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L’Europa e il mondo russo

L’identità culturale europea: il rapporto problematico tra unità e differenze

2. L’identità attraverso le differenze

2.2 L’Europa e il mondo russo

Fino alla fine del Seicento, dunque, l’Islam ha di fatto rappresentato il confine meridionale e sud-orientale dell’Europa. L’altro confine di importanza decisiva nella formazione dell’identità europea, in opposizione all’«altro» come per il caso dell’Islam, fu quello orientale, anch’esso definito da un’originaria distinzione di carattere religioso. Questa differenza, nello specifico, era data da uno spartiacque interno allo stesso Cristianesimo: infatti i popoli slavi che tra il III ed il IV secolo d.C. si insediarono al di là del fiume Elba124 non riconoscevano l’autorità del papato e guardavano invece a Costantinopoli come principale centro religioso, finendo quindi per adottare la variante ortodossa della fede cristiana. È chiaro che questa separazione si configurava in termini diversi, se non totalmente opposti, rispetto all’Islam: alla subordinazione dell’intera vita sociale e culturale alla legge religiosa si sostituiva la subordinazione della Chiesa e della sua gerarchia all’autorità del sovrano. Una separazione, dunque, che si configurò fin dall’inizio come meno profonda, per quanto importante. Quando, all’inizio del Cinquecento, cessato il dominio tartaro da parte del khanato dell’Orda d’Oro125, che si era insediato nell’area a nord del Mar Nero e aveva ridotto i vari principi slavi al ruolo di suoi tributari, ebbe inizio in Russia la costruzione di un primo modello di Stato centralizzato, uno dei suoi obiettivi principali fu l’asservimento

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Cfr. http://www.treccani.it/enciclopedia/elba_res-75334967-a832-11de-baff-0016357eee51/. Facendo riferimento alle attuali divisioni geografiche, l’Elba nasce nel nord della Repubblica Ceca e attraversa tutta la Germania, da Dresda ad Amburgo, finendo per sfociare nel Mare del Nord. 125 il Khanato dell'Orda d'Oro fu un regno turco-mongolo fiorito in Russia tra il Tredicesimo ed il Sedicesimo secolo, fondato da Batu Khan, un nipote di Gengis Khan. La sorte dell’Orda d’Oro, come quella degli altri khanati nati in seguito al disfacimento dell’impero di Gengis Khan, fu quella di essere piegata e infine scomparire per mano della Russia. Anche in questo caso, per la storia della Russia moderna, si veda G. Gullino, G. Muto, E. Stumpo, Il Mondo moderno. Manuale

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ad esso non solo della nobiltà, ma anche del clero ortodosso. Questa nuova politica, perseguita con particolare energia soprattutto all’epoca di Pietro il Grande126, rimarrà in effetti una costante della Russia anche quando essa imboccherà la strada della modernizzazione nel corso del Settecento.

Per lungo tempo quindi la Russia fu considerata come estranea al mondo europeo, e di fatto lo era, non soltanto per motivi culturali ma anche per la sua particolare forma di governo autocratica, che ne faceva il prototipo pressoché perfetto dello Stato tirannico. L’impero russo appariva infatti fin troppo simile all’impero ottomano e questa somiglianza ne plasmò l’immagine in modo ambivalente. Sotto molti aspetti la Russia si presentava come un possibile, potente alleato nella lotta contro il mondo islamico, e quindi, in altri termini, contro l’impero ottomano, alla quale la spingevano pure interessi territoriali immediati. Per altri versi, tuttavia, si vide in essa un avversario del Cristianesimo autentico, non solo del Cattolicesimo ma anche delle chiese protestanti. Dunque sia differenza religiosa rispetto al resto d’Europa che affinità di sistema politico con il mondo turco avevano portato ad un giudizio pesantemente negativo, di totale estraneità della Russia al mondo europeo. Con l’andare del tempo, però, questa lontananza e questa estraneità vennero ad attenuarsi, soprattutto perché, come abbiamo visto precedentemente per ciò che riguardava i rapporti economici con il mondo islamico, in effetti la diversità di confessione religiosa finì con il perdere l’importanza che aveva rivestito nel corso dei secoli precedenti. Lo sforzo innovatore di Pietro il Grande, la sua volontà di trasformare la Russia in una potenza sull’esempio dei più grandi Stati europei, con conseguente apertura verso l’Europa occidentale, e quindi il tentativo di dare all’impero russo una struttura moderna e centralizzata, portarono ad una progressiva riduzione della distanza, sia di quella effettiva sia di quella che appariva agli occhi degli osservatori del mondo occidentale. Gradualmente la Russia entrò a far parte del cosiddetto «concerto

