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Neurobiologia vegetale Il LINV (Laboratorio Internazionale di Neuro-

biologia Vegetale) situato presso il Polo Scien- tifico dell’Università di Firenze è l’unico labo- ratorio al mondo che studia le piante come esseri dotati di capacità cognitive. L’approccio utilizzato dai ricercatori del LINV, dalla sua creazione nel 2005, prevede l’applicazione di numerose tecniche tipiche delle neuroscienze per studiare sensi, segnali e comportamenti delle piante. Il LINV, inoltre, svolge un conti- nuo lavoro di divulgazione delle nuove cono- scenze sul comportamento vegetale. Nel testo che segue quattro fondamentali concetti della biologia, comunicazione, intelligenza, movi- mento e sonno, che solo fino a qualche anno fa si ritenevano patrimonio del solo regno animale, sono trattati in relazione al mondo vegetale. Un piccolo ma efficace esempio di come stiano rapidamente cambiando le nostre conoscenze sulla vita delle piante.

Comunicazione

Le piante sono delle grandi comunicatrici. Inviano messaggi in pratica a qualunque altro organismo vivente, da quelli più minuscoli come funghi e batteri fino ad arrivare ai mam- In between

Nel cuore della città “porosa” dove, come già Walter Benjamin aveva sapientemente intuito nel 1925 descrivendo Napoli, i confini tra interno ed esterno si fanno sempre più sfumati, il verde si trasforma in alcuni casi in uno spazio soglia, luogo di transizione tra un interieur nel quale prevale, anche se in forme assai diverse che in passato, una dimensione più privata, e un fuori, che si veste da stanza abitata e abitabile. È il caso del bel progetto di Landworks studio per Court square a Boston, in cui all’interno di una stretta “gola” ricavata tra due edifici del 1906 viene realizzato un luo- go nel quale far convivere la materia organica, vegetale, con attrezzature ipertecnologiche, come le sedute o le stesse canne di bambù contenenti fibre ottiche. Ne risulta un luogo spiazzante, che sul gioco di contrasti tra luci e ombre, natura e artificio, fonda l’idea di una nuova dimensione del verde urbano.

Liaisons

Come in tutte le fasi di transizione da un vec- chio paradigma a uno nuovo, è normale che possano coesistere atteggiamenti progettuali differenti. E che, pertanto, la questione del de- sign del verde urbano possa presentare oggi declinazioni che trovano la loro radice in una certa tradizione che non ha ancora esaurito la sua funzione. È il caso del progetto della piazza Soncino, in cui la presenza degli alberi svolge il ruolo insostituibile di connettivo tra i diversi luoghi progettati, la piazza, una villa restaurata e trasformata in sede universitaria, le vie del mercato. Ruolo che in casi come questo nessun altro elemento sarebbe in grado di svolgere con la stessa essenziale eleganza. Luciano Crespi Riferimenti bibliografici

Giulio Carlo Argan, Progetto e destino, Il Saggiato- re, Milano 1965.

177 NEUROBIOLOGIA VEGETALE di altre piante “oneste”, attraendo l’insetto impollinatore, ma non dando in cambio nulla per il servizio.

Altre volte la truffa è più raffinata, è il caso di molte orchidee le quali sono delle artiste nell’ingannare gli insetti. Non solo producono dei fiori che sono l’esatta riproduzione delle femmine dell’insetto impollinatore e che ser- vono come esche per attrarre i maschi, ma secernono, per rendere ancora più strabiliante la somiglianza, anche lo specifico feromone elaborato dalla femmina dell’insetto impolli- natore. Insomma, una trappola perfetta. Infine, fra le scoperte più recenti e affascinanti che riguardano i segnali prodotti dalle piante, è assolutamente necessario citare la spettaco- lare colorazione delle foglie che alcuni alberi esibiscono durante l’autunno. Fino a pochi anni fa si riteneva che fosse un banale effetto collaterale della degradazione della clorofilla; commovente agli occhi di noi uomini, ma di nessuna utilità biologica. Si è scoperto invece che dietro questa colorazione c’è molto di più. Il primo sospetto che il fenomeno rappresen- tasse qualcosa di più complicato si era avuto con la scoperta che alcune specie investo- no importanti risorse nella produzione delle molecole necessarie a colorare le foglie. Ma perché investire risorse in qualcosa di così pa- lesemente inutile? La risposta è arrivata dalla biologia evolutiva e dal paragone con altre specie viventi che mettono in atto strategie simili. Come quelle piccole gazzelle africane che alla vista di un leone iniziano a saltare sul posto, senza scappare. A prima vista anche questo sembrerebbe un comportamento inu- tile, uno spreco di energia. Invece ciò che le gazzelle fanno è, in realtà, di mandare un mes- saggio al leone sul loro buono stato di salute e forma. Un comportamento non dissimile da quello degli uomini che si affidano a “status symbol” per segnalare la loro forza. Lo stesso miferi. Ovviamente comunicano molto anche

fra loro. Le informazioni scambiate possono riguardare lo stato dell’ambiente che le circon- da; la possibile presenza di attacchi patogeni, o possono essere avvisi di sconfinamento. Le piante, infatti, sono molto territoriali, non tol- lerano intrusioni, e reagiscono a ogni “scon- finamento” in maniera decisa, dapprima con messaggi di attenzione e poi con vere e pro- prie rappresaglie chimiche.

Per quanto riguarda gli strumenti attraver- so i quali le piante comunicano essi sono principalmente molecole chimiche di natura gassosa, ma anche colori. Il colore dei fiori è fondamentalmente un segnale riguardante il fatto che il fiore è pronto a ricevere gli insetti necessari all’impollinazione e che, in cambio di questo favore, li ripagherà con del prezioso nutrimento zuccherino.

