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LA PRIMA ETA' VENEZIANA TRA POESIA E STORIA

3.7. Oltre l'orizzonte municipale

Molti umanisti dovettero operare lontano dalla città natale per lo più cercando un impiego presso la corte dei papi. All'interno di questo folto gruppo recupero alcuni dei nomi più significativi tra quanti impegnarono il loro ingegno anche nel lasciarci qualche memoria storica.

Vivo interesse destò l'attività storiografica di Gaspare Veronese, autore del «De gestis Pauli

secondi», opera dedicata al veneziano Pietro Barbo, il quale essendo papa, tra l'altro avrebbe voluto

concedere i privilegi universitari alla sua città, Venezia, incontrando l'opposizione del Maggior

Consiglio che bocciò l'idea200.

Il notaio Leonardo Teronda si distingue per il coraggioso appello rivolto - nei suoi «Memoriali» - alle autorità ecclesiastiche, invitate a rinunciare alle ricchezze e al dominio temporale. In tale contesto il Teronda anticipa la convinzione che la donazione di Costantino al papa

Silvestro fosse un falso201.

Anche Francesco Nursio Timideo visse a lungo lontano da Verona. Egli, che è poeta fecondo, un suo piccolo spazio in un contesto storiografico, qual è il presente, se lo è guadagnato con un sonetto nel quale esorta gli Italiani ad avere fiducia in Venezia, scesa in campo con la Lega Italica per contrastare il cammino a Carlo VIII re di Francia, ma anche per i suoi rapporti con Giorgio Corner, capitano di Verona, e prima con la corte di Caterina Cornaro, ex regina di Cipro, in Asolo202.

Impegnato a narrarci le imprese dei re di Francia in relazione ovviamente anche al contesto italiano è Paolo Emili, il quale con il suo «De rebus gestis Francorum» condotto secondo il modello

liviano, ci ha lasciato la prima storia umanistica di Francia203.

Leonardo Montagna e Giorgio Sommariva hanno un motivo interessante per essere

annoverati nel gruppo di coloro che ci tramandarono notizie storiche204. I Turchi nel settembre 1477

invasero il Friuli e passato l'Isonzo rompendo un improvvisato schieramento di milizie veneziane guidate dal veronese Girolamo Novello, dilagarono nella pianura tra l'Isonzo, il Tagliamento e il Piave. Il Montagna compose un sonetto molto sincero, deprecando il disinteresse degli stati italiani di fronte alla minaccia turca ed invitando ad aiutare Venezia nel superiore interesse dell'intera penisola. Leonardo Montagna immagina - tra l'altro - che il Friuli lamenti la sua triste condizione a

causa dell'incursione turca205.

breve occupazione della città ebbe parte anche il Pisanello: R. BRENZONI, Pisanello, Firenze, 1952, pp. 52-53".

200

Gaspare Veronese visse quasi sempre lontano da Verona, al seguito di Stefano Porcari, celebre nobile romano antipapale impiccato nel 1453. Fu in Francia e in Inghilterra. Precettore privato,insegnò anche all'università di Bologna e di Roma. Morì nel 1474. Significativa la lode di Aldo Manuzio nella dedica dell'edizione di Teocrito del 1496: "Debeo plurimum veronensibus; nam a Gaspare Veronensi, peregregio grammatico, didici Romae Latinas litteras, a Te (Battista Guarini, cui è rivolta la dedica) vero Ferrariae et Latinas et Graecas". AVESANI R., Verona nel Quattrocento. La civiltà delle lettere, o.c., pp. 198-199.

201

Leonardo Teronda si allontanò dalla sua città per mettersi al servizio della curia pontificia e partecipò ai tre concili di Costanza, di Basilea e di Firenze. AVESANI R., Verona nel Quattrocento. La civiltà delle

lettere, o.c., p. 14.

202

AVESANI R., Verona nel Quattrocento. La civiltà delle lettere, o.c., pp. 183-184.

203

Paolo Emili nel 1483 si recò in Francia per studiarvi teologia e a Parigi, nel 1529, morì. AVESANI R.,

Verona nel Quattrocento. La civiltà delle lettere, o.c., pp. 211-212.

204

Ho anticipato i nomi di Leonardo Montagna e di Giorgio Sommariva nel par. 3.4. "L'impegno

encomiastico-celebrativo" di questo cap. III "La prima età veneziana tra poesia e storia".

205

Sull'ultima invasione dei Turchi in Italia si veda COGO GAETANO, L'ultima invasione dei Turchi in

Italia in relazione alla politica europea dell'estremo Quattrocento, Genova, 1901. Cfr. recensione di V.

A quello del Montagna fece eco con un altro sonetto il Sommariva (1435-1502), che ribadiva l'esortazione ad aiutare Venezia nella sua funzione storica di difesa contro la pressione turca nella regione del Friuli. Ma Giorgio Sommariva, oltre la nota relazione sullo stato della città e del territorio veronese, fatta nel 1478 ed indirizzata a Federico Corner, compose la «Chronica

vulgare in terza rima de le cose geste nel Regno Napoletano», in riferimento a quando venne in

Italia, nel 1494, Carlo VIII. Nella «Cronica» in realtà si vale delle opere storiche, che egli

regolarmente cita, di Flavio Biondo, di Poggio Bracciolini e del Platina206.

