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G LI INSEDIAMENTI DELLA VAL L URETTA , VAL T REBBIA E VAL T IDONE

L' ARTICOLAZIONE DELLA PROPRIETÀ NEL P IACENTINO

L' ASSETTO PATRIMONIALE DEGLI INSEDIAMENTI DEL P IACENTINO

I) G LI INSEDIAMENTI DELLA VAL L URETTA , VAL T REBBIA E VAL T IDONE

La situazione fondiaria del territorio che rientrava nella fascia collinare a Sud-Ovest della città di Piacenza, a differenza della pianura, aveva caratteristiche abbastanza omogenee (Tavola 2).

La valle del fiume Luretta si distinse per l’alta percentuale di terre in mano a piccoli e medi proprietari terrieri della zona, mentre la presenza di grandi possessores si fece sentire con un po' di ritardo rispetto a quanto visto per la pianura. Solo a partire dagli ultimi due decenni del IX secolo, infatti, si affacciò sulla scena un grande proprietario terriero legato a Piacenza, Agostino presbiter, figlio di Martino da Lovenciassi.

Il discorso relativo ai proprietari laici cambia leggermente per la porzione piacentina delle valli del Trebbia e del Tidone, dove la situazione fondiaria rispecchiò quella della limitrofa val Luretta fino alla metà del IX secolo, mentre dall'ultimo quarto del secolo si diffuse maggiormente la grande proprietà signorile. Tra i signori qui attivi si segnalano in particolare i fratelli Adelberto, Damiano diaconus e Giovanni da Argiliano, che all'interno del loro vasto patrimonio contavano anche una cappella, e Atus e Garibaldo, entrambi provenienti dall’insediamento di Evoreno, in val Trebbia, che vendettero per cento soldi d'argento al franco Rotari da Sarturiano un massaricio posto in Fareniano.

Interessante notare che non si rintracciano beni appartenenti alla cattedrale, né ad altri enti ecclesiastici piacentini, con l'eccezione della basilica di Sant'Antonino, che a partire dagli ultimi decenni del secolo fu a capo di diverse proprietà sia in val Luretta che in val Tidone in seguito ad alcune donazioni.

A differenza di quanto emerge per la pianura, le chiese locali (plebes) erano dotate di un certo patrimonio concentrato all'interno della loro circoscrizione ecclesiastica.

I due insediamenti principali della val Luretta furono Seliano e Pomario, localizzati tra i fiumi Tidone e Trebbia nelle prime colline a Nord Ovest del centro urbano1202.

La prima attestazione del territorio di Seliano risale all’825 e si rintraccia all’interno della lista delle confinazioni di alcuni terreni oggetto di una vendita1203, mentre Pomario comparve per la prima volta nella documentazione in una vendita dell'855 in cui fece da testimone un certo Traseberto de Pomario.

E' molto interessante notare che i negozi giuridici che riguardano i territori dei due insediamenti1204 manifestano la presenza soprattutto di piccoli e medi allodieri fino alla fine del IX secolo1205.

1202 Non è stato possibile rintracciare l’attuale sito corrispondente a Seliano, probabilmente scomparso, mentre l’odierno Pomaro di Piozzano equivale a Pomario (per le considerazioni circa la natura del loro territorio cfr. supra, Capitolo 3, Paragrafo 2.II.

1203 ChLa2_LXIV_06, anno 825. Il diacono Vualfret acquistò beni posti sempre nella medesima zona, più precisamente in “Suliciano, Larciano, Nobiliano, Seliano, Paoni” con due compravendite, rispettivamente dell’816 e dell’827 (ChLa2_LXIV_01, anno 816; ChLa2_LXIV_10, anno 827).

1204 Il primo contratto che riguarda queste località è una divisio dell'831 in cui il prete Maniperto e Lamperga “romana femina” con il figlio Lamperto si divisero nell'831 dei beni posti in località Seliano. (ChLa2_LXVIII_19, anno 831).

