PARTE TERZA L’ambito socio-sanitario
6. L’assistenza socio-sanitaria ai minori nel territorio bellunese dagli anni Sessanta ad oggi: aspetti storici, istituzionali ed operativi (Barbara
6.1. Una storia presente: dall’Istituto Medico Psico-Pedagogico al Sevizio di Neuropsichiatria Infantile
6.1.5. Il Servizio di Neuropsichiatria Infantile
Al Servizio di Riabilitazione Funzionale dell’Età Evolutiva si aggiunsero nel tempo nuove competenze che, se erano giustificate quando mancavano altre strutture sociali o di riferimento, agli inizi degli anni ’90 non potevano più coesistere in un unico servizio. Verso la fine del 1992 si fece sempre più forte, quindi, la necessità di un nuovo cambiamento atto a dare al Servizio una propria e più chiara identità, che portasse ad interventi più specifici e qualificanti.560
Con lettera datata 21 novembre 1992, il responsabile del settore materno infantile dell’U.L.S.S. n.3, cui era demandato l’incarico di sovrintendere il Servizio e coordinare le due sezioni operative di neuropsichiatria infantile e di riabilitazione (articolo 5 del nuovo Regolamento), chiese formalmente che, con l’inizio del 1993, la definizione di Servizio di Riabilitazione Funzionale dell’Età Evolutiva venisse definitivamente e ufficialmente sostituita con quella di Neuropsichiatria Infantile, sulla base di quattro motivazioni. Per prima cosa, la definizione di Riabilitazione dell’Età Evolutiva era poco specifica e soprattutto non corrispondente al settore principale di attività, che era quello neuropsichiatrico-psicologico; in secondo luogo, la presenza di una doppia definizione sia a livello di U.L.S.S. sia a livello regionale, continuava a creare confusione agli
559 U.L.S.S. n.3 di Belluno, delibera del Comitato di Gestione n.151 del 7.2.89., Nuovo Regolamento del Servizio di Riabilitazione Funzionale.
utenti, all’interno dell’amministrazione, nei confronti di altre strutture e agli operatori stessi; terzo, il termine “Neuropsichiatria Infantile” avrebbe qualificato maggiormente un servizio che stava tentando di migliorare la propria immagine, cercando di chiudere anche nel nome con un passato almeno confuso, come richiesto anche dagli operatori del servizio; infine, con questa definizione e tipo di attività, si auspicava di creare un servizio che adeguatamente potenziato ed indirizzato sarebbe diventato un qualificante punto di riferimento a livello provinciale.
Il 29 dicembre del 1992, con delibera n.2484, l’Amministratore Straordinario dell’U.L.S.S. n.3 di Belluno, rilevate le motivazioni del Responsabile del Settore Materno-Infantile e sentito il parere favorevole del Coordinatore Amministrativo e del Coordinatore Sanitario (anche nella sua qualità di Direttore Sanitario Responsabile del Presidio Ospedaliero), deliberò di attivare, a decorrere dal 1° gennaio del 1993, il “Sevizio
di Neuropsichiatria Infantile”, come previsto dal Piano regionale socio sanitario 1989/1991, approvato con
L.R. 20 luglio 1989 n.21.
La nuova e più adeguata definizione di Neuropsichiatria Infantile, andò, in questo modo, a sostituire quella di Servizio di riabilitazione Funzionale dell’Età evolutiva, ma tutto quello che concerneva le competenze, l’utenza cui si rivolgeva, le modalità d’intervento ed i rapporti con le altre strutture, rimasero esattamente le stesse svolte fino a quel momento dal Servizio: ambito psicologico e neuropsichiatrico rivolto all’età evolutiva; attività di terapia e di riabilitazione fisiochinesiterapica e logopedia; stimolo delle capacità psicomotorie; attività di Day Hospital per portatori di handicap; attività d’intervento a livello scolastico riguardo all’handicap; attività di prevenzione.
Dando formale attivazione a questo Servizio ospedaliero funzionalmente autonomo, decise di assegnare allo stesso il personale che già operava presso il Servizio di rieducazione funzionale dell’età evolutiva e, nelle more del perfezionamento dell’assetto della pianta organica, precisò che lo stesso restava affidato, sotto l’aspetto organizzativo e disciplinare, al Responsabile del settore Materno Infantile.
