• Non ci sono risultati.

PARTE TERZA L’ambito socio-sanitario

LA VITA QUOTIDIANA

6.2.5. L’insegnamento scolastico

Per convenzione stipulata tra l’Amministrazione Provinciale ed il Ministero della Pubblica Istruzione,577

presso l’Istituto Medico Psico-Pedagogico di Cusighe fu istituita una scuola speciale statale, intitolata, nel 1974, all’Avv. “Alessandro Da Borso”578, destinata a curare nello sviluppo fisiopsichico i ragazzi minorati

psichici in armonia con le norme sulla istruzione obbligatoria e con quelle sull’assistenza medico-scolastica. Con detta convenzione era fissato l’organico degli insegnanti, suscettibile di modificazioni in base alle effettive necessità della scuola, il calendario scolastico e l’orario obbligatorio di insegnamento.

575 Nel 1973 facevano parte dell’équipe tre assistenti sociali.

576 Dott. E. Azzalini, Rapporto sintetico sull’attività specialistica svolta dal gruppo diretto dal dott. E. Azzalini nella Provincia di Belluno nell’anno scolastico 1972-73, per il dépistage, la diagnosi e l’orientamento medico-psico-pedagogico degli alunni delle scuole elementari, ottobre del 1973.

577 Provveditorato agli Studi di Belluno, Convenzione tra il Ministero della Pubblica istruzione e l’Amministrazione Provinciale di Belluno per il funzionamento di una scuola elementare speciale statale per fanciulli subnormali annessa all’Istituto Medico Psico Pedagogico Provinciale, 30.9.71.

578 Ministero della Pubblica Istruzione, Direzione generale dell’istruzione elementare, Intitolazione Scuola speciale annessa all’Istituto Medico psico-pedagogico di Cusighe, 9.3.74.

Nella stessa era precisato che gli insegnanti dovevano svolgere la loro attività in collaborazione con il direttore didattico e la direzione dell’Istituto, mentre l’Amministrazione Provinciale era impegnata a garantire l’assistenza profilattica medico-terapeutica generale e specialistica degli alunni, a provvedere al necessario personale fornito di specializzazione relativa ai tipi di handicap presenti, nonché a sostenere l’opera degli insegnanti mediante il servizio medico-psico-pedagogico.

Con decreto n.1713 del 19 febbraio 1963 furono istituiti, con decorrenza 1 febbraio 1963, n.8 posti assegnati alla scuola speciale dell’I.M.P.P.

Le insegnanti, inviate dal Provveditorato agli Studi, erano specializzate in ortofrenia. All’inizio, però, siccome a Belluno non vi erano maestre con il tipo di specializzazione richiesta, queste venivano da fuori provincia.

Nei primi anni d’istituzione della Scuola l’orario adottato era il seguente: ore 9.00-11.00 e 15.00-17.00 con vacanza il sabato pomeriggio. Le maestre effettuavano un totale di cinque ore di lezione suddivise fra mattina e pomeriggio.

Dal primo aprile del 1968 l’orario diventò unico579, svolto nel corso della mattinata dalle 8.45 alle 13.00

circa.

I corsi, fino alla terza, erano presentati in due fasi, inferiore e superiore, per permettere di svolgere i programmi scolastici in un maggior periodo e di dare al bambino una migliore possibilità d’assimilazione. Vi era, quindi, la I inferiore e superiore, la II inferiore e superiore, la III inferiore e superiore, una quarta ed una quinta: “In pratica i bambini passavano tre anni nelle classi prime, le quali servivano per imparare a leggere.”580

Approssimativamente dal 1967, periodo in cui iniziarono ad accogliere in Istituto bambini che presentavano maggiori problemi d’apprendimento, fu aggiunta una classe preparatoria alla I, “basata sull’educazione sensoriale e sulle strutturare l’espressione verbale. Si cercava di affinare i vari organi sensoriali”581 tramite l’uso di vari materiali e sostanze.

