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G LI INSEDIAMENTI DI COLLINA

I VILLAGGI E LE COMUNITÀ

L’ INSEDIAMENTO RURALE PIACENTINO NELL ' ALTO MEDIOEVO

II) G LI INSEDIAMENTI DI COLLINA

Gli insediamenti della fascia collinare possono essere distinti in base alle vallate in cui sono localizzati, ricordando che quelli posti nella zona occidentale del Piacentino (la parte bassa delle valli del Tidone, Luretta, Trebbia e Nure) rientravano nei fines Placentina, mentre quelli delle vallate orientali (valli dei fiumi Stirone, Ongina, Arda, Chiavenna, Chero e Riglio) facevano parte della circoscrizione detta fines Castellana.

a) Le valli dei fiumi Tidone e Luretta

L’analisi della rete insediativa della val Tidone è resa difficile dalla scarsa documentazione che la riguarda e pertanto la bassa densità di villaggi localizzati risulta poco affidabile (Tavola 2).

L’insediamento meglio documentato è quello di Maurasco531. Da una vendita dell’842 e da una permuta dell’874 deduciamo che il loco et fundo Maurassco si estendeva da un lato fino al fiume Tidoncello532, mentre dall’altro raggiungeva il torrente rio Lura533. Si trattava, quindi, di un territorio non troppo esteso, dato che il Luretta dista meno di due chilometri e che l’unica località che è segnalata al suo interno è quella del “loco ubi dicitur Maurasco ubi Lubarinci dicitur”, attestata precocemente già nell’anno 816534.

La valle del torrente Luretta si situa a cavallo tra le prime colline e la fascia meridionale dell’alta pianura. Per questa zona sono ben documentati due località, Seliano, oggi scomparso, e Pomario, odierno Pomaro di Piozzano.

Seliano compare nella documentazione piacentina a partire dall’anno 825535 e la sua denominazione era contraddistinta da una certa variabilità, dato che inizialmente compare come Salliano e Saliano536, mentre a partire dall’831 è perlopiù attestato come Seliano537, ma anche come Siniano e Segiano538.

Spunti interessanti circa il suo territorio vengono offerti da un vendita che nell’825 menziona dei beni posti in Paoni cui “coeret adfines da una parte Saliano” 539. E’ evidente che questo insediamento era dotato di limiti certi, ma forse non aveva una grande estensione. A dispetto dei numerosi documenti che ne trattano, infatti, il territorio di Seliano presentava all’interno poche località, la cui microtoponomastica derivava non da elementi del paesaggio ma da quelli tipici di un centro abitato: la località “ubi Cararia dicitur” stava presumibilmente nei pressi di una strada carraia540, il nucleo insediativo di “Seliano ubi Subtu Basilica dicitur” 541 si sviluppava vicino ad un edificio ecclesiastico. Proprio in questa zona e in quella chiamata “ubi Pradale dicitur”542 erano concentrate la maggior parte delle

531 Attuale Moronasco di Pecorara. 532 ChLa2_LXVIII_26, anno 842.

533 ChLa2_LXIX_28: anno 874, “in fundo et loco Maurenasco de prates et de terra araturia fine rio Lura”. 534 ChLa2_LXVIII_08, anno 816.

535 ChLa2_LXIV_06, anno 825.

536 Rispettivamente in ChLa2_LXIV_06, anno 825; ChLa2_LXIV_10, anno 827; 537 ChLa2_LXVIII_19, anno 831.

538 Attestazione Siniano in ChLa2_LXIX_03, anno 855; attestazione Segiano in ChLa2_LXIX_18, anno 866; ChLa2_LXIX_31, anno 875; ChLa2_LXVI_19, anno 888; ChLa2_LXXI_19, anno 897.

539 ChLa2_LXIV_06, anno 825: “rebus iuris nostra que abere visi sumus in loco qui dicitur Paoni (...) ; et coeret adfines: da una parte Saliano, et de alia parte fine Noveliano”.

