La letteratura mostra l’importanza delle relazioni a scuola e sostiene che esse siano strettamente legate alla riuscita scolastica303.
La difficoltà di costruire rapporti significativi per i minori stranieri, come è intuibile, crea tensioni, che spesso vanno a scapito dei medesimi. Una ricerca sui gruppi etnici in Gran Bretagna304, infatti, ha indicato che gli alunni oggetto di provvedimenti di sospensione sono soprattutto i membri di minoranza (come gli asiatici), che sono accusati di violenza contro i compagni. Allo stesso modo l’immigrato che si difende, spesso, a scuola è considerato un “attaccabrighe” (troublemakers) nel contesto californiano e in quello italiano305.
I rapporti coi coetanei, quindi, incidono sulla serenità e sul benessere dei minori, facilitando o ostacolando il rendimento, come efficacemente racconta Padma, una giovane che ho intervistato. Riporto qui uno spezzone del suo sfogo (che scaturisce quando Padma cerca di spiegarmi il suo recente peggioramento scolastico), perché mostra la sua descrizione della realtà e anche i suoi tentativi di interpretazione:
“Perché non mi piace, non sto bene qui, non ho amici, tutti mi isolano, mi trattano male e io ci penso sempre, così non riesco a concentrarmi. Io studio ma non riesco… cosa faccio per essere antipatica, sono antipatica a tutti… a me non sembra di fare niente che non va, ma nessuno mi vuole. Se ti senti dire: “Indiana di m****”… come fai dopo a studiare bene? Ho fatto mesi a continuare a piangere, poi mi sono abituata e piango poco, faccio finta di niente o rispondo, ma poi mi viene un mal di testa… ci penso troppo”.
303 MIUR, 2005c op. cit.
304 DFES, 2005 Ethnicity and Education: The Evidence on Minority Ethnic Pupils in www.dfes.gov.uk 305
I rapporti difficili, come si nota, complicano non solo la vita scolastica, ma anche l’autostima, la capacità di concentrazione, la motivazione e incidono sulla salute, tanto che si può affermare che “apprendimento e socializzazione, competenza e accoglienza, riuscita e benessere nella partecipazione alla vita della scuola sono elementi positivamente intrecciati”306.
Del resto, un clima scolastico sempre meno accogliente, in cui si innesta facilmente il fenomeno del bullismo, è oggetto di molte riflessioni307 e diventa preoccupazione dell'Esecutivo308.
I compagni, però, non entrano in gioco solo nella creazione del clima di classe, ma anche quando forniscono una cornice interpretativa ai comportamenti attesi e ammessi. Voglio dire che nelle classi si costituiscono quelle culture dei pari, che formano le premesse per legittimare o sanzionare determinate condotte. Lungi dall’essere considerate tutte uguali, tali culture sembrano essere accomunate dal potere che hanno nel “riorganizzare le […] priorità” dei singoli309.
Hill310 ci ricorda che le “cricche” di studenti, che danno vita alla cultura dei pari, non vanno considerate né “bande”, né “cellule temporanee della vita adolescenziale” e risentono di varie dimensioni, quali età, genere, classe sociale ed etnia.
Se, come nota Hill, nella scuola ci sono più culture e quella dei pari è una di esse, tuttavia, spesso, la tendenza a vedere la scuola come un ambiente omogeneo porta a ignorare le diverse voci e soprattutto a trascurare le potenzialità delle stesse. La cultura dei pari, infatti, va intesa come un insieme di competenze, che possono essere segno d’identità sociale e che permettono la generazione creativa e consapevole di una nuova cultura311. Proprio con un sapiente “processo di produzione e riproduzione” i minori entrano nel “mondo culturale degli adulti attraverso le negoziazioni e le invenzioni creative della cultura dei bambini”312 e, quindi, fanno molto di più che portare avanti passivamente i riferimenti valoriali familiari o scolastici.