Ad ogni maestra era assegnata una classe che ospitava normalmente da un minimo di 6 ad un massimo di 12 alunni.

Il materiale didattico era fornito in gran quantità e varietà dal Provveditorato agli Studi, mentre la Provincia forniva quello di consumo come quaderni, colori, cartelloni ed altro materiale per svolgere i vari esercizi sensoriali.

Il metodo utilizzato dalle maestre per insegnare a leggere era quello fono-sillabico, che consisteva nel far apprendere agli alunni prima l’uso delle vocali, dopodiché queste venivano legate alle consonanti (ad esempio: PA-PE-PI-PO-PU seguite da un’illustrazione).

Il fine principale di questo tipo di scuola era l’educazione alla socialità, per questo il programma era articolato in modo da potenziare le capacità fondamentali del ragazzo, soprattutto quelle del vivere sociale. Era importante, quindi, seguire un programma che liberasse il bambino, che lo aiutasse a conoscere se stesso, ad accettarsi e a vivere con gli altri, che lo mettesse in grado di esprimersi nel miglior modo possibile e ad avere una sufficiente padronanza nella scrittura e lettura.

Le materie insegnate erano le stesse delle scuole normali, come l’italiano, l’aritmetica e la geometria. Di storia si svolgeva solo qualche episodio particolare e per quanto riguardava la geografia le maestre si limitavano alla parte che riguardava l’ambiente in cui i ragazzi vivevano ed ai suoi immediati dintorni. Era anche data molta importanza alla psicomotricità, all’educazione fisica e musicale, e ad altre attività espressive e ricreative che soddisfacessero i bisogni degli alunni.

Le maestre, inoltre, cercavano di non trasmettere ai bambini delle nozioni puramente astratte, ma di svilupparle sempre a fini pratici582.

Una volta la settimana veniva fatta la riunione con lo staff medico-psico-pedagogico dell’Istituto, per discutere della situazione complessiva della scuola e dei problemi dei ragazzi.

Il Direttore dell’Istituto, inoltre, teneva saltuariamente delle lezioni alle maestre sui principali problemi di neuropsichiatria infantile. Gli argomenti trattati riguardavano principalmente l’insufficienza mentale, la sindrome epilettica e le caratteropatie dell’età evolutiva.

Il direttore didattico del circolo, cui apparteneva la scuola speciale di Cusighe, svolgeva ogni anno scolastico due ispezioni approfondite, una all’inizio ed una verso la fine, al termine delle quali stendeva dei verbali valutativi della situazione generale di ciascuna classe: “Più o meno fino al 1974 l’organizzazione

579 Ispettorato Scolastico di Belluno, Istituto Medico psicopedagogico di Cusighe: orario, Prot. n.942 del 7.9.70. 580 Intervista dell’autrice all’insegnante M. Del Favero.

581 Ibidem. 582 Ibidem.

della scuola speciale rimane invariata. L’unico cambiamento significativo fu l’inserimento della classe prima preparatoria.”583

L’evoluzione che si verificò, negli anni ’70, circa la tipologia dei soggetti frequentanti l’Istituto di Cusighe, impose una particolare politica assistenziale, una modificazione nei processi di gestione, nonché un diverso impiego del personale dipendente per meglio adattarlo alle mutate esigenze.

Nel 1975 si arrivò, così, attraverso un processo graduale, ad un cambiamento dell’organizzazione scolastica. L’orario della scuola tornò ad essere a tempo pieno, prevedendo la fine delle lezioni il venerdì invece del sabato. In questo modo i bambini che potevano rientravano in famiglia, per passare il fine settimana, un giorno prima.

