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L' ARTICOLAZIONE DELLA PROPRIETÀ NEL P IACENTINO

L' ASSETTO PATRIMONIALE DEGLI INSEDIAMENTI DEL P IACENTINO

I) L A BASSA PIANURA

Entrando nel dettaglio della trattazione, qui di seguito si intende delineare un quadro relativo all'assetto fondiario della bassa pianura orientale (Tavola 1). Accanto a beni di diversi enti ecclesiastici cittadini e di proprietari provenienti da zone esterne al Piacentino stesso si distinsero diverse famiglie locali emergenti che fecero verosimilmente parte dell'élite della zona e che a partire dalla metà del IX secolo intrapresero una politica di acquisizioni nell'area dei loro villaggi di appartenenza.

Tra gli insediamenti più documentati di quest'area spicca quello di Caput Ursi1086, che compare nella documentazione abbastanza precocemente a partire dall’8021087.

Il paesaggio boscoso che caratterizzava la zona era condizionato dall’instabile presenza del fiume Po e dalla vicinanza con un altro importante corso d’acqua, il Nure. Da Caput Ursi era facile raggiungere il centro di Placentia, che distava circa quattordici chilometri, e l’asse stradale della via Emilia, lontano meno di dieci chilometri, nonché la via Postumia. Proprio queste caratteristiche rendevano Caput Ursi un insediamento strategico dal punto di vista della viabilità, appetibile nonostante la continua minaccia delle inondazioni del Po.

Nella prima metà del IX secolo secolo sono attestati in questo territorio beni appartenenti al gastaldo della città di Piacenza Aidulfo1088, al cenobio di San Giovanni di Lodi1089, alla basilica urbana di Sant'Antonino1090; a partire dall'ultimo quarto del IX secolo proprietà del vescovo piacentino Everardo1091, del monastero di San Salvatore di Brescia1092 e della canonica della cattedrale1093. Interessante notare che in una vendita dell’898 comparve una certa Gumperga, moglie di Lamberto, che fu “scario de curte Caput Ursi”1094: non è possibile, tuttavia, comprendere a chi appartenesse detta curtis.

La documentazione riguardante questo villaggio a partire dalla metà del IX secolo testimonia le vicende dei fratelli Anselmo e Garifuso “habitatoris in locus Caput Ursi”. Si sono conservati, infatti, una dozzina di documenti che ci attestano la loro attività, a partire da due vendite dell’840 e dell’843 con cui Anselmo acquistò dei terreni posti nel territorio di Caput Ursi, in Armodingi e in loco Armodingi ubi Campora Paulaci, pagandoli rispettivamente ventitré denari1095 e dieci soldi1096. La badessa del monastero di San Giovanni di Lodi stipulò con i due fratelli un contratto di permuta nell’851, cedendo loro un prato e un terreno arativo posti “in suprascripto loco Caput Ursi ubi nominatur Valli”, ricevendone in cambio un massaricio localizzato “in vico Arcole prope Muntecello in suprascripto loco Caput Ursi”1097. La vicenda patrimoniale della famiglia proseguì con una permuta dell’858, con cui Anselmo diede ad un certo Arimodo un piccolo terreno in “in Campo Longo,

1086 Si tratta dell’odierna Caorso, cfr. supra, Capitolo 3, Paragrafo 2.I.

1087 ChLa2_LXVIII_02, anno 802. Non si conservano menzioni del villaggio in età longobarda. 1088 Aidulfi comparve nella documentazione privata come proprietario di una selva e di una sors posta “in fundo Caput Ursi, ubi Ocucio dicitur” in due documenti (ChLa2_LXVIII_02, anno 802 e ChLa2_LXIV_02, ann 818).

1089 ChLa2_LXVIII_37, anno 851.

1090 Un certo Poto di Piacenza donò nell’818 i suoi beni “in fundo Caput Ursi, ubi Ocucio dicitur” alla chiesa dei Santi Antonino e Vittore (ChLa2_LXIV_02, anno 818.)

