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UN GOVERNO DEL TERRITORIO

PER IL VENETO?

Pubblicato sul sito web della Casa della Cultura il 20 luglio 2018.

Dello stesso autore, v. anche: Gentrification. Tutte le

città come Disneyland (9 giugno 2016); Urbanistica per i distretti in crisi (15 giugno 2017).

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assiste spesso in Veneto, vi quella di un comportamento dualistico per cui da un lato molti amministratori locali dichiarano di voler com- battere le nuove edificazio- ni (perché c’è la crisi), ma d’altro lato sono disponibili a trattare, attraverso gli ac-

cordi di programma, per la

realizzazione di nuovi grandi interventi su aree agricole perché considerati utili per “superare” la congiuntu- ra economica negativa, in prospettiva occupazionale, ma anche per favorire nuo- ve entrate per i Comuni. Le distanze tra cultura urbani- stica e saperi amministrativi locali continuano a tradursi, nonostante la globalizzazio- ne (anzi, forse proprio per questa), in vantaggi compe- titivi che superano gli svan- taggi dovuti alla possibilità di poter produrre all’estero a minori costi. In particolare, è proprio il livello comunale che si trova, più di ogni altro, sollecitato a rispondere a nuove domande attraverso un ruolo “attivo” della clas- se politica e amministrativa locale, in una situazione di crisi dei modelli di welfare, di trasformazione delle tra- dizionali forme di rappresen- tanza, di nuove sfide aperte dai processi di globalizza-

zione mondiale e di sempre maggiore necessità di quali- tà urbana e territoriale. Così, anche se alcuni fenomeni le- gati a ristrutturazioni azien- dali, rimodulazioni di fasi produttive e delocalizzazioni erano già in atto in epoca pre-crisi, le dismissioni più recenti hanno avuto effetti più visibili e dirompenti che vanno a sommarsi a quelli generati da manufatti non terminati per fallimenti dei proponenti, progettualità azzardate, trasformazioni abbandonate o interrotte.

Nel volume sono affron- tati anche temi e questioni inerenti i settori dell’agricol- tura e del turismo, molto caratterizzanti per il Veneto, anch’essi sottoposti a pro- cessi di forte mutamento che possono essere visti come rischi e opportunità. Le nuove possibilità offerte ai consumatori nel mercato turistico internazionale e l’in- capacità di garantire un’of- ferta territoriale innovativa e attenta alle nuove esigenze di sostenibilità e qualità am- bientale hanno comportato un indebolimento sul fronte dell’offerta turistica di molte realtà. D’altro canto questo fenomeno, analizzato dal punto di vista degli effetti territoriali e delle doman-

de di governo del territorio, pone nuove questioni che se sapientemente colte possono supportare gli enti nell’intraprendere azioni di sviluppo locale e di rige- nerazione dove il turismo potrebbe giocare un ruolo significativo nel mettere in atto processi di diversifica- zione dell’economia locale.

Per concludere, le rifles- sioni di carattere generale insieme a quelle più disci- plinari, di carattere tecnico- descrittivo relative a norma- tive e strumenti di governo del territorio, costituiscono un sapiente mix che rende il volume non solo corposo (382 pagine) ma completo dal punto di vista della trat- tazione svolta e soprattutto di particolare interesse: una sorta di atlante di questio- ni aperte che - coerente- mente con la formazione e l’impostazione culturale del curatore - hanno come filo conduttore il continuo inter- rogarsi sulla rilevanza pub- blica della pianificazione. Anche se libro sembra offri- re nuovi e svariati elementi di complessità alla questio- ne in un quadro di già ele- vata entropia, resta tuttavia aperta la domanda iniziale: è possibile un governo del territorio per il Veneto? del territorio hanno strette

interazioni. La seconda se- zione “Quadri e riferimenti” intende invece riassumere l’evoluzione di alcuni qua- dri teorici e normativi, pro- spettive metodologiche e indirizzi politici, che hanno inciso significativamente sul cambiamento di approcci, di obiettivi e strumenti del governo del territorio: dal paradigma della sostenibili- tà al cambiamento di orien- tamento determinato dalla Convezione Europea sul Paesaggio. Infine, la terza sezione, “Gli strumenti urba- nistici in Veneto”, descrive in modo critico gli strumenti a disposizione del governo del territorio nel quadro po- litico rinnovatosi negli ultimi anni nella regione, secondo nuovi paradigmi e metodo- logie e quindi davanti alle sfi- de che l’attuale congiuntura impone.

Nel capitolo dello stesso Savino dal titolo La struttu-

ra insediativa del Veneto, uno scenario in mutamen- to, l’autore muove da al-

cuni filoni di analisi ormai classici delle trasformazioni socio-economiche e terri- toriali della regione secon- do caratteristiche che sono state definite con il termine di “città diffusa” (2), per poi

soffermarsi sui processi più recenti dovuti agli impatti di fenomeni quali la crisi, la globalizzazione e le delo- calizzazioni, la riarticolazio- ne dei processi produttivi. Questi ultimi, in particolare, pongono questioni rilevanti, e forse non del tutto ancora comprese, per tutti coloro che, con diversi ruoli, si oc- cupano di questioni terri- toriali. Domande a cui una pianificazione, spesso in ritardo, dovrà dare risposte per non correre il rischio di un aumento del gap fra pro- cessi reali e ruolo di governo delle istituzioni.

