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La nascita dell’identità e dello Stato nazionale

L’identità culturale europea: il rapporto problematico tra unità e differenze

3. Dalle identità locali all’identità europea

3.1 La nascita dell’identità e dello Stato nazionale

La nazione e lo Stato nazionale sono un prodotto caratteristico dell’Europa moderna, e la stessa cosa vale per l’identità nazionale, ovvero per il senso di appartenenza ad una comunità politica di ampie dimensioni, ma pur sempre limitata dal rapporto con altre comunità percepite come diverse e sovente come avversarie, che ha accompagnato lo sviluppo delle nazionalità in Europa. Gli elementi costitutivi di questo senso di appartenenza condiviso dai membri di una comunità sono molteplici, anche se si sono evoluti nel corso del tempo. Il primo, e certamente quello più primitivo, è di carattere etnico e consiste in un legame più o meno remoto di consanguineità, non importa quanto reale o quanto, anche solo in parte, inventato o volutamente creato. Ma un legame del genere, pur essendo un elemento o un presupposto dell’identità nazionale, è ben lungi dal rappresentarne il contenuto a tutti gli effetti. Perché un popolo si trasformi in nazione occorre, infatti, la coscienza di una comunanza culturale, la condivisione di un’eredità di miti fondativi e di altro genere, il richiamo a un passato fatto di un medesimo patrimonio di credenze e di accadimenti, l’esistenza di istituzioni che ne assicurino la trasmissione nel corso delle generazioni142. Ovviamente questo processo richiede un’elaborazione che è in larga parte opera di letterati o, più genericamente, di gruppi di intellettuali che sono impegnati politicamente. Ciò è avvenuto, per chi prima, per chi dopo, in tutti i paesi europei, anche se il fenomeno è stato crescente in età Moderna143.

La costruzione di una memoria condivisa è essenziale al sorgere di quella che lo storico Friedrich Meinecke ha definito con il nome di «nazione

142

Cfr. L. Hunt, La storia culturale nell’età globale, ETS, Pisa 2010. 143

Per citare, a titolo di esempio, il caso dell’Italia, si potrebbe dire che nella costruzione della coscienza nazionale italiana sia stato fondamentale, tra i vari fattori, l’elemento letterario, e dunque il lavoro svolto in primo luogo dall’opera letteraria di Dante, proseguendo con il pensiero di Machiavelli e arrivando, a cavallo tra XVIII e XIX secolo, all’opera di autori come Ugo Foscolo e Vittorio Alfieri, anche se l’elenco potrebbe essere più lungo. Per approfondimenti sulla formazione dell’identità nazionale italiana, in particolare durante il periodo risorgimentale, si veda A.M. Banti, La nazione del risorgimento. Parentela, santità e onore alle origini dell’Italia unita, Einaudi, Torino 2000.

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culturale»144, che non è però ancora sufficiente per la nascita di una nazione in senso politico, meno che mai dello Stato nazionale vero e proprio. L’identità su cui poggia la nazione richiede qualcos’altro: richiede, in primo luogo, l’unificazione di un territorio in una precisa entità politica, e al tempo stesso l’unificazione ad essa correlata, dell’esercizio della sovranità. La nazione emerge, nei secoli del tardo Medioevo, dalla società feudale, ma comporta al tempo stesso la graduale dissoluzione di quest’ultima, quale si realizza attraverso il percorso diretto dei livelli inferiori della feudalità, e più tardi della borghesia cittadina, con il centro del potere145. La nascita dell’identità nazionale avviene contemporaneamente in virtù della differenziazione da altre comunità nazionali, in particolare da quelle circostanti: il processo di unificazione è anche un processo di distinzione e di separazione nei confronti dell’esterno, e quindi di determinazione dei confini territoriali della comunità. E questo processo è tutt’altro che pacifico, dato che finisce per compiersi in larga misura attraverso guerre, conquiste e perdite di suolo e di popolazione146.

Comunanza culturale e costruzione di un’entità politica in Europa si fondono e trovano la propria base in due istituzioni eterogenee ma funzionalmente parallele: l’istruzione pubblica e il servizio militare obbligatorio. L’istruzione pubblica serve a educare il suddito all’adempimento dei propri doveri verso lo

144 Il concetto di nazione culturale viene in realtà teorizzato da Herder, secondo il quale nella vita di una nazione l’unità di lingua e di cultura viene prima dell’unità politica, e quindi dello Stato e della costituzione. Basandosi su esempi di quelle che ritiene vere e proprie nazioni culturali, ovvero l’Italia e la Germania, Herder vede la nazione come un fattore di progresso civile e morale, nonché come un tramite tra l’individuo e la società. Si veda in tal proposito J.G. Herder, Ancora

una filosofia della storia per l’educazione dell’umanità, Einaudi, Torino 1951.

