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Da Istituto Medico Psico-Pedagogico a Servizio di Riabilitazione Funzionale

PARTE TERZA L’ambito socio-sanitario

6. L’assistenza socio-sanitaria ai minori nel territorio bellunese dagli anni Sessanta ad oggi: aspetti storici, istituzionali ed operativi (Barbara

6.1. Una storia presente: dall’Istituto Medico Psico-Pedagogico al Sevizio di Neuropsichiatria Infantile

6.1.4. Da Istituto Medico Psico-Pedagogico a Servizio di Riabilitazione Funzionale

Nella metà circa degli anni ’70, con la presa di coscienza che le caratteristiche dei soggetti che risiedevano in Istituto non provocavano problemi particolarmente seri, ma che questi, invece, affioravano talvolta quando i ragazzi venivano dimessi, s’iniziò a ripensare al significato della vita interna dell’Istituto, nonché all’importanza della natura dei rapporti con l’esterno.

Avvenne una svolta decisiva dell’azione dell’équipe medico-psico-pedagogica nell’interpretazione del proprio ruolo e conseguentemente nel concreto operare, rivelando “tutta una rete di rapporti da coltivare:

dalle famiglie, ai gruppi spontanei, alla scuola, con partecipazione a incontri e dibattiti, oltre che a livello di persone singole anche con quelle investite di pubbliche responsabilità.”557

Con questa nuova apertura e l’entrata in vigore nel 1977 della Legge n. 517,558 sostenute da

un’evoluzione ideologica e culturale della società rispetto le problematiche sull’handicap e le malattie mentali, la politica assistenziale andò gradualmente modificandosi, sviluppando un nuovo modello operativo: se prima, infatti, era privilegiato il momento diagnostico, dopo si cercò di orientarsi anche verso l’intervento sull’ambiente.

In quegli anni, così, si potenziarono tutti quei progetti che favorivano l’integrazione dei bambini nel proprio contesto socio-culturale, avviando un processo di dimissioni, preparato e discusso all’interno ed all’esterno con le famiglie, che ha chiamato in causa in modo particolare la scuola.

Tutto questo processo lento e graduale di de-istituzionalizzazione, fece sorgere l’esigenza di apportare importanti modifiche organizzative a questo Servizio.

Nel 1982 si arrivò alla trasformazione da qualche tempo auspicata dell’Istituto Medico Psico-Pedagogico nel “Servizio di Riabilitazione Funzionale”.

Con delibera n.5 del 5/6/1982 dell’Assemblea Generale, divenuta esecutiva dal 7 luglio del 1982, fu approvato il “Regolamento del Servizio di Riabilitazione Funzionale” che apportò significative migliorie nel campo dell’assistenza socio-sanitaria ai minori portatori di handicap. Il testo del suddetto regolamento evidenziava il salto di qualità della struttura e l’adeguamento alle esigenze della moderna medicina riabilitativa.

Il Servizio di Riabilitazione Funzionale era una struttura operativa con autonomia tecnico funzionale gestita in applicazione della legge nazionale n. 833 del 23/12/1978, regionale n. 78 del 25/10/1978, n. 46 del 8/5/1980 e n. 57 del 30/5/75. Erogava prestazioni in favore di minori, dai zero ai 18 anni d’età, disabili e portatori di handicap motori, psichici e sensoriali. Questo Servizio, diretto da un medico responsabile, coordinato dall’ufficio di Direzione ed utilizzato dai distretti di base, operava in stretta collaborazione con il settore dell’età evolutiva ed il settore sociale.

Il Servizio si articolava nelle seguenti Sezioni operative:

- Sezione di consulenza neuropsichiatria e medico-psico-pedagogica per soggetti fino a 18 anni d’età;

- Sezione di riabilitazione neuro funzionale per soggetti fino a 18 anni d’età: fisiochinesiterapia, logopedia, psicomotricità, psicoterapia;

- Sezione “day hospital” e residenziale esclusivamente nell’ambito dell’U.S.L. n.3 in attesa di progetti-obiettivo specifici, per soggetti medio-gravi e gravi, fino a 14 anni.

In questi anni (1983) venne anche costruita una piscina riservata agli utenti in età evolutiva del servizio, donata al Servizio dall’associazione Rotary di Belluno ed intitolata ad “Attilio Bandiera”.

Nell’approvare il citato regolamento (cfr. nella delibera n. 5 del 5/6/1982), l’Assemblea veniva informata che il Comitato di Gestione aveva predisposto anche la pianta organica del personale per rapportarla alle nuove esigenze del servizio, e che con deliberazione n.528 del 21/4/1982 e n. 1353 del 28/10/1982 mera esecuzione, l’aveva già trasmessa alla Regione per ottenere la preventiva autorizzazione.

L’istruttoria della pratica si protrasse più del previsto e finalmente, con nota protocollare n. 17868/6123 del 30 novembre del 1983, il Coordinatore del Dipartimento della Sanità della Regione comunicò che il provvedimento della Giunta Regionale n. 4887 dell’11/10/1983 era divenuto esecutivo per riscontro di legittimità, e che quindi le operazioni di modifica della pianta organica del servizio potevano avere corso.