1205 Adelberto de Seliano vendette al prete Agostino tre vigne e un terreno arativo posti nel suo villaggio d'origine, della superficie complessiva di ventinove tavole e quattro piedi (ChLa2_LXVII_42, seconda metà del IX secolo, inizi X secolo) e inoltre compare come testimone in due atti (ChLa2_LXIX_31, anno 875 e ChLa2_LXVI_19, anno 888). Aliverto e il fratello Domenico de Seliano sono attestati in una lite nell’893 riguardante un’eredità di beni a Seliano (ChLa2_LXVII_35, seconda metà del IX secolo, inizi X secolo) e parteciparono nelle vesti di testimoni e attori giuridici anche in altri contratti (ChLa2_LXVII_42, seconda metà del IX secolo, inizi X secolo; ChLa2_LXXI_03, anno 893). Arigauso,

A partire dall’872 compare nella documentazione Agostino presbiter, la cui famiglia discendeva da Giovanni de Sala e nella seconda metà del IX secolo si era stanziata nella zona di pianura a Sud di Piacenza. Il padre di Agostino fu Martino de Lovenciassi, mentre Agostino stesso e suo cugino Lorenzo diaconus, che fecero parte del clero della chiesa di Sant’Antonino, si radicarono nel centro urbano, tanto che si definirono nei documenti de Placentia1206. Nella zona della bassa val Luretta, il presbiter Agostino fu autore di un'attiva politica patrimoniale e stipulò numerosi negozi giuridici con piccoli e medi allodieri locali. In particolare, stipulò numerosi negozi giuridici nell'arco di due decadi acquistando diverse proprietà poste nel territorio di Seliano, tra cui diverse peciae, vigneti e numerosi terreni con case ed edifici1207. Inoltre, venne coinvolto in qualità di testimone in una lite che coinvolse diverse persone per alcuni beni della zona1208.

A differenza delle zone di pianura, la bassa val Luretta non presentò possedimenti di enti ecclesiastici urbani1209, né di grandi proprietari originari della pianura piacentina. Spiccano,

figlio di Stadeverto de Seliano nell’897 vendette due case localizzate nel medesimo territorio del valore di dodici soldi e nell’898 due vigne e una terra arativa, sempre in Seliano, ricevendo in cambio due soldi (rispettivamente ChLa2_LXVII_08, anno 897; ChLa2_LXVII_16, anno 898); partecipò ad una promessa nel'893 (ChLa2_LXXI_03, anno 893); comparv nelle vesti di testimone in un contratto dell'884 (ChLa2_LXX_18, anno 884). Giovanni de Seliano compare nella vendita dei vigneti e della terra che coinvolse Adelberto (ChLa2_LXVII_42, seconda metà del IX secolo, inizi X secolo) ed è attestato nelle vesti di testimone in diversi atti giuridici (ChLa2_LXVII_16, anno 898; ChLa2_LXVII_31, seconda metà del IX secolo, inizi X secolo; ChLa2_LXVII_35, seconda metà del IX secolo, inizi X secolo). Lamperto de Seliano e il figlio Radeverto vendettero due appezzamenti di terreno con edifici, due vigne e un terreno arabile con selva stallaria di quattro pertiche siti nella loro località di origine, al prezzo di venti soldi (ChLa2_LXVII_35, seconda metà del IX secolo, inizi X secolo) e parteciparono ad una promessa nel'893 (ChLa2_LXXI_03, anno 893). Dagiverto de Pomario e i fratelli Giseperto diaconus e Suniberto presbiter, che assieme a Vualpertus, stipularono una permuta con Aiardus “ex genere Francorum” che diede loro quattro terreni di terra aratoria in località Pomario e ricevette in cambio alcune peciae e prati localizzati in Maurenasco (ChLa2_LXIX_28, anno 874). Ageperto de Pomario donò nell'895 all’amico Pietro presbiter de Pomario una porzione di silva stallaria dell’estensione di due pertiche (ChLa2_LXXI_10, anno 895). Pietro presbiter de Pomario è attestato come testimone nella promessa dell'893 (ChLa2_LXXI_03, anno 893), oltre che come destinatario giuridico della donazione di una silva stallaria fatta da Ageperto de Pomario (ChLa2_LXXI_10, anno 895). Pietro diaconus de Seliano comprò una porzione di silva stallaria in Pomario da alcuni abitanti di Bosonassi (ChLa2_LXX_18, anno 884) ed in seguito vendette le sue proprietà localizzate in Pomario e in Seliano per cinquanta soldi d'argento ad Adone presbitero (ChLa2_LXX_27, anno 888); inoltre il diacono Pietro è attestato come confinante in un atto giuridico dell'897 (ChLa2_LXVII_08, anno 897).

