PARTE SECONDA L’ambito dell’educazione professionale
3. Istituzioni educative per minori ed educatori professionali: uno sguardo storico (Alice Zorzan)
3.6. Il personale delle strutture residenziali educativo-assistenziali in Italia
3.6.1. Questioni preliminari
Prima di giungere a parlare della figura di educatore professionale e del suo ruolo all’interno della casa famiglia, è bene addentrarsi sulla questione del personale che lavora in generale nelle strutture educativo-
assistenziali presenti in Italia. I dati su cui mi baserò sono tratti da un’indagine voluta dal Ministero della Solidarietà Sociale nel 1998.308
La questione del personale e, più in generale, della presenza degli adulti nelle strutture residenziali educativo-assistenziali per l'infanzia e l'adolescenza, è molto delicata perché le dimensioni collegate sono molte e diverse: da quella istituzionale (con la necessità di personale competente e professionalizzato e presente in numero adeguato per garantire gli standard regionali e le esigenze degli accolti), a quella educativa (che si propone ancora in termini di competenza ma anche di multidisciplinarità degli interventi), da quella economica (con le questioni inerenti i compensi e le forme di impiego e collaborazione), a quella culturale (che porta a confrontarsi sulle tipologie delle strutture definite in base ai tempi di presenza degli adulti), da quella organizzativa (con riferimento ai ruoli e alle funzioni interne alla struttura ma anche alle modalità di rapporto con gli operatori dei servizi sociali pubblici), a quella territoriale (che affronta il rapporto tra struttura residenziale e contesto sociale, fortemente condizionato dall'approccio degli adulti che si impegnano nella struttura).
Il dato complessivo del numero di operatoti impegnati nelle strutture residenziali per minori (14.688) non ha un valore molto indicativo in quanto non è possibile esplicitarlo in termini di unità lavoro per tempo pieno; le indicazioni date dalle strutture sono molto diverse per cui coesistono soggetti impegnati, con collaborazione professionale, per pochissime ore la settimana, con persone impiegate a tempo pieno e assunte a tempo indeterminato, con altre ancora, che, vivendo nella struttura, offrono il loro tempo al di là degli impegni contrattuali; d’altra parte questo è indice dell'ampiezza degli adulti direttamente impegnati nell’ambito dell’accoglienza residenziale educativo-assistenziale per i minori e delle potenzialità occupazionali.
Le figure professionali più presenti nelle strutture rilevate sono, in valore assoluto, gli operatori di base seguiti dagli educatori senza diploma e dagli educatori con diploma; al quarto posto i coordinatori (definiti evidentemente non in base alle competenze professionali, ma rispetto alla funzione). In effetti il coordinatore è la figura presente nel maggior numero di strutture in quanto è segnalata da una su quattro; appare consistente la presenza degli psicologi (anche se il loro impiego prevalente è per un numero limitato di ore alla settimana) e, ma certamente non è figura specifica, quella degli amministrativi.
A questo proposito può essere utile segnalare le distinzioni che vengono fatte da alcune strutture tra educatore ed animatore o tra operatore di base e assistente (che a sua volta può sostituire anche l'educatore); le diverse normative regionali oltre alla mancanza di riferimenti normativi nazionali per alcune tipologie professionali, costituiscono un ulteriore motivo di confusione che non facilita la corretta interpretazione dei dati raccolti.
Un altro aspetto specifico è il dato relativo alla figura dei religiosi; il dato emerso corrisponde solo in parte alla realtà, in quanto quasi il 75% delle strutture facenti capo ad enti gestori religiosi (541) dichiara la presenza di almeno un adulto convivente nella struttura. Per questo, probabilmente, le strutture che hanno voluto esplicitarne la presenza in questa domanda hanno fatto riferimento al personale religioso in organico.
3.6.2. Le tipologie professionali esistenti
Un'analisi più approfondita deve fare riferimento alle figure professionali specifiche che si trovano presenti, a vario titolo, nelle istituzioni educative preposte all’assistenza all’infanzia.
