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Aspetti organizzativi e gestionali dell’Istituto Medico Psico-Pedagogico

PARTE TERZA L’ambito socio-sanitario

6. L’assistenza socio-sanitaria ai minori nel territorio bellunese dagli anni Sessanta ad oggi: aspetti storici, istituzionali ed operativi (Barbara

6.2. Aspetti organizzativi e gestionali dell’Istituto Medico Psico-Pedagogico

6.2.1. Organizzazione e funzionamento

Passando ora alla descrizione analitica delle strutture di cui abbiamo tracciato lo sviluppo storico- istituzionale, l’Istituto Medico Psico-Pedagogico Provinciale era una vasta e complessa organizzazione avente come scopo fondamentale lo studio, la diagnosi e, dove possibile, la terapia delle molteplici turbe neuro-psichiche dell’età evolutiva (da o a 18 anni). Ad esso potevano essere indirizzati quei bambini, fanciulli e adolescenti che nello sviluppo mentale o affettivo, nel comportamento, nel rendimento scolastico, nell’adattamento sociale, presentavano delle anomalie, insufficienze o alterazioni di vario grado, tali in ogni modo da richiamare l’attenzione dei genitori ed insegnanti, da provocare l’interessamento e la segnalazione del medico.

Il Centro aveva il compito di ricercare le cause, di esaminarle in profondità e di indicare la terapia medica o psicologica più adatta ai vari casi, sia che si trattasse di deficit intellettivi, d’immaturità o ritardo della motricità o nel linguaggio, che di turbe emotive ed affettive, di reazioni nevrotiche, d’alterazioni del carattere.

Le visite, presso il Consultorio ed i Dispensari d’Igiene Mentale Infantile, erano gratuite per i casi segnalati dall’Ufficio Assistenza dell’Amministrazione Provinciale o direttamente richiesti dall’Autorità Sanitaria Provinciale. Il ricovero nella S.M.P.P. poteva avvenire o a totale carico dell’Amministrazione Provinciale o col concorso sia di privati, sia di Opere Assistenziali, come ad esempio l’O.N.M.I., secondo quanto stabilito dalle norme di legge. Era stata deliberata ed approvata un’apposita tabella che stabiliva l’onorario e le rette di degenza, nonché le modalità di pagamento.

L’Istituto Medico Psico-Pedagogico non era, però, soltanto un Istituto d’assistenza e di cura, ma anche un Centro di studio e di ricerca, con funzioni di guida e di coordinamento delle varie attività provinciali nel campo dell’igiene mentale dell’età evolutiva.

L’Istituto, perciò, era dotato di una biblioteca scientifica e di moderni laboratori, per avviare ricerche di tipo psicologico, biologico, fisiologico e portare un serio contributo alla conoscenza dell’evoluzione psico- fisica del bambino ed ai meccanismi che intervengono nelle varie alterazioni dello sviluppo intellettuale ed affettivo.

6.2.2. Il Consultorio

Una delle funzioni svolte all’interno dell’Istituto era quella di Consultorio ambulatoriale per l’età evolutiva (da zero a 18 anni), che consentiva anche una prima selezione ed individuazione dei casi di interesse neuro-psichiatrico e quindi un reperimento precoce delle disfunzionalità intellettive, affettive, motorie e sensoriali.

Il servizio era svolto secondo orari e modalità fissati dall’Amministrazione Provinciale su proposta del Direttore, sia nella sede dell’Istituto stesso, sia presso i Dispensari di Igiene Infantile.

Gli ufficiali sanitari, sulle direttive impartite dal medico provinciale, si potevano avvalere della consulenza dell’Istituto per i servizi di medicina scolastica e sociale.

I fanciulli condotti su iniziativa dei genitori o per segnalazione dell’insegnante o del medico curante, venivano sottoposti ad una accurata visita negli ambulatori del Centro, effettuata da più professionisti.

