I VILLAGGI E LE COMUNITÀ
L E COMUNITÀ DEL P IACENTINO
III) I BENI COMUNI E L ' IMPORTANZA DELLE SELVE
4. L E COMUNITÀ DI PIEVE
Le pievi ebbero un importante ruolo per le comunità rurali, in quanto attorno ad esse si coagularono gli abitanti dei villaggi che facevano parte delle medesime circoscrizioni ecclesiastiche706.
Per il periodo longobardo707 le fonti scritte piacentine tacciono a riguardo, mentre per il IX secolo restano diversi atti che, trattando delle decime, mettono in luce l’importanza delle pievi come elemento di riferimento per le comunità rurali. Va sottolineato, infatti, come la decima svolgesse un ruolo fondamentale nel fissare l'area di pertinenza territoriale delle plebes, proprio perché a partire dalla legislazione carolingia era divenuta un’imposta reale equivalente al decimo del prodotto agricolo da versare alla chiesa preposta alla zona in cui erano localizzati i possedimenti terrieri708. L’appartenenza ad una certa comunità di pieve piuttosto che ad un’altra dipendeva, quindi, non dalla chiesa dove era stato somministrato il battesimo, ma dalla circoscrizione religiosa cui bisognava corrispondere la decima709. Esemplare, a tal proposito, è la controversia sorta fra le pievi di Santa Maria di Fornovo e di San Pietro di Varsi per le decime relative alla zona di Monte Spinola, che si trovava a cavallo delle diocesi di Parma e di Piacenza710. Vediamone la documentazione.
La prima testimonianza risaliva all’anno 854 ed era un placito di cui resta una copia del XIII secolo che riportava il giudizio tenuto in Moraniano711 dal conte e dal vescovo piacentini per stabilire a chi spettassero le decime versate da Ageprando de Basilica Duci712 per le sue proprietà in Monte Spinola713, che aveva corrisposto all’arciprete della pieve di Fornovo anziché a quello di Varsi714. Durante il processo il rettore di Varsi aveva addotto come prova un breve risalente al tempo del re longobardo Arioaldo riguardante i confini tra i territori di Parma e Piacenza, che metteva in luce il legame del Monte Spinola con la circoscrizione plebana di Varsi715. E’ interessante notare come venissero chiamati a
706 A tal proposito lo studioso Giovanni Santini, riprendendo le teorie di Gian Pietro Bognetti, analizzò l'importanza dei pagi altomedievali di derivazione pre-romana trasformatisi in plebes (SANTINI 1964, in part. pp. 79-130), ma rimasti sempre centri di organizzazione del territorio, che comprendevano all'interno dei distretti minori (i vici) e regolamentavano i diritti delle relative comunità. Lo studioso, affermando la lunga durata del comune di pieve, ha di fatto sostenuto un’ininterrotta corrispondenza tra circoscrizione ecclesiastica e circoscrizione civile. L'elemento debole della teoria del Santini, tuttavia, fu la convinzione infondata della sopravvivenza degli elementi romani e pre-romani durante l'altomedioevo (SANTINI 1960).
707 CASTAGNETTI 1982, pp. 19-26.
708 CAPITULARIA REGUM FRANCORUM, I, n. 89, anno 782; CAPITULARIA REGUM FRANCORUM, I, n. 93, anno 813.
709 CASTAGNETTI 1976, pp. 159-164; CASTAGNETTI 1982, p. 59. Era frequente, quindi, che un proprietario, quale Ageprando de Basilica Duci, protagonista del primo documento relativo alla vicenda di Varsi, pagasse la decima non alla pieve dove questi era stato battezzato, ma a quella nei pressi dei suoi possedimenti.
710 Bognetti 1966; più recentemente cfr. GASPARRI 2004, pp. 16-22 e LAGAZZI 1991, pp. 16-17 (CDL III, n. 4 e CDL III, n. 6); CERAMI 2005, pp. 302-303.
711 Attuale località Il Morignano, in comune di Castell’Arquato, Piacenza. 712 Attuale Baselicaduce in comune di Fiorenzuola d'Arda.
713 Località identificata con l’attuale Spiola, comune di Valmozzola, situata alla confluenza del torrente Mozzola con il fiume Taro.
714 MANARESI, I, n. 59, cfr. CASTAGNETTI 1976, pp. 137-138. Tale controversia era già stata al centro di un precedente giudizio tenuto presso la curte regia di Gaiano alla “presentia istius domni Wifredi comitis” il cui responso evidentemente non era stato sufficiente per porre fine alla contesa.
