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Cos’è l’identità europea?

L’identità culturale europea: il rapporto problematico tra unità e differenze

1. L’identità culturale europea

1.4 Cos’è l’identità europea?

Torniamo al punto di partenza, ovvero al discorso relativo all’identità: nel caso specifico dell’Europa parlare di una sola identità può essere forse fuorviante, al punto tale che forse è meglio parlare di un’identità collettiva determinata da una molteplicità di identità locali, potremmo dire nazionali, in grado, probabilmente, di determinare a propria volta una nuova forma d’identità che vada oltre queste barriere. Per le ricerche più attuali, in effetti, l’interesse verso l’Europa non sta soltanto nella ricerca comparata su ciò che accomuna o distingue le nazioni europee, ma risiede piuttosto nella natura dell’europeità stessa in quanto identità collettiva. Nonostante una crescente convergenza di valori, gli europei in larga parte non si considerano in primo luogo europei, ma cittadini nazionali, quindi dei rispettivi paesi. Nessuno nega in realtà di essere europeo, ma non tutti vogliono esserlo, o comunque l’essere europeo può dover dipendere alle volte da vari fattori o circostanze114. Ecco perché è importante chiarire la distinzione, spesso messa in ombra, tra idea di Europa e identità europea: l’idea di Europa non si è ancora realizzata in un’identità europea specifica. In altre parole il soggetto sociale, l’europeo, non esiste pienamente nel tempo presente. Si deve rispondere però anche a vere e proprie questioni normative, per esempio: chi può essere un europeo? E di conseguenza, può l’identità europea sfuggire al proprio etnocentrismo115?

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Si tratta di una questione sempre attuale: fino a che punto possiamo considerarci europei? Certamente non al di sopra della nostra identità nazionale, o quantomeno è questo che la storia insegna.

115 Il termine etnocentrismo definisce una concezione per la quale il proprio gruppo è considerato al centro di ogni riferimento, mentre tutti gli altri sono valutati in base a quest’ultimo. Quella dell’etnocentrismo europeo è una storia molto lunga che investe e rallenta, ancora in età Contemporanea, i fenomeni di integrazione, generando episodi di conflitto sociale. Per approfondire le questioni legate all’identità culturale e all’etnologia, si veda V. Lanternari,

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Oggi un’identità europea sembra poter in qualche modo emergere dall’identità nazionale, proprio come l’identità nazionale è emersa dalle più antiche identità etniche del XIX secolo. Per questa ragione è un errore guardare all’identità europea come a una cesura netta e radicale rispetto all’identità nazionale. Se si analizza l’identità europea in questo modo, finiamo per incorrere nei problemi che assillano buona parte della discussione sul nazionalismo, come ad esempio se è lo Stato ad aver creato la nazione o viceversa. L’identità nazionale e l’identità europea devono essere viste come forme di identità collettiva che si articolano l’una con l’altra: in tale prospettiva l’identità europea risulta come il prodotto di una nuova forma di comunicazione sociale, emersa nella società postindustriale in relazione con la nascita di nuovi tipi di spazio sociale. L’identità europea può quindi essere considerata come una sorta di «identità postnazionale» che fa riferimento alle comunità e in particolare alla cultura politica della società europea. Inoltre è correlata alla trasformazione e all’evoluzione del modello culturale della società, poiché l’Europa è un’idea culturale o un modello più che un’entità geografica o politica. Centrale dunque per la ricerca e per l’analisi del concetto di identità europea è lo studio di come la cultura si «cristallizzi» nella formazione dell’identità. “La cristallizzazione culturale fa riferimento al processo attraverso il quale le metafore vengono associate agli attori o ai soggetti sociali, che quindi impiegano queste idee immaginarie in un processo di costruzione di identità. La cultura rende possibile la creazione della soggettività sociale. l’idea di Europa è l’oggetto del discorso: essa crea le condizioni culturali e concettuali che rendono possibile un’identità europea”116

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Parlando di identità europea occorre sempre tenere presente chi è il soggetto, ovvero di chi è l’identità. Non c’è un’identità europea onnicomprensiva o totalizzante, ma ce ne sono tante, poiché l’identità è complessa e può esistere a molti livelli differenti, in particolare se si parla di un’entità non particolarmente circoscritta come quella europea. Pertanto è interessante visionare come ci si riferisca all’Europa nell’ambito del discorso o della comunicazione sociale. Per esempio, la nozione di un’Europa sociale o dei cittadini si sta ponendo sempre di