1206 A tal proposito Nicola Mancassola ha notato che diverse famiglie del IX secolo originarie del contado, similmente a quella del prete Agostino, mirassero a far seguire la carriera ecclesiastica in Placentia ai propri figli (cfr. MANCASSOLA c.s).

1207 Nel corso degli ultimi decenni del IX secolo il presbiter Agostino acquistò: una piccola vigna di nove tavole e tre piedi da Giovanni da Seliano (ChLa2_LXVII_31, seconda metà del IX secolo, inizi X secolo); tre vigneti ed un terreno arativo da Adelberto da Seliano (ChLa2_LXVII_42, seconda metà del IX secolo, inizi X secolo); due appezzamenti di terreno con alcuni edifici e due vigneti da Aliverto e il fratello Domenico de Seliano (ChLa2_LXVII_35, seconda metà del IX secolo, inizi X secolo); una casa ed un terreno dotato di un edificio e di una vigna da Arigauso, figlio di Stadeverto de Seliano (ChLa2_LXVII_08, anno 897); ottenne per venti soldi d’argento tutti i beni posti in questo territorio che appartennero a Solesca di lege Salicha (ChLa2_LXVII_07, anno 897) e da un certo Arigauso alcuni terreni e un paio di vigneti in loco et fundo Seliano, per due soldi d’argento (ChLa2_LXVII_16, anno 898).

1208 ChLa2_LXXI_03, anno 893. Per i beni che appartennero ad Agustinus presbiter in altre zone del Piacentino cfr. i documenti ChLa2_LXV_10, anno 872; ChLa2_LXV_13, anno 872; ChLa2_LXV_17, anno 874; ChLa2_LXV_25, anno 878; ChLa2_LXV_34, anno 882; ChLa2_LXV_40, anno 883; ChLa2_LXVI_19, anno 888; ChLa2_LXVI_22, anno 889.

1209 Con la sola eccezione della chiesa di San Tommaso di Piacenza (ChLa2_LXVII_16, anno 895; ChLa2_LXVII_42, fine IX-inizi X secolo).

invece, le proprietà delle chiese locali, ossia della basilica di San Giovanni di Carmiano1210, della chiesa di San Pietro, verosimilmente posta in Seliano stessa1211, della pieve di San Vitale di Pomario1212.

Tra gli altri insediamenti della val Luretta, Mameliano compare nella documentazione soprattutto per la pieve di San Storgio, i cui possedimenti erano dislocati alla metà del IX secolo non solo nella valle del torrente Luretta, ma anche in quelle limitrofe1213.

Piuttosto interessante, ai fini dell'analisi dell'assetto delle proprietà della zona, è un placito tenutosi nell’897 in cui si decise a chi appartenessero alcuni beni posti nel territorio di Tranquiliano del valore di otto libbre d’argento1214. Presero parte al collegio giudicante del placito diversi personaggi locali di una certa levatura sociale, la maggior parte dei quali erano vassi vicecomes, ossia vassalli del visconte Elmerico1215. Alla fine si confermò la proprietà dei beni oggetto del placito a Gariverto, diaconus della Chiesa di Piacenza, un ricco proprietario fondiario di cui è difficile stabilire l'identità, vista l’omonimia con altri diaconi1216. L'unico dato certo è che questo Gariverto contava su beni dispersi tra la val Nure e la val Luretta1217.

Il panorama fondiario relativo alla valle del fiume Tidone era caratterizzato da una massiccia presenza di beni appartenenti al monastero di Bobbio, accanto a possedimenti degli allodieri locali e di grandi possessores della zona.

Una permuta dell’anno 877 testimonia la presenza nei territori di Arcello e Laurenciassi1218 di piccoli proprietari terrieri locali, tali Seofredo, Dagiberto e Teusperto, che scambiarono tra loro dei terreni1219, che confinavano con proprietà della cattedrale e della chiesa di Sant’Antonino1220.

