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IL CINEMA PER RACCONTARE

LUOGHI E CITTÀ

Pubblicato sul sito web della Casa della Cultura il 27 gennaio 2018.

Dello stesso autore, v. anche: Migliorare le periferie:

99 98 CITT À BENE COMUNE 2018 viaBorgog a3 | supplemento Note

1 Giulio Martini (cura di), I

luoghi del cinema, Touring

Club Italiano, Milano 2005; Stefano della Casa (a cura di), Il cinema attraversa

l’Italia, Mondadori Electa,

Milano 2005; le Filming Locations di Internet Movie Databasa (www.imbd. com); le cinemappe del

Davanotti (www.davanotti.

com).

2 Alexandra Pareker, Urban

Film and Everyday Practi- ce. Bridging Divisions in Joannesburg, Palgrave

Macmillan, New York 2016, pp. 217-234.

3 Luigi Ferraiolo, Una nuova

collana de “Il Mulino” dal titolo “Ritrovare l’Italia”, TV

2000, 23 giugno 2014 (ht- tps://www.youtube.com/ watch?v=q_fHYjPsaDk).

aneddoti, di nomi di prota- gonisti, di rimandi alle molte storie del cinema alternate da descrizioni di scene e azioni accessibili solo a chi tutto questo lo conosce già, ha già visto i film di cui si parla, conosce i protagonisti di queste storie. Il saggio di Iarussi si snoda in un testo che attraverso un linguaggio anedottico per iniziati trasci- na il lettore da una citazione a un’altra surfando sulla su- perficie di un’onda sempre uguale a se stessa che si esaurisce senza sosta solo a pagina 160, l’ultima del te- sto. Iarussi è un giornalista e critico cinematografico di lunga e provata esperienza, sa evidentemente quello che vuol fare, ma quello che fa lo fa usando un linguag- gio assai poco utile a chi si occupa dei luoghi di cui parla nel suo testo per altre, ahimè, più concrete ragioni. Sarebbe interessante sape- re cosa è successo a Gub- bio, dopo il passaggio delle innumerevoli serie del “Don Matteo”; come sono cam- biati i valori immobiliari, quali zone della città hanno mag- giormente cambiato il loro carattere, la qualità edilizia, l’identità degli abitanti. Lo stesso si potrebbe dire della Sicilia di Camilleri, dell’Alto

Adige di Un passo dal cie-

lo, della Trieste delle molte

serie TV lì ambientate; ma sarebbe inutile cercarlo nel saggio di Iarussi i cui scopi sono quelli di chi si occupa e scrive di cinema.

Una nota merita la col- lana voluta dall’editrice il Mulino di Bologna, di cui il testo di Iarussi è parte. Av- viata tre anni fa con il titolo di Ritrovare l’Italia, la colla- na riconduce tutti i 19 saggi sin qui pubblicati alla stessa chiave: Andare per. Il target è la massa dei turisti che af- follano già il Paese e che si vorrebbe fossero maggior- mente orientati verso de- stinazioni diverse da quelle delle città d’arte (parados- salmente proprio quelle per le quali passa l’itinerario del libro di Iarussi), verso l’in- numerevole serie di tesori d’arte, di storia e di costu- me che la provincia italia- na nasconde e conserva. “Bisogna riscoprire l’Italia, costruire itinerari”, è la di- chiarazione che fa il Ministro Franceschini a Luigi Ferraio- lo che lo intervista per il suo servizio di lancio della colla- na, per TV 2000 (3). Il libro di Iarussi, intrappolato nella lingua della critica cinema- tografica, rischia di perdere anche questo obbiettivo.

101 viaBorgog a3 | supplemento 100 CITT À BENE COMUNE 2018 ca in Composizione Archi- tettonica, conseguita “cum laude” presso il Politecnico di Milano. Sono due contri- buti sull’India contempora- nea, profondamente diversi, ma strettamente connessi tra loro, di grande valore, come testimoniano i giudizi espressi dai più autorevoli studiosi indiani: un ricono- scimento non solo dei meriti dell’autrice, ma anche della qualità della ricerca italiana e dell’istituzione presso cui si è svolta. Sono anche uno stimolo per i nostri giovani ricercatori a impegnarsi se- riamente nello studio di altri paesi e altre culture.

Maps of Delhi esamina

due secoli di produzione di mappe di Delhi, un sistema urbano con storia millenaria, composto di varie città, giu- stapposte o intrecciate tra loro. La raccolta di queste straordinarie mappe, in gran parte ignote al pubblico in- diano, non ha però solo lo scopo di illustrare le caratte- ristiche della capitale dell’In- dia nel corso dell’Ottocento e del Novecento; per Pilar Guerrieri diviene occasione per analizzare e spiegare l’evoluzione di questa “città di città” e le ragioni del suo sviluppo e della sua pianifi- cazione. Per questo, nella

sua nota introduttiva, A. G. Krishna Menon osserva che “il libro rappresenta un im- portante contributo alla di- sciplina accademica dell’ur- banistica in India, dando notevole risalto al ruolo delle mappe e l’importanza di farle”. Un’osservazione che comunque non vale solo per l’India, in quanto il significa- to che la cartografia ha nel mondo moderno e contem- poraneo e il suo ruolo nella conoscenza, organizzazio- ne e governo dei processi urbani sono inspiegabilmen- te sottovalutati.

Leggendo le osservazio- ni critiche che accompagna- no mappe di grande qualità grafica ed espressiva, emer- gono alcune questioni che sono centrali nel comples- so mondo contemporaneo; in particolare quelle relative alla conoscenza di ciò che ci circonda e alla costruzione di categorie e strutture logi- che per spiegarlo e gestirlo. Come si istituisce il rapporto tra noi e l’”altro” (mondo fisi- co o resto della società, che sia)? Per quale motivo e in che modo si descrive il mon- do fisico attorno a noi, fatto di città e territori, attraver- so uno strumento astratto come una mappa topogra- fica? A chi si comunica ciò

che si è descritto; come lo si fa e cosa interessa venga compreso di questa descri- zione? Che regole e principi condivisi da tutti si cerca di elaborare, e come li si usa? In che modo alcuni modelli convenzionali si modifica- no e adattano nel tempo? La vicenda della cartografia dell’India è un’esemplare manifestazione della mac- china conoscitiva, tecnica e politica dell’Occidente moderno: per i protagonisti coinvolti - esercito coloniale, organismi del governo civile, università, servizi tecnici, in- teressi immobiliari, turismo; per la sua evoluzione da rilevamento dei margini co- stieri del sub-continente alla progressiva appropriazione del suo interno attraverso la mappatura (un processo che, come ricorda Michel- guglielmo Torri, si avvia nel corso del 17mo secolo); per l’essere stato un laboratorio di metodi e tecniche topo- grafiche, applicate più tardi in altre regioni del mondo. Basta confrontare le prime mappe di Delhi della Survey of India a quelle, contempo- ranee, di Edo o di Pechino per cogliere il ruolo di “mo- dernizzazione” che esse hanno ed i valori che rappre- sentano.