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3 C ONCLUSIONE : LE FORME INSEDIATIVE DEI VILLAGGI PIACENTIN

I VILLAGGI E LE COMUNITÀ

3 C ONCLUSIONE : LE FORME INSEDIATIVE DEI VILLAGGI PIACENTIN

La documentazione di VIII e IX secolo impiega formule che, descrivendo le pertinenze e le confinazioni dei beni oggetto del contratto, possono fornire interessanti indicazioni circa l’aspetto del villaggio altomedievale, inteso come un insediamento in cui si identificava la comunità che vi risiedeva. Dalla disanima relativa alle principali località del Piacentino sono emersi i caratteri notevoli che contraddistinguevano il popolamento altomedievale della zona.

I villaggi potevano presentare una configurazione sia accentrata che dispersa e la consapevolezza dei suoi abitanti di appartenervi non dipendeva certo dal fatto di vivere vicini piuttosto che in abitazioni disperse nella campagna600. Un esempio indicativo in tal senso è rappresentato dal villaggio di Caput Ursi, localizzato nella bassa pianura ad Est di Piacenza, che era costituito da case singole raccolte in piccoli nuclei. La puntuale analisi della toponomastica non sembra lasciare dubbi al riguardo. Nell’818 si menziona la località “fundo Caput Ursi, ubi Ocucio dicitur”601; nell'851 compare il “loco Caput Ursi ubi nominatur Valli”602; segue nell'858 il “Campo Longo, fundo Caput Ursi”603 e il “fundo Caput Ursi, loco ubi Variano dicitur” nell’860604. A riprova della stabilità del villaggio di Caput Ursi, infine, bisogna menzionare la sua capacità di assorbimento di insediamenti limitrofi, anche dotati di una propria comunità, come è testimoniato dal caso di Armodingi605.

In mancanza di puntuali dati archeologi, il solo esame delle fonti scritte fornisce scarse indicazione circa gli insediamenti piacentini a carattere accentrato, che ugualmente manifestano la loro presenza grazie ad indizi offerti dalle liste delle confinazioni e delle pertinenze dei contratti. Se per una località, in un breve lasso di tempo, vi sono numerose menzioni di casae, curtivi, tectoras, cassinae o casalini in terreni confinanti tra loro è possibile ipotizzare la presenza di un insediamento con popolamento a maglie strette606. Esempi in tal senso sono rappresentati dai villaggi posti nella campanea vel prata Placentina, oltre che da quelli di Vico Sahiloni e da Niviano. Inoltre, la percezione di compattezza insediativa emerge nei documenti attraverso l'indicazione di assi stradali che portano ad un centro demico visto come un’entità unitaria e coesa, come ci testimoniano le formule esemplificative “recta via illa que pergit ad Cassiano”607 e “via qui pergit vico Taconi”608.

Policentrico doveva presentarsi, inoltre, il villaggio di Seliano, posto nella zona collinare della val Luretta, come traspare dalla documentazione che lo riguarda. Da alcuni contratti emerge, infatti, che le case del villaggio si concentravano in due nuclei principali, uno posto “fundo et loco Siliano ubi Subtu Basilica dicitur”, evidentemente nei pressi della locale chiesa di San Pietro609, l'altro chiamato “loco Siliano ubi Pradale dicitur”610.

600 Cfr. al contrario quanto sostenuto in FRANCOVICH-HODGES 2003 e relativa bibliografia. 601ChLa2_LXIV_02, anno 818.

602ChLa2_LXVIII_37, anno 851. 603ChLa2_LXIX_05, anno 858. 604ChLa2_LXIX_09, anno 860. 605ChLa2_LXIX_09, anno 860.

606 Cfr. le indicazioni fornite nel documento ChLa2_LXX_05, anno 880, a proposito del sito di Agnanina. 607 Oggi corrisponde presumibilmente a Cassano in comune di Ponte dell'Olio in Val Nure.

608ChLa2_LXV_28, anno 879.

609 ChLa2_LXX_27, anno 888 menziona la “eclesiam Sancti Petri” di Seliano.

610 Tali località, oggi scomparse, localizzate nei pressi dell'odierno comune di Piozzano, compaiono in diversi documenti: ChLa2_LXVII_7, 8, 35, 42.

