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L E COMUNITÀ LEGATE AD UN INTERESSE PATRIMONIALE

I VILLAGGI E LE COMUNITÀ

L E COMUNITÀ DEL P IACENTINO

III) I BENI COMUNI E L ' IMPORTANZA DELLE SELVE

5. L E COMUNITÀ LEGATE AD UN INTERESSE PATRIMONIALE

Dalla documentazione emerge, infine, la presenza di comunità basate sulla condivisione di un interesse, per così dire, ‘patrimoniale’, individuabili a più livelli della società. Tale rapporto è esemplificato, infatti, dai lavoratori impegnati presso la stessa azienda signorile, oppure da insiemi di persone comproprietarie di terreni o altri beni. Vediamo alcuni esempi.

Alla fine del IX secolo ebbe luogo un giudizio pubblico per decidere se un gruppo di ventidue individui che prestavano servizio presso la corte di Bethonie di proprietà della chiesa cattedrale, fossero liberi oppure no723. Si trattò di una comunità di persone, tra cui vi era anche un presbiter, non legate tra loro da vincoli di parentela, ma che condividevano la condizione di lavoratori presso la curtis di Bethonia724. Non essendo stato possibile reperire dei testimoni che dessero prova del loro status di liberi, gli uomini, infine, dovettero dichiararsi servi della cattedrale di Piacenza, come i loro genitori. La vicenda, dunque, si concluse male per questi individui, che avevano ricorso solidali in giudizio pubblico per far valere le proprie ragioni, ma la cui condizione di servi venne decretata dall’assenza di prove in loro favore725.

Un legame analogo poteva unire i libellari delle corti di Saloniano, Turris che sono menzionati negli inventari dei beni del monastero di San Colombano di Bobbio726.

Interessanti spunti di riflessione sono offerti dalla categoria dei consortes, che compaiono perlopiù nelle liste delle confinazioni dei documenti. Questo termine, di incerta interpretazione, sembrerebbe indicare un insieme di persone che condividevano la proprietà oppure il possesso di uno o più beni. Ecco alcune attestazioni.

In una vendita del 758 una certa Gunderada cedette ad Eldeperto la sua porzione di terra nel casale Furtiniaco e in Mocomero in cambio di un soldo d'oro e mezzo tremisse e di una terra arativa sita in Carpaneto. In particolare quest’ultima confinava con alcuni terreni appartenenti ai “parentis vel consortis” dei medesimi attori del contratto727.

E’ datata all’890 una pergamena che riporta una serie di appunti per redigere in un secondo momento una serie di negozio giuridici tra cui una permuta ed una serie di vuadie perlopiù connesse tra loro. In particolare si ricava che Alperto di Antoniano e Pietro da Niviano avevano dato vuadia di presentarsi a Piacenza “cum suos consortes ad placitum veniendum”728.

723 ChLa2_LXXI_33, anno 884. Bedonia si trova nell'appennino ora parmense, in val Taro.

724 Durante la prima riunione dei giudici i ventidue uomini prestarono vuadia per provare di essere “non servi set liberi” fin dalla nascita. Si tratta di “Vuilpertus, Angelbertus, Leoprandus, Silveratus, Gausus, Alpertus, Sunivertus, Vuilprandus, Magivertus, Ingevertus aut Antius, Gausprandus, Gisus, Alivertus, Garimundus, Rampertus, Gisus, Angelbertus, Amelbertus, Dragivertus, Lampertus, Luvicino” che devono dimostrare “non servi set liberi esse deberent eo quod de liberi nati essent”.

725 Alla fine i ventidue uomini de curte Bethonie avevano dichiarato “sicut diximus, ita et nunc dicimus quod iam dictis genitoris et genitrices nostri servi fuerunt sancte Placentine Ecclesie de ipsa curte Bethonie et nos cum lege servi ipsius curtis esse debemus et nos nullo modo potemus probare nostram libertatem”.

726 Rispettivamente ChLa2_LVII_21, anno 883 (“In Saloniano sunt ibi libellari VIII”) e ChLa2_LVII_19, anno 862 (“In Turre sunt omnes libellarii XLVII”).