L’intero sistema dell’impollinazione è stato de- scritto come un mercato in cui ci sono prodotti (il polline e il nettare), avvisi pubblicitari (il co- lore dei fiori o il loro profumo) e dei clienti (gli insetti impollinatori). Il differente colore dei fiori serve a pubblicizzare il prodotto verso i nuovi compratori e a indicare ai clienti affezio- nati dove si trova il prodotto che stanno cer- cando. È interessante notare come in questo “mercato” esistano anche i truffatori, come le piante che propagandano per mezzo dei colori un prodotto che invece non esiste.

Il comportamento “onesto”, infatti, dovrebbe essere quello di segnalare, attraverso i colori, la presenza di un fiore che richiede la presenza di un insetto impollinatore e di fornire come ricompensa del nettare. Ora alcune piante come il Lupinus nanus sono così “oneste” da cambiare addirittura il colore del fiore dopo che sono state impollinate, indicando con questo che non hanno più bisogno di mano- dopera. Altre, con attitudine alla falsificazione, producono fiori molto colorati, simili a quelli

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N

siedono un vocabolario di 500-600 parole, in

grado di sostenere una conversazione sensata e di affrontare con acume problemi di difficile risoluzione per un bambino di 6-7 anni. Ma ci sono anche cani come Rico, un collie che conosce 200 vocaboli e risolve problemi com- plessi e pappagalli come Alex, un pappagallo grigio, che conosce 50 vocaboli, oltre a forme, colori, numeri.

Insomma non è facile mettere una linea di demarcazione decidendo che da qui in poi inizia l’intelligenza. Molti ricercatori sono oggi inclini a sostenere che la capacità cognitiva sia in primo luogo un fenomeno biologico ge- nerale. Ne consegue che le piante, organismi, è bene ricordarlo, molto evoluti, non possono che essere considerate anch’esse, esseri dotati di capacità cognitive. Le straordinarie e com- plesse tecniche di sopravvivenza messe in atto dalle piante, i loro comportamenti sociali, le cure parentali verso i piccoli della specie, le strategie di difesa dagli attacchi patogeni, gli inganni e le illusioni adottate per attrarre gli impollinatori, la comunicazione complessa e articolata fra le piante, sono soltanto alcuni dei mille esempi che ne testimoniano le capacità cognitive.

Movimento

Le piante si muovono moltissimo. Si potrebbe correttamente affermare che, pur non aven- do la possibilità di spostarsi, si muovono senza sosta. Numerose specie vegetali gene- rano movimenti veloci visibili, senza artifici, dall’occhio umano. Fra queste ricordiamo la Mimosa pudica, che reagisce al tocco chiu- dendo immediatamente le foglioline o alcune piante carnivore quali la Dionea muscipola, che chiude le sue “fauci” appena è toccata da un insetto.

Ancora più affascinante è lo studio di tutte le altre piante (e sono la stragrande maggioran- avviene per le piante con la colorazione autun-

nale. Durante l’autunno molte specie di afidi cercano degli alberi ospiti per deporre le larve e svernare. Gli alberi con la loro colorazione intensa trasmettono agli afidi un segnale di forza e vigore, invitandoli a cercare un ospite meno ostico. Non è un caso che gli aceri, noto- riamente molto suscettibili agli attacchi degli afidi, mostrino alcune fra le più straordinarie colorazioni autunnali.

Intelligenza

Quando si parla d’intelligenza non è raro che persone intelligenti si lascino andare ad affer- mazioni molto stupide. È il caso del premio Nobel James Watson, leggendario scopritore della conformazione a doppia elica del DNA, il quale ha recentemente sostenuto, peraltro scusandosene subito dopo, che gli africani sarebbero meno intelligenti degli europei. È, questo, un esempio lampante di come anche scienziati importanti rimangono spesso preda dei pregiudizi, invece che lavorare per scon- giurarli.

Così, fino a non molti anni fa era impossibi- le parlare d’intelligenza negli animali, senza essere scherniti. L’idea prevalente era che qualunque azione in un animale fosse una conseguenza esclusiva dei riflessi. Gli animali erano, in pratica, considerati soltanto delle macchine raffinate. C’è voluto Konrad Lorenz e la fondazione dell’etologia perché molti si ricredessero a questo riguardo. Dopo Lorenz, benché gli irriducibili esistano ancora, la que- stione non è più stata se vi fosse o meno intel- ligenza nel regno animale, quanto quali ani- mali potessero essere considerati intelligenti. I primati, è ovvio, la scienza degli ultimi anni è piena di scimpanzé, gorilla e altre scimmie in grado di compiere operazioni complesse. Kanzi, Lara, Panbanisha, solo per citarne al- cune, sono scimmie celebri. Animali che pos-

179 NUOVO SPAZIO PUBBLICO luce e di buio durante la giornata cambiano, anche la fisiologia della pianta ne risente. Ciò nonostante, ci vorrà ancora del tempo prima di provare che le piante dormono realmente. Si tratta di un processo lungo e complicato, ma che vale la pena studiare a fondo. Negli animali il sonno è un fenomeno naturale du- rante il quale avviene una perdita di coscienza. I centri nervosi riducono il loro funzionamen- to; circolazione, respirazione e metabolismo rallentano. Studiare il sonno delle piante non interessa soltanto la botanica. Se si riuscisse a provare che anche le piante dormono allora avremo a disposizione un organismo model- lo molto semplice che potrà essere utilizzato per lo studio delle alterazioni del sonno con importanti implicazioni anche per la medicina

umana. Stefano Mancuso

Nuovo spazio pubblico