540 ChLa2_LXIX_03, anno 855.

541 ChLa2_LXVII_35, fine IX-inizi X secolo; ChLa2_LXVII_08, anno 897; ChLa2_LXVII_07, anno 897. Si può ipotizzare che la basilica fosse la “eclesiam Sancti Petri” che viene menzionata nel documento ChLa2_LXX_27, anno 888.

abitazioni citate nei contratti riguardanti Seliano e pertanto è verosimile ipotizzare che questo insediamento si presentasse come polinucleato, con due centri demici principali. Il territorio di questo villaggio, tuttavia, verso la fine del IX secolo venne assimilato a quello del territorio di Pomario, come si evince da un placito che si tenne nell’897 nella “villa Pomario, locus ubi Segiano dicitur”. Da questa formula emerge la possibilità che il territorio del sito di Seliano sullo scorcio del IX secolo fosse subordinato a quello di Pomario, la cui crescente importanza nella documentazione derivò dalla presenza della locale pieve di San Vitale543. Tuttavia, anche se il territorio di Seliano perse la sua autonomia, non altrettanto si può dire per la comunità che vi faceva riferimento. Questa, infatti, era dotata di beni comuni attestati nella lista delle confinazioni di un documento dell’884 con la formula sorte Seliasca544 e la sua stabilità è inoltre attestata da ripetute menzioni di individui che si dichiarano de Seliano all’interno di contratti stipulati a cavallo tra la fine del IX secolo e gli inizi di quello seguente545. L’unica eccezione in tal senso riguarda “Petrus presbiter filio quondam Adreverti” che si definisce de Seliano nell’884 e nell’888, ma che nell’893 è attestato come de Pomario546.

Il sito di Pomario viene per la prima volta menzionato nell’855, quando tra i testimoni di una vendita compare “Traseberti de Pomario”547. Il medesimo personaggio è ricordato in una permuta dell’874 come “quondam Traseberti maciacaro de loco Pomario”, padre dei due destinatari del contratto548 ed è curioso notare come nell’884 si ritrovi all’interno del territorio di Pomario la “sorte qui dicitur Maciacarorum”, la cui denominazione potrebbe derivare proprio dai personaggi della permuta549.

A proposito del territorio di questo insediamento, in un vendita della fine del IX secolo compaiono i beni della comunità di questo villaggio, indicati dalla formula “agere de Pomario”, che confinavano con il territorio di Seliano550. Alla luce delle indicazioni derivate dai documenti, Pomario sembrava presentare un insediamento piuttosto compatto, distribuito in un’area non troppo ampia, come emerge dalle numerose menzioni di abitazioni poste su terreni confinanti all’interno delle formule di pertinenza di alcuni contratti551. Infine, è possibile ipotizzare che questo villaggio si fosse ampliato a discapito di quello di Seliano, in seguito all’istituzione della pieve di San Vitale552, che, verosimilmente, aveva soppiantato l’altra chiesa locale intitolata a San Pietro553.

Il caso di Pomario, quindi, è esemplificativo del processo in base al quale un edificio ecclesiastico fu in grado di riorganizzare l’insediamento della zona in cui sorse ed è simile a quanto visto per Vico Sahiloni.

543 ChLa2_LXXI_18, anno 897. 544 ChLa2_LXX_18, anno 884.

545 ChLa2_LXX_18, anno 884; ChLa2_LXX_27, anno 888; ChLa2_LXVI_19, anno 888; ChLa2_LXXI_03, anno 893; ChLa2_LXVII_08, anno 897; ChLa2_LXVII_07, anno 897; ChLa2_LXXI_19, anno 897; ChLa2_LXVII_16, anno 898.

546 Cfr. “Petrus presbiter filio quondam Adreverti” che nell’884 e nell’888 è detto de Seliano (rispettivamente ChLa2_LXX_18 e ChLa2_LXX_27), mentre nell’893 è detto de Pomario (ChLa2_LXXI_03).

547 ChLa2_LXIX_03, anno 855. 548 ChLa2_LXIX_28, anno 874. 549 ChLa2_LXX_18, anno 884.

550 ChLa2_LXVII_42: un terreno oggetto della vendita confina “uno caput sancti Vitali, alio caput in Leoni de Fariniano, uno lato in Aliverti, alio in agere de Pomario”.

551 ChLa2_LXIX_28, anno 874; ChLa2_LXX_18, anno 884; ChLa2_LXXI_10, anno 895.

552 ChLa2_LXX_18, anno 884; ChLa2_LXXI_10, anno 895; ChLa2_LXXI_16, anno 896; ChLa2_LXXI_18, anno 897; ChLa2_LXVII_42 (fine IX-inizi X secolo);

b) Le valli dei fiumi Trebbia e Nure

La contigua valle del fiume Trebbia apparteneva al comitato piacentino solo per la parte bassa, mentre la zona centrale assieme a quella alta facevano parte dell'area soggetta al monastero di San Colombano di Bobbio554. Restano pochissime menzioni documentarie relative alla zona, che non sono sufficienti per abbozzare un quadro relativo alla situazione insediativa della basse valle del fiume Trebbia.

