• Non ci sono risultati.

L E TIPOLOGIE DI COMUNITÀ RURALI DEL P IACENTINO

I VILLAGGI E LE COMUNITÀ

L E COMUNITÀ DEL P IACENTINO

1. L E TIPOLOGIE DI COMUNITÀ RURALI DEL P IACENTINO

Prima di addentrarci nel vivo della trattazione del tema delle comunità rurali, è opportuno premettere che i caratteri identitari dei villaggi altomedievali potevano variare da regione a regione della penisola italica e dell'Europa621 e che certamente non si intende presentare il caso del Piacentino come un modello. Questa zona della penisola, infatti, costituisce un contesto particolare, sia per la vicinanza alla capitale Pavia, sia per la presenza di enti patrimoniali molto importanti, quale il monastero di Bobbio. Questo territorio, inoltre, rappresenta un punto di vista privilegiato per l’osservazione delle comunità rurali, perché in seguito all’edizione dei documenti conservati negli archivi urbani della cattedrale e di Sant’Antonino nella collana delle Cartae Latinae Antiquiores si hanno a disposizione quasi un migliaio di atti relativi ai secoli antecedenti al X.

La documentazione analizzata mette in luce l’esistenza di varie tipologie di comunità rurali nel Piacentino altomedievale, classificabili in base al tipo di rapporto instaurato tra coloro che le componevano.

Ad un primo livello, vi erano le comunità basate su un rapporto di carattere familiare, che legavano gli individui dello stesso gruppo parentale.

Uno dei casi più emblematici di questo tipo di comunità si ritrova nel placito dell’832 riguardante la vicenda di un gruppo di livellari che lavoravano presso la curtis di Mucinasso di proprietà della cattedrale. Questi nell'832 rivendicarono il proprio status di liberi opponendosi a quanto dichiarava il vescovo di Piacenza Podone, che li riteneva servi della Chiesa di Piacenza622. Le origini di questa vicenda affondano nel passato, dato che questa comunità di persone lavorava presso la stessa curtis da diverse generazioni. Secondo quanto riportato nel placito, infatti, tra la fine dell’VIII secolo e gli inizi di quello successivo, sette individui, che erano “antiqui parentes” degli otto coloni del placito dell'832, avevano concordato tramite una cartula conveniencia di svolgere delle prestazioni d’opera presso la curtis di Mucinasso che all'epoca apparteneva a “Fuccone et Petrone consobrinis”623. Successivamente, questa corte era stata ceduta alla chiesa cattedrale, che aveva tentato di ridurre a servi i coloni. Questi, tuttavia, erano ricorsi al giudizio del conte Amandus, il quale però ne aveva decretato la condizione servile624.

Evidentemente i figli dei primi sette livellari avevano continuato a lavorare presso la curtis di Mugianassi, ma la controversia circa il loro status era rimasta aperta. Ecco spiegato perché

621 WICKHAM 2003, p. 576; BRUGNOLI, SAGGIORO, VARANINI c.s.

622 Si tratta di un caso di giustizia dominica, non di un vero processo pubblico, come testimonia l’assenza di un collegio giudicante (BOUGARD 1995, pp. 15). Si tratta di “Ursone filio quondam Hermefrit seu Leo filio Hildeberti, qui da parte Gisetrude, coniux sua filia suprascriptum Hermefrit, peragebat, atque Rodeberto filii quondam Rodemondi, qui da parte quondam Altrude coniux eius, filia suprascrito Ermefrit, peragebat, et Dominico et Aliberto germano, filii quondam Damiani qui da parte eidem Peltrude qui fuit genetrix suprascriptarum germanis, filia iam dicti Hermefrit, peragebant” (ChLa2_LXVIII_20, anno 832).

623 Il placito ricorda la cartula conveniencie che venne stipulata dagli otto antenati dei coloni con i precedenti proprietari della curtis di Mugianassi: “cartula illa conveniencie que emiserunt inter se Leothari, Teodoro, Tudolo, Rodoaldo, Sesemerio, Antonio et Cipriano qui fuerunt antiqui vestri parentes cum Fuccone et Petrone consobrinis”.

624 I parenti dei coloni che avevano richiesto il giudizio del conte Amandi erano “Leothari, Teodero, Tudolo, Rodoaldo, Sesemerio, Antonio et Cipriano qui fuerunt antiqui vestri parentes”.

nell'832 il vescovo Podone era stato costretto a convocare il suo tribunale privato per affrontare i livellari di Mugianassi che ancora rivendicavano la loro condizione di liberi. In questa occasione il presule aveva ribadito che i livellari erano servi in quanto svolgevano prestazioni d'opera per conto della corte di proprietà della Chiesa cattedrale piacentina625. I coloni avevano controbattuto affermando che le prestazioni venivano eseguite “propter publicam causam” e non in quanto servi. Davanti a queste argomentazioni Podone si era arreso e aveva dichiarato legittime le richieste dei livellari. Questo placito è un chiaro esempio di come una comunità di persone legate tra loro da un vicolo di parentela (i coloni si erano dichiarati tutti eredi del quondam Hermenfrit, che era a sua volta figlio o nipote dei primi coloni626) abbia agito collettivamente, a più riprese, per difendere la propria condizione giuridica di libertà, minacciata in questo caso dalla chiesa cattedrale di Piacenza. Vi erano poi comunità basate su legami interpersonali tra le persone, che potevano manifestarsi sotto forma di rapporti di tipo vassallatico-beneficiari originatesi in seguito allo sviluppo di gruppi aristocratici forti; oppure si identificano nei documenti a partire da gruppi di testimoni che partecipavano sempre assieme a determinati atti giuridici.