727 ChLa_XXVII_824, anno 758: della terra arativa si dice che “inter adfinis ab ipsa portjone ipseius parentis vel consortis ipsius vendetrici et ipsius emturi, si quis alii adfinis sunt”. Analoghi esempi si ritrovano in ChLa2_LXX_05, anno 880 (un terreno confina “uno caput de super in fratris et consortis”); ChLa2_LXX_11, anno 883 (un campo confina “de subto in meas ipsius cumutatore et in fratris vel consortis”); ChLa2_LXX_12, anno 884 (una selva confina “de subto similiter tua ipsius emtori et de fratris et de consortis”);

728 ChLa2_LXVI_42, anno 890: il testo preciso riporta “Alperto de Antoniano et ipse Petrus dedit vuadia Rotareni ut venisset Placencia cum suos consortes ad placitum veniendum fidem posui”.

Infine, il primo e il secondo inventario dei beni di Bobbio riportano che in località Turris il monastero allocava “consortes XXXVIII”729.

Dai tre casi appena citati si potrebbe dedurre che erano identificabili come consortes un insieme di persone non necessariamente legate tra loro da vincoli parentali, la cui caratteristica comune era quella di condividere la proprietà o il possesso di alcuni beni. Quanti fossero i componenti di queste comunità non è dato sapere, anche se i polittici di San Colombano menzionano trentotto consortes a servizio nella curtis di Turris. Infine, è interessante notare come in caso di giudizio pubblico i consortes agissero solidali, anche se non è identificabile il loro ruolo all’interno dei placiti.

CONCLUSIONI

Il panorama documentario piacentino presenta una situazione delle comunità rurali piuttosto articolata. Accanto a collettività basate su legami di sangue, infatti, vi erano gruppi di persone basati su interessi di tipo politico e patrimoniale, anche se emerge che la logica territoriale era quella che determinava di fatto il modo di agire dei singoli individui. Questi, infatti, benché fossero legati tra loro da rapporti di vario tipo, si muovevano e agivano nell’ambito di un preciso territorio di riferimento.

Nonostante per nessun villaggio sia stato possibile individuare alcuna struttura amministrativa locale730, si è rintracciata una pur minima organizzazione di queste comunità a partire dalle questioni giudiziarie che le interessarono, portandole ad agire collettivamente. Va ricordato, invece, che dai placiti sembrerebbe emergere una forma di gestione delle circoscrizioni extra-urbane da parte di funzionari minori, gastaldi, sculdassi e locopositi, che verosimilmente regolavano le comunità rurali di villaggio comprese in ciascun distretto731. Riflettendo su quanto visto è interessante notare che ogni qual volta vi fossero questioni riguardanti il territorio extraurbano732, i tribunali pubblici avessero luogo negli insediamenti rurali stessi733.

In precedenza si sono analizzati i giudizi che riguardarono rispettivamente i livellari di Mariano nell’832, la zona di pertinenza della pieve di San Pietro di Varsi nell’854 e nell’879,

729 ChLa2_LVII_19, anno 862; ChLa2_LVII_21, anno 883: In Turre (...) sunt omnes insimul libellarii XLVII, consortes XXXVIII, qui fiunt insimul LXXXV”. Turre equivale all’odierna Borgo Val di Taro in provincia di Parma.

730 Cfr. contra BOGNETTI 1987, pp. 174-180: l'Autore identifica un'assemblea chiamata vesinado o concilium attraverso la quale si esprimeva la collettività dei vicini e che in forme diverse esisteva già in età longobarda (fabula inter vicinos); inoltre individua dei regolamenti di polizia (convenientiae) concordati tra i vicini rustici e i proprietari di beni nel villaggio esterni alla comunità (p. 178) ed una serie di ufficiali locali che presiedevano l'assemblea, denominati decani (p. 179).

731 Cfr. supra, Capitolo 1, Paragrafo 2.III.

732 Va notato che nei casi in cui si tennero dei placiti in Piacenza, l'oggetto del contendere è costituito da questioni in qualche modo connesse con la città. In un caso il giudizio riguarda beni localizzati in Piacenza: ChLa2_LXX_06, anno 880. In due casi si tratta di questioni che interessano il clero della Chiesa di Piacenza, ossia il vescovo e un arciprete cardinale della cattedrale: ChLa2_LXX_36, anno 892; ChLa2_LXIX_07, anno 859.Infine i restanti due casi sono dei ricorsi al tribunale del conte cittadino per far valere una sentenza emessa in placiti precedenti che non è stata rispettata: ChLa2_LXXI_26, anno 898; ChLa2_LXV_18, anno 874.