Passando alla valle del fiume Nure, i due siti più interessanti appaiono Carmiano, attuale Carmiano di Vigolzone, e Cassiano, oggi Cassiano di Ponte dell’Olio, distanti l’uno dall’altro poco meno di due chilometri, e collocati rispettivamente sulla riva sinistra e destra del Nure.

La prima menzione di Carmiano risale all’844 e mette in evidenza la spiccata vocazione fluviale di questa zona del Piacentino, visto che tra i beni oggetto di un contratto di livello vi è una vigna situata “in Carmiano prope molino qui est posito in rigo”555.

Nella seconda metà del IX secolo in Carmiano vi era una curtis della chiesa cattedrale di Piacenza, come si deduce da una permuta dell’876 che ha per oggetto una pecia appartenente ad essa556.

Alla fine del IX secolo, il villaggio di Carmiano presentava un territorio alquanto compatto, che includeva le località di Fabrica, oggi scomparsa, Manciano, Luciano, Spitine, Logorciano557, che si trovano localizzate attorno al centro di Carmiano in un raggio di circa quattro chilometri. Dalle menzioni di abitazioni poste nel territorio di Carmiano emerge che la rete insediativa relativa a questo insediamento dovesse essere a maglie piuttosto larghe558. Come nel caso di Pomario, l’importanza del sito di certo aumentò nel corso del IX secolo per la presenza della pieve di Sancti Iohanni, localizzata “iusta [...] fluvium Nuris”, che il vescovo di Piacenza Everardo aveva donato alla Canonica di Santa Giustina assieme ad altre tre pievi559.

Anche il sito di Cassiano rientrava tra quelli la cui pieve era stata donata dal presule Everardo alla Canonica della cattedrale di Piacenza560. La prima menzione del sito risale all’anno 834561, mentre il suo territorio compare alla metà del secolo, quando un contratto dell’854 cita una vigna localizzata “in fundo et loco Casiano (...) ubi Pero Spino dicitur”562.

554 Cfr. supra, Capitolo 2 (Il monastero di Bobbio e il suo patrimonio).

555 ChLa2_LXVIII_30, anno 844; anche per il limitrofo sito di Cassiano si conta la presenza di mulini, cfr. ad esempio la vendita dell’895: “fundo et loco casale Casiano, montanea Placentina, prope Nure(...) molendines et aqurum et insola”.

556 ChLa2_LXIX_36, anno 876: il vescovo Paolo dà ai fratelli Pietro e Ratcauso “id est pecia una de terra iuris predicte eclesie qui pertinet de curte Carmiano, qui est posita in fundo loco Fabricas recta via illa que pergit ad Cassiano”. In seguito, proprio il sito di Fabrica risulta incluso nel territorio del casale Carmiano, come mette in luce una vendita dell’897 (ChLa2_LXVII_03, anno 897): oggetto del contratto sono dei beni posti “in fundo et loco Carmiano vel ad ipso casale pertinentes, omnia et ex omnibus quantumque nobis in suprascripto casale vel eius adiacenciis pervenerunt in hereditatem (...) in suprascripto casale Carmiano vel ad ipso casale pertinentem, nominative Manciano, Luciano, Fabricio, Spitine, Logorciano”.

557 Si tratta rispettivamente delle odierne Mansano di Carmiano, Luzzano di Vigolzone, Spettine di Bettola e Lughersano di Bettola.

558 ChLa2_LXVI_13, anno 887; ChLa2_LXVII_03, anno 897. 559 ChLa2_LXXI_18, anno 897.

560 ChLa2_LXXI_18, anno 897. 561 ChLa2_LXIV_17, anno 834. 562 ChLa2_LXIX_01, anno 854.

L’aspetto del nucleo abitato di Cassiano sembra presentarsi come accentrato563, con la pieve Sancti Laurenti leggermente decentrata564.

