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L' ARTICOLAZIONE DELLA PROPRIETÀ NEL P IACENTINO

L A GRANDE PATRIMONIALITÀ LAICA ED ECCLESIASTICA

I) S AN S ISTO DI P IACENZA

Il monastero di San Sisto di Piacenza, costruito nella zona Nord-Ovest della città nell’ultimo quarto del IX secolo, fu una fondazione regia fortemente voluta dalla regina Angilberga, moglie di Ludovico II905.

Il cenobio, intitolato inizialmente alla Santa Resurrezione, venne dotato al momento della sua istituzione di ampi possedimenti dall’imperatore Ludovico II906, i quali vennero poi accresciuti dalle concessioni della regina Angilberga907 e di sua figlia Ermengarda908. La politica di acquisizioni condotta dalla badessa Adalberga all’inizio del X secolo arricchì ulteriormente il patrimonio del cenobio909.

Fin da subito il monastero di San Sisto poté controllare la riva meridionale del fiume Po per un lunghissimo tratto che andava dal punto di confluenza del Lambro e del Trebbia fino allo sbocco del canale Fodesta presso Piacenza stessa910. Alla fine del IX secolo il tratto piacentino del fiume padano era controllato da tre autorità ecclesiastiche in concorrenza tra loro: il vescovo di Piacenza, il monastero di Santa Giulia di Brescia, nonché il cenobio di San Sisto911.

I beni che facevano capo a quest'ultimo erano localizzati in varie zone del Regnum (nel comitato di Lodi, nei territori di Cremona, Milano, Reggio, in “comitatu Stationense”, “in comitatu Bulgarense”, nel Mantovano e nei pressi di Comacchio) e vennero perlopiù organizzati in forme curtensi912. Il patrimonio del cenobio si estendeva su una superficie di migliaia di ettari e poté contare al suo interno di curtes vastissime, tra cui la meglio documentata è quella di Guastalla913.

San Sisto venne dotato anche di diversi possedimenti nel Piacentino (Figura 14), tra cui spiccavano le curtes di Flabiano, di Duliaria, di Fabrica, oltre a quella di Caput Trebi, di elevata importanza strategica914. L'esistenza di ulteriori beni posti in quest'area si ricava da due documenti privati della fine del IX secolo. Il primo è una permuta con cui la badessa Adelberga cedette a Gariberto diaconus diversi beni localizzati presso le località Mediaule e Cilianuclo, in cambio di due vigneti e due terreni in Octabello915. Il secondo è una donazione stipulata a favore del cenobio di alcune proprietà situate nelle località di Rovereto, Alboni e nel casale Espegasto916. Infine, altre informazioni circa le proprietà di San Sisto traspaiono dalle liste delle confinazioni di beni oggetto di negozi giuridici che non coinvolsero

905 Da ultimo cfr. CIMINO c.s. (per una trattazione specifica su San Sisto cfr. supra, Capitolo 1, Paragrafo 3.III).

906 BENASSI,ARCHIVIO DI STATO, n. XIII, anno 870. In particolare, per potenziarne l'attività economica, Ludovico II concesse a San Sisto i diritti di teloneo e di gestione di una fiera cittadina annuale della durata di quindici giorni, che si affiancava ai mercati controllati dal vescovo piacentino. Circa questa concessione cfr. PORRO LAMBERTENGHI, n. CCXXIV, coll. 375-376.

907 FALCONI, LE CARTECREMONESI, n. 20, anno 877. 908 MANARESI, I, n. 114.

909 FALCONI, LE CARTECREMONESI, II, n. 36, anno 902.

910 RACINE 1990, p. 247. Beni del monastero di San Sisto, infatti, sono stati individuati presso la campanea Placentina prope argele e in Viscaria recta via qui pergit ad Caput Trebi (ChLa2_LXVII_38, fine IX-inizi X secolo; ChLa2_LXVI_22, anno 889; ChLa2_LXVII_30, fine IX-inizi X secolo).

911 Cfr. supra, Capitolo 1, Paragrafo 4.II.

912 FALCONI, LECARTECREMONESI, n. 20, anno 877. 913 Per la curtis di Guastalla cfr. ROVERSI MONACO 1995.

914 Per la corte di Caput Trebi cfr. BENASSI,ARCHIVIO DI STATO, n. XIII, anno 870 (ZANINONI 2001b); per i restanti beni nel Piacentino cfr. FALCONI, LE CARTE CREMONESI, n. 20, anno 877.

915 ChLa2_LXVII_34 (la datazione del documento per gli editori oscilla tra l’888 e il 911): la prima località menzionata nel testo corrisponde all’attuale Mezzenigo di Travo, mentre Cilianuclo, che non è stato individuato, verosimilmente non era distante; Octavello è l’odierno Ottavello di Rivergaro.

916 ChLa2_LXVII_41 (la datazione del documento è incerta e per gli editori oscilla tra l’882 e il 921): le località menzionate nel documento corrispondono alle attuali Roveleto Landi di Rivergaro, Albone di Podenzano, mentre il casale Espegasto non è stato identificato.

direttamente il monastero regio. Apprendiamo così che quest'ultimo disponeva di possedimenti oltre che in Piacenzastessa917, nella campanea Placentina propeargele918, presso il vicoZoroni919, in Veclano, entrambe in pianura920, e in Viscaria, lungo la “via qui pergit ad CaputTrebi”921.

Analizzando la localizzazione delle località in cui erano concentrate le proprietà piacentine di San Sisto, non stupisce che si trovassero tutte nella pianura a Sud e ad Ovest di Piacenza e lungo la rive del fiume Trebbia, allo sbocco del quale, infatti, vi era la curtis di Caput Trebi. La presenza di proprietà del monastero di San Sisto in Val Trebbia è confermata anche da un placito dell’inizio del X secolo in cui al cenobio stesso vengono restituiti dei beni in località Duliaria di cui si era impossessato ingiustamente un vassallo di stirpe franca922. Viste le informazioni che si ricavano dalle fonti scritte, è verosimile ipotizzare che quasi immediatamente dopo la sua fondazione San Sisto avesse innescato un’efficace circolazione di merci dalle diverse curtes al cenobio, il quale sfruttava per la redistribuzione dei prodotti il porto che disponeva nei pressi di Piacenza923.

917 ChLa2_LXV_28, anno 879; ChLa2_LXVI_31, anno 892; ChLa2_LXX_33, anno 892. 918 ChLa2_LXV_28, anno 879; ChLa2_LXVI_31, anno 892.

919 ChLa2_LXVI_38, anno 892.

920 ChLa2_LXVII_38, fine IX-inizi X secolo: si tratta dell’attuale Vezzano di Carpaneto Piacentino. 921 ChLa2_LXVI_22, anno 889; ChLa2_LXVII_30, fine IX-inizi X secolo.

922 MANARESI, I, n, 123, anno 911: la località dove sono collocati i beni contesi è l’attuale Pieve Dugliara di Rivergaro.

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