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I L TERRITORIO DEL VILLAGGIO

I VILLAGGI E LE COMUNITÀ

L E COMUNITÀ DEL P IACENTINO

II) I L TERRITORIO DEL VILLAGGIO

Utile per l’individuazione di una comunità di villaggio può essere il riconoscimento di un'area territoriale di sua competenza, dove erano collocati gli eventuali beni comuni. E’ possibile individuare nei documenti piacentini i territori di diversi villaggi grazie alla menzione dei loro confini, rintracciabili nelle liste delle confinazioni relative ai beni in esame nell’atto giuridico.

Le testimonianze più antiche risalgono alla prima metà dell’VIII secolo e riguardano il villaggio oggi scomparso di Cavallioniano652, localizzato nella zona montuosa del Piacentino, in val Ceno. Una vendita dell’anno 735 menziona un terreno in casale Cavallioniano localizzato tra il fiume Lappaniacco e l'insediamento di Ropina653; in un contratto del 737, un appezzamento di terra a posto nel medesimo villaggio veniva venduto alla chiesa di Varsi e dalla lista delle confinazioni emerge che era contiguo al casale Vianino654. Si deduce che le terre del villaggio di Cavallioniano erano delimitate da una parte dal nucleo abitato di Rupina e dall’altra dall'insediamento di Vianino (Tavola 3).

Un altro esempio è attestato in una vendita dell’anno 825, dove alcuni beni siti in loco qui dicitur Paoni confinavano “da una parte Saliano, et de alia parte fine Noveliano”655, lasciando trasparire che il territorio di Paoni era contiguo a quello dei villaggi di Saliano e di Noveliano. Una testimonianza analoga riguardante i territori di due villaggi localizzati in collina si rintraccia in un contratto risalente all'892656 che aveva per oggetto tredici vigneti, alcuni dei quali posti “inter casale Fabrica et in Niviano” 657.

Un insediamento a tal proposito degno di nota è quello di Gudi658, i cui confini sono segnalati in diversi contratti. In una vendita dell'888659, i coniugi Daniele e Dominica vendettero due appezzamenti di terra arativa posti nel casale di Gudi “prope limite”. Infine, nell’anno 892 gli stessi coniugi dichiararono in un contratto di vendita di abitare “in Centoeria prope Gudi”660. Il centro di Gudi, pertanto, aveva una chiara connotazione territoriale, ben nota agli attori giuridici dei contratti sopra citati, come emerge dalla ripetuta allocuzione prope Gudi attestata nelle fonti. A tal proposito si rivela particolarmente interessante la menzione di un “limite” relativo al territorio di questo insediamento661. Sempre a proposito del medesimo insediamento si presenta interessante un contratto di vendita dell’884 riguardante dei beni del già citato Daniele, tra cui un campo posto in fundo casale Gudi e che “abet finis a Colloreto”662. Questo esempio permette di aprire una

652 Località oggi scomparsa, che non era troppo distante da Varsi (Parma).

653 L'insediamento di Cavalloniano è detto “inter rivo Lappaniacco et Ropina”, ossia tra il torrente Lappaniacco (non identificato) e l'attuale centro di Rovina in comune di Bore in provincia di Parma (ChLa_XXVII_816, anno 735).

654 Dalla lista delle confinazioni emerge che il terreno posto nel casale Cavalloniano confinava “latere casale Vianino, de utraque capita quoerente rivoras, ex alio latere empturi”: si tratta dell'attuale Vianino, comune di Varano de' Melegari, in provincia di Parma (ChLa_XXVII_819, anno 737).

655 ChLa2_LXIV_06, anno 825: siti di Saliano-Seliano e di Nobeliano-Nobiliano (attuale Niviano di Rivergaro, Piacenza), si trovano nella fascia di alta collina a Sud di Piacenza, all’inizio della Val Luretta.

656 ChLa2_LXVI_33, anno 892.

657 Si tratta del già citato Niviano di Lugagnano Val d'Arda e del limitrofo centro di Fabrica, non più esistente, nell'Appennino piacentino orientale.

658 Gudi corrisponde all'attuale centro di Godi, in comune di San Giorgio Piacentino, localizzato nell'alta pianura a Sud-Est di Piacenza.

659ChLa2_LXVI_17, anno888. 660 ChLa2_LXVI_35, anno 892.

661 Bisogna, tuttavia, precisare che l'espressione prope limite potrebbe non fare riferimento al confine territoriale di Gudi qualora “limite” corrispondesse ad un microtoponimo prediale. Viste, tuttavia, le altre attestazioni del territorio di questo insediamento si propende per l'interpretazione in senso letterale del termine limite.

parentesi circa la configurazione spaziale dei territori dei villaggi. Collareto, infatti, pur essendo lontana dal nucleo di Gudi più di una decina di chilometri663, faceva parte del suo territorio, e non di quello di altri villaggi più vicini, tra cui il limitrofo Ussoni664. Da quanto riportato sembrerebbe, quindi, che i territori che facevano capo agli insediamenti non si presentassero come continui, ma che avessero una configurazione a macchia di leopardo, allo stesso modo in cui un singolo proprietario possedeva beni dispersi in più zone, anche distanti tra loro. Ciò dimostrerebbe l’esistenza di una concezione della proprietà come puntiforme, piuttosto che compatta e continua.

