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PARTE SECONDA L’ambito dell’educazione professionale

I STITUTO EDUCATIVO ASSISTENZIALE

4.5. I minori e le strutture oggi: alcuni dati quantitat

4.5.1. I dati a livello nazionale

I dati a cui mi riferirò sono il frutto dell’indagine realizzata nel periodo 1 gennaio-30 giugno 1998 dal Centro Nazionale di documentazione e analisi dell’infanzia e adolescenza383, promossa dal Dipartimento per gli Affari Sociali della Presidenza del Consiglio dei Ministri (in applicazione della L.285/1997), sui bambini affidati a strutture di accoglienza residenziali a carattere educativo-assistenziale.

I bambini accolti in queste ultime strutture al 30.06.1998 risultano essere 14.945, su una popolazione di minori di anni 18, residenti in Italia al primo gennaio.1998, pari a 10.272.093.

Tabella 1. Chi ha deciso l’inserimento dei bambini presenti nelle strutture residenziali educativo- assistenziali al 30.06.1998 (risposte multiple)

Decisioni % sul totale dei presenti

La famiglia (entrambi i genitori) 2.505 16,8

Solo un genitore 1.865 12,5

I servizi sociali territoriali 11.233 75,2

Il tribunale per i minorenni 6.470 43,3

Altro 549 3,7

Totale 14.936 -

*Sono 9 le schede individuali senza la risposta a questa domanda, pari allo 0,1% del totale

381 ASSOCIAZIONE MARANATHA’, Regione Veneto: si torna agli istituti. Li chiameremo “casa famiglia” o comunità famiglia,

in “Il Bacchiglione”, anno XXII, n. 2, febbraio 1999, p. 4.

382Ibidem.

383 CENTRO NAZIONALE DI DOCUMENTAZIONE ED ANALISI DELL’INFANZIA E DELL’ADOLESCENZA, I bambini e gli adolescenti fuori dalla famiglia- indagine sulle strutture residenziali educativo assistenziali in Italia, 1998, in “Pianeta infanzia”,

Per quanto riguarda i dati che emergono dalle risposte alla domanda su chi ha deciso l’inserimento del

minore, espressi nella tabella n.1, va precisato che solitamente non è soltanto un soggetto che interviene, ma

in media sono due, variamente combinati a seconda della singolarità dei casi; un ruolo centrale nella decisione sull’allontanamento del minore, è svolto dal Servizio sociale territoriale (in 3 decisioni su 4), mentre il Tribunale per i minorenni interviene in poco più del 40%. Credo sia utile sottolineare il dato abbastanza basso che interessa le famiglie (poco meno del 30%), il quale si presta a più interpretazioni: da un lato indicherebbe che le famiglie più deboli si rendono conto della propria difficoltà a decidere per l’allontanamento, mentre dall’altro testimonierebbe che in molte situazioni familiari manca la consapevolezza della propria inadeguatezza ed incapacità.

Tabella 2. Luogo dove vivevano i bambini presenti nelle strutture residenziali educativo-assistenziali al 30.06.1998 prima dell’inserimento Valori assoluti % Famiglia di origine 11.094 74,8 Parenti 583 3,9 Famiglia adottiva 82 0,6 Famiglia affidataria 452 3,0 Comunità familiare 120 0,8 Comunità accoglienza 617 4,2

Istituto per bambini 1.329 9,0

Altro 551 3,7

Totale 14.843 100,0%

*Sono 102 le schede individuali senza la risposta a questa domanda, pari allo 0,4 del totale

Dalla seconda tabella si vede come la famiglia sia il luogo prevalente da cui provengono i minori prima dell’allontanamento, ma anche che quasi il 14% di loro viveva in altre strutture, come comunità familiari, di accoglienza o istituti. Ciò indica il fatto che i bambini vengono “trasferiti” da una struttura all’altra provocando effetti negativi sul loro sviluppo, che come vedremo hanno bisogno di figure stabili cui riferirsi.

Infine il 3% proviene da famiglie affidatarie che, evidentemente non sono riuscite ad integrare il minore nel proprio ambiente.

Tabella 3. Motivi dell’inserimento dei bambini presenti nelle strutture residenziali educativo- assistenziali al 30.06.98 (risposte multiple)

Motivi Valori assoluti %

Problemi economici della

famiglia d’origine 6.410 43,6

Problemi relazionali con fam. origine

4.747 32,2

Problemi abitativi della fam. origine

3.472 23,6

Problemi lavorativi di uno o dei due genitori

2.853 19,4

Maltrattamento ed incuria del bambino

2.593 17,6

Problemi sanitari di uno o dei genitori

2.531 17,2

Problemi scolastici del bambino 2.168 14,7

Problemi comportamentali del

bambino 1.916 13,0

Problemi giudiziari di uno o dei genitori

1.431 9,7

Decesso di uno o dei genitori 728 4,9

Problemi sanitari del bambino 648 4,4

Inadeguatezza genitoriale 496 3,4

Abbandono 385 2,6

Affidamento familiare fallito 176 1,2

Separazione genitori 146 1,0

Inadeguatezza ambiente socio-

familiare 134 0,9

Conflittualità genitoriale 126 0,9

Altro 1.306 8,9

(N) (14.717) -

*Sono 228 le schede individuali senza la risposta a questa domanda, pari all’1,5% del totale.

