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Energia e paesaggio A ogni trasformazione del paesaggio è as-

sociata una forma di energia o una modifica nell’erogazione di questa. Le trasformazioni non dipendono solo dall’energia, ma anche dall’informazione nelle sue diverse manife- stazioni. Secondo Farina (2004), l’immissione di energia e gli scambi di informazione sono gli eventi che maggiormente incidono sui processi di trasformazione e l’evoluzione del paesaggio.

Quindi per capire il ruolo dell’energia nell’e- voluzione del paesaggio, è necessario rap- portarsi anche all’informazione.

Ci sono interessanti analogie tra energia e informazione: i due fattori, infatti, non vivono separatamente l’uno dall’altro e gli studi sui legami tra loro esistenti possono introdurre novità di grande interesse nello studio del paesaggio, anche fornendo un contributo im- portante all’integrazione necessaria tra scien- ze biologiche e scienze cognitive.

L’energia può essere definita come la “capa- cità di svolgere un lavoro”: in base al secondo principio della termodinamica, ogni volta che qualcosa si trasforma, una parte dell’energia

disponibile viene dissipata, aumentando l’en- tropia, ossia il disordine del sistema in cui av- viene la trasformazione. L’ordine è, peraltro, componente fondamentale di qualsiasi tipo di organizzazione: anche del paesaggio. Basti pensare che un paesaggio è riconoscibile e descrivibile attraverso le distribuzioni degli elementi che lo compongono. Andando più a fondo, scopriamo che elementi di uno stesso paesaggio sono legati da relazioni e intera- zioni che ne permettono i processi vitali. Ad esempio una siepe in un campo ne modifica il microclima, proteggendolo dal vento e ombreggiandone una parte, ospita piccoli animali che nel campo si alimentano, e così via. Se la siepe sparisce, sparisce tutta una serie di relazioni (legami) che mantengono quel campo in un dato stato: il campo, magari impercettibilmente, si modifica. Tali relazio- ni possono essere lette come “informazione scambiata” tra elementi diversi. Se sparisco- no tutte le siepi, spariscono tutti quei tipi di relazione: l’informazione scambiata sparisce, il paesaggio si modifica in modo apprezzabile anche alla vista, banalizzandosi.

Vale la pena di capire meglio il ruolo dell’in- formazione nell’equilibrio del paesaggio. L’informazione può essere vista sotto tre aspetti.

In primo luogo, come contenuto di variazio- ne, introducibile in un sistema in quanto por- tatrice di novità e imprevedibilità. In questo senso, l’informazione è fattore fondamentale delle possibilità evolutive del sistema: se aggiungo una siepe a un campo, aggiungo relazioni, quindi informazione. In breve quel piccolo paesaggio si diversifica aumentando in complessità.

Invece, ogni volta che è interessato da un notevole dispiego di energia, il paesaggio si trasforma in modo sostanziale e, con esso, il contenuto informativo del sistema si mo-

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difica. È ciò che accade nelle catastrofi o, comunque, negli eventi eccezionali, quali ad esempio le eruzioni vulcaniche, le alluvioni o i terremoti, che sono in grado di cancellare in brevissimo tempo un paesaggio o buona parte di esso. Da tali eventi però possono na- scere nuove organizzazioni, basate su diversi tipi di informazione e nuovi sistemi. Quindi l’energia può diventare un fattore dirompen- te per la costruzione di nuovi paesaggi. In secondo luogo, l’informazione può essere vista come base organizzativa di un sistema. Un sistema si basa su relazioni, quindi su informazioni che si trasmettono in una certa sequenza, da un elemento all’altro, o da un sistema all’altro, se consideriamo un sistema di sistemi. Dal momento che l’informazione è alla base della possibilità di costruire rela- zioni, è anche alla base dell’organizzazione di qualsiasi sistema. In questo caso per infor- mazione, possiamo intendere “la capacità di organizzare un sistema”.

L’organizzazione, peraltro, dà luogo a certi tipi di ordine: l’ordine è quindi una manife- stazione dell’organizzazione (Farina, 2004). Per esempio, un paesaggio agrario è struttu- rato dall’ordine delle colture che, a loro volta, sono regolate dalle scelte degli agricoltori che organizzano i campi in base all’energia disponibile, alla struttura del territorio e al- la conoscenza che da questo si trasmette al coltivatore.