733 Oltre alla civitas di Placentia, infatti, i siti che ospitarono un placito furono: Moraniano (attuale Moragnano, in Val Taro, in provincia di Parma) ove il placito ebbe sede in curte ecclesie sancti Laurenti (MANARESI, I, n. 59 e n. 87 , rispettivamente anno 854 e 879); Pomario (Pomaro, comune di Piozzano), dove il giudizio avvenne in locus ubi Segiano dicitur (ChLa2_LXXI_19, anno 897); Caput Ursi (attuale Caorso), dove i giurati si riunirono ad eclesia Sancti Miheli (ChLa2_LXX_17, anno 884); Lucaniano (Lugagnano Val d'Arda), dove il giudizio ebbe luogo ad eclesia Sancti Zenoni (ChLa2_LXVI_30, anno 891); in vico Octabo (Altoè, comune di Podenzano) nella pianura occidentale del Piacentino (ChLa2_LXVIII_20, anno 832); infine Gagiano (Gropparello), dove il giudizio avvenne prado domni regi (ChLa2_LXVI_40, anno 893).

e gli uomini di Bethonia734, in cui furono protagoniste comunità rurali di tipo diverso735. Il primo caso si svolse nella pianura piacentina Sud-occidentale e riguardò un gruppo di persone legate tra loro da vincoli di parentela. Il secondo esempio aveva come protagonisti gli abitanti dei villaggi che si riconoscevano nella circoscrizione plebana di Varsi. L’ultima vicenda era incentrata su un gruppo di persone che prestavano servizio presso la curtis di Bethonia, in val Taro, e che rivendicavano il loro status di liberi.

Se l’insuccesso degli uomini di Bedonia trova confronto con altri episodi simili del IX secolo736, sorprende di più l’esito positivo della vicenda dei livellari di Mariano, che ricorsero più di una volta in giudizio per salvaguardare i loro diritti, resistendo alla pressione del vescovo piacentino. Infine, il caso della disputa per le decime delle valli del Ceno e Taro è piuttosto complesso, perché di fatto si svolse su due piani distinti. In primo luogo, infatti, si andò a stabilire il territorio di riferimento della pieve di Varsi, ma allo stesso tempo al centro della contesa vi fu la determinazione della linea di confine che separava il comitato piacentino da quello di Parma737.

734 Rispettivamente ChLa2_LXVIII_20, anno 832;MANARESI, I, n. 59, anno 854; ChLa2_LXXI_33, anno 884.

735 Questi casi rientrano nel secondo tipo di conflitti tra contadini e signori teorizzato da Chris Wickham in un suo intervento alla L Settimana di Studi d Spoleto (WICKHAM 2003, pp. 560-562). La prima categoria ha per oggetto lo status dei contadini, che i signori terrieri pretendono di ridurre a servi (come accade per gli uomini di Bethonie); la seconda tipologia di conflitti riguarda l'affitto e le altre forme di esazione effettuata dai signori (è questo il caso del placito dell'832, secondo Wickham, anche se la stessa questione rientra anche nella categoria della difesa dello status di liberi); nel terzo genere di dispute rientrano le questioni legate alla terra, dove i proprietari contestano alle comunità locali l'uso delle risorse comuni (come avviene nella vicenda degli homines Flexiciami, cfr. da ultimo LAZZARI c.s.); il quarto tipo di conflitti riguarda direttamente gli uomini liberi organizzati in concilii che si oppongono ai proprietari terrieri (casi simili di coniuratio non sono registrati nella pianura padana); e l'ultima categoria di conflitti sono le rivolte violente vere e proprie.

736 WICKHAM 2003, pp. 560-562.

737 Gli archipresbiteri delle pievi di Varsi e di Fornovo, infatti, vengono definiti rispettivamente “partem comitatui Placentine” e “partem comitatui Parmense” (MANARESI, I, n.59, anno 854).

PARTE III

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