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La Dominante da “emporio dell'Europa a Stato di consumo”

LINEE DI POLITICA FISCALE: L'IMPOSIZIONE INDIRETTA

9.2. La Dominante da “emporio dell'Europa a Stato di consumo”

Parlare del sistema fiscale veneziano prescindendo dalla concreta evoluzione conosciuta dalla sua economia significherebbe fare un'operazione di archeologia, priva di qualsiasi concreto aggancio con la realtà storica. Ecco perchè converrà richiamare succintamente l'involuzione conosciuta dalla Serenissima e dalla sua Terraferma nei tre secoli dell'età moderna, e che ci è più

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Di uguale libertà di commerci godono con Verona tutte le città occidentali dello stato e quindi Vicenza, Brescia, Bergamo, Crema e la Riviera di Salò. Si veda la memoria V Savi alla Mercanzia dell'8 maggio 1710. A.S.VE., V Savi alla Mercanzia, b. 349.

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L'elenco delle merci sottoposte a speciale regime contiene 106 varietà merceologiche, disposte in ordine alfabetico. Ne indico alcune a titolo esemplificativo: Argento... Baccalà... Caffè... Carte da gioco... Coralli... Cacao... Erba Te... Fichi secchi... Lavori di seta... Merluzzo... Ossidibalene... Pepe... Pignoli... Piombo... Pistacchi... Porcellane della Cina, del Giappone, e d'altre parti dell'Asia... Piastrelle da camino... Stagno... 'Stocfis'... Vetri... Uva passa... Vaniglia... 'Zuccari d'ogni sorte'. A.S.VE., Revisori e Regolatori delle Entrate

Pubbliche in Zecca, b. 559.

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I "bussolari e venditori di estere maioliche" in Verona al 1781 sono 13. Tra i nomi figurano un Simone Maffei, un Giovanni Battista Campostella, e un Giacomo Salvagno. A.S.VE., V Savi alla Mercanzia. Prima

Serie, b. 593.

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Dall'estero, in particolare dai paesi europei, giunge però più terraglia che porcellane. A.S.VE., V Savi alla

nota con il nome di decadenza veneziana. Questa - da considerare null'altro se non un capitolo della più generale decadenza italiana - è lucidamente presente nei responsabili politici ed economici della Repubblica. Essi, attivi nel Settecento, sono pienamente consapevoli della parabola discendente che li opprime e quindi, nel loro sforzo di invertire una rotta ormai secolare, ne ripercorrono l'intero

cammino882. Così fa ad esempio Gabriele Marcello, Savio alla Mercanzia, nel 1771883. Anche per

lui, come per tutti i riformatori veneziani del '700, Venezia raggiunge e conserva una posizione di egemonia commerciale lungo tutto il Basso Medioevo. Nonostante le grosse spallate inferte dall'attivismo turco e portoghese nell'ultimo tratto di quel periodo, è solo con la lega di Cambrai, e quindi a partire dal 1509, che si può far partire il declino economico veneziano e più in generale italiano. Esso fu accelerato da un lato dalla strepitosa crescita degli stati europei divenuti temibili concorrenti, ma più ancora dai crescenti vincoli fiscali imposti ai commerci dalle ininterrotte guerre sopportate da Venezia.

Insomma la storia di Venezia è scandita in due tempi distinti. Essa ha conosciuto 800 anni di espansione (tra Alto e Basso Medioevo) e 200 anni di rovesci militari e di conseguente arretramento politico ed economico tra il 1508 e il 1718. A questo punto non le rimane che guardarsi attorno ed imparare dall'Europa. Oggetto di ammirazione è anche la casa d'Austria, la quale mossa da un

intelligente attivismo potenzia lo scalo di Trieste884, esentandolo dai dazi d'ingresso e d'uscita, ed

avviando nel contempo grandiosi lavori pubblici per agevolare il cammino delle merci885. Venezia

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Della decadenza veneta sono ovviamente consapevoli anche gli scrittori della Terraferma. Si vedano per un esempio le sconsolate affermazioni del friulano Antonio Zanon. ZANON ANTONIO, L'arte della seta (a cura di Romano Molesti), Pisa, Il Pensiero Economico Moderno, 1986. Sulla figura dello Zanon si rimanda al più noto MOLESTI ROMANO, Il pensiero economico di Amtonio Zanon, Milano, Giuffrè, 1964. Uno studio recente della realtà tessile friulana è quello di MORASSI LUCIANA, La produzione tessile in Friuli

nella seconda metà del Settecento, in "Veneto e Lombardia tra rivoluzione giacobina ed età napoleonica.