Nell’anno scolastico 1975/76, nel secondo ciclo (III°, IV°, V°, elementare) le maestre sperimentarono una nuova operatività nell’intento di rendere la loro azione più incisiva. Si suddivisero i bambini, tenendo conto delle loro capacità e delle loro caratteristiche personali, in due gruppi, composti ciascuno da quattro sottogruppi. In ognuno operavano quattro maestre che svolgevano la stessa materia per tutto l’anno scolastico (ad esempio italiano, aritmetica, ecc.). Nel corso della mattina esse si alternavano nelle classi in modo che tutti gli alunni potessero usufruire dei vari momenti d’insegnamento. Si intendeva con questo specializzare maggiormente le insegnanti (non più costrette a trattare varie discipline, con il rischio di trascurarne alcune), ed offrire agli scolari una situazione scolastica nel complesso più maturante: “Si arriva a non parlare più di classi (la 1°, la 2°, la 3°, ecc.), ma di “gruppi di ragazzi” suddivisi secondo i problemi che avevano. Quando c’era l’orario unico, ognuno aveva la sua classe, che era caratterizzata dalla maestra e non dai ragazzi. Poi, con questi cambiamenti, nella classe si alternavano più maestre.”584

Dalla seconda metà degli anni ’70, ci fu un calo progressivo di alunni, particolarmente sensibile nell’anno scolastico 1979-80, dovuto al crescere delle iniziative pedagogico-didattiche realizzate in relazione all’inserimento dei bambini portatori di handicap nella scuole materne e dell’obbligo comuni.

Già nel 1970 erano partiti alcuni tentativi d’integrazione, ma solo successivamente l’operazione assunse consistenza a partire dall’emanazione della circolare ministeriale n.227 del 8 agosto del 1975 e la legge n.517 del 1977. Quest’ultima prevedeva alcuni necessari sostegni a tali inserimenti, quali ad esempio l’istituzione di un maggior numero di corsi di specializzazione per docenti, l’assegnazione degli insegnanti di sostegno e la diminuzione del numero degli alunni nelle classi che accoglievano il fanciullo con handicap.

Furono numerose le situazioni in cui l’inserimento si realizzò positivamente, non solo dal punto di vista generale di una integrazione socializzante, ma anche da quello specifico pedagogico e didattico della scuola.

A settembre del 1981 gli alunni iscritti e presenti erano in numero di 14 (10 maschi e 4 femmine); oltre a questi vi erano 5 bambini, già iscritti alla scuola speciale nell’anno scolastico precedente, per i quali la conferma di iscrizione era legata alla possibilità o meno di inserimento nelle scuole comuni delle località di residenza. Del primo gruppo 8 alunni, dagli 11 ai 14 anni circa, si potevano considerare gravi, quasi tutti con un quadro clinico caratterizzato da cerebropatie accompagnate da sensibile insufficienza mentale, da deficit motori e almeno 6 con gravissime difficoltà di linguaggio.585

Considerata la notevole riduzione di alunni iscritti e la presenza prevalente di questi bambini affetti da handicap molto gravi, con i quali era stata sperimentata l’oggettiva impossibilità d’interventi didattici affidati alla struttura scolastica e l’opportunità, invece, di un’azione di natura prevalentemente educativo- assistenziale, il direttore dell’Istituto Medico Psico-Pedagogico ritenne, alla luce della situazione, di considerare conclusa la necessità di una scuola speciale. Fu proposto, inoltre, che le maestre ancora in organico fossero più utilmente utilizzate come insegnanti di sostegno nelle scuole elementari comuni, proprio per favorire l’inserimento nelle stesse degli alunni scolarizzabili, mentre gli alunni più gravi sarebbero stati affidati ad una struttura interna adeguata ai loro bisogni.

La scuola elementare speciale annessa all’Istituto di Cusighe fu in seguito soppressa, in via provvisoria dal 17 giugno del 1981 ed in via definitiva dal 10 giugno del 1982.586

Per tutti i bambini con handicap inseriti nelle scuole comuni, continuò e fu intensificata l’azione d’intervento diagnostico e riabilitativo attuata dall’Istituto Medico Psico-Pedagogico.

Outline

Documenti correlati