1091 ChLa2_LXXI_20, anno 897.

1092 Il monastero di San Salvatore di Brescia possedeva “terra ubi seminare potest modia LXX” in loco Capurse (INVENTARI ALTOMEDIEVALI, V: si tratta di un documento la cui datazione, secondo gli editori, è compresa tra l’ 879 e il 906). 1093 ChLa2_LXXI_20, anno 897. 1094 ChLa2_LXVII_14, anno 898. 1095 ChLa2_LXVIII_24, anno 840. 1096 ChLa2_LXVIII_27, anno 843. 1097 ChLa2_LXVIII_37, anno 851.

fundo Caput Ursi”, ricevendo in cambio un terreno sito nella stessa località1098. Nell’anno 860 Anselmo acquistò per un soldo da un altro proprietario locale un appezzamento in “fundo Caput Ursi, loco ubi Variano dicitur”1099. Va notato, inoltre, che in tutti i negozi giuridici appena citati Anselmo comparve nelle liste delle confinazioni tra i proprietari dei beni adiacenti a quelli oggetto della transazione1100.

L’importanza a livello locale, ma non solo, di questa famiglia emerge da un placito dell’884 riguardante la proprietà di una via che vide Anselmo e il fratello Garimundo contrapposti al cugino Garibaldo arhidiaconus1101. Il giudizio ebbe luogo in villa Caput Ursi “ad eclesia Sancti Miheli” e venne presieduto dal visconte Noe e dal locoposito Rotefredo1102.

La documentazione dimostra che Anselmo fu l’esponente principale di una famiglia ben radicata in questa zona del Piacentino, che poteva contare su un patrimonio localizzato in varie zone del territorio dipendente da Caput Ursi, ossia in loco Armodingi, in loco ubi Campora Paulaci, in Campo Longo, nel loco ubi Variano dicitur.

Piccoli proprietari dovevano essere invece i fratelli Garibaldo e Raginaldo, che compaiono in tre dei contratti sopra citati1103. Benché i documenti su cui basarsi siano pochi, possiamo ipotizzare che la loro famiglia avesse venduto parte dei beni ad Anselmo oltre che per ricavarne del denaro, anche per legarsi a quest'ultimo, che rappresentava l’élite della zona.

Altri insediamenti della pianura orientale meritevoli di una trattazione a sé sono Florenciola, Muretelle e Pontenure.

Il territorio del primo insediamento nel corso del IX secolo fu di fatto sotto il controllo del cenobio di San Fiorenzo, la cui prima attestazione si rintraccia in un diploma longobardo emanato da re Ildeprando nel 744, che menzionò i monasteria di Florentiola, Tolla e Gravaco1104. Un placito dell'830 attesta la disputa intercorsa tra il monastero di San Fiorenzo di Fiorenzuola e il prete Orso della chiesa di San Donnino della diocesi di Parma per la proprietà di una pischaria1105.

Il cenobio Sancti Florenti aveva organizzato le sue proprietà in forme curtensi, come dimostra un contratto di livello dell’847 stipulato tra un omo liber e il vescovo di Piacenza Seofredo, che agiva per conto del monastero, per alcuni terreni pertinenti la curtis di Tressedenti, località non distante da Fiorenzuola1106. Tale curtis sembrò di fatto controllata dalla stessa cattedrale di Piacenza, in virtù del legame che sussisteva tra il vescovo e l'ente monastico di Florentiola sancito dai diplomi d'età longobarda e successivi1107.

1098 ChLa2_LXIX_05, anno 858: Arimodus stesso vista questa transazione, parrebbe essere un piccolo proprietario terriero (MANCASSOLA c.s.); questi compare come testimone in un placito dell’884 (ChLA2 LXX 17).

1099 ChLa2_LXIX_09, anno 860.

1100 Lo stesso Anselmo viene citato per l’ultima volta in una vendita dell’898 che ha per oggetto un appezzamento di terra arativa posta “in campanea Placentina” che egli aveva in precedenza dato a Giselprandus “presbiter cardinale” della Chiesa di Piacenza (ChLa2_LXXI_15, anno 898).