Più in dettaglio, i rapporti di tipo vassallatico si diffusero nel Piacentino in maniera incisiva a partire dall’ultimo quarto del IX secolo627. A tal proposito, emblematico fu il legame che il vescovo Everardo instaurò con diversi esponenti della società piacentina, di stirpe salica e non solo, che si manifestò nella loro partecipazione come sottoscrittori in atti in cui il presule comparve nelle vesti di attore628. Analogamente, si riscontra la presenza di grandi possessores che agivano in concerto coi propri vassalli, come nel caso del franco Everico, che alla fine del IX secolo acquisì terre e case in Piacenza, per poi donarle alla chiesa di Sant’Antonino tramite atti giuridici in cui i suoi fedeli comparivano in qualità di testimoni629.

Un altro caso esemplificativo di una comunità di persone unite da un legame di tipo interpersonale si rintraccia nella documentazione relativa alla figura di Pietro da Niviano, un medio possessore che fu sculdassio e appartenne all’élite del suo villaggio. Pietro fu protagonista di numerosi negozi giuridici in cui parteciparono in veste di testimoni una serie di personaggi a lui legati, tra i quali ricordiamo il notaio Pietro630, Nadreverto di Niviano631, lo scabino Saxo632, Iderale de Fabale633.

625 Attuali località Il Marano di Vigolzone (Piacenza) oppure Maiano di Podenzano (Piacenza) e Mucinasso in comune di Piacenza.

626 Si trattava degli eredi del quondam Hermenfrit, il quale verosimilmente era stato a sua volta uno dei sette coloni che aveva stipulato la prima cartula conveniencia con i due cugini proprietari della corte di Mugianassi. Davanti al vescovo Podone nell’832, infatti, si presentarono “Ursone filio quondam Hermenfrit seu Leo filio Hildeberti, qui da parte Gisletrude, coniux sua, filia suprascriptum Hermenfrit peragebat, atque Rodeberto filii quondam Rodemondi, qui da parte quondam Altrude, coniux eius, filia suprascriptum Hermenfrit, peragebat et Dominico et Aliberto germano, filii quondam Damiani qui da parte eidem Peltrude qui fuit genetrix suprascriptarum germani, filia iam dicti Hermenfrit, peragebant”.

627 La prima menzione accertata di un vassallo risale all’anno 851 in cui compare Roteri vassus dell’imperatore Ludovico II (ChLa2_LXVIII_36).

628 Tra questi vassalli di stirpe salica vi furono Albericus, Ardoinus, Berlionus, Evericus, Froterius, Gundoinus, Sigeprandus che comparvero contemporaneamente in diversi documenti (ChLa2_LXXI_18, anno 897; ChLa2_LXXI_20, anno 897; ChLa2_LXXI_22, anno 897).

629 ChLa2_LXVII_28 (seconda metà del IX secolo, inizi X secolo): tra i sottoscrittori compaiono “Vualinoni et Lambaldi vasalli Everici Salihi”.

630 ChLa2_LXVI_15, anno 887; ChLa2_LXVI_16, anno 887; ChLa2_LXVI_30, anno 891; ChLa2_LXVI_40, anno 893.

631 ChLa2_LXV_26, anno 878; ChLa2_LXV_29, anno 880; ChLa2_LXV_32 (a) e (b), anno 881; ChLa2_LXV_37, anno 882; ChLa2_LXV_38, anno 882.

632 ChLa2_LXVI_01, anno 883; ChLa2_LXVI_30, anno 891; ChLa2_LXVI_40, anno 893. 633 ChLa2_LXVI_16, anno 887; ChLa2_LXVI_15, anno 887; ChLa2_LXVI_34, anno 892.

Sembra rientrare in questa categoria il legame che talvolta si individua nei documenti tra personaggi appartenenti alla stessa énclave giuridica di tipo etnico. Esempi significativi in tal senso sono offerti da due personaggi, Gariverto diaconus figlio di Garibaldo di Gossolengo634 e Paolo presbiter635, entrambi di Piacenza. Il primo636 si distinse perché intrecciò relazioni patrimoniali quasi esclusivamente con persone di legge longobarda637. Diversamente, Paolo stipulò contratti quasi solo con individui di stirpe franca638.