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Pietro I Romanov, noto come Pietro il Grande (Mosca, 9 giugno 1672 – San Pietroburgo, 8 febbraio 1725), fu zar e, dal 1721, imperatore di Russia. Il suo regno ebbe inizio nel 1682, all'età di 10 anni, in qualità di coreggente con il fratellastro Ivan V, affetto da salute cagionevole e pertanto impossibilitato a regnare. Alla morte di quest'ultimo, avvenuta nel 1696, Pietro divenne l'unico sovrano fino al 1724, anno a partire dal quale la moglie Caterina I lo affiancò in questo compito. È considerato uno dei maggiori eroi nazionali della Russia, al quale sono stati dedicati monumenti e opere letterarie. Si veda ancora G. Gullino, G. Muto, E. Stumpo, Il Mondo moderno.

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europeo» degli Stati: l’impero russo continuava ad essere governato dispoticamente, ma allo stesso tempo occorre ricordare che la forma di governo dell’assolutismo illuminato era pur sempre diffusa a tutta la parte occidentale del continente. In particolar modo sotto la guida di Caterina II127 la Russia andò a presentarsi, agli occhi della cultura illuministica, come l’analogo orientale della Prussia federiciana o dell’impero asburgico e non più dell’impero ottomano come era fino a diverso tempo prima, e ad essa parecchi tra i philosophes si rivolgevano con ammirazione e speranza. La stessa spinta espansiva verso gli Urali, e più tardi verso i vastissimi spazi dell’Asia centrale e della Siberia, veniva vista non tanto come espressione della natura ambivalente dell’impero russo, diviso a metà tra Europa e Asia, quanto come il segno più che evidente di un vero e proprio destino storico che gli affidava il compito di diffondere e sviluppare la civiltà europea verso oriente. Accogliendo e facendo proprie la cultura e le istituzioni politiche dell’Europa dell’ancien régime, la Russia doveva quindi, in quest’ottica, contribuire all’evoluzione e alla diffusione della civiltà nel continente asiatico.

La diversità di confessione religiosa diventava così sempre meno rilevante: se prima era stata definita come la «terza Roma» e l’erede di Costantinopoli, al fine di sottolineare distanze apparentemente insormontabili, la Russia settecentesca entrava a far parte dell’Europa dei «lumi». La Russia tradizionale, la Moscovia, poteva forse essere stata in passato considerata come barbara o estranea, ma la nuova Russia di Pietro il Grande, che si affacciava verso l’Europa occidentale, era ben diversa. In fondo anche la sua missione civilizzatrice era cambiata nel momento in cui aveva perso la sua originaria connotazione religiosa. “Se Leibniz poteva ancora guardare alla Russia come allo strumento di

127 Cfr. Ivi. Caterina II Alekseevna di Russia, (Stettino, 21 aprile 1729 – Carskoe Selo, 6 novembre 1796), conosciuta come Caterina la Grande, fu imperatrice di Russia dal 1762 alla morte, rappresentando uno dei più significativi esempi di dispotismo illuminato. Nata a Stettino, venne data in sposa, sedicenne, all'erede al trono dell’Impero russo, il granduca Pietro Fëdorovič, futuro Pietro III di Russia. Con un colpo di Stato detronizzò il marito alla fine della Guerra dei sette anni e, sotto il suo regno, l’Impero russo accrebbe la sua potenza e visse uno dei periodi di maggior riconoscimento a livello europeo. Ammiratrice di Pietro il Grande, Caterina continuò a modernizzare la Russia occidentale secondo i principi dei philosophes e dell’assolutismo illuminato: curò i problemi dell'istruzione, fondando il primo istituto d’istruzione superiore femminile in Europa, delle finanze e della creazione di nuove cittadine fondate su suo ordine. Tuttavia la sua politica comportò un aumento del numero dei servi della gleba, con conseguente malcontento popolare e lo scoppio di numerose rivolte. Ciononostante, anche in virtù dei suoi rapporti epistolari con vari filosofi illuministi, che ne elogiarono il governo, il periodo della dominazione di Caterina è considerato l'età d'oro dell'Impero russo.

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conversione degli infedeli al Cristianesimo, mezzo secolo dopo essa assumeva ormai un nuovo ruolo: quello di un ulteriore allargamento, attraverso l’espansione territoriale, dei confini del mondo civile, vale a dire del mondo europeo”128.