Con delibera dell’Assemblea Intercomunale n.6 del 9/3/1991, con la quale, in conformità al parere vincolante espresso dalla Regione Veneto, venne adottata la pianta organica dell’U.L.S.S. che prevedeva i seguenti posti, in totale 34, per il Servizio di Neuropsichiatria Infantile: un primario ospedaliero (Neuropsichiatria infantile); due aiuto corresponsabile ospedaliero (Neuropsichiatria infantile); uno psicologo coadiutore (eq. L.207/1985); due psicologi collaboratori; due operatori professionali 1° categoria collaboratori (Infermiere professionale); un operatore professionale 1° categoria collaboratore (Assistente Sociale Visitatrice); quattro operatori prof.li 2° categoria (Infermiere generico); un operatore prof.le 1° categoria coordinatore (Terapista della riabilitazione); un operatore prof.le 1° categoria coordinatore (Educatore professionale); due operatori prof.li 1° categoria collaboratori (Logopedista); quattro operatori prof.li 1° categoria collaboratori (Terapista della riabilitazione); cinque operatori prof.li 1° categoria collaboratori (Educatore professionale); un operatore tecnico (Automezzi); cinque ausiliari socio sanitari specializzati; un coadiutore amministrativo.
Altro cambiamento significativo avvenne nel 1993 quando, in seguito ad indicazioni regionali in termini d’assistenza all’handicap, a reiterare richieste da parte delle UU.LL.SS. della Provincia e a colloqui e confronti avvenuti con i Responsabili del Settore Materno Infantile, emerse l’esigenza d’offrire un servizio diurno unificato rivolto agli handicappati di quest’U.L.S.S.
Fino a quel momento, infatti, al Servizio di Neuropsichiatria Infantile, struttura sanitaria, era affidata la gestione del day hospital per portatori di handicap dell’età evolutiva, mentre al Settore Sociale era affidata la gestione del Centro diurno per persone con handicap grave e gravissimo dell’età adulta.
Considerato che la creazione di un centro diurno unico avrebbe permesso di utilizzare al meglio le risorse esistenti e garantire un migliore servizio agli utenti ad alle famiglie, con effettivi vantaggi per l’U.L.S.S., sia economici sia gestionali, e sentito il parere favorevole del Coordinatore Amministrativo e del Coordinatore Sanitario, l’Amministratore Straordinario dell’U.L.S.S. n.3 di Belluno deliberò, con atto n.3175 del 21 maggio del 1993, di creare un unico “Centro diurno unificato per portatori di handicap” con sede a Cusighe, presso l’attuale Day Hospital del Servizio di Neuropsichiatria Infantile. Vennero in questo modo unificati, a decorrere dal 1° luglio 1993, il day hospital per handicappati dell’età evolutiva ed il Centro diurno per handicappati gravi e gravissimi dell’età adulta.
Avendo rilevato che il campo d’intervento era, per ambedue le suddette attività, di natura prevalentemente assistenziale, venne affidato al Settore Sociale la gestione del suddetto Centro. Per le diverse esigenze degli assistiti ed ai fini di evitare dannosi conglobamenti, venne mantenuta la suddivisione dei due gruppi: dell’età evolutiva (dai 3 ai 16 anni) e dell’età adulta (dai 16 ai 35 anni).
Il Servizio di Neuropsichiatria Infantile avrebbe assicurato tutte le prestazioni di competenza, come la valutazione e le terapie psicomotorie, fisiochinesiterapiche, logopediche, di sostegno alla famiglia,
psicologico, ed altri. L’assistenza non sanitaria venne assicurata dal personale del Settore Sociale, mentre quella sanitaria dal personale infermieristico del Servizio di neuropsichiatria infantile, dove restò formalmente assegnato.
Vista la legge n.104 del 5 maggio 1992 (legge quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale, i diritti delle persone handicappate, in particolare gli art. n. 12 e 13 di detta legge che, tra l’altro, stabilivano le competenze delle unità sanitarie locali in materia d’integrazione scolastica della persona handicappata), e visto il D.P.R. del 24 febbraio 1994 (atto d’indirizzo e coordinamento relativo ai compiti delle unità sanitarie locali, in materia d’alunni portatori di handicap), il commissario straordinario dell’U.L.S.S. n.3, con delibera n. 307 del 6 ottobre 1994, stabilì che anche gli psicologi dovevano partecipare all’individuazione dell’alunno come persona handicappata e all’unità multidisciplinare. Decise inoltre che detti psicologi fossero chiamati a comporre, con i terapisti della riabilitazione e gli operatori sociali, le unità multidisciplinari, coordinate dal neuropsichiatria infantile, alle quali competeva la stesura della diagnosi funzionale e del profilo dinamico funzionale dell’alunno in situazione di handicap.