Questi due concetti ci permettono di afferma- re che ogni volta che decidiamo di operare trasformazioni in un territorio, apportando energia in quantità cospicue, siamo di fronte a due possibilità:

a. partire dal tipo di ordine e, quindi, dalla struttura informativa esistente e utilizzare l’energia per consolidarne l’organizzazione; b. ignorare il tipo di ordine esistente e utiliz- zare l’energia disponibile per trasforma-

zioni destrutturanti. In questo caso il pro- blema nasce proprio dal fatto che si riduce la quantità di informazione presente nel sistema, attraverso l’immissione di nuo- vi elementi, estranei al sistema, che non possono relazionarsi con gli elementi pre- esistenti. In genere questo processo deter- mina un aumento di energia dissipata. Ciò mina la capacità organizzativa del sistema. È il caso, per esempio, dei paesaggi di frangia urbana, dove gli elementi urbani si sovrappongono e sostituiscono una parte degli elementi rurali, senza interagire con questi, ossia senza scambio informativo. C’è poi un terzo aspetto dell’informazione, specificatamente legato alle funzioni cogniti- ve, tra cui la percezione, che riguarda la deco- dificazione da parte degli individui e delle po- polazioni dei segni di un mosaico ambientale, il significato che questi acquisiscono di volta in volta in base al contesto e all’osservatore e i conseguenti effetti sul funzionamento del paesaggio e la sua organizzazione. In sostan- za si tratta dei rapporti reciproci tra le funzio- ni cognitive e il contesto di vita. Tali aspetti incidono sul comportamento delle persone e delle comunità, arrivando a influire su alcuni processi decisionali, quindi sugli oggetti con- creti e misurabili che costituiscono la parte fisico-biologica del paesaggio (Gibelli, 2008). Esiste quindi un legame molto stretto tra energia e informazione le quali, nelle trasfor- mazioni del paesaggio, giocano ruoli opposti: l’informazione, nelle tre declinazioni di cui sopra, si comporta da elemento strutturan- te il sistema paesistico, una sorta di “colla” che tiene insieme e ordina le relazioni tra oggetti diversi, permettendo che questi si aggreghino in sistemi interagenti, anziché in insiemi statici di oggetti tra loro sconosciu- ti. L’energia si pone invece come agente di trasformazione che può aumentare il disor-

99 ENERGIA E PAESAGGIO dine del sistema, accrescendone l’entropia,

a meno che l’informazione non sia in grado di orientare l’impiego energetico verso forze in grado di “compiere lavoro”, limitandone la dissipazione.

Le forze in gioco sono dunque gli elementi fondamentali per la strutturazione del pae- saggio. Di queste l’energia, nelle diverse forme, costituisce il principale fattore di tra- sformazione. Ogni volta che nella storia del mondo si è presentata una grande quantità di energia disponibile, nel paesaggio, negli eco- sistemi e negli habitat sono avvenute ingenti trasformazioni. La prima grande trasforma- zione, dalla comparsa dell’uomo sulla Terra, pare avvenuta in epoca neolitica, originatasi in Medio Oriente nell’VIII e VII millennio a.C. (Delort e Walter, 2002).

La trasformazione dei paesaggi in quell’e- poca è stata talmente ingente da indurre gli studiosi a definirla la “rivoluzione neolitica” (Gibelli, 2007).

Saltando alla nostra era, il XVIII secolo ha introdotto un’altra novità cruciale: l’impiego ingente dei combustibili di origine fossile in sostituzione delle biomasse, con il contempo- raneo ingresso sulla scena tecnologica della macchina a vapore e del motore a combustio- ne interna (o motore a scoppio). Questi eventi hanno contribuito enormemente ad aumen- tare la capacità umana di mobilità e traspor- to, con le conseguenze che tutti conosciamo sull’assetto dei paesaggi: la rivoluzione in- dustriale ha influito sul sistema dei rapporti uomo-ambiente, avviando la fase di sviluppo tecnologico e dei trasporti caratterizzato da consumi energetici fortemente crescenti. Ciò ha comportato una rapida emarginazione della “natura” in ambiti sempre più ristretti. Senza entrare nel merito delle conseguenze di tutto questo sulla società e sull’economia, possiamo soffermarci sulle enormi trasfor-

mazioni che il paesaggio ha avuto, per effetto del passaggio da un tipo di energia a un al- tro e, soprattutto, della larga disponibilità di quest’ultima. Si pensi che il consumo quoti- diano per abitante delle antiche società agra- rie è stimato globalmente a 10-20.000 kcal, a 70.000 quello delle società industriali del XIX secolo, fino a 230.000 Kcal. quello attuale del- la società tecnologica (Delort e Walter, 2002) (cfr. schema sottoriportato). 300000 225000 150000 75000 0 0 XV XIX secoli Kcal % crescita dei rifiuti*1000

Consumo energetico giornaliero

Kcal per -capita XX XXI Società tecnologica Società preindustriali Antiche società agrarie

Andamenti dei consumi energetici e della produzione di rifiuti rispetto allo sviluppo della società e dei paesaggi ad essa riferiti. Ad esempio, la banalizzazione dei paesaggi rurali, derivata dall’eliminazione di siepi e alberature, ha origine nel fatto che queste costituivano la fonte energetica primaria del sistema rurale fino alla metà del secolo scor- so: venuta a cessare la funzione di produzione di energia, la vegetazione posta al bordo dei campi ha perso valore economico ed è sta- ta eliminata a favore dell’ottimizzazione nei confronti delle lavorazioni meccanizzate, di- pendenti dai combustibili fossili: ciò ha deter- minato trasformazioni radicali nelle strutture e nelle funzioni del paesaggio.