715 Evidentemente quella zona era stata al centro di aspre contese fin dall’età longobarda, anche se non bisogna dimenticare che il documento ci è giunto in una copia di XIII secolo e che pertanto rischia di essere stato interpolato dai copisti per risolvere una questione di confini ancora in atto in età comunale (a tal proposito cfr. supra, Capitolo 1, Paragrafo 2.I.
testimoniare sulla questione individui che provenivano da villaggi diversi, accomunati dall’appartenenza all'area controllata dalla chiesa di Varsi716.
La vicenda non si risolse in questo frangente, visto che tre anni dopo diciotto persone della comunità delle pieve di Varsi si impegnarono con un giuramento a “decima de dandi annui” alla suddetta chiesa717. Coinvolti nel giuramento erano cinque abitanti di Mactagnola, cinque di Domnegasco, quattro di Maceredo, due di Rupina e due di Ausella (di questi ultimi due villaggi si diceva “sunt de monte Spinola”)718. Inoltre erano state convocate altre persone da località comprese nella medesima circoscrizione plebana in qualità di fideiussores (due persone rispettivamente da Mussago e Agolasio) e come testimoni (quattro abitanti di Agnanina e quattro di Mussago)719.
Nonostante il giuramento dell’857, la contesa tra le chiese di Varsi e di Fornovo non si concluse e ancora nell’879 la pieve piacentina dovette ricorrere in giudizio per far valere i propri diritti sulla zona posta a cavallo tra la Val Ceno e la Val Taro720. Si conserva, infatti, in una copia di X secolo, un ulteriore placito che ebbe luogo ancora a Moraniano, dove, in presenza del visconte di Piacenza e di un altro funzionario, si presentarono Ildeprando avvocato della chiesa di Varsi e Amelperto “advocato de eodem comitatu Placentino” che richiedevano la testimonianza di diversi personaggi circa “de ipsa fines Parmense et Placentina”. Diversi “bonis et idoneos homines” vennero chiamati a testimoniare, anche questa volta tutti appartenenti alla comunità della pieve di Varsi721. Anche questo giudizio si concluse a favore della chiesa piacentina.
Un ulteriore documento restituisce una testimonianza circa il territorio plebano di Varsi. Si tratta di un diploma emanato da Carlo III nell’883 che ribadiva che gli abitanti dei siti di Monteduxio, Quarupiola, Codaledo e Montealto dovessero versare le decime alla pieve della val Ceno, dopo che alcuni pravi homines avevano dato fuoco alla chiesa di San Pietro e al suo archivio con le carte722.
In base a questa documentazione è possibile rintracciare la composizione della comunità di pieve relativa a San Pietro di Varsi, che era formata dai villaggi posti nell’alta valle del Ceno (Tavola 3).
In conclusione, in base a quanto appena detto, sembra che le comunità di pieve fossero legate alla localizzazione dei singoli villaggi all’interno delle rete plebana, che doveva presentarsi nel IX secolo ancora in corso di formazione. Nonostante questo quadro in evoluzione, tuttavia, i componenti della comunità religiosa di Varsi offrirono una testimonianza certa circa la loro appartenenza a questo territorio pievano piuttosto che a quello di Fornovo. Ciò dimostrerebbe che la pieve funzionava come elemento di riferimento per i villaggi, creando quadri territoriali piuttosto precisi che di fatto contribuivano alla formazione di una coscienza collettiva.
716 Si trattava di due individui provenienti dal vico Agnanina, uno da Contili, uno da Saloniano, uno da Carutia ed infine l’ultimo da Pissia, tutte località localizzate nell’attuale provincia di Parma: Agnanina, oggi scomparsa, era situata a Nord di Pessola di Varsi; Contili è Contile di Varsi; Saluniano è Solignano, in val Taro; Carutia corrisponde ad una località scomparsa a Nord-Est di Varsi; infine Pissia è l’odierna Pessola di Varsi.
717 ChLa2_LXIX_04, anno 857.
718 Mactagnola e Domnegasco sono due località presumibilmente scomparse, ma certamente localizzate nei pressi degli attuali Masereto di Solignano, Rovina di Bore e Ossella di Valmozzola, tutti in provincia di Parma, a cavallo tra la val Ceno e la val Taro.
719 Le scomparse Agnanina e Mussago si trovavano nei pressi di Varsi; Agolasio è l’attuale Golaso di Varsi. 720 MANARESI, I, n. 87, anno 879.
721 Si trattò di quattro fratelli de vico Agnanina, due di Murisigo (Mussago), uno de Prade (Pratogrande di Bore, PR), uno de Agolace (Agolasio), almeno dieci abitatni de Villola (Villora di Varsi, PR) e altri cinque de Pissia. 722 ChLa2_LXX_10, anno 883.