a) Sulla figura dell’operatore di base è importante riflettere perché la definizione comprende tutta una serie di figure professionali tecniche, importanti, ma non specifiche rispetto alla struttura residenziale per i minori (cuoco/a, operaio, inserviente, autista, collaboratrice domestica, lavandaia…). La presenza e la qualificazione di questa tipologia di personale va messa in relazione ad almeno due dimensioni problematiche: la partecipazione ed il coinvolgimento di queste figure nelle dinamiche educative, alla verifica dei progetti educativi individuali, ai momenti progettuali delle strutture residenziali; il ruolo subordinato, verso gli altri operatori, e la funzione contenitiva verso i minori accolti, che spesso ricoprono. Al di là della competenza professionale specifica sembra indispensabile richiedere a questi operatori una sensibilità ed una responsabilità-competenza educativa particolari in considerazione del fatto che si trovano a contatto con soggetti in crescita e, spesso, in situazioni di sofferenza e di difficoltà relazionali. Gli operatori di base presentano i seguenti elementi distintivi: si coglie una netta e progressiva diminuzione di questo complesso di figure professionali col diminuire dell'età delle strutture, indice probabile che le strutture più giovani sono nate con quote progressivamente maggiori di professionalità, almeno rispetto ai titoli di studio;
308 Quaderni del Centro nazionale di documentazione ed analisi per l’infanzia e l’adolescenza, I bambini e gli adolescenti fuori dalla famiglia, Indagine sulle strutture residenziali educativo-assistenziali, Dossier monografico, Firenze, Istituto degli Innocenti, 1999.
a possibile conferma della tendenza si rileva come questa tipologia è meno presente nelle strutture più piccole (in genere le più giovani) ed in misura più che proporzionale nelle strutture più grandi; in relazione alla tipologia di enti gestori solo gli enti religiosi hanno valori che indicano una presenza leggermente maggiore degli operatori di base rispetto agli altri.
b) Rispetto agli educatori va premessa una riflessione sulla compresenza degli educatori con e senza diploma. Il riferimento al diploma è principalmente alla qualificazione professionale determinata da corsi di formazione, ormai quasi sempre triennali, tenuti da scuole professionali, in genere private ma anche regionali, spesso con una esperienza pluriennale e con un patrimonio consolidato di presenza nei diversi territori regionali; ultimamente, con la laurea universitaria in Scienze dell'Educazione, anche le Università abilitano a questa professione per la quale si è definito un profilo professionale proprio.
Mentre è abbastanza certo chi è l'educatore professionale, con diploma, non lo è altrettanto per l'educatore senza diploma; non si hanno elementi per disaggregare il dato in quanto è stata scelta l’autodefinizione da parte dei rispondenti, quindi in questa categoria ci possono essere operatoti senza alcun titolo di studio ma solo con esperienza nel settore a fianco di operatori sociali con titoli equivalenti (tipo assistenti sociali o altri diplomi universitari) o anche superiori (tipo lauree in sociologia, psicologia, pedagogia ma anche in altre facoltà non del settore), ma certamente non equipollenti, cioè che abbiano lo stesso valore in termini di competenze specifiche acquisite. La presenza di oltre 5.300 educatori su 14.600 operatori di strutture di accoglienza residenziale per minori se, da un lato, esprime chiaramente la prevalenza che questa figura professionale ha nell'ambito di questo settore e, quindi, afferma come si configuri come la specifica competenza da ricercare per caratterizzare correttamente le strutture, dall'altro, denota la necessità di rafforzare la presenza di personale qualificato e competente, con una professionalità che sia data dalla specificità degli studi unita ad una indispensabile esperienzialità nel settore particolare delle residenze per i minori.
In relazione agli educatori con diploma si rilevano le seguenti specificità: sono proporzionalmente meno presenti nelle strutture residenziali più vecchie (fino al 1949); sono presenti in quantità maggiore (più di due) nelle strutture più recenti (dopo il 1970); meno univoca è la distribuzione secondo le dimensioni ricettive della struttura in quanto sono più presenti nelle realtà con 6-10 minori e, naturalmente, sono complessivamente più presenti nelle strutture più grandi anche se si registra un 'buco' nella classe da 51 a 99 minori; sulla tipologia dell'ente gestore va rilevato come i valori più alti della presenza si rilevano per gli enti pubblici (anche per il necessario rispetto degli standard) e per le cooperative (che hanno il valore più basso in assoluto della risposta 'nessuno', sono in genere abbastanza piccole e, forse, più adeguate agli standard di personale previsti); nonostante siano le strutture con le maggiori dimensioni è abbastanza basso il valore relativo agli enti religiosi; molto alto il valore della modalità 'nessuno' per le associazioni, ma questo è un dato ricorrente anche per altre professionalità e merita un approfondimento specifico.