306
Giovannini et al., 2002b op. cit.: 191 307
Mi limito a citare: Menesini, 2001; Baldry, 2001; Olweus, 1997; Sharp, Smith, 1995. 308 www.governo.it; www.istruzione.it
309 Hill J., 1996 La cultura della scuola e i gruppi dei pari, in Gobbo F., op. cit.: 164 310
Idem: 168
311 Si veda anche Soenen R., 2003 Creatività e competenze nella vita scolastica quotidiana: verso una
prospettiva pragmatica e dinamica sull’educazione interculturale, in Gobbo F., op. cit., pp. 91-105
312 Corsaro W.A, Molinari L., 1999 La famiglia, i compagni, la scuola: il metodo etnografico per lo
Il gruppo dei pari ha un ruolo attivo nel processo di socializzazione e riconoscerlo “significa superare il modello scuola-centrico ed istituzionale di trasmissione socio- culturale”, in nome di “un policentrismo formativo in cui ha spazio anche una socializzazione orizzontale, informale, non intenzionale…”313. Del resto, sull’importanza del gruppo dei pari come occasione di confronto e apprendimento, si possono vedere anche le ricerche svolte coi bambini dei nidi e delle scuole dell’infanzia314.
Come emerge in alcuni studi, poi, il gruppo dei pari entra direttamente nel successo -o insuccesso- scolastico, perché in certe realtà aiuta i ragazzi ad avanzare e in altre li ostacola315, tanto che Gobbo316 lo considera determinante rispetto alle “aspirazioni di miglioramento individuale e sociale” dei giovani stranieri.
Nella cultura degli studenti, infatti, esistono regole e valori. Levinson317 riscontra, ad esempio, un’etica di solidarietà e un insegnamento costante a diventare come gli altri. Poiché il vero motore di gran parte dei comportamenti degli alunni è fronteggiare la valutazione scolastica, essi usano molte strategie: capire cosa vogliono i diversi docenti (e anche questa è una competenza), ma soprattutto passarsi i compiti e copiare/fare copiare… Queste sono considerate tattiche per costruire uguaglianza, difatti, esse sono molto diffuse e vengono giustificate dagli studenti secondo l’ottica del gruppo. Inoltre, c’è una chiara struttura normativa, che seleziona quando e con chi copiare, sanziona chi si dissocia e anche chi studia troppo, perché minaccia l’uguaglianza del gruppo318. Consapevole che, oltre alle considerazioni sul contesto, bisogna tenere presente anche dimensioni individuali e familiari, tuttavia in varie ricerche è stata riconosciuta l’influenza della classe sull’esito scolastico. Van Zanten319 parla a proposito di “effetto contesto” e spiega come gli alunni risentano di un vissuto fluttuante rispetto allo studio, proprio perché vogliono proteggere l’immagine di sé rispetto agli altri.
Ogbu riteneva che tale influenza non fosse univoca per tutte le minoranze, perché dipendeva dal modello culturale del gruppo minoritario. I sikh in Usa e Gran Bretagna,
313
Paroni P., 2004 Un posto in strada Franco Angeli, Milano: 47 314
Rispettivamente, Monaco C., 2006 Gli scambi sociali tra bambini piccoli: rassegna di studi in “Psicologia dell’educazione e della formazione”, v. 8, n. 3, pp. 395-421; Corsaro, Molinari, 1999 op. cit. 315 Hill, 1996 op. cit.; Pozza et. al., 2005 op. cit.
316
Gobbo, 2000 op. cit.: 180
317 Levinson B.A., 1998 Student culture and the contradictions of equality at a Mexican secondary
school, in “Anthropology & education quarterly” 29(3), pp. 267-296
318 Idem 319
infatti, partecipavano poco ai gruppi di pari e avevano buone performance, proprio aumentando la competizione e il conformismo alla caratterizzazione accademica. Questa scelta tuttavia non può essere sempre estesa e va contestualizzata ulteriormente. Nel cremonese, infatti, la situazione è articolata: ci sono sikh che frequentano i gruppi dei pari e se ne fanno conquistare320, altri che sembrano risentire di un’influenza limitata e discontinua della cultura giovanile, altri ancora che paiono fare proprie le spinte al successo descritte da Ogbu321, ma c’è pure un altro caso. Nell’etnografia svolta nella classe 4^, infatti, come si vedrà nel prossimo capitolo, si è potuto osservare una sikh molto affiatata con il gruppo dei pari e contemporaneamente estremamente diligente, tanto da essere considerata dai docenti un’alunna ideale. Tuttavia questi compagni avevano obiettivi in linea con quelli scolastici e quindi non c’era dissonanza tra culture né tra priorità. Si può allora concordare con Hill:
“Le differenze culturali e linguistiche possono esser presenti ma che esse incidano o meno sull’impegno scolastico di tali studenti [di minoranza] dipende dal modo in cui il modello culturale delle minoranze, entrando in effetto attraverso la cultura dei pari, organizza le loro interpretazioni”322.