Nato a Soncino, venuto a Verona tra il 1465 e il 1473, di mestiere fabbro, Francesco Corna scrisse in volgare il «Fioretto delle antiche cronache di Verona...» nella forma di un cantare. In realtà fa la storia ed insieme offre una guida per far conoscere la città e il territorio della Verona del suo tempo. Il suo è un cantare vivo e originale, sia per il modo di presentare i personaggi, sia per la scelta delle doti, delle bellezze, delle ricchezze e dei monumenti di Verona, sia infine per

l'impostazione degli avvenimenti in base ad un maturo senso storico207.

Nel 1463 Antonio Brognanigo, maestro di grammatica, in un poemetto di 224 esametri pur non nascondendo la sua ambizione per i toni epici, soddisfa alle esigenze del costume adulatorio, rievocando le origini di Venezia negli anni del crudele Attila, nonchè la fondazione della Serenissima, consacrata da un intervento divino provvidenziale. Nella rievocazione del Brognanigo, Venezia è vista come città che ha il compito di difendere la cristianità dal Maligno, che negli anni in cui l'autore scrive il poemetto, facilmente poteva essere rappresentato dalla pressione militare turca208.

Giovanni Mario Filelfo, il quale chiamato a Verona come pubblico insegnante si era inserito

nella cultura veronese con molta autorità, in una sua «Oratio» si felicita con i Veronesi cui è dato di vivere sotto il governo veneziano giusto e liberale; tanto liberale, per cui possono considerarsi

padroni di se stessi nelle loro scelte209.

Su Verona più che su Venezia insiste Pier Donato Avogaro, già indicato per la “gratulatio” scritta in onore del cardinale Marco Corner, nominato vescovo di Verona, e che ora riprendo per segnalare altre sue opere d'argomento certamente più importante per conoscere la storia di Verona, quali il «De montis nuper instituti triumpho», oppure il «De viris illustribus antiquissimis qui ex

Verona claruere». Il “monte”, di cui si esalta il ‘trionfo’, è il Monte di Pietà, fondato nel 1490 in

Verona210. Il «De viris illustribus», trattando appunto di uomini illustri, aveva in particolare lo

scopo di dimostrare che Plinio il Vecchio era originario di Verona e che pertanto i consiglieri

comunali di Verona dovevano erigere statue a lui e ad altri antichi veronesi illustri211. Pier Donato

Avogaro scrisse anche sull'«Origine della stirpe Rizzoni», un'opera che sotto l'aspetto storiografico

206

Giorgio Sommariva fu uomo di governo, membro del consiglio dei XII e L e poi Provveditore alle fortificazioni di Verona e Territorio. CIPOLLA CARLO, La relazione di Giorgio Sommariva sullo stato di

Verona e del Veronese (1478), "Archivio Veneto", n.s., t. VI (1893), pp. 161-214. AVESANI R., Verona nel Quattrocento. La civiltà delle lettere, o.c., pp. 173-183.

207

Osserva il Marchi: "E' giusto poi riconoscere che il Corna dà prova in più luoghi di vigile senso critico: come quando definisce 'opinione' la leggenda dell'origini dai Cimbri sconfitti da Mario delle popolazioni tredicicomunigiane, che descrive con impareggiabile icasticità (il verso 6 della stanza 54 è tra i più belli del cantare: 'Sempre tra loro todescando vanno'); o allorchè riferisce, respingengole in blocco, tutte le leggende

sorte intorno alla costruzione dell'Arena (st. 159)". CORNA DA SONCINO FRANCESCO, Fioretto de le antiche croniche de Verona, o.c., pp. XVI-XVII.

208

AVESANI R., Verona nel Quattrocento. La civiltà delle lettere, o.c., pp. 104-105.

209

Su Giovan Mario Filelfo cfr. AVESANI R., Verona nel Quattrocento. La civiltà delle lettere, o.c., p. 109.

210

Di Pier Donato Avogaro tornerò a far un cenno nel par. 6.9 "Assistenzialismo comunale" del cap. VI "Il governo locale".

211

Era allora in discussione se Plinio il Vecchio provenisse da Verona o da Como. Ermolao Barbaro, il giovane, nelle "Castigationae Plinianae" lo considerava comasco, seguendo le "Annotationes" del Panteo. SANCASSANI G., Pier Donato Avogaro, in SANCASSANI-CARRARA-MAGAGNATO, Il notariato

può sembrare senza interesse, ma che diventa significativa quando si tenga presente che essa mette in rilievo la tradizione umanistica stabilitasi all'interno di una famiglia veronese tra '400 e '500, - i

Rizzoni appunto - tra i cui esponenti brillarono Benedetto, Giacomo e Martino212.

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