Rispetto agli educatori senza diploma emergono i seguenti elementi: la distribuzione per età delle strutture è abbastanza omogenea, si rileva solo un valore leggermente più alto della modalità 'nessuno' per le realtà che hanno avviato l'attività residenziale tra il 1960 ed il 1969; sono le strutture più grandi ad utilizzare, mediamente di più, gli educatori senza diploma; anche in questo caso c'è, invece, un valore più basso per la classe 51-99 minori; la distribuzione per tipologia di ente gestore ricalca l'andamento riscontrato per gli operatori con diploma.
c) Le caratteristiche dei coordinatori sono le seguenti:
i coordinatori sono, mediamente, più presenti nelle strutture nate tra il 1960 ed il 1969 mentre è una figura poco presente in quelle più vecchie. Naturalmente è una figura più assente nelle strutture più piccole (anche se si rileva un alto valore della modalità 'più di uno', forse in relazione alle funzioni di responsabilità congiunta delle coppie nelle comunità familiari), mentre la concentrazione più alta (più di uno) si ha soprattutto nelle strutture più grandi (oltre 50 minori); la funzione è molto più presente nelle cooperative che nelle altre tipologie di enti gestori.
d) Il personale amministrativo si caratterizza per i seguenti aspetti:
una, relativamente, alta concentrazione di questa figura si ha per le strutture nate tra il 1950 ed il 1979, prima e dopo i valori sono sensibilmente più bassi; rispetto alle dimensioni della struttura la presenza di questa figura segue le distribuzioni in base alla grandezza ad eccezione della classe 'fino a 5 minori' che presenta un alto valore della risposta 'più di 2', per cui si può ipotizzare che a fianco di funzioni amministrative questi soggetti svolgano anche attività educativa; il personale amministrativo è, proporzionalmente, più presente nelle strutture che fanno capo ad enti pubblici e meno presente negli enti religiosi.
e) Altre indicazioni sparse riguardano varie figure professionali: le assistenti sociali presentano i valori più alti della presenza nelle strutture nate tra gli anni '40 e '50 mentre sono abbastanza meno presenti nelle realtà più recenti; le figure sanitarie sono relativamente poco presenti, soprattutto nelle strutture più piccole come in quelle più recenti, si rileva un valore abbastanza alto per i medici nelle strutture nate nel periodo 1960-1969; gli specialisti sono quantitativamente poco presenti (soprattutto pedagogisti e sociologi, gli psicologi presentano valori più alti) e soprattutto, probabilmente, non sono impegnati a tempo pieno; si rileva un dato congiuntamente maggiore nei casi delle strutture aperte nel periodo 1960-1969.
3.6.3. Alcune considerazioni pedagogiche
I dati sull’andamento coerente di educatori con e senza diploma che si distribuiscono in maniera sostanzialmente analoga nelle strutture residenziali, può essere interpretato almeno in due modi: le strutture hanno sviluppato un mix, più o meno equilibrato, tra educatori professionali ed altre competenze educative non specifiche per garantire spazi anche a personale senza titolo specifico ma con esperienza diretta e capacità; la difficoltà di trovare educatori professionali con qualifica ed esperienza e la scarsa possibilità di inquadrare economicamente i collaboratori in maniera corrispondentemente adeguata può aver spinto a compensare le presenze. In ogni caso può essere ribadito lo specifico della titolarità dell'educatore professionale nelle strutture residenziali per minori e, quindi, l'importanza di una qualificazione e di una riqualificazione del personale ove necessarie.
Il dato sul basso valore della presenza di specializzazioni professionali quali psicologi, pedagogisti, sociologi, medici può essere, a seconda dei modelli teorici di riferimento, valutato positivamente o meno. Verrebbe da dire che, comunque, il numero limitato di questi professionisti è accettabile se corrisponde alla volontà e alla operatività delle strutture residenziali per minori di interagire correttamente con le strutture sociali e sanitarie del territorio e quindi, ove presenti e competenti, con gli specialisti delle strutture pubbliche. In questo senso andrebbe verificato il ruolo degli specialisti interni, quanto sia orientato sui casi, sulla definizione dei progetti educativi individuali (e con quale integrazione con gli specialisti del pubblico che, comunque, mantengono la titolarità ultima), sulle dinamiche del gruppo di accolti, sugli operatori presi singolarmente o come team. Una riflessione particolare riguarda la 'punta' di presenze di questi specialisti in quelle strutture nate tra il 1960 ed i11969; al di là di un riferimento al particolare periodo culturale sembra difficile valutare se la presenza attuale di queste figure sia collegata alla loro origine (se cioè queste figure erano già presenti allora), o se sia dovuta ad una maturazione successiva delle strutture.
Il dato sul personale delle strutture residenziali per minori che fanno capo ad enti gestori che sono associazioni lascia abbastanza perplessi; infatti, al di là del valore quantitativo (comunque leggermente più basso), sono le tipologie professionali più indistinte e con basso livello del titolo di studio, a rappresentare l'elemento caratterizzante.309 Per spiegare la distribuzione delle risposte si può richiamare la non sempre
precisa normativa che regola questo tipo di forma societaria, soprattutto relativamente al personale stipendiato e alla possibilità di iscriversi ad albi e registri regionali in base a delle caratteristiche peculiari (associazione di volontariato, Onlus, enti ausiliari).
