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I Centros De Estancia Temporal para Inmigrantes di Ceuta e Melilla (CETI)

4.4 La prima accoglienza alla frontiera

4.4.1 I Centros De Estancia Temporal para Inmigrantes di Ceuta e Melilla (CETI)

I Centri di Permanenza Temporanea per Immigrati sono tra i primi centri di accoglienza ad essere trattati nel presente lavoro in quanto costituiscono una delle prime soluzioni di alloggio per quanti entrino in maniera irregolare in Spagna: nello specifico, si tratta di strutture nate come dispositivi per la prima accoglienza per quanti entrino in territorio spagnolo attraversando la frontiera terrestre con il Marocco, o circumnavigandola via mare, sprovvisti di documentazione (Ministerio de Trabajo, Migraciones y Seguridad Social, 2018a).

È necessario sottolineare che, almeno in origine, non si trattava di strutture create ad hoc per richiedenti asilo, bensì di centri nei quali fossero inseriti i migranti entrati in modo irregolare attraversando le suddette frontiere: tuttavia, dal 2015 si è determinato un cambio repentino

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nella composizione dei flussi migratori per Ceuta e Melilla, per cui si è incrementato esponenzialmente il numero di richiedenti asilo (soprattutto cittadini provenienti dalla Siria) che in tale anno arrivarono a costituire il 60/70% dei residenti nei CETI; questo li ha convertiti, dunque, in strutture prevalentemente orientate ad alloggiare potenziali richiedenti asilo (Defensor del Pueblo, 2016).

Sulla base di quanto scritto finora, le finalità di questi centri sono costituite, sostanzialmente, dall’identificazione dei migranti, dalla realizzazione di un primo controllo medico e dalla fornitura di una serie di servizi alla persona di base, che di seguito saranno illustrati. La prassi generalmente adottata dalle amministrazioni locali prevede che, in seguito alla regolarizzazione dello status di ogni persona, questa venga trasferita nel territorio peninsulare: nel caso specifico in cui l’individuo presentasse domanda d’asilo e questa fosse considerata ammissibile, egli regolarizzerebbe il proprio status in quanto richiedente asilo e verrebbe poi inserito nel sistema statale di accoglienza; in ogni caso, durante il disbrigo della procedura, le persone sono obbligate alla permanenza nel centro, dal quale possono uscire e poi rientrare, ma non hanno libertà di movimento nel resto del territorio spagnolo, anche in considerazione della geografia di tali zone (AIDA, 2018b: 34). Esistono, infatti, solo due CETI e si trovano a Ceuta e a Melilla, entrambe Città con statuto di autonomia nel continente africano, non limitrofe tra di loro ma confinanti con il Marocco e il Mar Mediterraneo.

Nello specifico, il CETI di Ceuta è entrato in funzionamento nell’anno 2000 ed attualmente ha a disposizione 512 posti; nonostante ciò, è periodicamente risultato sovraffollato: solo nell’ultimo anno, nello specifico ad inizio 2018, si trovavano al suo interno circa 550 individui, originari perlopiù dall’Africa subsahariana e dall’Algeria (EFE - Ceuta, 2019). In seguito, il numero di individui alloggiati nel centro è esploso, arrivando ad ammontare a circa un migliaio di individui durante l’estate del 2018, in conseguenza del verificarsi di un tentativo di massa di superamento della valla di Ceuta, conclusosi con l’ingresso in Spagna di circa seicento individui: il carattere repentino e massificato dell’evento obbligò i responsabili del CETI alla creazione di ulteriori posti alloggio mediante l’installazione di tende nei dintorni del centro; dopo l’estate, tuttavia, il numero di individui nel centro è drasticamente diminuito in conseguenza dei trasferimenti degli stessi in territori peninsulare (EFE - Ceuta, 2019).

Il CETI di Melilla, invece, ha preso avvio nel 1999 e può arrivare a contenere circa settecento persone (AIDA, 2018b). Anche in questa struttura si sono verificati casi gravi sovraffollamento, ad esempio nel 2015, quando l’elevato numero di residenti nel CETI obbligò le autorità a trasferirne la maggior parte nella penisola, soprattutto nella città di Málaga, dalla quale vennero

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poi smistati in varie strutture ed alloggi sparsi per tutta la Spagna (Defensor del Pueblo, 2016); un altro grave caso di sovraffollamento si determinò a fine 2017, quando furono registrate oltre mille presenze (AIDA, 2018b).

La questione del sovraffollamento costituisce una problematica comune ad entrambi i CETI e si è ripresentata più volte nel tempo in quanto dipende dall’afflusso più o meno improvviso di elevati numeri di persone: ne consegue che spesso è di ostacolo al regolare svolgimento della procedura di identificazione e, eventualmente, di presentazione della domanda d’asilo; inoltre, può spesso rendere difficoltosa l’erogazione dei servizi previsti in tali strutture, che a breve verranno illustrati.