145

Cfr. P. Viola, L’Europa moderna: storia di un identità, Einaudi, Torino 2004. L’esempio della Francia, durante l’epoca medievale e moderna, è alquanto indicativo: in questo caso infatti ci troviamo di fronte ad una dinastia regionale capace di estendere il proprio potere su di un territorio più vasto, sottomettendo i signori delle altre regioni e trasformandoli in propri vassalli, così da privare loro di autonomia e giurisdizione. Ovviamente processi di questo genere richiedono tempi molto lunghi, nell’ordine di numerose generazioni, e non sono privi di ostacoli. Per quanto riguarda la Francia tale processo si concluse definitivamente con la sconfitta della Fronda nel 1653 e, all’epoca di Luigi XIV, con l’indebolimento e la trasformazione dell’aristocrazia di origine feudale in nobiltà di corte.

146 Cfr. Ivi. Il primo paese dove si afferma l’idea di una nazione unitaria, pur nella pluralità delle strutture statali, è la Spagna, in virtù del conflitto secolare con gli invasori arabi e i regni musulmani da essi fondati. Altri esempi ugualmente interessanti sono quelli dell’identità nazionale italiana, che si afferma pienamente nel corso del Risorgimento, attraverso le guerre di liberazione dal dominio, diretto o indiretto, dell’impero asburgico, o quello dell’identità nazionale tedesca, con la Germania che conseguì la propria unità politica attraverso il lungo conflitto con la Francia, sino al momento decisivo rappresentato dalla guerra franco-prussiana del 1870-1871.

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Stato, lo rende consapevole dell’appartenenza ad esso, va a ridurre l’importanza della provenienza regionale e le differenze culturali che ne derivano. Il servizio militare obbligatorio, e soprattutto il servizio in guerra, estende invece l’ambito dei doveri fino al sacrificio della vita per la patria in armi. Più in generale, e di gran lunga più importante, il sorgere di un sistema educativo pubblico risponde alla duplice esigenza di innalzare il livello di istruzione delle classi inferiori, in modo di adeguarlo alle esigenze dello sviluppo economico, e di sottrarle al controllo di poteri estranei alla macchina statale, in primo luogo al controllo esclusivo delle istituzioni ecclesiastiche. Ciò spiega, ad esempio, perché nei paesi cattolici l’educazione abbia costituito un terreno di scontro sempre rinnovato tra lo Stato e la Chiesa, mentre nei paesi in cui è prevalsa la confessione luterana l’esistenza di una chiesa di Stato ha impedito il sorgere di un conflitto del genere, o quanto meno ne ha limitato le proporzioni. La fedeltà allo Stato nazionale, d’altra parte, doveva assumere un rilievo primario, e ad essa doveva subordinarsi anche la fedeltà alla religione. Nella nuova mitologia della nazione in armi il «morire per la patria» ha così acquisito un significato sacrale, superiore persino all’aspettativa di una nuova vita nell’aldilà determinata dalla fede religiosa.

All’identità dello Stato nazionale è quindi essenziale, in origine, il rapporto tra il sovrano ed il suddito tenuto a obbedire ai suoi comandi, fino a quando le monarchie, diventando, da assolute, di tipo costituzionale, oppure venendo totalmente soppiantate da governi di tipo repubblicano, hanno fatto sì che questo rapporto si trasformasse nella relazione di cittadinanza. L’investitura dall’alto, l’investitura che avviene «per grazia divina», lascia il posto alla nuova volontà della nazione. Non più la sola persona del sovrano, ma la nazione stessa viene rivestita di un carattere religioso147. Nasce allora la cittadinanza in senso moderno, ovvero il sentimento di far parte di una totalità di individui portatori di diritti, potenzialmente, anche se non di fatto, eguali e fratelli, quale si trova prefigurato in

147 D’altra parte tale svolta era stata segnata dalla «gloriosa rivoluzione» inglese e dal primo regicidio legale della storia, sebbene in tal senso sia ben più famosa e importante la rivoluzione francese, con la morte del re Luigi XVI sulla ghigliottina e la chiamata alle armi dell’intero popolo francese, la «nazione in armi», in difesa dei propri confini minacciati dagli invasori stranieri. Per approfondimenti circa gli elementi di storia Moderna si veda G. Gullino, G. Muto, E. Stumpo, Il

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Rousseau148. E nasce allora anche una religione civile che assume come valore supremo la nazione. Per tutto il XIX secolo la religione civile avrà nella nazione il proprio termine di riferimento, e le monarchie plurinazionali, come l’impero asburgico, si presenteranno agli occhi della cultura europea come residui del passato, destinati a scomparire con l’inevitabile rivolta delle nazionalità oppresse.