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Le fasi di integrazione ed autonomia: verso l’inserimento nella società

4.5 Il sistema di seconda accoglienza e integrazione

4.5.4 Le fasi di integrazione ed autonomia: verso l’inserimento nella società

Ritornando alla suddivisione del sistema di seconda accoglienza spagnolo, si è detto che esso risulta suddiviso in tre fasi, la prima delle quali è stata descritta sinora.

La seconda fase, ovvero quella dell’integrazione, inizia nel momento in cui scadono i sei mesi di permanenza nei precedenti centri di accoglienza: in tale stadio, generalmente, i destinatari dei progetti continuano ad essere seguiti da parte delle entità precedentemente responsabili, soprattutto per quanto riguarda l’appoggio economico.

Di conseguenza, gli obiettivi di questa fase sono il raggiungimento di un maggior grado di autonomia mediante aiuti di tipo monetario e orientamento nella definizione del proprio progetto di integrazione: il limite di tempo massimo per il raggiungimento degli stessi ammonta a dodici mesi. Tuttavia, alcuni studiosi (Buades, Estrada, Iglesias, Vicente, Urrutia, 2018) reputano che il passaggio dalla fase dell’accoglienza a quella dell’integrazione sia eccessivamente drastico in quanto i destinatari passano da un contesto di protezione economica e psicologica quasi totale ad una fase in cui si ritrovano improvvisamente con un grado di autonomia molto maggiore rispetto al precedente. Si è proposto, ad esempio, di elaborare la creazione di “processi di transizione graduale, che passino per l’accompagnamento durante l’inclusione in unità abitative, per poi, in un secondo momento, intraprendere l’inserimento nel

99 Testo originale: “Although statistics on reception places for each NGO are no longer available, the

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mondo del lavoro. O viceversa, iniziare con la questione del lavoro per poi continuare con quella del domicilio”100 (traduzione della scrivente, Buades et al., 2018: 29).

Durante la fase dell’integrazione, infatti, si prevede che i richiedenti e i beneficiari di protezione si trasferiscano a vivere in appartamenti privati, la cui ricerca avviene durante la precedente fase e con il supporto degli operatori: ovviamente, ciascun individuo può decidere se vivere da solo, con il proprio nucleo familiare o se cercare casa con amici o conoscenti; ricevono, inoltre, ancora un certo grado di copertura economica per le spese basiche (l’affitto, ad esempio, viene pagato con i fondi dei progetti di accoglienza), mentre non è più prevista l’erogazione dei pocket money (AIDA, 2018b: 49).

Nonostante i destinatari dei progetti vivano autonomamente in appartamenti, come già anticipato, sono ancora seguiti dagli operatori: questo avviene in special modo nei casi in cui la persona non avesse ancora trovato un lavoro, per cui gli sforzi degli operatori si concentreranno in questo senso e cercando di facilitare l’inserimento nel mercato del lavoro.

Una volta trascorso il lasso temporale dei dodici mesi previsti per la fase di integrazione, può avere inizio l’ultima delle tre fasi previste, ovvero quella dell’autonomia: non si tratta di uno stadio obbligatorio dell’itinerario di integrazione, in quanto dipende dalle effettive necessità dell’individuo.

In ogni caso, tale fase è molto simile alla precedente, dato che differisce principalmente riguardo due caratteristiche. Innanzitutto, variano le tempistiche, dato che la fase dell’autonomia ha una durata massima di sedici mesi; inoltre, viene ridotto il supporto alla persona, che si limita alle reali necessità, dipendendo dunque dal caso specifico. Per quanto riguarda gli aiuti economici, essi vengono ulteriormente ridotti: i destinatari dei progetti, infatti, ricevono solo alcuni aiuti puntuali (ayudas puntuales) per prodotti e servizi di tipo sanitario, educativo, formativo e nel caso di nascite di bambini; tuttavia, si tratta perlopiù di un sostegno materiale sporadico e fornito all’occorrenza, a seconda della specifica necessità della persona (Defensor del Pueblo, 2016).

4.6 Conclusione

All’interno del presente capitolo è stato trattato il sistema di accoglienza e integrazione spagnolo, il quale è articolato, come si è visto, sia in centri gestiti direttamente da organi statali,

100 Testo originale: “procesos de transición graduales que pasen por el acompañamiento de la inserción

residencial, para posteriormente, en un momento diferente, acometer la inserción laboral. O viceversa, comenzar con lo laboral para continuar con lo residencial”.

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sia (e principalmente) in strutture di minore capacità dirette da associazioni, alcune delle quali presenti in tutto il territorio spagnolo (come CEAR o la Croce Rossa), altre di carattere locale (come Andalucía Acoge).

