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PER UNA VENEZIA DI NUOVO VISSUTA

Pubblicato sul sito web della Casa della Cultura il 29 giugno 2018.

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no calli, ponti e campi. Per quanto riguarda le calli sono messe in evidenza le singo- larità degli affacci degli edifi- ci determinate dagli usi dei piani terra e delle modalità di affaccio dei piani rialzati. Per i ponti viene mostrata una variegatissima casisti- ca: le forme assunte per collegare le calli opposte e per inserirsi nel costruito ne rivelano l’origine posteriore rispetto alla costruzione del- le isole. Per i campi, descritti con planimetrie e prospetti, risultano evidenti da una parte gli elementi indispen- sabili per la loro formazione - pozzi e chiese - dall’altra le relazioni che ogni campo stabilisce con il resto della città: ogni campo è un luogo e come tale è contempora- neamente definito sia dalla forma dello spazio in sé che da quella delle relazioni con gli altri luoghi.

Complessivamente il concetto di spazio pubblico è esteso all’acqua. È stato più volte notato che tutta Ve- nezia è uno spazio pubblico per cui sono superflui par- chi e le relative attrezzature specifiche. Anche l’acqua è uno spazio pubblico vissu- to e abitato liberamente sia all’interno della città che in laguna. Chiunque sia stato a Venezia in un giorno di festa

sarà rimasto sorpreso dalla quantità di barche di ogni dimensione che percorrono canali e specchi d’acqua, che si dirigono in molti casi oltre il Lido sul mare. Sono barche attrezzate per fare quello che nelle città normali è chiamata scampagnata: ci sono intere famiglie con per- sone di tutte le età, attrezza- ture per cucinarsi un pran- zo, ripari per creare spazi all’ombra. A Venezia l’uscita nell’acqua lagunare e mari- na è l’unico specialissimo equivalente dell’uscita “fuo- ri porta” che caratterizza le città di terra; in questo caso la barca è l’omologa dell’au- tomobile, della motocicletta, della bicicletta e perfino dei piedi. Questo spazio pub- blico acquatico comprende una piazza molto particola- re: il bacino di San Marco. Mancuso fa una descrizione storica di questa “piazza d’acqua” descrivendo, at- traverso la cartografia e le vedute pittoriche, le trasfor- mazioni che ha subito nel tempo. Sono modifiche che riguardano il variare dei tipi insediativi, delle architetture e dei relativi fronti, delle bar- che che si sono succedute negli ormeggi: apre così la fantasia del lettore a un im- maginario quanto mai vario, a partire dalle vivaci figure

del tempo passato, sulle forme, i colori, i gesti quoti- diani e festivi delle persone che vivevano animatamente l’area del bacino, in acqua e sulle sponde.

 

La città moderna e industriale

Una parte particolarmente interessante di questo itine- rario nella storia della città riguarda la città moderna, quella che Mancuso data a partire dall’inizio dell’Otto- cento, con il periodo napo- leonico prima e austriaco dopo. È una fase della sto- ria veneziana che, sebbene non venga molto descritta dalla letteratura sulla città, è invece la prima tappa di tra- sformazione e di avvio per quelle attività che faranno diventare Venezia, nella se- conda metà dell’Ottocento, una delle principali città in- dustriali italiane. La precisa ricostruzione del progressi- vo accrescimento della città industriale guida la lettura nell’inquadrare con preciso valore storico quegli edifici che saranno poi, un secolo dopo, ripresi e recuperati nella trasformazione della Venezia contemporanea. Il libro dedica un notevole spazio alla città industriale contemporanea e a tutte le trasformazioni urbanistiche rimanere sempre nelle pro-

spettive di Venezia.

A questo punto serve che se ne accenni qualche esempio: il suolo, l’edilizia e la città, lo spazio pubblico, la città moderna e industria- le, quella contemporanea, il sistema ambientale della laguna.