Il villaggio di Argiliano1221, collocato nella zona di pianura antistante la val Tidone, testimonia, invece, la presenza di grandi proprietari locali e di personaggi legati alla città di Piacenza, almeno a partire dalla seconda metà del IX secolo. Nell’870 Ermempert, figlio del fu notaio Vuarneperto, diede in permuta alcuni beni posti in Argiliano ed in Rosiaco1222 al

1210 ChLa2_LXX_18, anno 884. 1211 ChLa2_LXXI_10, anno 895.

1212 ChLa2_LXX_18, anno 884; ChLa2_LXXI_10, anno 895; ChLa2_LXVII_42, fine IX-inizi X secolo.

1213 Anniverto, prete e custode della chiesa di San Storgio in Mameliano cedette a Vuicherius presbiter a titolo di precaria la chiesa di San Lorenzo con tutte le sue pertinenze in località Comaniano e Veiano in val Nure; il prete Vicherio diede in cambio tutti i suoi beni in Ortisiano, in val Tidone (ChLa2_LXVIII_39, anno 854).

1214 Attuale Tranquiano di Agazzano (ChLa2_LXXI_19, anno 897).

1215 Erano originari della val Luretta i vassalli Garibaldus de Perocledo, Garibaldus de Fariniano, Gausoald de Seliano; tra gli astanti vi furono, inoltre, Dominicus de Mameliano, Odelbertus de Arcello, Adelbertus de Pomario, Giselpertus de Framiliasco.

1216 MANCASSOLA c.s.: è difficile stabilare di quale diaconus Garivertus si tratti, se quello figlio di Garibaldus de Goselingo o figlio di Iohannis de Roboreto, ma non si esclude che possa trattarsi anche di un terzo Garibaldus.

1217 Compare nelle confinazioni di alcuni beni posti nella val Nure in un contratto dell’897 (ChLat2_LXXI_18, anno 897). Gariverto diaconus poteva contare su un vasto patrimonio disperso tra la val Nure e la val Luretta.

1218 Attuali Arcello e Lorenzasco, entrambe in comune di Pianello Val Tidone e 1219 ChLa2_LXX_01, anno 877.

1220 Il villaggio di Arcello viene menzionato in diversi atti della fine del IX secolo perché da lì provenivano i testimoni di alcuni atti che riguardarono beni posti in val Tidone e in val Luretta (ChLa2_LXX_18, anno 884; ChLa2_LXXI_19, anno 897; ChLa2_LXVII_35, fine IX secolo-inizi del X; ChLa2_LXVII_31, fine IX secolo-inizi del X).

1221 Attuale comune di Ziano Piacentino. 1222 Attuale Rossago di Ziano Piacentino.

gastaldo franco Gamenulfo, ottenendo in cambio terreni e viti localizzati nella medesima valle1223. Nell'899 i fratelli Adelberto, Damiano diaconus e Giovanni di Argiliano divisero tra loro in parti uguali un’eredità composta da tre case poste nel loro villaggio d’origine, mantenendo comune la proprietà di una cappella intitolata a San Michele1224. Evidentemente questi due ultimi negozi giuridici videro coinvolti personaggi di elevata estrazione sociale, in quanto uno ricopriva una carica pubblica, mentre gli altri erano esponenti di una famiglia che possedeva una cappella privata1225.

L'insediamento di Fariniano, localizzato nelle prime colline della val Tidone, è attestato abbastanza precocemente. Nell’816, infatti, gli eredi di un certo “quondam Totoni de Fariniano” possedevano dei terreni in località Maurasco, sempre in val Tidone1226.

Altri piccoli proprietari terrieri appartenenti alla comunità di questo villaggio parteciparono nell’anno 842 in qualità di sottoscrittori ad una vendita di alcuni beni posti in Maurasco1227, ossia Leone de Fariniano1228 (che possedeva dei beni in Seliano1229) e Tommaso de Fariniano1230. Il contesto di Fariniano, quindi, prima della metà del IX secolo, si dimostrava affine a quello di Seliano e di Pomario, con un'attiva piccola e media proprietà locale. La situazione fondiaria del suo territorio appare diversa, invece, nella seconda metà del secolo. Il primo documento che testimonia un mutamento è una vendita dell’890, in cui tali Atus e Garibaldo, entrambi originari dell’insediamento di Evoreno, in val Trebbia, vendettero per cento soldi d'argento al franco Rotari abitante in Sarturiano (sempre in val Trebbia), un massaricio posto in Fareniano1231. La vicenda di questo massaricio non si concluse qui, in quanto nell’anno 898 fu venduto da Rotari e dalla moglie alla chiesa di Sant’Antonino, assieme a metà di una selva posta in località Wallerassi1232. L’entità dei beni oggetto dei negozi appena illustrati connoterebbe gli attori giuridici come grandi possessores. Garibaldo, infatti, viene definito senior ed aveva al suo seguito un vassallo originario della val Nure1233; Rotari si era legato con la donazione dell’898 alla chiesa di Sant’Antonino ed ebbe dei contatti con il monastero di Bobbio, con cui stipulò un contratto di permuta all’inizio del X secolo1234. Possiamo notare, per concludere, che la chiesa urbana di Sant’Antonino estese nel corso del IX secolo la propria sfera di influenza fino a queste vallate orientali del Piacentino,