Il volume presenta in modo critico gli strumenti per il governo del territorio così come formulati nella legge urbanistica regionale 11/2004 della Regione Ve- neto, presentandone obiet- tivi, aspirazioni, limiti e risul- tati conseguiti. Questo con l’ausilio di paesaggisti, ge- ografi, demografi, politologi, economisti e altri esperti in modo da garantire una let- tura “a tutto tondo” e par- tendo dal presupposto che senza una conoscenza mul- tidisciplinare dei territori non è possibile non solo pianifi- care, ma compiere scelte di carattere collettivo. Tra le di- storsioni più evidenti a cui si

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1 Carlo Trigilia, “Dinamismo privato e disordine pubbli- co. Politica, economia e società locali”, in AA. VV.,

Storia dell’Italia repubbli- cana. Volume secondo. La trasformazione dell’Italia: sviluppo e squilibri. Tomo 1 Politica, economia, società,

Einaudi, Torino 1995, pag. 743.

2 Francesco Indovina et al.,

La città diffusa, DAEST-

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d’eccezione, tra i fulgori e le fragilità che le circondano; emergono, così, le decisioni del genio umano in difesa dell’ambiente, come pure il sistema delle azioni che hanno condotto all’evolu- zione, alla trasformazione delle cose e dei paesaggi. E ciò calandosi, l’Autore, nel cuore dell’Europa, oppure in altri continenti, tra il vanto e la miseria dell’architettura, la sua gloria e la sua fine. Entriamo nei luoghi della memoria, dell’emozione, dell’affetto in un continuo in- vito al piacere di viaggiare e di guardare.

L’opera contiene pro- fili e sguardi di gran nota, come se i luoghi fossero ritratti di un unico, mutevo- le volto umano segnato dal calore del Mediterraneo o dal freddo dei paesi nordici. Studiare, osservare, inter- rogarsi, comparare: c’è qui tutto un piano di abilità per la comprensione del mondo intero, in uno stile libero e disinvolto. L’avventura di de Seta promuove una scien- za autobiografica in grado di catturare e coinvolgere il fruitore nel piacere della socievolezza, per usare un termine dell’estetica. Ma cos’è l’arte del viaggio se non il gusto dell’avventura

che anima la mente, che s’impadronisce dei sensi e conferisce energia ai nostri movimenti? L’avventura, in effetti, scivola dentro i carat- teri del sogno e quanto più è audace tanto più soddisfa il principio d’irregolarità e incoerenza, conquistando l’indipendenza dall’intreccio e dalla concatenazione dei contenuti, da un prima e da un dopo; come un’isola, essa (avventura) determina l’inizio e la fine in base alle proprie energie formative: la sua natura, infatti, non è meccanica, è organica. Per questa ragione arte e av- ventura sono figure affini. E quando il nostro Autore dice di essere a Parigi, ma forse no, a Londra, o viceversa; quando descrive l’andare per la periferia di Madrid come se si muovesse tra immagini delle borgate ro- mane, non si può non es- sere d’accordo con lui, nello spirito dell’erranza. Se ci spostiamo più lontano, cosa distingue certe zone di Hong Kong da alcune di Sidney? Nella forsennata ricostruzio- ne o ampliamento urbano, le cose si confondono e noi stessi ci perdiamo cercando nell’appiattimento delle for- me, identità che crediamo perdute e che forse, prima o

poi, ritroviamo osservando attentamente, addentran- doci nelle vie, tra la gente.

Un altro elemento im- portante di quest’Arte del

viaggio, è una riflessione

capace di tratteggiare un panorama estesissimo: ri- flessione sulle rovine e sul nuovo, su ciò che è colos- sale o povero, eccezionale o quotidiano, in vista del pro- getto di un rinnovato mon- do umano, di una speranza ritrovata o messa in risalto per il bene del futuro. Attra- verso i luoghi più diversi e in un accostamento tra cul- ture distanti che modellano rappresentazioni, credenze e ritualità, s’alternano varie meditazioni sulla storia nelle sue tangibili espressioni. Tali meditazioni hanno le forme dei paesaggi, delle coltiva- zioni, degli assetti urbani, dei giardini.

Volumi e architetture si espandono in una miriade di visioni alla ricerca di simbo- logie, per una più profonda comprensione dell’esisten- te, alla ricerca di possibili interpretazioni, verso un più ragionevole orientamento di progetti a venire. Dagli spettri della globalizzazio- ne, come dalle tecniche di riproduzione degli oggetti, prendono vita ricordi tinti