Passando alla nostra epoca, l’elevata fram- mentazione del nostro territorio, causata in prevalenza dalle infrastrutture lineari, si è originata con l’ingresso e la diffusione del motore a scoppio. L’inurbamento, il recente

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dilagare delle città con il conseguente con- sumo di suolo e di paesaggio, derivano mas- simamente dalle modifiche degli stili di vita introdotti dalla Rivoluzione industriale, evo- lutisi di pari passo con l’aumento di energia utilizzata e dissipata.

Il recente fenomeno dell’urbanizzazione dif- fusa, che si basa sul concetto di disponibilità illimitata di energia per il trasporto privato e la conduzione di edifici altamente dissipativi, è addirittura stato indicato come uno dei fat- tori primari che minacciano la biodiversità a livello mondiale (Liu et al., 2003).

Ma il “disordine territoriale”1 con il quale queste trasformazioni si sono manifestate non è spiegabile solo con le vicende energeti- che, bensì con la perdita di informazione che trasformazioni così rapide hanno prodotto e con l’introduzione in tempi brevi di nuo- vi contenuti informativi prodotti da oggetti territoriali sconosciuti, ad esempio le grandi infrastrutture di trasporto o i grandi insedia- menti, variamente interpretabili, incapaci di scambiare informazione con gli elementi pre- esistenti del paesaggio e, di conseguenza, di originare un nuovo tipo di organizzazione, li- mitatamente dissipativa, basata su interazioni che ne garantiscono un certo tipo di stabilità. Il grado di “compatibilità e incompatibilità” tra elementi di un sistema possono dipendere in modo sostanziale proprio da questi concet- ti: se due elementi sono in grado di scambia- re informazione possono essere considerati tra loro compatibili. È l’esempio classico già illustrato del campo con la siepe. Al contra- rio, un capannone industriale posizionato in mezzo a un campo non ha alcuna interazione positiva con il campo stesso. Potremmo dire che i due oggetti “non si riconoscono”, infatti si disturbano reciprocamente, pertanto so- no considerabili incompatibili. È abbastanza significativo notare come tali aspetti funzio-

nali, oltre a essere misurabili aprendo nuove possibilità di studio e valutazione del paesag- gio, sono strettamente correlati con il tipo di percezione che se ne può avere: il percepibile “disordine”, determinato da elementi tra loro estranei, viene in genere letto come elemento di contrasto o confusione, disorientamento o disarmonia. Può essere descritto e misurato in quanto “mancanza o perdita di informazio- ne scambiabile”, oppure in termini di quanti- tà di energia dissipata.

Possiamo concludere queste brevi note su temi decisamente complessi, rimarcando le prospettive che questi studi possono aprire alla conoscenza sempre più approfondita dei caratteri e delle dinamiche del paesaggio. In particolare il riconoscimento del rapporto tra energia e informazione può diventare stru- mento formidabile nell’approfondimento dei metodi per stimare i limiti di trasformazione di un ambito paesistico, i quali sono diret- tamente connessi con la quantità di energia di trasformazione compatibile con i caratteri strutturali e funzionali dell’ambito stesso e l’informazione che li lega.

Soprattutto questo punto pare significativo, in quanto si possono riconoscere dei limiti nell’im- piego energetico, indipendentemente dal tipo di energia (rinnovabile o meno) che un dato ambito può ricevere sotto forma di forza di tra- sformazione, modificando radicalmente, attra- verso il paradigma del paesaggio, l’approccio alla questione energetica. Gioia Gibelli Note

1 Tale disordine può essere descritto attraverso l’aumento di entropia del sistema.

Riferimenti bibliografici

Robert Delort, François Walter, Storia dell’ambien- te europeo, edizioni Dedalo, Bari 2002.

Almo Farina, Verso una scienza del paesaggio, Per- disa, Bologna 2004.

101 ERBE DA MARCIAPIEDE Gioia Gibelli, Paesaggio e paesaggi, tante definizioni

per una parola sola, in Riconquistare il paesaggio, a cura di Corrado Teofili, Rosa Clarino, ricerca MIUR-WWF, Roma 2008, pp. 108-123.

Jianquo Liu, Gretchen C. Daily, Paul R. Ehrlich, Gary W. Luck, Effects of household dynamics on resource consumption and biodiversity, «Nature», 421, 2003, pp. 530-533.

Fulco Pratesi, Storia della natura d’Italia, Editori Ri- uniti, Roma 2001.

Erbe da marciapiede