1223 ChLa2_LXIX_21, anno 870. 1224 ChLa2_LXXI_30, anno 899.

1225 Il territorio di Argiliano tra la fine del IX secolo e l’inizio di quello successivo presentò dei beni appartenenti al monastero di Bobbio, come attesta il suo quarto inventario di beni (INVENTARI ALTOMEDIEVALI, VIII, 4).

1226 ChLa2_LXVIII_08, anno 816.

1227 Il sito di Maurasco compare anche in una permuta dell’874 che coinvolse Aiardus “ex genere Francorum” e i fratelli Suniperto presbiter, Giseperto diaconus, Vualperto e Dagiberto, figli del fu Traseberto, piccoli proprietari originari di Pomario: in questa occasione Aiardo diede tre terreni di terra aratoria in località Pomario, ricevendo in cambio alcuni campi arabili localizzati in Maurasco. (ChLa2_LXIX_28).

1228 ChLa2_LXVIII_26, anno 842.

1229 ChLa2_LXVII_42 (datazione incerta, seconda metà del IX secolo in base all’attività del notaio Savinus). Segue l’attestazione nelle fonti scritte di un certo Gariprandus de Fareniano che compare tra gli astanti al placito dell’847 riguardante la lite tra il monastero di Bobbio e quello di Mezzano in val Trebbia che si contesero la cella Barberini (VOLPINI, n. 3, anno 847).

1230 Thomas e i suoi eredi risultano nella lista delle confinazioni in diversi contratti che hanno per oggetto terreni in Seliano: ChLa2_LXVII_16, anno 898; ChLa2_LXVII_35 (datazione incerta, seconda metà del IX secolo); ChLa2_LXVII_42 (datazione incerta, seconda metà del IX secolo).

1231 ChLa2_LXVI_23, anno 890. 1232 ChLa2_LXVII_11, anno 898.

1233 Si tratta di “Garibaldi de Cassine vassallus eidem Garibaldi”.

1234 CDSCB, I,n. LXXXVII, anno 917: si tratta di un contratto di permuta stipulato tra Teudelassio abate del monastero di Bobbio e Rotari de Sarturiano, figlio del fu Vualberto, “ex genere Francorum”: l'abate diede dei terreni in località Civalinci in cambio di alcuni beni posti in Sarturiano.

come emerge anche da una donazione dell’anno 888, in cui un certo Gaiderisio, di legge longobarda, donò ai preti della chiesa di Sant’Antonino di Piacenza un vigneto in località Perocledo1235, all’inizio della val Luretta1236.

Concludendo, dal punto di vista della società di villaggio la situazione delle valli occidentali verosimilmente si presentò come favorevole per le comunità rurali, dato che non si segnala la presenza di poteri forti provenienti dall'esterno che si siano imposti all'interno dei territori dei singoli villaggi, scardinandone l'equilibrio sociale interno. E' possibile, quindi, che i vari insediamenti abbiano potuto sviluppare nel corso del tempo delle élites locali, in grado di far fronte ai grandi proprietari provenienti dalla pianura e dalla città che acquisirono beni nella zona.

1235 Insediamento scomparso, ma che, in base alle indicazioni dei documenti, doveva trovarsi in Val Luretta.

1236 ChLa2_LXVI_19, anno 888. Gli abitanti dell’insediamento di Perocledo erano strettamente legati ai territori di Pomario e Seliano: nell’888 tre fratelli di Perocleto fecero da testimoni in una vendita di beni posti in Seliano e in Pomario (ChLa2_LXX_27); inoltre, tra coloro che parteciparono come astanti al placito dell’897 che ebbe luogo in Seliano cinque erano de Perocleto, tra cui Garibaldus vassus vicecomes Elmerici (ChLa2_LXXI_19).

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