116 G. Delanty, L’identità europea come costruzione sociale, in L. Passerini (a cura di), Identità

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più in primo piano come alternativa all’Europa politica, economica e militare. L’Europa, come ambito di discorso, può essere considerata come spazio culturale nel quale si possono formulare nuove rivendicazioni e articolare nuove identità. Con la rottura dell’assetto determinato dalla guerra fredda e la fine del blocco socialista non esiste più una singola idea di Europa, ma ve ne sono numerose. Vedere come queste si cristallizzano, anche se non sempre, in modelli di formazione di identità e di costruzione di una nuova soggettività collettiva può essere considerato un risultato interessante. Con la dissoluzione delle identità incentrate sullo Stato nazionale e sulla classe, per esempio, la tendenza generale oggi sembra considerare l’identità collettiva come un fenomeno plurale, nel senso che non c’è un’identità egemonica, ma una vera e propria pluralità di identità collettive, ognuna definita dal riferimento ai propri scopi, siano essi una nuova ecologia, la pace, il multiculturalismo o questioni legate al genere. Al centro di questo approccio sta la concezione che l’idea di Europa non si sia mai concretizzata in un sistema di identità collettiva: per questa ragione l’identità europea è sotto molti aspetti ancora contraddittoria, un discorso ricco di significati mutevoli, un concetto essenzialmente contestato.

Abbiamo inoltre bisogno di chiederci che cosa sia esattamente un’identità e se sia possibile per un’entità totalizzante come l’Europa rappresentare il fondamento di un’identità genuina. In un’epoca in cui l’identità postnazionale sta emergendo per lo più dalla nuova politica al di fuori dello Stato e dalle circostanze derivanti dalla fine della guerra fredda, esiste veramente un’identità europea? “Le identità sono sempre definite in riferimento agli scopi collettivi piuttosto che per costruzioni geopolitiche o territoriali e idee culturali omogenee. In altre parole non c’è un movimento sociale unitario in grado di abbracciare tutte le dimensioni dell’azione sociale, ma una pluralità di movimenti. È possibile allora parlare di qualcosa che abbracci tutto, come l’identità europea, nell’epoca dei nuovi movimenti sociali?”117

L’identità collettiva non è un fenomeno unitario, ma è il risultato di un processo complesso piuttosto che il suo punto di partenza. I tentativi di ridefinire l’identità europea come identità culturale si sono rivelati in buona parte dei fallimenti, o comunque non all’altezza (per esempio, i tentativi di

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promuovere la bandiera europea, l’inno e così via): l’Unione europea semplicemente non riesce a competere con gli Stati nazionali nella mobilitazione di identità degne di questa definizione. Inoltre le forme culturali di identità hanno fallito nell’aiutare e nel determinare di fatto lo sviluppo dell’identità europea: la maggior parte delle forme di nazionalismo culturale, ad esempio, si sono appoggiate storicamente al nazionalismo linguistico, ma questo è impossibile nel caso specifico dell’identità europea: basti pensare all’inglese che, per quanto importante, è una lingua mondiale che non ha niente di europeo. Fin dal momento in cui il latino ha cessato di essere una lingua unificante, la possibilità che la lingua potesse essere alla base dell’identità europea è stata minima, se non nulla118. Questa è una delle differenze più importanti tra l’identità europea e l’identità nazionale moderna. Si ritorna quindi all’idea (e forse all’unica effettiva possibilità) di concepire e di definire l’identità europea come un’identità postnazionale e collettiva, e cioè un’identità basata su di una pluralità e apertura costante, piuttosto che su costruzioni di identità essenzialistiche ed omogeneizzanti. In tal senso “l’identità europea deve essere vista come lo spazio di discorso entro il quale il modello culturale della società europea può essere trasformato”119

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Cfr. P. Rossi, L’identità dell’Europa, Il Mulino, Bologna 2007, pp. 33-37. Da mosaico di popoli l’Europa è divenuta anche un vero e proprio mosaico linguistico. Il caso dell’inglese, già citato, è esemplare, dal momento che si tratta di una lingua «mista» che si può ricondurre, anche se a fatica, alla famiglia delle lingue germaniche, ma che conserva al tempo stesso tracce dei vari popoli che hanno dominato l’Inghilterra, oltre ad un processo di latinizzazione che ha interessato parte del suo lessico. In effetti il rapporto tra etnie e lingue, dopo millenni, si è spezzato, mentre i vari popoli hanno parlato lingue e dialetti sempre più diversificati.

119 G. Delanty, L’identità europea come costruzione sociale, in L. Passerini (a cura di), Identità

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