3.6.4. Le modalità di presenza degli adulti nelle strutture residenziali educativo-assistenziali
Una questione, spesso discriminante, nelle discussioni sulle diverse forme di strutture residenziali per minori e sulle modalità di presenza in queste dell'adulto, è quella della convivenza: ci sono adulti che vivono stabilmente nella struttura, condividendo completamente l'esperienza comunitaria dei minori accolti? non ce n'è nessuno? ce n'è uno o più? in questo caso è una coppia? e se sì, è coniugata?
Rispetto alle esigenze di classificazione delle strutture residenziali, l'intervento della Conferenza Stato- Regioni del 21 gennaio 1999 310 ha offerto un elemento di superamento delle ambiguità contenute anche nel
testo della legge 184/83 dove ci si riferisce, abbastanza indistintamente, a comunità di tipo familiare e a comunità di accoglienza. Tra le altre tipologie, aver definito che per Comunità di tipo familiare ( o casa famiglia) si intende: una struttura educativa residenziale che si caratterizza per la convivenza continuativa e
309 Va esplicitato che il dato complessivo risente di una situazione particolare che riguarda la posizione della Associazione Papa
Giovanni XXIII di Rimini, a cui fanno riferimento oltre 110 strutture rilevate; per motivi propri l'associazione non ha inteso rispondere ad alcune delle domande dei questionari e, nello specifico, alle domande sul numero e sulla tipologia del personale presente nelle proprie strutture. Questa posizione ha condizionato l'andamento complessivo anche se non in maniera decisiva.
310 Relazione del gruppo di lavoro Stato-Regioni, istituito dalla Conferenza Stato-Regioni il 13 novembre 1997 (rep. Atti n. 357 del
13 novembre 1997) sull’attività svolta in merito ai campioni di riferimento per la rilevazione dei dati e alle tipologie delle strutture socio-assistenziali indicate dai criteri di cui all’art.1, comma 2 della legge 28 agosto 1997, n.285 recante: ”Disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l’infanzia e l’adolescenza”.
stabile di un piccolo gruppo di minori con due o più adulti che assumono le funzioni genitoriali, offrono un rapporto di tipo familiare e per i quali la struttura costituisce residenza abituale (...), permette di avviare un processo di chiarificazione a cui dovranno attenersi sia le amministrazioni regionali che le reti di comunità residenziali e di istituti operanti sul territorio nazionale.
Le strutture con la presenza di una coppia, coniugata, residente stabilmente nella struttura di accoglienza per minori, sono 263, pari al 14,6% del totale; a questa tipologia può essere aggiunta la piccola quota dell'1,4% (24 strutture) in cui è presente una coppia non coniugata.
Una presenza massiccia è costituita dalla figura dell'adulto (o degli adulti) convivente in quanto si viene a trovare in questa situazione più della metà delle strutture residenziali destinate a minori (52,1 %). Questa particolare situazione viene a determinarsi, per una parte molto ampia, in quelle strutture residenziali che, facendo capo ad un ente ecclesiastico o ad una congregazione religiosa vedono uno o più religiosi o religiose presenti stabilmente nello stesso edificio con i minori accolti (il valore della tipologia 'ente religioso' è di 20 punti percentuali più alto del dato medio). D'altra parte, anche ipotizzando che in tutte le strutture residenziali a matrice religiosa sia presente la convivenza di un adulto (religioso), rimane una quota pari a circa i1 10% del totale in cui è stabilmente residente nella struttura un adulto (molto probabilmente non un ecclesiastico).
In base a questi dati risulta che solo in un terzo delle strutture residenziali per minori la presenza degli adulti è garantita da operatori che si turnano e che, comunque, non risiedono stabilmente nella struttura.
Presenza nella struttura di coppia coniugata convivente
N. strutture Valori
percentuali
Si 263 14,6
No 1.539 85,4
Totale strutture 1.802 100,0
Presenza nella struttura di coppia non coniugata convivente
N. strutture Valori Percentuali Si 24 1,4 No 1.729 98,6 Totale strutture 1.753 100,0
Senza risposta: 49 casi pari al 2,8% del totale complessivo Presenza nella struttura di adulto convivente
N. strutture Valori percentuali Si 911 52,1 No 839 47,9 Totale strutture 1.750 100,0
Senza risposta: 52 casi pari al 2.9% del totale complessivo