9. Ragioni di un successo
9.3 Le priorità di Laddy
Laddy, lungi dall’essere una passiva ragazza sikh, come vorrebbe lo stereotipo, mostra in più occasioni di sapere cosa vuole e come ottenerlo. È consapevole di quanto possa essere utile studiare e sa che per acquisire conoscenze serve, oltre al suo impegno, un insegnante preparato e che sappia essere incisivo, ma anche un clima della classe che permetta l’ascolto e la concentrazione. Perciò, giudica negativamente un professore che non sa trasmettere le proprie competenze o non sa gestire la classe (mentre le altre compagne usano un criterio valutativo che si basa sulle caratteristiche comportamentali dei docenti452) e non accetta di subire le conseguenze di azioni altrui, anche perché ha un chiaro concetto di giustizia, che emerge da questo discorso:
La professoressa dà il compito e Laddy segna, ma dato il caos sia Ale sia Laddy le chiedono di ripetere e lei: “No!”. Rita lo spiega a Laddy, ma ha un dubbio e chiede conferma alla docente, che però le dice di girarsi e chiedere dietro. […] Suona e torna Betty: Laddy le racconta seccata che non ha capito il compito per il caos e la prof. non le ha ripetuto e aggiunge: “Ma scusa, è giusto?”
452 Tra l’altro, il metodo con cui Laddy valuta i suoi docenti sembra contraddire quanto sostengono i Fisher (2002) secondo cui gli italiani indicano i professori preferiti in base alle competenze di questi, mentre gli stranieri scelgono in base al comportamento degli stessi e alle relazioni instaurate.
Laddy, più volte, critica i docenti che non fanno dei distinguo tra chi si comporta bene e chi no, qui non vuole esser penalizzata dalla confusione, dato che sa di esser stata attenta. Del resto, la giovane sikh vuole imparare e, anche in merito all’adesione degli studenti ad uno sciopero, non ha mezzi termini:
Laddy dice che non lo fa: “Io vengo a studiare, non dobbiamo far noi gli scioperi, ma i prof.”, altre non concordano. Alle insistenze dell’amiche, Laddy spiega: “Cosa ricavi? Stai a casa un giorno e poi?”, Miriam: “Dormi un giorno”, Laddy fa l’aria perplessa.
La concretezza di Laddy porta a criticare gli scioperi, mostrando di esser cosciente del suo “dovere”, ma anche di aver intuito che quegli apprendimenti, persi nella giornata a casa, andrebbero recuperati. Infatti afferma: “È solo una perdita di lezioni”.
Laddy quindi è determinata e motivata dalla voglia di riuscire a scuola e nella vita, tanto che nulla la può fermare. Esibire a tutti i propri voti, ad esempio, è una soddisfazione che la sikh manifesta con un sorriso aperto, il brillare degli occhi, la postura fiera; la sua gioia, ampiamente meritata, non è scalfita dai soliti commenti dei pari, ma se mai ne pare rafforzata. Infatti, come si nota nel seguente stralcio, l’esser etichettata “secchiona” non sembra infastidirla: è la conferma del suo successo.
La professoressa legge i voti delle verifiche e Laddy prende 10: Laddy esulta e la classe: “Oh!”... Qualcuno le dice: “Secchiona”, Laddy sorride e esulta con Betty.
La sua voglia di primeggiare non è data solo dal voto, ma dall’orgoglio, dal desiderio di esser riconosciuta brava, così anche se il compito non viene valutato, lei deve fare tutto giusto, a qualunque costo, anche barando, come ho già sottolineato. Se, come nel caso che segue, è il computer a farle perdere prestigio, Laddy manifesta apertamente la rabbia della sconfitta:
La professoressa si avvicina e Laddy: “Ho già provato tutto”, la docente le dà la risposta (e va), Laddy la scrive giusta e il computer segna ancora errore; Laddy salta sulla sedia e dice: “Ma allora va a fan c***[…] Mi dà sempre sbagliato”.
Per concludere, la giovane riesce bene per le sue capacità, per le sue motivazioni, perché comprende il potenziale dell’istruzione e pure perché, quasi fosse in competizione con se stessa, vuole sempre avere il risultato migliore, a qualunque costo.
9.3.1 Ambizioni per il futuro
Laddy, quando parliamo dei suoi sogni, dice che vorrebbe fare la hostess, ma ha delle preoccupazioni: non sa se sarà alta abbastanza, perché pensa vi siano criteri selettivi, teme che non ci sia lavoro e non sa neppure se serve qualche studio particolare, ma
immagina sia utile conoscere le lingue e l’arte, perciò si iscriverà all’indirizzo turistico. Poi aggiunge altri timori: non ha conoscenze, e crede invece occorrano, e non vuole mettere la gonna, quindi spera che le hostess di terra possano portare i pantaloni.
La nostra studentessa, quindi, ha le idee chiare sulle sue ambizioni453, ma ha un quadro molto realistico delle difficoltà. Ci possono essere vari ostacoli ad impedire l’attuazione del suo sogno: da quelli superabili con lo studio, a quelli fisici, ma non omette il problema delle raccomandazioni. Come emerge da un altro dialogo tra pari, Laddy, però, non si dice pronta ad accettare molti impieghi e invita le altre a seguire i propri sogni e non esser frenate dalle prospettive attuali del mondo del lavoro:
Ines racconta che si vede operaia da grande e Laddy dice che fa schifo come lavoro, ma a lei non piacerebbe neppure far l’impiegata. Rita afferma che lei farà l’indirizzo aziendale nel triennio perché ci sono più possibilità di lavoro, Ines conferma e spiega che la sorella è uscita dal turistico ed è disoccupata. Laddy, animata, replica che non bisogna fare quello che forse ti darà più lavoro, ma quello che ti piace. Ritiene che con il turistico, poi, si possa lavorare ovunque e Ines le spiega: “Nelle agenzie turistiche e basta”, Laddy ribatte: “No, puoi far anche… hostess, infermiera” e aggiunge che sa che il lavoro di infermiera è molto richiesto, ma a lei non piace...
Il discorso sembra interessante per vari aspetti che trapelano: a) le aspettative diverse che le ragazze hanno sul futuro e forse non è casuale che le straniere vogliano di più rispetto all’italiana e che questa sia scoraggiata dal dato di realtà, costituito dall’esempio della sorella; b) l’idea di Laddy di fare il corso che piace (indipendentemente dal lavoro) sembra contraddire la visione strumentale della scuola, così diffusa tra i sikh; c) un certa mancanza di realismo (forse derivante da alcune informazioni errate ricevute) che porta a considerare la scuola scelta come una fonte di possibili opportunità lavorative. In ogni caso Laddy sa che non si accontenterà di un lavoro qualsiasi e proprio perché ha ambizioni di mobilità ascendente adotta anche a scuola le modalità adeguate (“upward mobility strategy”).