Lo specialista in neuropsichiatria infantile compiva gli esami clinici necessari ed eventualmente faceva sottoporre il soggetto ad ulteriori esami di laboratorio: encefalografia, radiografie craniche, analisi biologiche, ecc.

Lo psicologo, dal 1969, studiava a sua volta le reazioni del fanciullo alle varie prove o test d’intelligenza, di psicomotricità, di personalità, per stabilire il livello mentale, motorio, la maturità affettiva, l’intensità delle turbe emotive, ecc.

Infine vi era l’assistente sociale, la quale s’intratteneva nel frattempo con i familiari del fanciullo e raccoglieva tutti i dati possibili sulla situazione della famiglia, sul primo sviluppo del bambino, sul suo comportamento, ecc.

Gli elementi così raccolti dal medico, dallo psicologo e dall’assistente sociale erano discussi in una successiva riunione dell’équipe, presieduta dal Direttore del Centro, durante la quale era stillato un profilo medico-psico-pedagogico del soggetto.

Formulata la diagnosi veniva decisa la terapia medica o i consigli psico-pedagogici da suggerire ai genitori, assieme, eventualmente, all’indicazione del tipo d’Istituto specializzato (Cusighe nella fattispecie), o Scuola, cui il fanciullo doveva essere indirizzato.

In ogni caso il Direttore faceva pervenire all’ufficiale sanitario o al medico curante una dettagliata relazione clinica con i suggerimenti del caso.

L’Istituto Medico Psico-Pedagogico accoglieva in internato soggetti d’ambo i sessi, dai 6 ai 14 anni, con anomalie del carattere o turbe reattive per le quali era consigliabile l’allontanamento dall’ambiente familiare, o con anormalità dello sviluppo intellettivo. La scelta era limitata a quei casi per i quali vi era presumibilmente la possibilità di un recupero sul piano sociale.

Per ogni ricoverato veniva istituito un fascicolo personale nel quale erano raccolti i documenti necessari per l’ammissione: l’ordinanza di ricovero, il certificato di avvenuta vaccinazione e la cartella con il diario clinico.

La tenuta delle cartelle era affidata all’Assistente Sanitaria sotto la diretta responsabilità del Direttore, che aveva il compito di custodirle con cura.

6.2.3. L’Istituto Medico Psico-Pedagogico: il personale, i servizi interni, la vita quotidiana

Accoglieva bambini appartenenti alla Provincia di Belluno, soprattutto per evitare che l’eccessiva distanza dalle zone di provenienza impedisse i rapporti del ricoverato con i familiari.

Potevano venire ospitati, compatibilmente con i posti disponibili e dopo visita presso il Consultorio, i minori che presentavano anomalie dell’intelligenza, “insufficienti mentali lievi e medi, anche con lievi minorazioni motorie, sensoriali, fasiche, turbe epilettiche quali esiti di cerebropatia infantile prenatale, perinatale e post-natale; anche con turbe reattive non gravi del carattere, nevrosi, instabilità, per i quali sia consigliabile il momentaneo distacco dall’ambiente familiare.”561

La vita nell’Istituto era organizzata in gruppi di circa 10 bambini, scelti secondo l’età, il sesso ed il carattere delle anomalie che essi presentavano.

Ciascun gruppo era affidato alle cure di un’educatrice specializzata che svolgeva un ruolo materno ed assisteva i soggetti a lei assegnati nelle varie attività quotidiane, aiutandoli a normalizzarsi sul piano scolastico, sociale e familiare.

Ogni soggetto era seguito, durante tutto il periodo del ricovero, dai medici dell’Istituto, che provvedevano agli esami diagnostici, atti a seguire l’evoluzione delle condizioni fisiche e psichiche, e le necessità terapeutiche.