Il territorio di Cassiano contava all’interno varie località, la cui toponomastica era ispirata ad elementi del paesaggio: oltre al già ricordato loco ubi Pero Spino dicitur, vi erano in loco et fundo Cassiano il locus ubi Campo Magiore dicitur, il locus ubi Clausura dicitur, il locus ubi Fontana dicitur565.

c) Le valli orientali

Spostandoci verso Est, la zona delle vallate orientali del Piacentino presentava un’alta concentrazione di insediamenti (Tavola 3), come traspare dall’abbondante documentazione relativa alla località di Niviano, di cui restano circa una trentina di carte che lo menzionano conservati nell’Archivio di Sant’Antonino566. Tale ricchezza documentale, tuttavia, non permette di abbozzare un quadro relativo alla rete insediativa di questa zona, visto che contiene dati quasi esclusivamente incentrati su Niviano.

Il villaggio di Niviano, attuale Niviano di Lugagnano, appartenente ai fines Castellana, si trova sulle prime colline della val d’Arda e compare nelle carte piacentine dall’821567. Dalla documentazione traspare che il nucleo abitativo principale del villaggio di Niviano presentava una fisionomia accentrata, con una serie di edifici abitativi inframmezzati a campi568.

Il suo territorio, ricordato come casale Niviano a partire dall’843569, era piuttosto ampio e si estendeva a cavallo tra la val d’Arda e le contigue valli del Chiavenna e dell’Ongina, comprendendo al suo interno numerose località570, i cui nomi sembrano derivare da elementi del paesaggio.

563 Come emerge dalla formula che per indicare una asse stradale che conduceva a questo villaggio “recta via illa que pergit ad Cassiano” (ChLa2_LXIX_36, anno 876).

564 ChLa2_LXXI_17, anno 896: cfr. nota successiva.

565 ChLa2_LXXI_17, anno 896: si tratta di una vendita che ha per oggetto dei ben posti “in loco et fundo Cassiano (...), sex pecies de ipse vites iacet subtu via, ubi Campo Magiore dicitur, [...] circuitu eclesie Sancti Laurenti de Cassiano, (...); coeret fines, ad prima pecia vites: de subtu via ubi Fontana dicitur ,[...] alio lato in Sancti Colombani; ad seconda pecie, ubi Campo Magiore dicitur: uno lato in rigo, alio [lato ...]. Uno capite in Sancti Colombani, alio capite Sancti Laurenti; (...) ad nona pecia vites est fines: uno lato eclesia Sancti Laurenti ubi Clausura dicitur”.

566 Su Pietro da Niviano cfr. infra, Capitolo 6, Paragrafo 3.III. 567 ChLa2_LXVIII_12, anno 821.

568 ChLa2_LXV_29, anno 880 “peciola una de terra casaliva iuris nostra quas abere visi sumus in casale Niviano, per fines et coerencia: uno caput in [...], uno lato in Leoperti, alio caput in Adoni inde egresso vie nostrorum”; ChLa2_LXV_32 (a) e (b), anno 881 “peciola una de terra casaliva iuris nostras quas abere viso sum in suprascripto casale Niviano prope ipsius casa Teuperti; per fines et coerencia ad ipsa peciola terra: da uno caput de subto Roperti, alio caput et uno lado M[...]berga coniux ipsius Petroni, alio lado ipsius Teuperti”; ChLa2_LXVI_42, anno 890 “Petrus de Niviano dedit Ropergi coniux Andrei in cummutacio pecioles dues de terra ortiva est posite in Niviano (...)Roperga coniux Andrei dedit Petroni in cummutacione pecia una de terra cortiva qui posita esse videtur in Niviano”; ChLa2_LXVI_29, anno 891, contratto di livello in cui è previsto che i canoni devono essere portati da Giovanni “in Neviano ad casa vestra”; ChLa2_LXVI_34, anno 892 “in Niviano (...) casalivo cum casa scandula tecta super se abentes et tegiola cum [...] se abentes; quod est ipso casalivo per mensura ad racionem facta tabules treginta et de vinea cum terra subto se abentes”; Bougard, Pierre de Niviano, n. 26, anno 902, “in casale Niviano et ad ipse casale pertienents ex integrum: est per mensura de terra casaliva nostram porcionem”.

569 ChLa2_LXIV_28, anno 843; ChLa2_LXIV_32, anno 849.

570 Le località appartenenti al sito di Niviano vi erano il “locus ubi Torculo Placentino dicitur”, il “locus ubi Costali dicitur”, il “locus qui dicitur Salice Carpenascu” (ChLa2_LXV_38, anno 882), il “loco ubi ad Quercia et ad Ponte dicitur”, il “loco ubi ad Valli dicitur” (ChLa2_LXVI_11, anno 886) ed il “loco ubi Sedicia dicitur” (ChLa2_LXVII_09, anno 897).