Un'analoga testimonianza riguarda l’insediamento di Agolasio665, che era collocato nell’Appennino piacentino in val Ceno. Oggetto di una permuta dell’883 sono diversi beni che si trovano in casale Agolasio, più in dettaglio in località ubi via Corvoli dicitur e ubi Fontana Gemella dicitur666. Quest’ultimo sito è stato identificato con l’attuale Fontegemella667, distante circa una ventina di chilometri. Qualora le identificazioni toponomastiche fossero corrette, questo caso potrebbe offrire un’ulteriore prova di come i territori dei villaggi non necessitassero di coerenza territoriale.

E’ interessante notare l’uso notarile del vocabolo fine/finis per indicare i confini di alcuni centri attestati nelle fonti scritte. La menzione più antica riguarda un documento datato all’anno 746, che ci è giunto in una copia della fine del IX secolo o di poco successiva, dove a proposito dei confini di alcuni terreni si menzionava il “fine de Sparoaria”668. E’ verosimile, tuttavia, che l’impiego del vocabolo fine derivi da un’aggiunta dei copisti e che quindi sia indicativo di un uso posteriore all’VIII secolo.

Questo termine si ritrova in diversi atti risalenti al IX secolo, tra cui un contratto di vendita dell'816 riguardante un vigneto che confinava “de uno caput fine inter Lartiano et Octabo”669.

Nell’anno 874 una permuta riguardava dei prati e della terra in fundo et loco Maurenasco, nella parte occidentale del Piacentino, che confinava da un lato “fine rio Lura”670, facendo riferimento all’attuale fiume Luretta671.

Concludendo, si possono proporre alcune riflessioni circa l’importanza dei confini del territorio di un villaggio672. Come emerge anche dai recenti studi sull'azienda curtense673, nella società altomedievale i possedimenti terrieri erano altamente frammentati, sia per quanto riguarda i singoli proprietari che i coltivatori e i villaggi, e la coerenza territoriale non sembra aver avuto un grande peso. A questo punto, tuttavia, sorge spontaneo il quesito circa il senso delle puntuali delimitazioni dei territori dei villaggi che così spesso ritroviamo nella documentazione piacentina. Una possibile risposta potrebbe consistere nella necessità di attribuire con precisione a ciascuna comunità la competenza di selve e pascoli da destinare ad uso comune. In questa cultura, quindi, appariva del tutto normale

663 Attuale Colareto, in comune di Gazzola (Piacenza). 664 Ussoni equivale all'attuale comune di Vigolzone, Piacenza. 665 Corrisponde all’attuale Golaso, in comune di Varsi (Parma). 666 ChLa2_LXX_11, anno 883.

667 Fontegemella, in comune di Tornolo (Parma).

668 CDL, III, n. 19 menziona “idest fine caput de rivo, qui dicitur Frigido, usque in fine de Sparoaria”. Sparoaria corrisponde all’attuale comune di Sparavera Piacentina (Piacenza).

669 ChLa2_LXIV_01, anno 816; il contratto cita gli attuali centri di Larzano e Ottavello in comune di Rivergaro, situati nella pianura a Sud di Piacenza

670 ChLa2_LXIX_28, anno 874.

671 Si tratta dell’attuale Morasco in comune di Pecorara (Piacenza). 672 LAGAZZI 1991, MARCHETTI 2001, CERAMI 2005.

l’idea che ciascun villaggio fosse dotato di un territorio frammentato e discontinuo, purché fosse chiaro l’ambito di competenza di ciascuna comunità674.

Tale concezione dei confini cominciò a mutare a partire dal X secolo, quando maturò il concetto di districtus inteso come esercizio del potere su un'area precisamente definita, in seguito all’affermazione della signoria bannale o territoriale675. Allo stesso tempo si verificò nella pianura padana l’accentramento degli insediamenti attorno a castra/castella, come strumenti di gestione territoriale della signoria di banno676. A tal proposito, nei documenti successivi alla fine del IX secolo comparve la nozione di circuitus, che era un territorio continuo ed ininterrotto che si irradiava da un centro677.

Il territorio cominciò così a divenire un elemento costitutivo del popolamento, indipendente da qualsiasi solidarietà sociale e i confini iniziarono a rivestire una funzione ordinatrice e strutturante nell’ambito delle comunità politiche678.

674 Riprendendo le parole di Luigi Provero, “la discontinuità non è solo una pratica o un dato di fatto (o addirittura un “residuo” che debba essere eliminato), ma l’espressione di una cultura per cui la pertinenza ha più importanza della coerenza” (PROVERO 2007, p. 339).

675 SERGI 2003, p. 487.

676 Questo argomento è stata analizzato da molti studiosi, cfr. a riguardo FRACOVICH, GINATEMPO 2000. 677 Nel Piacentino si registra la nozione di circuitus nelle copie di X secolo (ChLa2_LXVIII_04; ChLa2_LXV_15). Tuttavia, se questa precisa definizione di un territorio era fondamentale per i signori rurali, l’identità delle comunità locali rimase indipendente. Come dice Chris Wickham, infatti, “villages might not need boundaries, but seigneuries/signorie did” (WICKHAM 2003, p. 581).

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