Economia, territorio, istituzioni", a cura di Giovanni Luigi Fontana e Antonio Lazzarini, Bari, Cariplo- Laterza, 1992, p. 315 ss. Di più ampio respiro è lo studio ZALIN GIOVANNI, La tradizione e l'innovazione.

Setificio e cotonificio in Friuli dalla dominazione veneta al secondo conflitto mondiale, in ZALIN G., Dalla bottega alla fabbrica. La fenomenologia industriale nelle province venete tra '500 e '900 (2a edizione),

Verona, Libreria Universitaria Editrice, 1992, p. 267 ss.

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Gabriele Marcello, savio alla mercanzia, ci informa anche sulle cause che portarono all'istituzione della magistratura dei 5 Savi alla Mercanzia, da lui attribuita ad un decreto del 15 gennaio 1507. Nella sua "Istoria" ci ricorda le difficoltà intervenute con la caduta di Costantinopoli del 1453 e la circumnavigazione dell'Africa ad opera dei portoghesi, da lui collocata nel 1491, quando invece noi sappiamo che Bartolomeo Diaz individua il Capo di Buona Speranza nel 1487, e che Vasco de Gama, doppiato il Capo di Buona Speranza, solca l'Oceano Indiano e sbarca in India nel 1497. A.S.VE., Deputati alla regolazione delle tariffe

mercantili (d'ora in poi Tariffe Mercantili), b. 7.- Del Marcello si veda anche la "Relazione di Gabriele Marcello, Savio alla Mercanzia e Deputato alle Fabbriche, circa le fabbriche privilegiate del setificio con

due inserte", in A.S.VE., V Savi alla Mercanzia. Prima Serie, b. 454. - Del Marcello vedi inoltre la "Informativa seconda sul Commercio" in A.S.VE., Tariffe Mercantili, b. 19.

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Sulla politica di Carlo VI (che crea il portofranco a Trieste nel 1717) e della figlia Maria Teresa, si veda STELLA ALDO, Trento, Bressanone, Trieste. Sette secoli di autonomia ai confini d'Italia, Torino, Utet, 1987, p. 141ss. Un lungo paragrafo, dedicato ai rapporti con Vienna e al rischio dello strangolamento, si legge anche nella scrittura assai interessante stesa nel 1775 dalla conferenza dei Savi alla Mercanzia, e da me citata all'inizio di questo capitolo. Conferenza 2 maggio 1775 (Domenico Michiel, Antonio Capello, Gabriele Marcello, Federico Foscari; Francesco Pesaro e Francesco Donà). A.S.VE., Inquisitori di Stato, b. 934. Su Trieste nel Settecento e sui suoi rapporti con la Serenissima, si veda anche GEORGELIN JEAN,

Venise au siècle des lumières, Parigi, 1978, p. 99 ss.

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Il lancio di Trieste avvenuto nel 1717 per volontà dell'imperatore Carlo VI, crea il presupposto per ridimensionare Verona, favorendo, in altenativa, Mantova come centro di traffici tra l'Europa del Nord e l'Italia asburgica. Il pericolo è segnalato in Conferenza 2 maggio 1775, (Domenico Michiel, Antonio Capello, Gabriele Marcello, Federico Foscari; Francesco Pesaro e Francesco Donà). A.S.VE., Inquisitori di

stretta tra Trieste e Ancona (analogamente privilegiata dal governo pontificio) rischia lo

strangolamento economico al punto da far dire al Marcello886 - che scrive, non dimentichiamolo, al

1771 - che Vienna e Roma potrebbero «serrarci da tutte le parti riducendoci, quando lo vogliano, e

ben s'intendano tra loro, a sola città di consumo»887.

Tra le mosse ideate da Venezia per uscire dall'inarrestabile crisi commerciale e manifatturiera si segnala l'istituzione di una «Deputazione alla Regolazione delle Tariffe

Mercantili», avvenuta, con decreto 3 settembre 1785, per volontà congiunta dei tre massimi

organismi responsabili dell'economia veneta e quindi per decisione dell'Inquisitore alle Arti, dei

Revisori e Regolatori delle Entrate Pubbliche, e dei V Savi alla Mercanzia888. L'obiettivo per cui ci si impegna è quello di una razionalizzazione del sistema daziario in vigore da secoli, il quale, nell'intollerabile farragine di imposizioni locali e statali, rende impossibile ogni ripresa. La semplificazione fiscale ha l'obiettivo di garantire una «libera e celere interna circolazione» anche alle merci straniere per incrementare il commercio internazionale indotto ora a preferire altri

scali889. Alle merci nazionali è garantita libertà di circolazione con la sola eccezione del pagamento

di un dazio all'atto del consumo890.