In terzo luogo vi erano le comunità a carattere territoriale, fondate sulla condivisione del luogo di appartenenza. In questo caso, il legame tra individui dipendeva dal villaggio d'origine, oppure dal rapporto con un ente ecclesiastico (rete plebana). Inoltre, si registra la presenza di comunità basate sulla condivisione di un interesse patrimoniale associato ad un certo territorio, che ad esempio potevano dare origine a gruppi di livellari o di “consortes” di cui la documentazione testimonia alcune azioni collettive.

Circa le comunità legate ad un villaggio di appartenenza vi sono numerose attestazioni nei documenti, ma le più significative in tal senso si ricavano dai placiti, dove gli astanti sono presentati in elenco e raggruppati per località e questo catalogo delle persone coinvolte pare implicitamente riconoscerne l’assetto comunitario. Ad esempio in un giudizio tenuto in località Pomario nell'897, presieduto dal visconte Elmerico, si presentano alcune persone de Fareniano, altre da Segiano, da Perocledo, da Mameliano, da Framenlisco, da Pomario ed infine da Arceli639. Per quanto riguarda le comunità basate su un legame con un ente ecclesiastico, esemplificativo è il breve dell'857 che riporta il giuramento con cui diciotto persone provenienti da insediamenti diversi si impegnarono a “decima de dandi annui” alla chiesa di San Pietro di Varsi640.

Sulle comunità a carattere territoriale si è deciso di svolgere un’analisi più approfondita, in quanto la logica territoriale era quella che condizionava più di tutte le altre il modo di agire dei singoli individui, che, infatti, benché fossero legati tra loro da rapporti di vario tipo, si muovevano e agivano nell’ambito di un determinato territorio di riferimento.

In questa prospettiva, riprendendo il primo esempio illustrato, gli individui uniti dal vincolo famigliare che parteciparono al placito dell’832, erano certamente legati da un interesse di

634 Gariverto fu diaconus et primicerius della Chiesa di Piacenza dall’886 all’895, presbiter et primicerius dall’895 all’897, infine fu presbiter et prepositus della canonica di Santa Giustina dall’898 al 900 (si tratta del limite cronologico di questa ricerca).

635 Paolo è attestato come presbiter et cardinale nell’888, presbiter et vicedominus nell’897 (ChLa2_LXX_13, anno 884; ChLa2_LXX_14, anno 884; ChLa2_LXX_16, anno 884; ChLa2_LXX_26, anno 888; ChLa2_LXXI_22, anno 897; ChLa2_LXXI_33, ultimo quarto del IX secolo).

636 ChLa2_LXX_23, anno 886; ChLa2_LXX_31, anno 892; ChLa2_LXX_38, anno 892; ChLa2_LXX_40, anno 893; ChLa2_LXXI_01, anno 893; ChLa2_LXXI_07, anno 895; ChLa2_LXXI_13, anno 895; ChLa2_LXXI_15, anno 896; ChLa2_LXXI_20, anno 897; ChLa2_LXXI_23, anno 898; ChLa2_LXXI_24, anno 898; ChLa2_LXXI_28, anno 899; ChLa2_LXXI_32, anno 900.

637 Con Odelberto “vivente lege Langubardorum” (ChLa2_LXXI_01, anno 893); con Roperga “qui fuit conius quondam Pauloni aurifex de civis Placencia, qui profesa est vivere legem Langubardorum” (ChLa2_LXXI_07, anno 895); con Rodoaldo “vivente lege Langubardorum” (ChLa2_LXX_40, anno 893). Fanno eccezione la permuta che stipulò con il vescovo (ChLa2_LXX_38, anno 892), la vendita con Giselprando “presbiter cardianale sancte Placentine Eclesie” (ChLa2_LXXI_15, anno 896); i livello stipulati con Rasperto “homo liber” (ChLa2_LXXI_23, anno 898) e con Eldeberto “liber homo” (ChLa2_LXXI_32, anno 900).

638 Ricevette vari vigneti da Ioanes “ex genere Francorum” (ChLa2_LXX_13, anno 884; ChLa2_LXX_26, anno 888) e una vigna da “Benedicto ex genere Francorum” (ChLa2_LXX_14, anno 884). Fa eccezione un livello stipulato con Adalberto “homo liber” di un terreno avuto da “Leus notarius” (ChLa2_LXX_16, anno 884).

639 ChLa2_LXXI_19, anno 897.

640 ChLa2_LXIX_04, anno 857. Coinvolti nel giuramento erano cinque abitanti di Mactagnola, cinque di Domnegasco, quattro di Maceredo, due di Rupina e due di Ausella (di questi ultimi due villaggi si diceva “sunt de monte Spinola”). Tale questione è trattata in modo estensivo più avanti, cfr. infra, Capitolo 4, Paragrafo 3.

tipo patrimoniale, in quanto livellari della curtis di Mugianassi, ma soprattutto provenivano dal medesimo territorio ed appartenevano al villaggio di Mariano641.

641 ChLa2_LXVIII_20, anno 832. All'interno del placito i livellari che affrontano il vescovo Podone in giudizio sono definiti “ipsis ut de suprascripto casale Mariano ubi nunc resedunt”.

2.LE COMUNITÀ DI VILLAGGIO

Outline

Documenti correlati