di quella privata accademia tra il 1767 e il 1768, e da allora fi no al 1775 frequentò l’Accademia Ambrosiana nella classe di Antonio De Giorgi. Ma nel primo registro degli allievi di Brera, a gennaio 1776, Andrea Appiani fu iscritto come allievo solamente della scuola di Giudici10.

A conclusione della presentazione dei nuovi dipinti di Andrea Appiani, che si pongono al capo iniziale della sua lunga e generosa produzione pittorica, mi si conceda un’osservazione forse troppo vicina alla lettera- tura. Nei quattro Santi di Caglio mi sembra distintamente rilevabile l’as- senza di partecipazione emotiva del pittore al soggetto delle sue opere. Si potrebbe indicare il sintomo della causa nella presenza di Andrea Appiani tra i massoni milanesi già dal 178511. Per quanto ne so (e sul tema cono-

sco a malapena il libretto del Flauto magico), non mi risulta che i massoni fossero convinti partecipi delle devozioni di Santa Romana Chiesa. Anzi. Ma si vedrà in seguito.

Ringraziamenti: Gianni Romano, Giovanni Agosti (in ordine di età), Alberto Bottinelli, Mariolina Olivari. 1 V. Orlandi Balzari, Biografi a di Andrea Appiani,

Comune di Bosisio Parini, Biassono 2009, p. 142. 2 A mia conoscenza, il vuoto di memoria storica sul tema si colloca tra due contributi: I. Cantù, Le vicende

della Brianza e de’ paesi circonvicini, Santo Bravetta, Milano

1836-1837, vol. II, p. 282; M.T. Binaghi Olivari, Giuseppe

Appiani, il primo restauratore di Brera in, “Arte Cristiana”,

n. 731, 1989, pp. 139-144.

3 F. Leone, Andrea Appiani pittore di Napoleone. Vita, opere, documenti (1754-1817), Skira, Ginevra-Milano 2015.

4 M.T. Binaghi Olivari, L’altro Appiani, Giuseppe il primo

restauratore di Brera (1751-1812), in corso di pubblicazione.

5 San Vitale, olio su tela, 73 × 58 cm senza cornice, 86 × 71 cm con cornice; santa Valeria, olio su tela, 73 × 58 cm senza cornice, 86 × 71 cm con cornice; san Protasio (o san Gervasio), olio su tela, 83 × 62 cm senza cornice, 96 × 75 cm con cornice, san Gervasio (o san Protasio), 84 × 62 cm senza cornice, 96 × 75 cm con cornice. Tutti sono stati restaurati abbastanza recentemente e forse un po’ troppo. Il tempo e le occasioni consentiranno agli studiosi futuri di applicare la dovuta diligenza alla ricerca di documenti e testi che certamente a me sono sfuggiti, nell’imminenza di una scadenza editoriale.

6 F. Leone, Andrea Appiani cit. p. 207 n. 137.

7 Ivi, pp. 21, 132 nota 8, 207 n. 137.

8 Ivi, pp. 25, 27-29, 134 nota 41, 135 note 57, 62- 66, 263. 9 C.M. Giudici, Rifl essione in punto di belle arti a’ suoi scolari, in Milano nella Stamperia di Gaetano Motta al

Malcantone, 1775, p. 12.

10 Milano, Accademia di Brera, Archivio, Fondo Teah, IV.26 (Studenti. Catalogo dal 1776 al 1800), fasci- colo Registro de’ giovani ammessi a questa Regia Accademia

delle Belle Arti dal giorno 22 gennaio 1776, in cui si è fatto l’aprimento della medesima, al giorno 8 settembre dello stesso anno, f. 1, “Sr Andrea Appiani milanese [già allievo di] S.C.

Giudici”.

11 S. Bosi, Dal pubblico al privato: Andrea Appiani con- sulente e collezionista di opere d’arte, in Milano, 1809. La Pinacoteca di Brera e i musei in età napoleonica, atti del conve-

gno, “La Pinacoteca di Brera e i Musei in età napoleonica” (Milano, Pinacoteca di Brera, 2-3 dicembre 2009), a cura di S. Sicoli, Electa, Milano, 2010, pp. 174-182: pp. 174, 181, nota 3. Ripercorrendo la bibliografi a citata da Stefano Bosi, si passa per un articolo di Alessandro Luzio sulla massoneria, pubblicato su “Archivio Storico Lombardo”, 1917, XLIV, fasc. II, pp. 255-256, che indica la sua fonte nell’Archivio di Stato di Milano, Fondo Cantù, cart. 7. Ma ora il Fondo Cantù si chiama Miscellanea Lombarda e nella cartella 7 non ho trovato le carte riportate da Luzio. Spero che altri siano più bravi di me.

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