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La rotta migratoria del Mediterraneo occidentale

4.2 Le frontiere spagnole: rotte migratorie e destinazioni

4.2.1 La rotta migratoria del Mediterraneo occidentale

La Spagna costituisce attualmente la principale meta europea della rotta del Mediterraneo occidentale, le cui destinazioni sono prevalentemente la costa meridionale, la frontiera terrestre con il Marocco (dato che questo Stato confina con le Città Autonome spagnole di Ceuta e Melilla) e le isole Canarie, nonostante queste siano interessate da flussi migratori di minore entità46. Si

tratta di arrivi effettuati sia via mare, diretti verso le isole e le coste dell’Andalusia, sia via terra, nel tentativo di superare le frontiere del Marocco con Ceuta e Melilla, saltando le tristemente celebri vallas, ovvero barriere di separazione dei due territori, dotate di filo spinato e sistemi di vigilanza, che percorrono tutto il confine ibero-marocchino e controllate principalmente dalle forze di polizia del Marocco (CEAR, 2018).

In termini numerici, si può affermare che il 2017 sia stato un anno record per il numero di arrivi in questa rotta: infatti, si è assistito ad un incremento del numero delle entrate pari al 105% rispetto all’anno precedente, che si è tradotto in poco più di 22.000 individui entrati via mare e circa 6200 via terra (United Nations High Commissioner for Refugees, 2019)47. Questa tendenza

in aumento si è mantenuta durante l’anno 2018: i dati disponibili, riscontrabili in uno specifico portale dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati sulla situazione dell’area Mediterranea, parlano di 65.383 arrivi totali in territorio spagnolo, di cui 58.569 via mare e circa 6800 via terra; gli arrivi si sono concentrati sulle coste andaluse ed ammontano a poco più di

46 La rotta che interessa le isole Canarie era molto trafficata all’inizio degli anni 2000: un picco fu registrato

nel 2006, anno in cui si contarono circa 31.000 arrivi via mare; ad oggi, i dati più aggiornati sono relativi all’anno 2017 e gli arrivi sono stimati in poco più di quattrocento individui, originari prevalentemente da Marocco, Sahara Occidentale, Senegal e Gambia. (CEAR, 2017). La riduzione nell’utilizzo di questa rotta può essere attribuita, fra altri fattori, all’installazione del SIVE (Sistema Integrado de Vigilancia Exterior), ovvero un sistema di vigilanza costiera che lavora mediante telecamere ad infrarossi e sensori radar come deterrente per quanti tentino di sbarcare sulle coste spagnole sprovvisti di regolare documentazione. In particolare, questo sistema di controllo, installato inizialmente nella zona dello Stretto di Gibilterra e sulle coste delle isole Canarie, determinò la sostituzione delle mete degli arrivi a Ceuta e Melilla e ad altre zone delle coste meridionali spagnole.

47 L’incremento è notevole se si considera la media spagnola delle entrate irregolari via mare rispetto agli

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57.000 individui (UNHCR, 2019). Questo aumento è andato di pari passo con la diminuzione di arrivi sulle coste italiane e greche, superati dalle cifre spagnole relative all’anno 2018: secondo

la Comisión Española de Ayuda al Refugiado (2017), questo è il prodotto di una correlazione di

vari elementi, due in particolare: il contesto sociopolitico nei Paesi di transito dei migranti, ovvero quelli che confinano con le Città Autonome di Ceuta e Melilla, e il fatto che la chiusura totale o parziale di una rotta migratoria determina l’apertura o l’incremento nell’uso di rotte alternative disponibili.

Nello specifico, secondo un’analisi contenuta in un report pubblicato da CEAR (2017) in merito alla situazione nella frontiera meridionale spagnola, tra le ragioni dell’aumento esponenziale degli arrivi in Spagna potrebbero rientrare l’aumentata instabilità di molti Stati di origine o di transito dei migranti, oltre allo smantellamento di molti campi di rifugiati in Marocco e in Algeria; inoltre, si ipotizza che siano diminuiti i controlli regolari da parte della polizia marocchina nella zona di frontiera per questioni interne allo Stato.