Col menzionato provvedimento la Regione, prendendo le mosse dalla pianta organica così come trasferita il 1° ottobre del 1980 dalla Provincia, dopo avere acquisito tutti gli elementi di valutazione e di giudizio e tenendo conto dei posti coperti da personale di ruolo, accolse le proposte formulate dal Comitato di gestione e deliberò in conseguenza.

La pianta organica definitiva, che costatava nel complesso di n. 47 posti, fu la risultante dell’organico originario dell’Istituto Medico Psico-Pedagogico di Cusighe, depurato dei posti non più rispondenti ai compiti del servizio quali ormai erano delineati dal nuovo regolamento e con la previsioni di altri posti relativi a qualifiche più appropriate e con specifica professionalità nel campo dell’assistenza ai minori con handicap.

Al fine di consentire l’effettivo decollo del Servizio di Riabilitazione Funzionale, i cui compiti erano già stati ristrutturati ed adeguati ai principi della riforma sanitaria, l’Assemblea Generale, con delibera n. 22 del

557 Rivista dei servizi psichiatrici della provincia di Padova, Psichiatria generale e dell’età evolutiva, anno XVI – n.1 – 1978. 558 Legge relativa all’inserimento dei minori portatori di handicap nelle classi normali delle scuole dei Comuni di residenza.

29 dicembre del 1983, decise con voti unanimi di approvare definitivamente, in conseguenza delle modificazioni apportate e dell’adeguamento delle qualifiche al D.P.R. del 20 dicembre del 1979 n. 761, la seguente pianta organica: un direttore sanitario di neuropsichiatria, responsabile del servizio; un coadiutore sanitario pedo-psichiatra; un assistente medico di fisiatria; uno psicologo coadiutore; due assistenti sociali collaboratori; un operatore professionale coordinatore (capo sala); un operatore professionale collaboratore (testista); cinque operatori professionali collaboratori (tre fisiochinesiterapisti e due psicomotricisti); tre operatori professionali collaboratori (logopediste); un operatore professionale coordinatore (assistente sanitario); otto assistenti tecnici (assistente educatrice); cinque operatori professionali 2°categoria (infermiere generico); un assistente amministrativo; tre operatori tecnici (autista); un operatore tecnico (operaio specializzato); dodici agenti tecnici (ausiliario/a).

Questo regolamento rimase invariato, a parte alcune modifiche inerenti la pianta organica, fino all’anno in cui venne approvato dal Comitato di Gestione, con delibera n.151 del 7 febbraio 1989, divenuta esecutiva dal 7 aprile dello stesso anno, il “Nuovo regolamento del Servizio di Riabilitazione Funzionale”.

Questo fu un cambiamento dovuto soprattutto all’imminente entrata in funzione della divisione di recupero e rieducazione funzionale del presidio ospedaliero, che poneva il problema del collegamento della stessa con il Servizio di Riabilitazione di Cusighe, per cui fu necessario prevedere il collegamento fra le due strutture in modo che si creasse qualcosa di unitario e funzionale.

L’articolo 1 del suddetto regolamento, diversamente da quello precedente, infatti, recita così: “Il Servizio di Riabilitazione Funzionale ha sede nel capoluogo, in località Cusighe, ed è una struttura operativa tecnico- funzionale che eroga prestazioni intese a migliorare o a ripristinare l’efficienza psico-fisica di soggetti portatori di minorazioni congenite o acquisite, anche al fine di conseguirne l’inserimento sociale.

Esso svolge la sua attività in sede e nei distretti sanitari ed è funzionalmente collegato con il Presidio Ospedaliero, di cui si avvale anche per le varie consulenze specialistiche (ortopedia, neurologia, otorinolaringoiatria, oculistica, ecc.) ed è anche collegato con le strutture sanitarie e sociali sul territorio.”559

Il servizio, ai sensi dell’articolo n.2 del suddetto nuovo Regolamento, era costituito da quattro sezioni: una di neuropsichiatria e di riabilitazione per l’età evolutiva (sino a 18 anni); un day-hospital per minori fino a 14 anni di età portatori di handicap gravi e medio gravi; una ambulatoriale di recupero e rieducazione funzionale per l’età adulta; ed infine una di fisiochinesiterapia per l’età evolutiva.

I locali per le suddette attività erano distinti, e la direzione tecnico-igienico-organizzativa di tutta l’area riabilitativa era affidata al Responsabile del presidio ospedaliero.

Nel dicembre del 1989 fu pubblicato un opuscolo intitolato “Linea guida del servizio di riabilitazione

dell’età evolutiva”. Venne realizzato dall’U.L.S.S. n.3, comprendente i territori del Bellunese, dell’Alpago e

dello Zoldano, ed era rivolto principalmente agli operatori che esplicavano o utilizzavano il servizio, nella sanità, nella scuola, nell’assistenza sociale, per i quali doveva costituire una specie di regolamento. Doveva, inoltre, essere d’utilità alle famiglie ed alle associazioni, che potevano così avere un panorama di quello che si faceva e che doveva essere fatto nel campo della prevenzione e della riabilitazione nell’arco dell’età evolutiva.

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