 

Il suolo, l’edilizia e la città

A Venezia, questo è per l’Autore il rapporto fra ar- chitettura e urbanistica: è “l’architettura che si fa ur- banistica e viceversa”. È un dato peculiare di questa cit- tà dove “il suolo non esiste a priori ma si costruisce con l’architettura […] Non c’è un prima e un dopo. Si fa l’ar- chitettura e dunque la città”. Venezia è certamente unica e diversa da tutte le altre cit- tà; credo però che questo assunto possa aiutare a ri- flettere anche in altri casi e a considerare criticamente tante discussioni accademi- che che teorizzano una rigi- da separazione di ambiti fra architettura e urbanistica. In questo caso l’assunto viene dimostrato pienamente, in particolare con la descrizio- ne dell’edilizia residenziale che è fatta in modo da met- tere in risalto le differenze tra le diverse tipologie e con- temporaneamente le carat-

teristiche comuni a tutte le abitazioni veneziane. Una bellissima mappa della città è disegnata in pianta esclu- sivamente dai muri di spina degli edifici e dai campi: dal disegno emerge la regola costruttiva fondamentale, che la portanza statica degli edifici è affidata esclusiva- mente ai muri di spina, tanto fondamentale appunto da riuscire da sola a rappre- sentare la forma dell’intera città. Mancuso spiega molto bene l’importanza di questa regola in rapporto alle con- dizioni specifiche del suolo veneziano. I muri esterni sono quasi tamponature e hanno un ruolo portante marginale: di conseguenza i fronti sulle calli e sui canali possono essere trattati con la massima leggerezza e con grandi aperture illumi- nanti. Ne risultano una serie di tipi che sono resi omoge- nei da questa regola struttu- rale fissa, per poi articolarsi in differenti modelli al variare delle opzioni costruttive non obbligate.

 

Lo spazio pubblico

La descrizione dei percorsi e degli spazi aperti della città è una parte del libro partico- larmente interessante che si avvale di una serie di disegni molto efficaci che descrivo-

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geles che descrive la città e i suoi spazi attraverso le relazioni che questi hanno con l’uso che ne viene fatto non solo nel tempo, ma an- che quotidianamente e per le necessità più spicciole e immediate (5).

 

La città contemporanea

Oggi. E domani? è l’ultimo

capitolo, dedicato ai proble- mi della città contempora- nea. Mancuso parte dall’os- servazione dell’abbandono della città, che apparente- mente ha ridotto a un terzo i suoi abitanti, passando dai 184.000 abitanti del 1950 ai 54.000 attuali. Questo ab- bandono va però confron- tato con la grande quantità di persone che convergono su Venezia ogni giorno e in ogni stagione, facendo sì che gli abitanti per così dire diurni della città si aggirino sulle 150.000 persone: co- sicché questo dato rende il primo molto più discutibile. A partire dai dati Mancuso analizza gli effetti di questi fenomeni sulle attività e sui modi di vita, descrivendo le trasformazioni che si sono verificate nelle attrezzature e nei servizi, nelle tipologie dei city user e nel ruolo del turismo, con una particolare attenzione al degrado che sta producendo la presenza

delle grandi navi, sia per lo spostamento d’acqua che producono, sia per l’inqui- namento che generano, sia per la nociva concentrazio- ne del gran numero di turisti che vengono sbarcati ogni giorno. Davanti a questo fenomeno le autorità non sanno rispondere che con proposte non risolutive e perfino dannose per la lagu- na. Mancuso ne esamina i li- miti e contemporaneamente mette in evidenza altre pro- poste più vantaggiose che prevedono lo spostamento del porto fino ad arrivare, alla soluzione a mio avviso più logica: trasferire l’attrac- co delle grandi navi a Trieste e organizzare un sistema di collegamento terrestre da Trieste a Venezia. L’ottica di Mancuso non è però solo critica nei confronti di questi mali (di qualcuno parla an- che la stampa e ormai an- che i non veneziani li hanno sentiti nominare): nel libro vengono infatti aperte una serie di prospettive che per- metterebbero di uscire da alcuni vicoli apparentemen- te ciechi. Anzitutto viene dato risalto alle possibilità che si potrebbero sviluppa- re in una relazione efficace con la terraferma: Mestre, per esempio, è una città che si sta sviluppando in modo

controllato e che potrebbe stabilire con Venezia una migliore relazione, qualitati- vamente ben organizzata.