Per quanto riguarda il secondo punto, ovvero il tema della chiusura di una rotta migratoria e delle sue conseguenze, sarebbe possibile elencare una serie di fattori che potrebbero aver contribuito a rendere la rotta migratoria del Mediterraneo occidentale preferibile ad altre (ad esempio a quella del Mediterraneo centrale, che interessa le coste italiane, o quella del Mediterraneo orientale, che arriva alle isole greche e alla penisola balcanica).

La questione è complessa, essendo il risultato di numerosi elementi che concernono soprattutto l’ambito delle relazioni fra Stati mediante accordi: di conseguenza, essa non sarà oggetto specifico del presente lavoro dato che, per la sua complessità intrinseca, meriterebbe un’analisi a parte; è tuttavia possibile citare un paio di fattori che possono essere ritenuti indirettamente responsabili dell’accresciuta importanza della rotta del Mediterraneo occidentale. In primis, è importante citare l’accordo fra Unione europea e Turchia siglato nel marzo del 2016 che, tra molte altre conseguenze, ha ridotto gli arrivi sulle coste delle isole greche di quanti avessero in precedenza transitato per il territorio turco. In secondo luogo, anche l’accordo firmato fra Italia e Libia nel febbraio 2017 ha avuto il suo impatto sulla rotta del Mediterraneo centrale: nel capitolo dedicato al sistema di accoglienza italiano, si vedrà in che modo il suddetto accordo ha ridotto le partenze via mare dalla Libia (CEAR, 2017).

In conclusione, è opinione di CEAR che l’aumento relativo degli arrivi alle coste spagnole sia da imputarsi a questi fattori, ai quali sicuramente sarà necessario sommarne di ulteriori, conformemente all’avanzamento delle analisi sociopolitiche del fenomeno, ancora troppo recente perché sia possibile trarre conclusioni complete ed esaustive.

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In relazione alle frontiere europee di Ceuta e Melilla, è necessario qui menzionare anche le pratiche note come devoluciones en caliente, ovvero i respingimenti a caldo di coloro che tentino di superare le barriere fisiche o la circumnavigazione delle stesse via mare per entrare in territorio spagnolo. “In pratica, quando si trova un individuo nel territorio di frontiera spagnolo, che include il suolo tra i confini spagnolo e marocchino, lui o lei viene scortato fuori dalla frontiera spagnola attraverso vie preesistenti e porte d’accesso controllate da guardie di frontiera”48 (traduzione della scrivente, Asylum Information Database, 2018b: 17).

Le pratiche di respingimento alla frontiera sono state portate avanti fin dagli anni Novanta del secolo scorso, ovvero fin da quando si iniziò a delimitare tale confine con la costruzione di barriere fisiche che impedissero le entrate irregolari, unitamente all’adozione di altre misure volte al contrasto dell’immigrazione irregolare (CEAR, 2017). Di fatto, una importante conseguenza di tali pratiche è stata la violazione del principio di non refoulement sancito dalla Convenzione di Ginevra del 1951 e dalla normativa internazionale ed europea in merito, oltre che della stessa Costituzione spagnola e della legislazione nazionale. Con l’intento di regolarizzare in qualche modo tale situazione, nel 2015 è stata approvata la Legge Organica 4/2015, del 30 di marzo, sulla protezione della sicurezza cittadina49. All’interno di questa legge

si modificano alcune parti della normativa spagnola in materia di immigrazione: in relazione al tema specifico dei respingimenti alla frontiera effettuati presso Ceuta e Melilla, la Disposizione Aggiuntiva Decima recita che

1. Gli stranieri che siano rilevati sulla linea di confine della demarcazione territoriale di Ceuta o Melilla nell’atto di superare gli elementi di contenzione alla frontiera per superare il confine in modo irregolare potranno essere respinti al fine di impedire la loro entrata in Spagna.

2. In ogni caso, il respingimento si realizzerà rispettando la normativa internazionale sui diritti umani e sulla protezione internazionale di cui la Spagna è parte.