Questo stesso insediamento presenta diversi spunti di riflessione a proposito della mobilità che caratterizzò i territori di alcuni villaggi piacentini nel IX secolo611. Seliano è attestato per la prima volta nell’825612 e la sua esistenza è documentata chiaramente fino agli ultimi anni del IX secolo, quando il territorio cominciò a fondersi con quello del contiguo insediamento di Pomario, come testimoniato dalla formula “villa Pomario, locus ubi Segiano dicitur” che compare in un placito dell’897613.

Circa la fluidità degli insediamenti e delle loro comunità, bisogna nuovamente sottolineare che gli insediamenti di pianura manifestarono questa tendenza ben prima di quelli collinari, dove tali fenomeni si verificarono a partire dagli ultimi anni del IX secolo, mentre per i siti di montagna addirittura non se ne registrano.

Per i villaggi di pianura, infatti, abbiamo il precoce caso di Rimiliani, che si fuse con l'insediamento di Sezade a cavallo tra l’VIII e il IX secolo. La prima menzione di abitanti di Rimiliani si ha nel 791614, mentre nell’801 si stipulò una donazione presso il “vigo Rimilani quod est Sezade”615, la cui intitolazione denota una certa qual confusione tra i due nuclei abitati.

Altro esempio di una riorganizzazione di un villaggio di pianura è quello di Vico Sahiloni. In una menzione del 796 compare come vigo Sachiloni616, mentre nei successivi documenti emerge che il nucleo demico andò sviluppandosi nei pressi della vicina pieve di San Giorgio, la quale diede il nome al villaggio stesso617. Di fatto l’antico vigo Sachiloni rimase attestato nella documentazione come microtoponimo, come emerge da un livello dell’863 che menziona il territorio del villaggio come “fundo et loco Sancto Georgio ubi vico Sahiloni dicitur”618.

Concludendo, gli insediamenti del Piacentino altomedievale si differenziavano in base alle zone geografiche relativamente ai fenomeni di spostamento e fusione di essi. Se per la pianura abbiamo vari casi di trasformazioni di villaggi prima della metà del IX secolo, per la fascia collinare questi fenomeni si verificarono più di rado e solo sul finire del secolo, mentre in montagna furono del tutto assenti. Nonostante ciò, le comunità dei villaggi si presentavano come stabili e non labili, come è testimoniato dal fatto che gli individui sapevano sempre a quale nucleo abitativo fare riferimento, con rare eccezioni619. Rispetto al quadro evidenziato per la Toscana dell’VIII e IX secolo620, il Piacentino presentava una situazione piuttosto regolare e definita, con villaggi caratterizzati da un territorio ben delimitato, che includeva i beni delle loro comunità. L’unica reale differenza riguardava la scansione temporale della loro evoluzione: sembrano più precocemente interessati da mutamenti quelli posti in pianura, mentre via via che ci si allontana dal nucleo urbano di Piacenza questi si dimostrano più stabili e coerenti.

611 A tal proposito non possiamo che essere d'accordo con Giuseppe Sergi, quando sostiene che “la mobilità medievale, dovuta soprattutto a fattori militari, è prevista come normale e, in questo caso, la continuità dell'insediamento non è un requisito essenziale per prevedere l'esistenza della comunità” (SERGI 2010, p. 230). 612 ChLa2_LXIV_06, anno 825.

613 ChLa2_LXXI_19, anno 897.

614 ChLa_XXVII_830, anno 791 (tra i testimoni dell'atto è ricordato “Gisoni de Rimiliascho”).

615 ChLa2_LXVIII_01, anno 801 (tra i testimoni vi è un “Lobedei de vigo Rimiliani filio quondam Leantaci testis”).

616 GALETTI n. 6, anno 796.

617 ChLa2_LXVIII_33, anno 845; ChLa2_LXIX_15, anno 863; Diplomi di Lotario n. VII, anno 948. 618 ChLa2_LXIX_15, anno 863.

619 Come invece si verificava nella Lucchesia altomedievale studiata da Chris Wickham (da ultimo cfr. C. WICKHAM, La società dell'alto medioevo, Roma, 2009, pp. 419-425).

CAPITOLO 4

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