La differenza tra i due centri riguarda meramente la capacità massima di individui dato che, in quanto all’offerta di servizi alla persona, in linea di principio i CETI devono attuare le stesse linee guida. Infatti, come si può leggere all’interno della guida messa a disposizione dall’ex Ministerio

de Empleo y Seguridad Social (2017), i servizi erogati durante la permanenza nei CETI

comprendono, in primo luogo, la fornitura di vitto e alloggio per tutta la durata della permanenza, così come l’assistenza medica e psicologica fino al momento in cui gli interessati non possano accedere al servizio sanitario nazionale. Tra le varie tipologie di servizi in materia sanitaria rientrano:

- servizi specifici di mediazione per la risoluzione di conflitti; - cure sanitarie particolari a donne incinte e neonati;

- attività di informazione e sensibilizzazione in tema di prevenzione della salute; - trattamenti terapeutici, se necessari, anche presso enti professionali esterni al CETI. In secondo luogo, si prevede un servizio di assistenza sociale generale che annovera:

- un’analisi dettagliata della situazione di ogni individuo mediante un colloquio personale, finalizzata alla determinazione del miglior itinerario amministrativo per il suo inserimento nella società (sia esso la presentazione di una richiesta d’asilo o altro) e ad individuare particolari vulnerabilità che possano necessitare di cure e attenzioni particolari, nonché di percorsi specifici di integrazione (minori non accompagnati, vittime o potenziali vittime di tratta…);

- attività di informazione ed orientamento riguardanti sia le regole specifiche del centro, sia le caratteristiche della società di accoglienza, così da fornire conoscenze riguardo l’organizzazione statale e della società d’accoglienza e facilitare l’autonomia;

- la fornitura di un servizio di traduzione e interpretariato ogni qualvolta sia necessario e compatibilmente con le risorse del centro;

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- elaborazione di attività di promozione della convivenza interculturale e del rispetto, così da promuovere le relazioni fra i membri del gruppo e fomentare la buona convivenza non solo all’interno del centro, ma anche ai fini del pieno inserimento nella società di accoglienza in futuro.

Oltre a quanto scritto finora, nei CETI è prevista l’offerta di un servizio di assistenza legale nella gestione delle pratiche burocratiche relative alla regolarizzazione del proprio status in territorio spagnolo e di informazione in tema di normativa degli stranieri e del diritto d’asilo. In particolare, coloro che manifestino la volontà di presentare richiesta d’asilo, o coloro la cui richiesta sia stata considerata inammissibile o denegata, saranno selezionati e seguiti in maniera particolare durante l’iter burocratico per la formalizzazione della domanda o per la gestione del ricorso (Ministerio de Empleo y Seguridad Social, 2017: 28 - 31).

Infine, è ovviamente prevista l’organizzazione di una serie di attività per la gestione del tempo libero, tra le quali rientrano corsi di lingua spagnola ed eventualmente di alfabetizzazione basica, lo sviluppo di attività di formazione in ambito informatico o ambientale, attività sportive... Tutti questi settori di attività sono monitorati dal personale, per il quale sono previste specifiche sessioni di formazione in ambito sociale e giuridico, mediante anche la elaborazione di rapporti destinati ad altri enti pubblici coinvolti nel processo di accoglienza.

Entrambi i CETI presentano, dunque, la stessa tipologia di servizi offerti: allo stesso modo, si può dire che le problematiche emerse in anni di funzionamento siano basicamente le stesse, e si concretizzano soprattutto nell’elevato superamento della capienza massima di persone accolte e nell’estrema lunghezza della procedura di regolarizzazione dello status, che costituisce un fattore collegato alla prima problematica, come si è già evidenziato al principio di questo paragrafo. A queste va sommata la questione dei respingimenti a caldo, già trattata nel presente capitolo, e tutte le difficoltà che derivano da situazioni di sovraffollamento e stallo delle procedure di identificazione, in primis la mancanza di celerità nell’individuazione di situazioni di vulnerabilità e il non rispetto delle tempistiche previste circa il regolare svolgimento della procedura di formalizzazione della domanda d’asilo (CEAR, 2018).