Nel complesso, è evidente che si tratti di un sistema di accoglienza lineare e dal percorso obbligato, nel senso che non vi è flessibilità nelle tempistiche del meccanismo di accoglienza: a seconda del caso, questo fattore può costituire un ostacolo alla reale integrazione del singolo nella società, nel senso che imporre l’uscita dal sistema di accoglienza ad una persona che, per svariate motivazioni, non abbia ancora raggiunto la piena indipendenza può vanificare tutto il lavoro realizzato fino a quel momento. L’eccessivo protrarsi dei tempi di analisi delle domande d’asilo da parte della CIAR, ovviamente, non facilitano il percorso di adattamento alla nuova società, in quanto lasciano l’individuo in un limbo difficile da concretizzare e sono spesso fonte di ansia e preoccupazione che ostacola il reale inserimento nella società.

La scelta delle autorità di rinforzare il sistema d’accoglienza in termini di appartamenti e piccoli centri gestiti da associazioni può costituire una strategia vincente, in quanto l’integrazione e la creazione di reti sociali con la società ricevente sono facilitate se avvengono in contesti ristretti. Potrebbe preoccupare il fatto che, trattandosi di ONG e associazioni costituite prevalentemente da volontari, non vi sia adeguata formazione professionale nel personale a contatto con i destinatari dei progetti: questo, purtroppo, è un rischio reale e ricorrente.

Personalmente, sulla base della seppur breve esperienza presso la sezione di CEAR situata a València, posso dire che, nonostante i miei colleghi fossero in buona parte volontari, il processo di selezione degli stessi (e che ha coinvolto anche me) è stato particolarmente lungo e dettagliato, e mirava a mettere in evidenza le capacità e le competenze specifiche di ciascun di noi per meglio utilizzarle nei vari progetti, in linea con le finalità dell’associazione. Ovviamente, quanto appena scritto non può valere come regola generale.

Sicuramente sarà interessante assistere alle future evoluzioni del sistema spagnolo a tal proposito, in risposta ai recenti cambiamenti dei flussi migratori che interessano tale Stato, di cui si è già ampiamente parlato. Nello specifico, sarà interessante vedere se ci si limiterà ad aumentare il numero delle strutture disponibili e a cercare di risolvere le problematiche denunciate, e descritte nel presente lavoro, o se si procederà ad una riforma del sistema di accoglienza, ad esempio istituendo personale specifico e formato, possibilmente non volontario, all’interno delle associazioni, così da offrire maggiori garanzie per il buon funzionamento de sistema.

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CAPITOLO QUINTO

IL SISTEMA DI ACCOGLIENZA ITALIANO

5.1 Introduzione

All’interno di questo quinto capitolo si tratterà il sistema di accoglienza per richiedenti asilo, rifugiati e beneficiari di protezione predisposto in Italia.

Per quanto riguarda la struttura del testo, questa seguirà lo stesso ordine tematico del precedente capitolo, ovvero quello relativo al sistema di accoglienza spagnolo: ciò, dunque, permetterà di mettere più facilmente in evidenza i punti in comune e le differenze sostanziali fra i due Paesi, agevolando una comparazione in parallelo delle tematiche affrontate.

Di conseguenza, all’interno della prima sezione di questo capitolo verranno analizzati nel dettaglio i flussi migratori che interessano il territorio italiano, con particolare riguardo verso la loro entità e composizione sociale, evidenziandone i cambiamenti di tendenza degli ultimi anni. Il secondo paragrafo ha come obiettivo l’esposizione della normativa nazionale in materia d’asilo: considerando che questa è stata profondamente modificata di recente, mediante un nuovo decreto-legge, nel mese di ottobre 2018, risulta ancora difficile osservarne le conseguenze concrete. Per questa motivazione, all’interno del presente lavoro potranno essere esposte previsioni ed ipotesi di scenari futuri, determinati dalla nuova legislazione in materia. Preme, inoltre, sottolineare una seconda questione al riguardo: in considerazione del fatto che il nuovo decreto-legge ha attirato numerose critiche, e vi sono stati casi di non applicazione diretta dei suoi contenuti da parte di cariche istituzionali, non è escluso che il panorama normativo italiano possa subire cambiamenti in tempi prossimi.

In virtù di queste considerazioni, all’interno del presente capitolo lavoro si cercherà di restare quanto più fedele possibile all’attualità, ma non è escluso che la cornice normativa possa modificarsi prossimamente.

Nella successiva sezione inizierà la trattazione concreta del sistema di accoglienza italiano, anche in questo caso suddiviso in strutture di prima e di seconda accoglienza: ciò permetterà di seguire lo stesso percorso che, idealmente, il migrante richiedente asilo deve percorrere in Italia dal momento dell’entrata nel territorio fino al raggiungimento della propria autonomia.

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