Per ogni ricoverato veniva redatta una cartella clinica che si componeva di varie schede:

- Una prima scheda medica che constava di una prima parte anamnestica, che comprendeva un elenco di domande relative all’anamnesi fisiologica e psicologica del bambino, e di una per l’esame clinico generale e neurologico;

- Scheda per le indagini di laboratorio e bioumorali routinarie (radiografia cranio, esame elettroencefalografico, glicemia, azotemia, emocromo, esame delle urine reazione di Wasserman, indagine schermografica, VES, Transaminasi,ecc.). Se dall’esame clinico generale emergeva qualche dubbio di deficit sensoriale, motorio o di altro genere, il bambino veniva sottoposto a qualsiasi esame specialistico avvalendosi della consulenza di tutti gli specialisti che operavano presso l’Ospedale Civile di Belluno;

- Scheda per il diario clinico dove erano riportate le varie terapie farmacologiche e le eventuali malattie intercorrenti;

- Scheda psicologica che riportava uno schema guida per la diagnosi pedagogica;

- Scheda del linguaggio e della psicomotricità, che riportavano l’esame ortofonico e motoscopico. Riunioni di sintesi, alle quali partecipavano il Direttore, i Medici dell’Istituto, le educatrici specializzate (Assistenti Vigilatrici), le insegnanti e le assistenti sociali, permettevano un periodico aggiornamento delle conoscenze del caso e del suo trattamento e la compilazione, infine, del giudizio di sintesi, dove veniva riportato il giudizio sintetico e le indicazioni di trattamento.

Le insegnanti specializzate e le assistenti vigilatrici, per le comunicazioni con l’équipe medica avevano a disposizione una scheda che raccoglieva i risultati scolastici ed una scheda che raccoglieva i dati emersi nel tempo libero.

Oltre alle cure psico-terapiche si provvedeva, in caso di bisogno, alla rieducazione motoria e della parola. Veniva curato, inoltre, l’orientamento lavorativo del fanciullo.

Annessa all’Istituto funzionava una scuola speciale formata da classi differenziali, unità specifiche ad esternato gestite direttamente dal Provveditorato agli Studi con personale dotato di specializzazione in ortofrenia. La selezione dei casi e l’assegnazione alla scuola speciale spettava al personale sanitario dell’Istituto, in base alle visite di ambulatorio o presso l’Istituto.

Tutto il personale, compreso quello Religioso, prima di assumere servizio veniva sottoposto a visita medica da parte del Direttore Sanitario. Ogni sei mesi, poi, era tenuto a sottoporsi a visita di controllo presso l’Ufficio di Igiene del Comune di Belluno.

La Comunità Religiosa e le Assistenti Vigilatrici avevano diritto al consumo dei pasti in Istituto, nei locali a questo destinati. Le Assistenti Vigilatrici, inoltre, avevano l’obbligo della residenza e del pernottamento all’interno dell’Istituto, dal quale erano esonerate durante i giorni di riposo.

Tutti i dipendenti dovevano osservare scrupolosamente l’orario di servizio che veniva stabilito dal Presidente dell’Amministrazione Provinciale, su proposta del Direttore.

Il personale dell’Istituto aveva diritto ad un giorno di riposo settimanale che di regola doveva coincidere con la domenica. Aveva diritto a riposare in un altro giorno secondo i turni stabiliti dalla Direzione quando, per ragioni di servizio, prestava la propria opera in un giorno di riposo. Il dipendente, se le esigenze di servizio lo richiedevano, doveva lavorare anche nelle festività infrasettimanali.

Il Direttore poteva autorizzare l’inizio dell’assenza al termine del servizio del giorno immediatamente precedente a quello di riposo. Il rientro in Istituto, invece, doveva sempre essere effettuato la sera dello stesso giorno di riposo, secondo l’orario stabilito. Negli altri giorni e durante i turni di riposo, la Direzione concedeva al personale, a richiesta e per giustificati motivi, il permesso di uscire dall’Istituto.

IL PERSONALE

Le competenze specifiche dei professionisti nel lavoro collegiale erano quelle relative alla specializzazione di ciascuno.

