• Non ci sono risultati.

Coordinate spazio-temporal

Come già accennato nel capitolo 2, ho svolto la mia osservazione partecipante in tre centri extrascolastici dalle caratteristiche e dalla struttura molto diverse. Ora traccerò una breve descrizione di ogni centro, a cui ho attribuito un nome di fantasia, per rendere più chiaro il quadro e insieme mantenere la non rintracciabilità di ambienti e persone coinvolte.

Il doposcuola “Aperto”

Il primo centro extrascolastico che descriverò si colloca nella tipologia del doposcuola, che è tra le più rappresentative del panorama extrascolastico lombardo665. Nasce nella città di Cremona una decina di anni fa, nell’ambito di una nota associazione religiosa, e si struttura come luogo di alfabetizzazione pomeridiana e/o sostegno allo studio ed ai compiti. Esso è gestito da un’operatrice qualificata e da volontari e tirocinanti (per lo più italiani) che si alternano a seconda della loro disponibilità.

Il servizio offerto è quotidiano e gratuito, la partecipazione è volontaria e libera all’interno delle tre ore di apertura, pertanto nominerò il centro “Aperto”, per

664 Galloni, 2008b op. cit. 665

differenziarlo dagli altri. L’utenza, di fatto totalmente straniera, è composita per età, provenienza, anni di permanenza in Italia, livello di conoscenza dell’italiano, religione ed estrazione sociale. Tutte le collettività presenti sul territorio cremonese sono rappresentate nel doposcuola666. La tipologia varia negli anni, anche a seconda delle mutazioni d’assetto migratorio (perciò la frequenza indiana è più recente di altre), e durante il corso dell’anno stesso. È difficile prevedere chi verrà quel giorno al centro, e allo stesso modo, essendo l’orario d’ingresso e uscita a discrezione dei partecipanti, non si sa come e quando arriveranno gli utenti. Ci sono giorni con molte presenze, ma anche flussi più concentrati in alcune ore, mentre ci sono giornate meno frequentate. Di fatto, poi, tra i partecipanti che si conoscono da tempo, nasce un passaparola: questi sanno in quale giorno e in quale momento trovare gli amici.

Nell’insieme c’è un buon equilibrio di genere e l’età maggiormente rappresentativa è quella della fascia delle superiori667, anche se vi sono pure ragazzi delle medie. Quasi tutti sono studenti, ma non mancano studenti-lavoratori e casi di giovani appena entrati in Italia e quindi non ancora inseriti né nel mondo occupazionale, né in quello scolastico. I partecipanti che studiano frequentano per lo più scuole professionali e tecniche, spesso con buoni o ottimi risultati, anche grazie al sostegno del doposcuola stesso. Qualcuno così riesce a immaginarsi all’università, mentre altri preferiscono vedere il loro futuro prossimo in chiave lavorativa.

Molti non abitano vicino al doposcuola e per raggiungere il centro devono usare treni e pullman anche con tempi di percorrenza lunghi.

Gli indiani che lo frequentano sono per lo più maschi, infatti durante la mia osservazione viene solo una ragazza hindu (Monica) appena giunta in Italia e non ancora iscritta in una scuola. I ragazzi sikh che frequentano regolarmente sono tre668, ma ve ne sono altri la cui presenza è occasionale o limitata in alcuni periodi. I maschi sikh più costanti arrivano ed escono assieme dal centro; la maggior parte del tempo stanno in un gruppo, di cui sono il nucleo, ma che si mostra aperto agli altri, indipendentemente dal genere o dalla provenienza. La dimostrazione migliore di questo è data dalla

666

Sono infatti presenti rumeni, albanesi, marocchini, ma anche cinesi, rom ecc… Vi sono minori non accompagnati, ma la maggioranza degli utenti vive con la propria famiglia, giunta qui con ricongiungimento.

667

Bisogna precisare che in realtà a frequentare le scuole secondarie vi sono anche maggiorenni, inseriti in anni scolastici inferiori alla loro età anagrafica.

668 Sony (17 anni, frequentante una scuola professionale considerata di basso profilo), Many (17 anni, iscritto a una piccola scuola professionale con ottimi risultati) e più saltuariamente un suo compagno di classe sikh, Nishan, che però in corso d’anno lascerà la scuola.

presenza fissa in tale gruppo di un coetaneo filippino, Muny, che è un compagno di classe e il migliore amico di Many669. Come si vedrà, però, i giovani indiani sono molto attivi nel coinvolgere sempre nuove persone.

Il doposcuola per iscritti: “Riservato”

Altro doposcuola è quello che chiamerò “Riservato”, perché in esso possono parteciparvi solo alunni delle medie, segnalati dai docenti ai Servizi Sociali per problemi linguistici, d’apprendimento, o anche di comportamento. In realtà, come mi spiega l’assistente sociale, il doposcuola è in continua trasformazione: sorge tre anni fa, come luogo di recupero scolastico per alunni in difficoltà, ma la presenza di minori italiani particolarmente problematici rende difficile il lavoro e crea un effetto “contagioso” sugli stranieri. Il rischio dato dall’unione di questi ultimi con fasce problematiche della popolazione italiana, così come era stato sottolineato da alcuni autori670, è quello di trasformare le difficoltà degli immigrati da prettamente linguistiche a comportamentali. Da questa riflessione, il Comune promotore ha scelto di rivolgere le sue attenzioni solo sui minori stranieri, forse senza considerare (o ritenendo meno grave) un altro pericolo: la ghettizzazione e l’emarginazione sociale che si possono creare rivolgendosi unicamente ad un’utenza straniera671.

La seconda variazione consiste nel passaggio da un’attività volta all’alfabetizzazione e all’acquisizione delle regole (“perché erano ragazzini che non controllavano il corpo, si

alzavano quando volevano, erano agitati… la scuola si lamentava di quello e del loro italiano”) a un lavoro che mira all’integrazione nel piccolo gruppo, perché poi questa si

possa estendere a una più vasta integrazione sociale. Gli obiettivi cambiano, perché cambiano le esigenze dei ragazzi e le richieste della scuola, ma anche perché l’educatrice sceglie di dare priorità ad alcuni aspetti piuttosto che altri.

Il centro ha sede nella scuola media di un piccolo paese della provincia di Cremona (in particolare in una stanza a pian terreno, molto ampia e luminosa, arredata come un’aula scolastica). Il progetto unisce alcuni comuni del circondario ed è gestito da un’unica educatrice, ma convoglia l’energie di alcuni volontari per il trasporto dei bambini.

669 I nomi di fantasia hanno cercato di mantenere la somiglianza reale nei due nomi, che di fatto crea una confusione tra Many e Muny. Proprio tale sovrapposizione è usata spesso dai due amici come un gioco. 670 Ambrosini, Cominelli, 2004 op. cit.

671

Documenti correlati