3. Le domande di protezione internazionale saranno formalizzate nei luoghi abilitati a ciò nei passi di frontiera e saranno gestite in conformità con la normativa in materia di protezione internazionale50

(traduzione della scrivente, Ley Orgánica 4/2015, Disposición adicional décima).

48 Testo originale: “In practice, when a person is found within Spanish border territory, which includes the

land between the Moroccan and Spanish border, he or she is taken outside the Spanish border through existing passages and doors controlled by border guards”.

49 Ley Orgánica 4/2015, de 30 de marzo, de protección de la seguridad ciudadana. 50 Testo originale: Disposición adicional décima. Régimen especial de Ceuta y Melilla.

1. Los extranjeros que sean detectados en la línea fronteriza de la demarcación territorial de Ceuta o Melilla mientras intentan superar los elementos de contención fronterizos para cruzar irregularmente la frontera podrán ser rechazados a fin de impedir su entrada ilegal en España.

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Tale disposizione, nonostante affermi il rispetto della normativa internazionale in materia di diritti umani (e, dunque, del principio di non refoulement), fondamentalmente prevede anche la realizzazione dell’atto del respingimento alla frontiera in caso di entrate irregolari. Questo può determinare potenziali violazioni dei diritti umani, dato che non si garantisce agli individui la possibilità di richiedere asilo, l’esame della propria richiesta e, dunque, l’accesso alla procedura prevista dalla normativa: per questo motivo, questa disposizione è stata criticata da varie organizzazioni internazionali ed europee, come l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, il Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa e il Comitato ONU contro la tortura (AIDA, 2018b: 17).

Per concludere questo inciso riguardo tale prassi, la giurisprudenza in materia si è arricchita recentemente: nel 2017 la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha condannato i respingimenti alla frontiera, in questo caso verso il Marocco, effettuati nei confronti di due cittadini che avevano irregolarmente oltrepassato la barriera di separazione di Melilla nel 2014, poi fermati dalla polizia spagnola (la Guardia Civil) e immediatamente rinviati verso il Marocco. Si tratta del caso N.D. e N.T. c. Spagna51, le cui parti implicate sono due cittadini originari del Mali e della Costa d’Avorio e il Governo spagnolo in quanto responsabile della misura di respingimento messa in atto dalle forze di polizia. Al di là della complessità delle argomentazioni addotte dalle parti come spiegazione dei fatti, è interessante rilevare un aspetto della sentenza relazionato con il tema dei respingimenti alla frontiera. La Corte, infatti, identifica determinate garanzie che devono essere riconosciute a qualsiasi migrante che si trovi sotto la giurisdizione di uno Stato parte della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali: si tratta del diritto di accesso alla procedura che consenta l’esercizio del diritto d’asilo (sempre che ciò costituisca la volontà dell’interessato) e al fine del quale è quantomeno necessario procedere ad accertare l’identità della persona in questione; questo deve avvenire anche qualora non si permetta l’accesso effettivo al territorio nazionale (Salvadego, 2018: 206). A conclusione del presente paragrafo, si specifica che i centri di destinazione di quanti entrino in territorio spagnolo mediante questa rotta differiscono a seconda della zona di arrivo: ad esempio, nel caso specifico delle Città Autonome di Ceuta e Melilla, i migranti saranno alloggiati in centri finalizzati all’accoglienza temporanea di individui non in possesso di regolare

2. En todo caso, el rechazo se realizará respetando la normativa internacional de derechos humanos y de protección internacional de la que España es parte.

3. Las solicitudes de protección internacional se formalizarán en los lugares habilitados al efecto en los pasos fronterizos y se tramitarán conforme a lo establecido en la normativa en materia de protección internacional.

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documentazione, ovvero i Centri di Permanenza Temporale per Immigrati52, mentre la tipologia

di centri presenti sulle coste dell’Andalusia ha tutt’altra nomenclatura. Queste strutture verranno descritte nel dettaglio in una delle prossime sezioni del presente lavoro.

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