A partire dal grande pro- blema dello spopolamento, Mancuso suggerisce il con- solidamento abitativo della città per riportarvi gli abi- tanti, indicando quelle aree dove sarebbero possibili nuove parziali edificazioni e quegli edifici da recuperare a funzioni contemporanee. Questo, sostenendo che il problema della perdita degli abitanti, tanto nocivo per la vita della città, non è deter- minato da un’effettiva dimi- nuzione della popolazione che abita la città di giorno, ma è relativo al degrado e al decadimento fisico della cit- tà stessa, alla scomodità e ai costi delle abitazioni e al loro uso intensivo per funzioni ri- cettive determinate dall’in- cremento esponenziale del turismo. Un problema che secondo l’Autore andreb- be affrontato sia attraverso azioni tese al recupero e alla valorizzazione del patrimo- nio abitativo esistente, sia attraverso un uso sensato delle aree ancora libere da parte dell’iniziativa pubblica. Per il recupero delle aree da riutilizzare e da valorizzare un ruolo molto importante lo svolge l’Arsenale, di cui che hanno investito la ter-

raferma e la laguna; affron- ta così infine tutti i problemi territoriali che si sono posti in relazione alla realizza- zione di Porto Marghera e all’espansione di Mestre.

In questo libro è poi si- gnificativo individuare e met- tere in evidenza il rapporto che l’autore instaura con la storia della città e dell’archi- tettura basato su considera- zioni molto chiare. La città è unica per le sue caratteristi- che e accoglie al suo interno parti costruite in ogni fase della sua storia fino a quelle contemporanee. La città si trasforma e si costruisce su se stessa in una continuità che non consente di vede- re una separazione netta fra antico e moderno. Quando Mancuso parla delle par- ti antiche della città oggi in abbandono non lo fa mai con nostalgia, né rifiuta a priori gli interventi moderni e contemporanei. La città contemporanea comprende la città storica e la città sto- rica non va separata dalla città contemporanea: le sue parti abbandonate potran- no così rivivere con nuovi significati. Come sosteneva Giovanni Michelucci non bi- sogna considerare la città storica come città separata, come “un centro storico da

imbalsamare, che quando nasce muore la città”; Ve- nezia è tutta un unico centro storico, con una storia che arriva fino a qui, ora, e che comprende quindi anche la città contemporanea e ciò che vi si sta preparando.

Due dei temi fondamen- tali che costituiscono il pun- to di vista di questo libro - la relazione tra analisi storica e progetto e la ricerca dei significati dello spazio urba- no, che si manifestano nelle relazioni di questo con il suo uso - mi hanno ricordato rispettivamente due libri im- portanti per la formazione teorica della nostra gene- razione: sono usciti diversi anni fa, ma non credo che abbiano per questo perso il loro significato per quelli tra i più giovani che si propon- gano di acquisire una pre- parazione e una larghezza di idee indispensabili per in- tervenire consapevolmente col progetto. Si tratta in un caso del libro di Ludovico Quaroni su Roma (4) dove la ricostruzione della storia ur- bana, affrontando in modo integrato l’analisi nelle di- verse epoche, è collocata come fondamento delle problematiche progettuali per la città contemporanea. Il secondo testo è il libro di Reyner Banham su Los An-

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vo lagunare. Oltre che delle grandi isole a nord - Burano, Murano, Torcello - il libro tratta con molta attenzione di quelle isole che hanno avuto un ruolo specializzato, grazie proprio al loro isola- mento, assumendo parti- colari funzioni istituzionali e di segregazione nel quadro dell’insediamento di una società urbana complessa: il sistema ospedaliero e il sistema militare. Sono due sistemi che negli ultimi anni hanno subito un continuo smantellamento: quello che se ne conclude è ancora la concreta potenzialità di re- cupero di alcuni ospedali o fortificazioni in un’ipotesi di valorizzazione degli insedia- menti della laguna. L’ipotesi di recupero di questi (come di altri insediamenti in altre isole minori e soprattutto sul litorale) è suffragata da alcuni dati che palesano come il sistema lagunare sia dotato di una certa vitalità: i residenti delle isole lagunari sono diminuiti in percen- tuale molto meno che non a Venezia. Infatti qui è stato fornito dall’amministrazione pubblica un sostegno abita- tivo, è stata modernizzata la rete dei trasporti e sono sta- te attivate disposizioni per rendere possibile la perma- nenza degli abitanti.

