Ripercorrendo l’etnografia della classe quarta, si può allora concludere che Hany rappresenta a tutti gli effetti l’esempio di una studentessa di successo. Come i manager descritti da Soenen, la giovane mette in atto tutte le strategie e le tecniche che le consentono di essere tra i migliori. Per certi versi, la sua preparazione, le competenze, le qualità caratteriali, i sogni e le motivazioni che esprime potrebbero ritrarre le caratteristiche di una qualsiasi alunna, indipendentemente dalla sua provenienza. Così, la capacità di cogliere le regole scolastiche e i margini di deviazione potrebbero descrivere un’indiana come un’italiana e, infatti, il suo comportamento poco si discosta da quello dei pari. La nostra sikh ha imparato bene le strategie dei compagni e, però, riesce ad essere sia brava, sia alunna come gli altri, anche perché, in questo caso, il gruppo classe ha obiettivi più complessi che non solamente sopravvivere all’ambiente
521 Bosisio et al. 2005 op. cit: 15; Fürstenau, 2005 op. cit; Zanfrini, 2006a op. cit; Andall, 2003 op. cit 522
scolastico. Come ho già detto, l’ambiente gioca un ruolo importante nel sostenere uno stile volto al successo o, per lo meno, nel non escludere e sanzionare chi ha tale scopo. Il clima della classe, d’altra parte, è fatto anche dai docenti, che con la loro attenzione ai singoli studenti e la capacità di ironizzare hanno saputo creare un contesto sereno e familiare. Giovannini ricorda, infatti, che tra le variabili che portano al successo scolastico vi è il benessere, a sua volta determinato da professori competenti e sensibili e da legami orizzontali con i pari523.
Verso Hany, in particolare, gli insegnanti hanno sviluppato una forte stima, dovuta al suo modo di fare, alla sua capacità e all’impegno; qui, tuttavia, sembra di poter vedere anche emergere la “diversità” della giovane. Sebbene il modo di insegnare e di valutare dei docenti, in genere, sia caratterizzato dall’equità, una certa ammirazione per la sikh pare derivare dal fatto che lei, pur essendo straniera, sia riuscita a raggiungere buoni livelli e abbia capito il valore dello studio, sapendo convincere i suoi genitori a investire ancora in quest’ambito.
Proprio l’idea che gli asiatici siano maschilisti e quindi non credano nell’importanza dell’istruzione per le figlie e sottovalutino i loro diritti, di fatto, incide sulla percezione che gli autoctoni si costruiscono rispetto alle ragazze sikh. Da più parti la letteratura ha mostrato una certa simpatia e partecipazione per le asiatiche da parte dei docenti524, ma il rovescio della medaglia è che queste alunne, per avere successo, si adattano a tale stereotipo e ne assumono le caratteristiche, così come facevano le giovani survivors descritte da Shain. La ricercatrice, infatti, come ho detto prima, traccia il profilo di quattro gruppi di adolescenti asiatiche che vivono in Gran Bretagna e rispetto alle
survivors spiega che esse sono viste come integrate, di successo e sono considerate
studentesse ideali, perché hanno amicizie “bianche” (che in realtà scelgono perché così sono protette dalle discriminazioni) e riescono bene a scuola. Esse credono nello studio e vogliono riuscire per espandere i loro orizzonti e in questo si sentono sostenute dalle famiglie e dai docenti. Apparentemente si conformano al modello inglese525, ma distinguono gli ambienti e si pongono con un ruolo attivo e re-interpretativo dei valori attesi: non fanno confusione tra la cultura familiare e quella scolastica, né ne prediligono una in modo esclusivo, ma scelgono e selezionano ciò che ritengono importante o utile. Allo stesso modo Hany ha buoni rapporti coi pari e con i professori,
523 Giovannini, 2006 op. cit
524 Lee, 2006 op. cit; Shain, 2003 op. cit. Si veda in particolare i cap. 2 e 4. 525
si comporta come tutti gli altri e pare giocare dentro all’immagine della sikh che deve conquistarsi il diritto all’istruzione, ma ciò non la pone in antitesi con i valori culturali familiari, a cui si sente legata e che reputa significativi526.
Come le survivor, inoltre, è consapevole delle difficoltà e dei sacrifici che la famiglia fa per darle la possibilità di studiare. Gobbo, del resto, descrivendo i risultati degli studi di Suarez-Orozco sugli immigrati del Centro America negli Stati Uniti (negli anni novanta) spiega che questi sono visti come “studenti desiderabili” dal momento che si mostrano motivati, educati e impegnati. La ricerca, comunque, mette in luce come la riuscita di questa popolazione studentesca non dipenda dalla cultura, quanto da una consapevolezza degli sforzi familiari. Proprio la famiglia responsabilizza i figli e, insieme a “un’etica dell’immigrato”527 che porta a paragonare le possibilità educative e professionali della patria con quelle attuali, li motiva ad un maggiore zelo. Hany incarna bene tali prospettive e mostra che la famiglia, lungi dall’essere disinteressata e passiva, è un propulsore di successo, anche se resta poco presente nella vita scolastica. Così posso concludere, come fa Gobbo, che ogni soggetto risente di più orientamenti: quello della cultura del proprio gruppo, quello della cultura di maggioranza e quello del rapporto (attuale e storico) tra le due realtà.
20. Conclusioni
Concludendo, dalle etnografie nella classe prima e nella quarta emergono esempi di studentesse sikh che hanno successo.
In entrambi i casi, i docenti le apprezzano e le stimano e le famiglie sembrano desiderare e sostenere, in varie forme, il loro impegno e la riuscita scolastica.
La differenza principale tra le due sembra vada rintracciata nel contesto: la più giovane riesce bene, nonostante il gruppo dei pari vada in direzione opposta, ossia voglia soprattutto divertirsi e sopravvivere all’ambiente scolastico; l’altra sikh, invece, trova compagni con obiettivi di successo, per quanto riguarda il futuro professionale, paragonabili ai suoi e può perseguire i suoi scopi senza trovare l’ostacolo del gruppo.
526 In qualche occasione non ha evitato di sgridare le amiche per comportamenti troppo “liberi”, soprattutto verso i maschi, o “irrispettosi” verso docenti e genitori e ha dichiarato in modo netto: “per noi
non è giusto”, ribadendo la sua disapprovazione per certe abitudini dei suoi coetanei italiani.
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Allo stesso modo dei sikh studiati da Gibson e Bhachu528, quindi, pure le nostre indiane hanno un buon rendimento e una viva motivazione, anche perché considerano la scuola un’opportunità. Studiare, avere un diploma e conseguire alte votazioni sono visti come investimenti per il futuro, dato che dovrebbero offrire la possibilità di trovare un lavoro consono alle proprie capacità e aspettative, migliorando così le condizioni di vita e realizzando i sogni e parte di quel progetto migratorio voluto dalla famiglia.
528
Capitolo 6
Strategie di successo e intercultura che si estendono all’extrascuola529