Grazie all’abbondante documentazione è possibile stabilire che il territorio di Niviano confinava con quello dei villaggi di Fabrica, di Fosate e di Lavernasco571.

Il sito di Niviano doveva trovarsi in una zona del Piacentino alquanto appetibile, dato che vi si registra la presenza di proprietà appartenenti a numerosi enti, anche non piacentini, tra cui le chiese di Sancte Marii de Casanova, di Sancti Ambrosi de Mediolano ed il fisco regio.

Concludendo, l’ampia zona collinare del Piacentino che va dalla valle del Tidone alla valle dello Stirone si mostra decisamente uniforme sotto il profilo insediativo572. Le località di cui si ha una maggiore attestazione, infatti, si caratterizzavano in modo piuttosto simile.

Generalmente, i villaggi erano dotati di un territorio ben delimitato e abbastanza ampio, il che potrebbe essere dipeso dalla minore densità abitativa delle zone collinari rispetto a quella delle aree a ridosso della città.

Come per gli insediamenti di pianura, anche quelli di collina erano interessati da fusioni, che, tuttavia, cominciarono tardivamente, a partire dagli ultimi due decenni del IX secolo (Pomario, Seliano e Carmiano e Cassiano). Rispetto a quelli di pianura, inoltre, questi villaggi erano dotati di comunità più stabili, proprio perché i loro territori non sembrano essere stati soggetti a mutamenti notevoli. E anche nel caso di fusione di loci et fundi di due centri abitativi, le rispettive comunità rimanevano distinguibili negli anni successivi.

Un altro tratto distintivo dei siti di collina è la stabilità dei loro insediamenti, che non sembrano aver subire degli spostamenti, forse perché la maggiore stabilità da un punto di vista idrogeologico e la configurazione irregolare del paesaggio inibivano la mobilità del popolamento, a differenza di quello delle aree pianeggianti.

Quest’ultima caratteristica, tuttavia, andrebbe verificata con indagini archeologiche puntuali, dato che non sempre le fonti scritte permettono l’esatta comprensione dell'aspetto materiale di tali fenomeni.

Qualcosa in più si può dire sul sistema formato dalle valli Chero-Chiavenna-Arda, di cui restano numerose attestazioni. La densità degli insediamenti di questa zona appare maggiore rispetto a quello delle vallate centrali ed occidentali, paragonabile a quella registrata in pianura. I villaggi avevano territori contigui, anche se restavano ben distinti tra loro e le loro comunità non sembra si confondessero. Tale condizione è attestata dal sito di Niviano, il cui comprensorio era in contatto con il casale Fabrica e confinava con i terreni appartenenti alla comunità di Fosate e con il territorio di Varianasco.

Questo panorama insediativo potrebbe derivare dal fatto questa zona in età romana e tardoantica rientrava nel municipium di Veleia e pertanto che fosse un’area di antico insediamento che non conobbe un completo spopolamento all’indomani del collasso delle strutture dell’impero romano; altrimenti, questa situazione potrebbe essere riflesso della ricca situazione documentaria della zona.

571 I siti di Fabrica e di Fosate non sono stati rintracciati nella toponomastica attuale, mentre Lavernasco corrisponde all’attuale comune di Vernasca. Circa i territori di questi villaggi vi sono diverse menzioni: a proposito di alcuni beni oggetto di una vendita dell’892 si legge che “vitis super adstantem inter casale Fabrica et Niviano” (ChLa2_LXVI_33, anno 892); in un contratto dell’897 un appezzamento di terra “ in ipso casale Niviano ubi Fedicia dicitur” confina “alio caput in sorte Fossadisca”, ossia con i terreni appartenenti alla comunità di Fosate (ChLa2_LXVII_09, anno 897); un terreno posto in casale Niviano è contiguo “alio lato in suprascripto Varianasco”, come è testimoniato in una vendita dell’882 (ChLa2_LXV_38, anno 892).

572 Tuttavia bisogna sottolineare che per alcune aree le fonti scritte sono quasi inesistenti, il che comporta che alcune zone collinari della val Tidone, val Nure e val Trebbia presentino una minore densità di siti.

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