Le cause che conducono alla decisione di separazione del minore dalla propria famiglia sono molteplici, come si può ben vedere nella tabella soprastante, anche se vi è una preminenza dei problemi della famiglia rispetto a difficoltà specifiche dei bambini. Entrando nel dettaglio si evidenzia come il 44% circa dei motivi di accoglienza dei bambini in strutture residenziali, è rappresentato dai problemi economici delle famiglia di origine, accanto a problemi abitativi e lavorativi di uno dei genitori. Questi dati mostrano come il distacco del minore dal proprio nucleo famigliare, sia legato soltanto in parte alla incapacità educativo-assistenziali dello stesso. Tale constatazione richiama con forza, da una parte la necessità di intervenire positivamente nel sostegno alla famiglia d’origine per permettere, dove possibile, il rapido rientro dei figli e dall’altra, la prospettiva che le strutture di accoglienza residenziale rappresentino sempre più dei servizi integrativi e non sostitutivi della famiglia stessa.

Altri aspetti che determinano l’inserimento del minore nelle suddette strutture sono riferibili alle problematiche del bambino stesso, quali quelle sanitari, scolastiche e comportamentali.

Tabella 4. Soggetti partecipanti per verifica e collaborazione al progetto educativo dei bambini presenti nelle strutture residenziali educativo-assistenziali al 30.06.98 (risposte multiple)

Partecipanti %

Comune residenza bambino 6.836 45,8

AUSL residenza bambino 2.989 20,0

Uno o entrambi i genitori 2.203 14,7

Bambino 1.621 10,9

Comune della struttura 1.355 9,1

AUSL della struttura 1.270 8,5

Servizi minorili Giustizia 688 4,6

Giudice tutelare 622 4,2

Altro 2.089 14,0

Nessuno 2.493 16,7

(N) (14.945)

La tabella n. 4 ci permette di conoscere chi siano i soggetti che partecipano al progetto educativo, tappa fondamentale per il buon esito dell’affidamento ad una struttura. Si scopre dalla lettura dei dati che generalmente al progetto individuale collabora un solo soggetto, prevalentemente il Servizio Pubblico, di norma il comune di residenza del minore, risultando scarso purtroppo il coinvolgimento dei genitori, forse perché in molti casi vi è un provvedimento di limitazione della potestà genitoriale.

Infine credo sia importante rivolgere l’attenzione al “dopo-struttura”, per vedere quelli che possono essere gli esiti del lavoro svolto. Le due tabelle che seguono, riguardanti il luogo di destinazione dopo la dimissione del minore e il periodo di permanenza nella struttura, ci permettono di comprendere se l’azione delle comunità residenziali abbia raggiunto o meno gli obiettivi fissati dalla legge.

Tabella 5. Bambini dimessi dalle strutture residenziali nel periodo 1.1-30.06.98 distinti per luogo in cui sono andati dopo la dimissione

Valori assoluti Valori %

Rientrato in famiglia 2.210 52,0

Affidato nucleo familiare 474 11,1

Altra struttura 571 13,4

Altra situazione 430 10,1

Dato non conosciuto 401 9,4

Adottato 99 2,3

Progetto vita autonoma 67 1,6

Totale 4.252 100,0

*Sono 56 le schede individuali senza la risposta a questa domanda, pari all’1,3% del totale.

L’indagine ci rivela come poco più della metà dei minori rientrino in famiglia (esito che in realtà

sarebbe auspicabile da un tale intervento), mentre il 13,4% dei soggetti (cioè la seconda modalità di

dimissione) viene trasferito ad altra struttura, dato che conferma il “pellegrinaggio” dei minori in cerca di sicurezza e stabilità. Il dato “Altra situazione” è legato alla fuga dalla struttura residenziale, ciò deriva probabilmente da una quota significativa di minori “grandi”, stranieri, eventualmente con qualche problema giudiziario. Infine un segnale positivo proviene dall’esiguo ma importante numero di progetti di vita autonoma, che hanno riguardato alcuni ragazzi dimessi nel periodo considerato, per i quali si auspica un significativo accompagnamento verso la vita adulta.

Tabella 6. Periodo di permanenza dei minori presenti nelle strutture residenziali educativo- assistenziali al 30.06.98

Valori assoluti Valori %

Fino a tre mesi 1.477 9,9

3 mesi-1 anni 4.408 29,6 1-2 anni 3.166 21,3 2-3 anni 2.051 13,8 3-5 anni 2.048 13,8 Oltre 5 anni 1.730 11,6 Totale 14.880 100,0

*Sono 65 le schede individuali senza la risposta a questa domanda, paro allo 0,4% del totale.

Altra variabile da considerare è il tempo di permanenza dei minori nelle strutture residenziali, in quanto la temporaneità dell’accoglienza dovrebbe caratterizzare tutto il sistema di intervento, mentre il rischio della permanenza fino ai 18 anni appare fin troppo frequente. In realtà è auspicabile che un progetto individuale corretto preveda anche un esito temporale definito. Dai dati invece si vede come meno del 40% dei minori rimanga nelle struttura poco meno di un anno, il 34% tra gli uno e i tre anni mentre poco più del 25% vive in istituto o comunità da almeno tre anni. Spesso tale situazione deriva non tanto da problemi burocratici, ma dalla effettiva difficoltà ad individuare una soluzione diversa rispetto all’accoglienza residenziale, come il reinserimento nella famiglia d’origine, l’affido familiare o l’adozione.

L’indagine svolta dal Centro di Documentazione Nazionale per l’Infanzia e l’Adolescenza deriva dalla sommatoria e dalla media delle situazioni regionali e delle Province autonome, consentendo di individuare tendenze e nodi problematici e a definire eventuali orientamenti di politica sociale nazionale. Ciò non toglie però che esistano delle particolarità regionali, in particolare nel prossimo paragrafo verranno analizzati i dati della Regione Veneto.

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