Negli stessi giorni in cui la Francia si appresta a lanciare la sua sfida all'antico regime, a Venezia si lavora per rivoluzionare un assetto daziario cui si attribuisce una non piccola parte di responsabilità nel crescente divario che separa lo stato veneto dal resto dell'Europa. Fondamentali le riflessioni contenute in una memoria della primavera del 1789 a firma dei tre membri della

«Deputazione alla Regolazione delle Tariffe Mercantili di Venezia e della Terraferma»891. Queste le

cifre da cui si parte. Gli abitanti di tutte le province della Terraferma ammontano a 2.150.000. Eppure con il Dazio Mercanzia riscosso nei centri della Terraferma lo stato incassa solo 150.000

ducati a causa delle «indiscipline correnti, della rea invasione del contrabbando, e delle tenui

contribuzioni, che fanno... gli Abboccatori sui Dazj Mercanzia della Terra Ferma»892. Venezia, al

contrario, non conta che 140.000 abitanti, e «pochissimo tramanda alle Province Venete, e Forestiere», eppure «per le sue Dogane Mercantili dello Stallaggio, Fontico de' Tedeschi, Entrata da Terra, et Uscita, fa entrare tuttavia in Cassa Publica complessivamente in linea di Dazio, l'annua summa di ducati 175.000 all'incirca». Dalla sproporzione tra il gettito della capitale e quello dello stato si evince con maggior forza l'urgenza di rimediare all'«imperfezion del sistema corrente» e la

«necessità d'un radicale rimedio»893.

Per avere un'idea del degrado entro cui è precipitata l'economia veneziana trascinata in una progressiva involuzione anche da un sistema fiscale fattosi ingovernabile e comunque sufficiente a strangolare ogni tentativo di ripresa, ci torna utile la memoria Foscari-Giustinian-Nani, deputati alla

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Attivissimo, come savio alla mercanzia, è autore tra l'altro anche di una spietata requisitoria sull'imposta del 10% su tutte le merci provenienti in Venezia via mare, responsabile di aver fatto decollare Trieste ed Ancona. "Informativa" 1 settembre 1770. A.S.VE., Tariffe Mercantili, b. 19.

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A.S.VE., Tariffe Mercantili, b. 7.

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A.S.VE., Tariffe Mercantili, b. 19.

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A.S.VE., Tariffe Mercantili, b. 19.

890

Le finalità della nuova Deputazione ci vengono così condensate nella memoria Foscari-Giustinian-Nani del 27 marzo 1789: "Tema esser dovesse de suoi studj, ed applicazioni la conformazione delle Tariffe

mercantili tanto di Venezia, che della Terra Ferma, in modo fra loro analogo, agevolando con la possibile

semplificazione degl'aggravj la maggior affluenza delle importazioni per via di Mare e di Terra, sicché risulti aumento d'un utile commercio reciproco con la suddita ed estera Terra Ferma, e rianimi nella certa conosciuta e regolata misura d'aggravio le Nostre Arti e Manifatture, oggetti che racchiudendo inseparabile il bene del Popolo e le importanti viste dell'Erario, determinavano il Senato ad accorrervi con li più efficaci mezzi della Paterna sua providenza". A.S.VE., Revisori e Regolatori delle Entrate Pubbliche in Zecca, b. 527.

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Essi sono Francesco Foscari, Girolamo Ascanio Giustinian e Giacomo Nani.

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A.S.VE., Revisori e Regolatori delle Entrate Pubbliche in Zecca, b. 527.

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regolazione delle tariffe mercantili, del marzo 1789. Vi si parla di «visibile decadenza del

commercio di questa Piazza (di Venezia) parte rapitoci dalla industre vigilanza de' Nostri vicini, e parte contrastato ed avvilito dalla stessa nostra Legislazione»894.

In particolare le città della Terraferma evitano di approvvigionarsi a Venezia, preferendo le merci approdate a scali esteri per «iscansare un pesante ripetuto pagamento di Dazj di Provincia in Provincia sopra ogni qualunque merce restante in consumo». Il risultato non può essere che una

drammatica contrazione dell'interscambio895. Questo il giudizio dei deputati: «vide diminuiti i suoi

