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S AN C OLOMBANO DI B OBBIO

L' ARTICOLAZIONE DELLA PROPRIETÀ NEL P IACENTINO

L A GRANDE PATRIMONIALITÀ LAICA ED ECCLESIASTICA

II) S AN C OLOMBANO DI B OBBIO

Il monastero di San Colombano di Bobbio, sorto in val Trebbia su iniziativa del re Agilulfo e del monaco irlandese Colombano925, venne dotato di numerosi beni dalle corone longobarda e carolingia nella zona appenninica circostante il cenobio stesso e in precise aree chiave della penisola926. In particolare, nell’anno 624 il re Adaloaldo donò al monastero di Bobbio la alpecella Penice, in val Trebbia927, che si trovava in un'area cruciale dal punto di vista della viabilità, dato che da lì partivano diverse strade che raggiungevano le regioni transalpine e la Liguria. A poco a poco si aggiunsero altre donazioni in area ligure, toscana, nei pressi del lago di Garda e sul fiume Mincio928.

Per quanto riguarda i possedimenti piacentini, il re Rachis nel 747 confermò il controllo monastico sui territori di Turrio, Monte Calvo e Gambaro929, nella porzione dell’Appennino che si estendeva ad Ovest del fiume Nure, dove erano localizzati diversi valichi per la Liguria.

Le successive menzioni di proprietà del monastero in area piacentina le ricaviamo dai tre polittici (risalenti all’862, all’883 e attorno all’890930) e dai diplomi dei sovrani carolingi e dei re d'Italia. Il cenobio poteva contare su beni dislocati in val Taro, in val Ceno, nella bassa val Nure, val Tidone e in pianura.

Per quanto riguarda la valle del fiume Taro l'abbazia di San Colombano contava sulle curtes poste in Turris e Saloniano931 che occupavano una posizione chiave, in quanto inserite in una fitta rete di percorsi che li metteva in comunicazione sia con la pianura padana, sia con il mare932.

Nella valle del Ceno sono attestate proprietà di Bobbio già a partire da un diploma regio dell’860933. Si tratta di beni posti nel territorio tra il Monte Moiolasca, il Monte Tomaruli ed il

Monte Cudule934. Oltre a ciò, dagli inventari emerge che il monastero aveva altri possedimenti nelle località di Bocolo935, Variaco936, Bardi, Fao937, Carice e Serra938.

924 Sul patrimonio del monastero in età altomedievale cfr. PETRACCO SICARDI 1973; CRINITI 1991, pp. 234- 236 con richiamo alla storiografia precedente; Piazza 1997, pp. 8-12; DESTEFANIS 2002b, pp. 66-90; EAD. 2008, pp. 7-9; LAURENT 2008-09; inoltre cfr. supra, Capitolo 2, Paragrafo 2.I.

925 Documento in copia ChLa2_LVII_10a, anno 613: si tratta di un documento la cui decifrazione è molto contrastata, dal momento che è stato fortemente interpolato nel corso del X secolo.

926 Per una disanima completa riguardo l'istituzione e l'evoluzione in età altomedievale del monastero di San Colombano di Bobbio cfr. supra, Capitolo 2.

927 ChLa2_LVII_10b, anno 624 e ChLa2_LVII_11, anno 626. Le medesime concessioni sono ribadite anche dai successivi re longobardi, tra cui Rodoaldo (ChLa2_LVII_12).

928 CDSCB, I,n. LX. Non si sono conservato altri documenti precedenti alla metà dell’VIII secolo.

929 Rispettivamente Torrio di Ferriere, Montecarevolo di Ferriere e Gambaro di Ferriere ( CDL III, n. 22, anno 747).

930 ChLa2_LVII_19, anno 862; ChLa2_LVII_21, anno 883; seguono il terzo inventario datato all’anno 890 e il quarto, che dovrebbe risalire al X-XI secolo (INVENTARIALTOMEDIEVALI, VIII, 4).

931 Rispettivamente Borgo Val di Taro e Solignano, ora entrambe in provincia di Parma.

932 Cfr. supra, Capitolo 1, Paragrafo 1.II. In particolare, nella zona di Carasco la confluenza dei torrenti Lavagna e Sturla assicurava un ampio ventaglio di possibilità di percorsi transappenninici, attraverso: 1) la val Fontanabuona – Passi della Scoffera/Ventarola – val Trebbia/val d’Aveto; b) la valle Sturla - Passi della Forcella, del Bozale, delle Rocche, della Spingarda, dell’Incisa, del Ghiffi, del Bocco – Val d’Aveto/Val di Taro; c) la val Graveglia – Passo della Camilla – val di Vara/Val Taro. Per un quadro dettagliato della viabilità della zona in età storica, cfr. BENENTE 2000.

933 ChLa2_LVII_18, anno 860.

934 Rispettivamente Monte Maggiorasca, Monte Tomarlo, Monte Chiodo, tutti ora in comune di Bedonia, PR.

935 Boccolo dei Tassi, Bardi, ora PR. 936 Varano de’Melegari, ora PR. 937 Faggio di Bardi, ora PR.

Nella bassa val Nure è attestata la presenza monastica nei territori di Mariano939 e Cassiano940; altri beni Sancti Columbani si rintracciano nella fascia meridionale di alta pianura941 e nello stesso centro urbano, dove dall'850 la chiesa di Santa Brigida era posta sotto il controllo dei monaci di Bobbio942.

A partire da questi dati emerge che il monastero di Bobbio acquisì tra VIII e IX secolo diversi possedimenti in area Piacentina e nella stessa città, dove grazie agli approdi sul Po e i mercati poteva commerciare il surplus prodotto nelle sue aziende dislocate sul territorio. Particolarmente appetibili erano le vallate dei fiumi Taro e Ceno, che permettevano il collegamento con le aree liguri e toscana, dove erano dislocati altri beni di San Colombano. Nel corso del IX secolo il monastero, tuttavia, dovette moderare le sue spinte espansionistiche in questa zona, dato che essa, per il suo valore strategico aveva attirato l’attenzione di altri potenti enti ecclesiastici, primo tra tutti la chiesa cattedrale di Piacenza943.

939 ChLa2_LVII_24, fine IX secolo. 940 ChLa2_LXV_40, anno 883.

941 La lista delle confinazioni di un terreno posto in vico Zoroni e venduto nell'827 riporta “et est prope clausuram oratorii Sancti Germani; et est adfinis ad ipsas peciam de terra: de unum capitem terra Sancti Columbani de Bobio, de alium capite terra Tunneberti, de unum latere terra de heredes bone memorie Sigebaldi, de alium latere terra Dominatori presbitero” (ChLa2_LXIV_08, anno 827).

942 CDSCB, I,n. XLIV, anno 850.

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