Queste problematiche e, più in generale, le condizioni di accoglienza di entrambe le strutture hanno attirato critiche da parte di varie organizzazioni ed istituzioni internazionali e nazionali che si occupano della questione migratoria e accoglienza: infatti, tra il 2016 e il 2017 varie ONG e organizzazioni internazionali, tra cui Amnesty International, UNICEF e il Defensor del Pueblo79

79 Si tratta di un Alto Commissario, eletto dal Congresso dei Deputati e dal Senato con mandato

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spagnolo hanno pubblicato relazioni e documenti informativi in cui si denunciavano alcune carenze strutturali dei CETI, con particolare riferimento alle condizioni di accoglienza per le unità familiari e i minori, accompagnati e non (AIDA, 2018b: 56). Inoltre, all’interno della sua relazione annuale, il Defensor del Pueblo (2016) ha denunciato il fatto che, nonostante i CETI forniscano basicamente gli stessi servizi dei CAR, è più difficile che una persona ivi alloggiata possa iniziare un efficace processo di integrazione, ad esempio cercando un lavoro (anche per la particolare posizione geografica delle città di Ceuta e Melilla); infine, talvolta avviene che i nuclei familiari non abbiano a disposizione spazi adeguati, il che si rende più grave nel caso in cui vi siano figli minori di età: a tal proposito, il Defensor del Pueblo sostiene che “la situazione di questi centri non permette che possano essere considerati come risorse adeguate ad alloggiare e gestire i richiedenti asilo. È stata richiamata l’attenzione sulla mancanza di assistenza specializzata nei confronti del collettivo di richiedenti asilo e, in particolare, a persone che presentano una specifica vulnerabilità”80 (traduzione della scrivente, Defensor del Pueblo, 2016: 91).

Oltre alle condizioni di accoglienza, in entrambi i CETI è stata denunciata la mancanza di trasparenza riguardo i criteri di trasferimento dei richiedenti asilo alla penisola: come già anticipato, la prassi delle autorità locali consisterebbe nell’effettuare il trasferimento dai CETI al territorio spagnolo continentale solo dopo una decisione positiva circa l’ammissibilità della domanda d’asilo presentata, che di fatto regolarizza la posizione dell’interessato. Nonostante questo, vi sono stati casi in cui non si è realizzato il trasferimento di persone la cui domanda d’asilo era già stata considerata ammissibile, di fatto impedendo loro la libera circolazione in tutto il territorio nazionale:

Questa limitazione è stata dichiarata illegale dalle Corti spagnole, che hanno affermato il diritto di libertà di movimento di tutti i richiedenti asilo in territorio spagnolo in più di 15 occasioni fin dal 2010. L’ultima decisione è stata presa dall’Alta Corte di Madrid, il 29 settembre del 2017, riguardo il caso di un richiedente asilo marocchino che era stato tenuto nel CETI di Ceuta per due anni. L’Alta Corte ha affermato che, una volta che i richiedenti asilo superano la fase dell’ammissibilità, devono essere considerati come provvisti di documentazione, e per questo motivo la loro libertà di movimento non

in modo indipendente e qualsiasi cittadino gli si può rivolgere; inoltre, provvede alla pubblicazione annuale di relazioni riguardanti situazioni di particolare gravità e/o urgenza (Defensor del Pueblo, 2019).

80 Testo originale: “la situación de estos centros no permite que puedan ser considerados como recurso

adecuado para alojar y atender a los solicitantes de asilo. Se ha llamado la atención sobre la falta de asistencia especializada al colectivo de solicitantes de asilo y, particularmente, a personas que presentan una especial vulnerabilidad”.

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deve essere soggetta a restrizioni. Fino ad ora, tuttavia, non sono state adottate misure in merito a questo tema81 (traduzione della scrivente, AIDA, 2018b: 53).

Sempre in merito alla questione dei criteri con cui vengono autorizzati tali trasferimenti, a Ceuta è sembrato verificarsi un certo grado di discriminazione basata sulla nazionalità, nel senso che molti cittadini originari di Stati sub-sahariani che non hanno fatto richiesta d’asilo vengono trasferiti, mentre cittadini di Paesi asiatici sono costretti alla permanenza nel CETI ben oltre le tempistiche previste (AIDA, 2018b: 53-54). Nonostante questo, il report dell’Asylum Information

Database appena citato afferma anche che, durante l’ultimo anno, i trasferimenti verso la

penisola si sono velocizzati, soprattutto nel tentativo di risolvere o, quantomeno, di ridurre il problema del sovraffollamento verificatosi in particolar modo nel CETI di Ceuta.

Un ulteriore dato da segnalare riguarda la situazione dei minori nel CETI di Melilla. Una volta appurata la minore età del migrante, di norma le autorità provvedono al suo trasferimento in una struttura apposita per minori (sempre localizzata a Melilla), nel caso in cui non siano accompagnati; in caso contrario, vengono realizzate le prove del DNA per appurare il legame familiare e successivamente si tenta di mantenere unito il nucleo familiare all’interno del CETI (AIDA, 2018b). In entrambi i casi, il personale del CETI di Melilla, insieme con volontari e figure professionali di Save the Children e Accem82, è riuscito, negli ultimi anni, a elaborare e a

mantenere attive nel tempo una serie di iniziative per permettere ai minori del centro di iniziare o di portare avanti il proprio processo di scolarizzazione, con attività previste principalmente per ragazzi dai quindici ai diciotto anni (Defensor del Pueblo, 2016).

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