Il capitolo si conclude con l’analisi delle iniziative degli ultimi anni del secolo scorso per la salvaguardia fisica della laguna con l’av- vio di diverse azioni legi- slative di pianificazione e di interventi concreti. In questo ambito l’esame del famo- so intervento del MOSE, intrapreso tra mille dubbi, perplessità e polemiche per proteggere Venezia dall’ac- qua alta, comporta anche per Mancuso un giudizio davvero non positivo: dopo aver descritto le caratteristi- che del fenomeno, Mancu- so analizza le caratteristiche del MOSE e ne deduce gli effetti negativi che questa enorme struttura potrebbe provocare sull’ambiente la- gunare e veneziano.

Per concludere, vor- rei accennare brevemente all’edizione francese del libro perché vi ritroviamo alcuni elementi aggiuntivi sui quali è bene soffermarci (6). Questa è corredata da molte più immagini, ripro- dotte con un’ottima qualità e ben inserite nel testo: ar- rivano a costituirne così un ricco complemento figura- tivo, rendendolo ancora più circostanziato e piacevole, favorendone quindi ulterior- mente la già scorrevole let- tura. Il formato del libro è il

doppio dell’edizione italiana e consente di conseguenza che la pubblicazione dei di- segni e delle foto risulti va- lorizzata da una dimensione più adatta a coglierne la det- tagliata visione d’insieme e i suoi importanti particolari. Inoltre nell’edizione france- se alcune immagini sono a colori il che contribuisce a restituirne i particolari e la qualità soprattutto nelle rap- presentazioni di paesaggio. Il gusto e la precisione con i quali sono state scelte le immagini sono davvero no- tevoli: per esempio la già citata mappa di città dise- gnata dai soli muri di spina mostra l’estrema compe- tenza, la precisione del di- segno e la qualità artistica dell’immagine proposta così come il particolare a colori del pavimento di san Marco fa assumere a questa im- magine un valore pittorico che la astrae dallo specifico contesto.

Particolarmente utile è il paragrafo all’interno del capitolo V sull’architettura moderna presente solo in questa edizione del libro: questo si intitola La recon-

ciliation avec l’architecture moderne e parte dal “gran

rifiuto” da parte della “co- munità veneziana” dei pro- getti di Wrigth e Le Corbu- possiamo apprezzare da di-

versi anni la grande qualità spaziale e architettonica in occasione della Biennale. Mancuso ne descrive con precisione gli usi attuali met- tendo in evidenza i possibili rischi che alcune funzioni - ad esempio i depositi e le attrezzature per il Mose - possono comportare per le straordinarie strutture architettoniche esistenti. L’Arsenale è un’importan- te parte di Venezia e come tale va integrata alla città organizzandone la percor- ribilità in modo molto libero e connesso con gli spazi circostanti. In queste pagi- ne l’autore richiama i vincoli istituzionali che rendono an- cora lontano un uso libero dell’Arsenale e i rischi di usi non appropriati degli spazi - ad esempio una zonizzazio- ne rigida - che ne compro- metterebbero il ruolo urbano e la possibilità di una intensa frequentazione.

Mancuso ricorda infine come nell’ultimo decennio molti altri spazi veneziani siano stati adibiti alle espo- sizioni della Biennale, come d’altronde anche di altre isti- tuzioni private, costituendo un ampio reticolo diffuso di luoghi i per le attività cultu- rali ed evidenziando così l’importanza di un settore di

attività che rende più ricco e complesso il ruolo economi- co e culturale del turismo.