Il personale sanitario dell’Istituto, che aveva il compito di svolgere il servizio consultoriale, di eseguire gli esami di laboratorio (psicometrici, elettroencefalografici e biologici) e di assistere i fanciulli ricoverati nell’Istituto, era costituito dal Direttore e da due Medici Assistenti.

Il Direttore aveva il compito di provvedere all’organizzazione ed al funzionamento dei servizi sanitari, igienici e profilattici, e di curare l’osservanza di tutte le disposizioni di legge e le istituzioni superiori riguardanti il funzionamento dell’Istituto. In particolare egli proponeva il ricovero e le dimissioni dall’Istituto; dirigeva e coordinava l’assistenza medica degli interni e l’attività dei laboratori; seguiva il lavoro pedagogico servendosi dell’opera di un direttore didattico e di insegnanti specializzate; controllava l’opera delle assistenti vigilatrici; dirigeva il personale specializzato e generico, stabilendo, sentita l’Amministrazione Provinciale, le norme di servizio; stabiliva il trattamento medico – psicoterapico e l’orientamento pedagogico dei ricoverati, e ne curava l’esecuzione; decideva su l’opportunità di valersi della consulenza di altri medici specialisti; sovrintendeva e sorvegliava, con l’aiuto del personale dipendente, il buon funzionamento dei servizi, riferendone all’Amministrazione Provinciale per i provvedimenti finanziari di sua competenza; promuoveva e dirigeva le ricerche scientifiche che si svolgevano nell’ambito dell’Istituto; vigilava sulla disciplina del personale e proponeva all’Amministrazione Provinciale i provvedimenti di sua competenza, vigilava, inoltre, sull’andamento igienico di tutti i servizi; informava il medico provinciale di tutto ciò che poteva interessare la salute dei ricoverati e la profilasi sanitaria e sociale.

I Medici Assistenti erano tenuti ad assolvere le mansioni e gli incarichi che erano loro affidati dal Direttore.

L’Assistente Sociale trovava la sua giusta collocazione facendo da tramite fra famiglia, scuola ed Istituto, coordinando ogni intervento nei confronti di queste.

Si preoccupava di curare gli incontri periodici e sporadici con i genitori, svolgeva su preciso incarico del Direttore quelle inchieste domiciliari che servivano a conoscere esattamente l’ambiente familiare e sociale in cui viveva il fanciullo, e aveva il delicato compito di preparare la dimissione dei bambini, il loro ritorno in famiglia e l’inserimento in un’attività professionale.

L’Assistente Sanitaria esplicava la sua opera nel coadiuvare i medici nell’assistenza ai bambini ricoverati, e nel controllare il funzionamento delle attrezzature di laboratorio. In particolare essa svolgeva le sue mansioni come personale tecnico in elettroencefalografia, in radiologia ed in laboratorio.

Le Assistenti Vigilatrici erano in media una decina di ragazze dai 19 ai 27 anni, le quali avevano il compito di vigilare ed educare i bambini ricoverati nella Sezione Medica Psico-Pedagogica. Ad ogni assistente vigilatrice era assegnato un gruppo di 10/12 fanciulli, scelti secondo l’età, il sesso ed il carattere delle anomalie psichiche. L’assistente vigilatrice era un’educatrice specializzata, la quale svolgeva un ruolo materno, assistendo i soggetti a lei affidati nelle varie attività quotidiane ed integrando attraverso l’attività ludica individuale e collettiva l’insegnamento scolastico.

Le Infermiere Professionali e Generiche applicavano il trattamento medico sotto la sorveglianza della Suora Capo Reparto. Esse assicuravano ai ricoverati l’assistenza, sia diurna sia notturna, secondo criteri ed orari fissati dal Direttore.