1101 ChLa2_LXX_17, anno 884.

1102 Per la figura di Rotefredi locoposito Cfr. supra, Capitolo 1, Paragrafo 2.II.

1103 Secondo il documento dell’840 (ChLa2_LXVIII_24, anno 840), i fratelli vendettero due appezzamenti di terreno, ricevendo in cambio ventitré denari (inoltre figurano tra i confinanti del beni oggetto della transizione); nella vendita dell’843 cedono due terreni presso il fiume Nure, per dieci soldi (ChLa2_LXVIII_27, anno 843); infine Raginaldo compare tra i confinanti dei beni oggetto della vendita dell’860 (ChLa2_LXIX_09, anno 860).

1104 CDL III, n. 18, anno 744: le disposizioni di questo diploma furono confermate da quello successivo di re Ratchis, dell’anno 746 (CDL III, n. 19).

1105 ChLa2_LXVIII_18, anno 830. 1106 ChLa2_LXVIII_34, anno 847.

1107 Le ultime due attestazioni che si hanno per il IX secolo per l'insediamento di Florenciola sono la menzione di due abitanti de Florenciola, “Sundelbertus et Petrus de Florenciola”, che parteciparono in

Muretelle si differenzia da tutti gli altri insediamenti della zona perché i documenti che ne trattano non presentano informazioni sul suo territorio, ma solo sui suoi abitanti, tra cui alcuni grandi proprietari fondiari.

Era originaria di Muretelle la famiglia di Rotcario che alla fine del IX secolo si distinse per un'attiva politica patrimoniale1108, i cui possedimenti erano dispersi in varie zone della pianura, soprattutto nella zona di Gudi1109.

Il villaggio di Pontenure, infine, è attestato nella documentazione a partire dall’822, quando tra i testimoni di una donazione compare “Adroaldi filio quondam Fradelli de Pontenure”1110. Sono numerosi i negozi giuridici che ebbero per oggetto proprietà poste nella pianura a Sud di Piacenza e a cui parteciparono come sottoscrittori individui provenienti da questo insediamento, molti dei quali ex genere Francorum oppure lege Langubardorum1111, mentre solo due documenti riguardarono il territorio di Pontenure. Si tratta di un livello dell’886 con cui un certo Giseperto ottenne dalla chiesa di Sant'Antonino di poter coltivare una sortem in questo territorio1112 e di una vendita di un massaricio stipulata tra due grandi proprietari della zona, Leone ed Andrea, risalente alla fine del IX secolo1113.

qualità di astanti ad un placito nell’anno 874 (ChLa2_LXV_18) e la datatio “Actum Florenciola” di una vendita dell’884 in cui i coniugi Ropaldo e Nadreverga cedettero a Lamperto da Macomeria un appezzamento di terreno con casa in Macomeria stessa (ChLa2_LXVI_07).

1108 Rotcario fu padre di Pietro, Ratcauso, Rotchiso; fu nonno di Rotchildo e Riculfo. Tutti questi individui furono particolarmente attivi nella zona di Gudi alla fine del IX secolo (MANCASSOLA c.s.). 1109 Per la famiglia di Ratcausus Cfr. infra, Capitolo 6, Paragrafo 2.III.

1110 ChLa2_LXVIII_14, anno 822.

1111 “Gaidoaldi filio Ledoni de Pontenure” (ChLa2_LXIV_05, anno 824); “Godoaldi de Pontenure” (ChLa2_LXV_09, anno 870); “Adelberti ex genere Francorum de Pontenure”, “Gaideverti de Pontenure” e “Eroardi ex genere Francorum de Pontenure” (ChLa2_LXVI_25b e ChLa2_LXVI_25a, anno 890); “Odelfredi ex genere Francorum de Pontenure” (ChLa2_LXVI_36, anno 892); “Godolfredi de Pontenure ex genere Francorum” (ChLa2_LXVI_39, anno 893); “Vualperti de Ponedurio” (ChLa2_LXVII_39, fine del IX-inizi X secolo); “Gisemari de Ponte Nure vivente lege Langubardorum” e “Gudeverti de ipso loco langubardo” (ChLa2_LXVII_26, fine del IX-inizi X secolo).

1112 ChLa2_LXVI_12, anno 886.

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