 

La laguna

Infine, ma non perché sia meno importante, una parte molto consistente del libro è dedicata al contesto geo- grafico particolare di Vene- zia, allo speciale ambiente che ne ha reso possibile la vita, alla laguna. In questo capitolo traspare la passione di Mancuso per il mare e la navigazione: la laguna infatti è vista come protagonista di questo territorio in quanto è proprio nella sua definizio- ne geografica che risultano connesse in un insieme Ve- nezia, le isole, la terraferma. Un vasto ambiente lungo 55 chilometri e largo dagli 8 ai 14 del quale vengono de- scritti i paesaggi, la lunga evoluzione storica, i recenti e i più rilevanti cambiamenti.

L’identità della laguna è quindi elemento fonda- mentale di questo sistema: è sempre stata combattuta nei secoli, ricorda Mancu- so, la lotta per fronteggiare le più o meno naturali ten- denze all’interramento o all’apertura della laguna con le sue conseguenti trasfor- mazioni in terra, mare, o in lago. Emerge così l’impor- tanza del sistema insediati-

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troduzione di questo testo contiene alcuni punti che val la pena ricordare: anzitutto approfondisce cosa vuol dire la frase che molti ripetono a proposito di Venezia che è una città a “taglia uma- na”. Ci aiutano a capirlo le descrizioni e le suggestioni di una serie di episodi che Stella Mancuso ha vissuto nella sua vita: le particolarità nell’accedere ai servizi; dove e come si articolano i rappor- ti con il vicinato; l’ambiente e i modi nei quali crescono le figlie; la riflessione sull’esclu- siva percorrenza pedonale e i traghetti considerati come una sua estensione riposan- te; la possibilità attraverso questa di stabilire una molte- plicità di relazioni con le per- sone, con gli oggetti, con gli edifici, con le attività e i lavori che vi si svolgono. Attraver- so l’esperienza avuta con le figlie, l’autrice afferma che non sono poi così necessari a Venezia i giardini pubblici in quanto tutta Venezia è un giardino pubblico, potrem- mo dire uno spazio comune che, nella sua ricchezza e complessità, contiene anche la funzione altrove svolta dai giardini pubblici. Parlare di spazio comune è in questo caso particolarmente effica- ce in quanto Venezia è una città “anti-zoning” e anti-

funzionalista: non ci sono spazi costretti ad un solo uso, ma tutti gli spazi sono utilizzabili da una pluralità di pratiche fluide e libere che possono cambiare o spo- starsi. Dalla interazione con queste pratiche gli spazi assumono o integrano nuo- vi significati e nuovi valori. Tutti questi aspetti sono de- scritti attraverso esempi di vita vissuta, l’unica che ne possa consapevolmente te- stimoniare in “presa diretta”. La città è anche difficile da vivere, dice Stella Mancuso. Molte difficoltà sono strut- turali, connesse alla forma della città, ma altre sono il prodotto di un suo uso di- storto dal prevalere di miopi volontà di profitto immediato collegate al commercio, allo sfruttamento del turismo e non mediate da una politica lungimirante. Questi usi set- toriali e distorti sono contra- ri alle necessità di una vita urbana, e portano a consi- derare Venezia soprattutto come una città da guardare e consumare anziché da vi- vere e sono quindi destinati a produrne il degrado e la decadenza.

Essenzialmente potrei concludere che lo scopo di questo libro sia di portare Venezia a essere nuovamen- te una città vissuta.

Note

1 Franco Mancuso, Venezia

è una città. Come è stata costruita e come vive,

prefazione di Francesco Erbani, Corte del Fontego editore, Venezia 2016 (pri- ma edizione 2009, ristam- pa 2010, 2013).

2 Émile Zola, Le ventre de

Paris, Paris 1873. Ed. It.

Emile Zola, Il ventre di Pari-

gi. Garzanti, Milano 2007.

3 Edmondo De Amicis,

Costantinopoli, Einaudi,

Torino 2007. Il libro riporta il reportage dell’autore su Costantinopoli del 1875. 4 Ludovico Quaroni, Imma-

gine di Roma, Laterza, Bari

1969.

5 Reyner Banham, Los An-

geles. The architecture of four ecolofies, Allen Lanew.

The penguin press 1971. Ed. It. Los Angeles. L’archi-

tettura di Quattro ecologie,