Il Personale Religioso, come il resto dell’organico, era stipendiato dalla Provincia e proveniva dall’ordine religioso della “Sacra Famiglia di Bordeaux”, fondato in Francia e ma con la casa madre a Roma, il quale aveva stipulato con l’Amministrazione una speciale convenzione. Alle suore era affidata la sovrintendenza e la vigilanza sui servizi interni (l’economato, l’infermeria interna, il reparto di osservazione, la dispensa, la cucina ed il guardaroba), e a loro vi era preposta una Superiora che le dirigeva e le destinava, secondo le disposizioni del Direttore. Rappresentava, inoltre, il personale religioso presso l’Amministrazione Provinciale.

La Superiora esercitava la sorveglianza su tutto il personale di servizio dell’Istituto ed era tenuta a riferire al Direttore circa la disciplina ed, in genere, di tutto quanto poteva interessare il servizio. In particolare vigilava affinché le disposizioni del direttore venissero regolarmente seguite; sorvegliava sulla pulizia e l’ordine dei vari reparti, sulla conservazione degli arredi e degli effetti di guardaroba, sul guardaroba; teneva il registro di carico e scarico dei materiali e presentava mensilmente all’Amministrazione, tramite l’economo, il prospetto dei generi ricevuti e consumati durante il mese; registrava il “movimento” dei ricoverati nell’infermeria: ingresso, dimissione, trasferimento. Controllava e conservava il materiale di uso amministrativo dei soggetti ricoverati e sottoposti a visita ambulatoriale; segnalava all’economo, di volta in volta, i materiali fuori uso per la loro sostituzione; riceveva o faceva ricevere, sotto la sua personale responsabilità, tutte le forniture, verificando che corrispondessero alle ordinazioni fatte dall’Amministrazione, secondo quanto fissato dagli appositi capitolati di appalto o alle condizioni stabilite all’atto dell’acquisto. In caso di assenza la Superiora veniva sostituita nelle sue mansioni dalla Suora Economa.

Le Inservienti venivano assegnate a turno ai vari servizi dalla Superiora. In particolare aiutavano i ricoverati nella pulizia personale, nell’alimentazione ed in tutti i bisogni inerenti alla loro assistenza; provvedevano alla pulizia ed all’ordine dei locali, dell’arredamento e del materiale dell’Istituto; attendevano, in base al turno stabilito dalla Superiora, al servizio di lavanderia, guardaroba, cucina, dispensa, all’infermeria e al Reparto di Osservazione; eseguivano altri eventuali servizi, necessari al buon funzionamento dell’Istituto.

Riguardo al personale scolastico esso era costituito da Insegnanti Specializzate, inviate direttamente dal Ministero della Pubblica Istruzione, da cui dipendevano dal punto di vista dello stato giuridico e del trattamento economico. Esse curavano il trattamento pedagogico dei ricoverati sotto la guida di un Direttore didattico, in accordo col Direttore dell’Istituto.

In particolare impartivano l’istruzione obbligatoria specializzata secondo modalità ed orari stabiliti d’intesa con il Provveditorato agli Studi; raccoglievano le osservazioni riguardanti il comportamento del fanciullo durante la permanenza in classe, segnandole su appositi diari; partecipavano alle riunioni di sintesi, contribuendo col personale sanitario e quello di vigilanza alla esatta valutazione di ogni soggetto.

Nel 1969 fu inserita una nuova figura professionale nella pianta organica dell’Istituto, quella dello

Psicologo, il quale doveva valutare le capacità intellettive e la struttura della personalità nelle sue

componenti affettive, e fare una analisi dei comportamenti del bambino di cui considerava il valore in rapporto all’età; si serviva per questo di test di livello e proiettivi.

Un altro cambiamento rilevante si ebbe con la cessazione della convenzione fra la Provincia e l’ordine religioso della Sacra Famiglia di Bordeaux. Dal 1° agosto del 1980, infatti, il personale religioso non prestò più la sua opera presso l’Istituto Medico Psico – Pedagogico, rendendo necessario preporre nuove persone alle mansioni già affidate alle Suore e, in particolar modo, la sovrintendenza e la sorveglianza sui servizi secondo quanto stabilito dal regolamento interno.562

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