Transiti per l'enorme altezza di antiche, oscure, inintelligibili, e per la maggior parte manoscritte, e

non autorizzate Tariffe, contenenti diversità di pesi, di misure, e di ragguagli di monete». Ma le

cose non vanno meglio per le industrie nazionali, soffocate da un sistema fiscale iniquo. I deputati al marzo 1789 sono spietati nella loro denuncia. Scrivono infatti: «vide più di due milioni di sudditi, e fra questi quelli della classe degl'indigenti, dipendere dagl'arbitrj, ed interpretazioni de' Daziali, a

quali fu accordato la libertà del Patto896; vide mancante la Terra Ferma di denaro perché astretta a

spargerlo fuori o per li reali suoi bisogni, ed or per irritamento di lusso; parte chiuse, e quasi generalmente diminuite le Fabbriche Nazionali; emigrati in Stati limitrofi sudditi artisti; la circonferenza dello Stato mancante di Dogana e di custodia di confine; vide che reo spirito di contrabbando occupò generalmente gli animi della Nazione, che gli Abboccatori arricchiscono, che il commercio tra la Dominante e la Terra Ferma non solo è diminuito, ma che la Terra Ferma stessa

provede sovente di generi forestieri la medesima Città Capitale; e finalmente che l'Erario, che trar

dovrebbe dai Dazj consumo-mercanzia giusti e ragguardevoli tributi, non ritrae dagl'Abboccatori

che tenuissime sproporzionate offerte»897.

Il compito cui si trovano davanti i tre membri della Deputazione, istituita il 3 settembre 1785, è immane non meno di quello caricato, negli stessi anni, sulle spalle di riformatori francesi come il Turgot, il Necker, il Calonne o il Lòmenie de Brienne. A nessuno sfugge che la Deputazione è stata voluta come estremo tentativo per rimediare a «tanta congerie di accumulati mali e

disordini, che offendono la Sovranità del Principato, e conducono il Popolo, le Arti, ed il

Commercio a irreparabile rovina». Di fronte al «caos delle indiscipline e disordini presenti», una semplice ritocco tariffario non può tuttavia essere sufficiente. Bisogna quindi impietosamente mettere a nudo «tutti i mali che ci affligono» e procedere poi a «piantar un generale sistema, che

correggendo sugli esempi delle Nazioni vicine e lontane l'imperfetta Legislazione nostra sradicasse i difetti ed abusi correnti, e ponesse finalmente Venezia in un'armonica verificabile corrispondenza con la suddita ed estera Terra Ferma»898. Quello conoscitivo è quindi il primo e più urgente dei

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A.S.VE., Revisori e Regolatori delle Entrate Pubbliche in Zecca, b. 527.

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Una memoria dei Deputati alla regolazione delle tariffe mercantili del 13 settembre 1793 - che più avanti avrò occasione di riprendere - ci indica con durezza le proporzioni del mancato interscambio Venezia- Terraferma. Gli estensori (Corner, Molin, Albrizzi) scrivono infatti: "L'interesse e l'uso delle Provincie Suddite di provedersi da Forestieri, opera a segno, che per osservazioni già fatte...sono degl'anni molti, che i tre quinti almeno de' Consumi della Terra Ferma non sono tratti dalla Dominante; ed è oggimai arrivato a tale il disordine, che non vi à legge o rigore che da per sè basti a porvi riparo". A.S.VE., Tariffe Mercantili, b.7.

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Sul "patto" si ritorna in diversi punti del presente capitolo. Lo condannano Marogna e Dionisi (par. 9.6. "Privilegi alla città", sez. 9.6.1. "Il fisco in fiera"). Lo giustifica Ignazio Corrà (par. 9.17. "Crollo

commerciale e fiscale", sezione d.). Per l'applicazione del patto cfr. par. 9.24. "Un 'quadrante Europa' d'antico regime", sez. 9.24.1. "Dogana della Stadella".

897

Le bassissime offerte degli 'abboccatori' dei dazi "si giustificano or con la produzione di Fogli intitolati spese di Dazio (spese arbitrarie, ed inverificabili), ed or con la enumerazione di quelle esenzioni, e Privileggi, che veramente in offesa de' Dazj della Terra Ferma sono stati concessi sin'ora a larga mano alle Fabbriche Nazionali, con buona intenzione bensì, ma con mal proporzionato successo, dalla Reale Munificenza dell'Ecc.mo Senato". A.S.VE., Revisori e Regolatori delle Entrate Pubbliche in Zecca, b. 527.

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Scrittura 27 marzo 1789 in Decreto 7 maggio 1789. A.S.VE., Revisori e Regolatori delle Entrate

compiti affrontati dalla Deputazione alle Tariffe Mercantili. Due in particolare le realtà da esplorare per demolirle o produrvi interventi radicali: 1) conoscere «li Privilegi delle Città, dei Corpi, e de'

Particolari»; 2) «ordinare la formazione in grande di carte topografiche commerciali di provincia in provincia, onde riconoscere li confini, e li rapporti con l'estero; gl'Ingressi e le Uscite; le

posizioni dei Monti e dei Luoghi; il corso de' Fiumi; le strade postali; le alpestri; la configurazione

delle Lagune e dei Porti»899.

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