PARTE SECONDA
4 ZANZIBAR: UN PARADISO IN VIA DI SVILUPPO 1 La sua storia e le sue gent
4.1.4 La civiltà Swahil
La storia degli Swahili – genti, lingua e cultura – è stata troppo spesso e superficialmente ricondotta al mondo arabo. È questa, a detta di osservatori e studiosi probabilmente più attenti e sensibili, una visione decisamente riduttiva. Ricondurre l‟universo Swahili al mondo arabo significa vederlo e raccontarlo come un prodotto esterno all‟Africa, importato e impiantato in un continente evidentemente sterile e incapace di produrre Storia. Nurse e Spear a tal proposito sono categorici: questa operazione, a loro dire, non racchiude solo un pensiero semplicemente razzista ma, di più, ha in sé una visione della storia che vede qualsiasi innovazione culturale in Africa come risultato e conseguenza dell‟arrivo di persone e della diffusione di idee che giungono da altrove. Il che sminuisce e rinnega il ruolo che gli Africani hanno avuto nella costruzione della propria storia.474
Del resto, la tendenza a sminuire storie e culture diverse da quella europea non ha riguardato solo il mondo Swahili e, prescindendo da eurocentrismo, malafede e complessi di superiorità, nella visione che gli Europei hanno avuto per lungo tempo dell‟Africa, ha giocato un ruolo importante anche la poca conoscenza della storia e della cultura del continente nero.
La storia dell‟Africa è rimasta oscura e nascosta agli europei per lungo tempo e per diverse ragioni. Come nota, tra gli altri, Chamberlain, una ragione è sicuramente legata al fatto che gli europei siano sempre stati soliti studiare la storia attraverso fonti scritte e in gran parte dell‟Africa la modalità principale in cui storia e cultura sono state tramandate non era la forma scritta. L‟evoluzione delle scienze e del sapere, anche in termini di ricerca storica e ricostruzione del passato, l‟analisi delle tradizioni orali e lo sviluppo dell‟archeologia e dell‟antropologia: sono tanti i passaggi che hanno reso possibile conoscere meglio popoli che non hanno affidato e custodito la propria storia in forma scritta.
Allo stesso modo, per gli Europei è stato un ostacolo nella via della comprensione e della conoscenza il fatto che gli Africani non avessero Stati nazionali simili a quelli europei.
473 L‟accordo stabiliva che il partito vincente alle elezioni avrebbe espresso il Primo Ministro ma il suo Vice
sarebbe emerso dal principale partito d‟opposizione. Al referendum hanno preso parte quasi 190 mila zanzibarini e oltre il 65% si è espresso a favore di un Governo di unità nazionale, così formato.
L‟assenza di Stati facilmente identificabili è stata, per molti, prova di anarchia, assenza di organizzazione, storia e significato.475
Ridurre una civiltà all‟influenza di un attore (inizialmente) esterno rischia di ridurre tale civiltà a prodotto esterno, frutto di qualcos‟altro – prodotto di importazione. A rendere unico l‟universo Swahili invece concorrono tanti elementi e il contributo del mondo arabo – innegabile e importante – non è stato l‟unico.
È forse sterile quindi discutere sulla natura della civiltà Swahili se si contemplano solo due possibili alternative – che essa sia africana oppure araba – in contrapposizione tra loro, come se l‟una escludesse l‟altra.
Lo Swahili è un popolo africano, che è nato, cresciuto, si è formato ed è diventato Swahili nel continente africano. Il rapporto col mondo arabo è forte; la stessa parola “Swahili” sarebbe di origine araba e significherebbe “costa”476
. Gli arabi hanno commerciato per lungo tempo con i popoli delle coste africane e in queste coste molti si son fermati ed è fermandosi, vivendo, producendo e cambiando che sono diventati Swahili.
Così come il Nord Africa ha tradizionalmente guardato all‟Europa, attraverso il Mediterraneo, analogamente l‟Africa Orientale guardava, attraverso Mar Rosso ed Oceano Indiano, alla penisola arabica, all‟India e anche alla Cina477
.
Come suggerisce Davidson, la relazione tra l‟Africa orientale e il mondo arabo non è diversa da quella tra l‟Inghilterra e l‟Italia rinascimentale478
. Idee, pensieri, culture che nascono in un determinato luogo ma che poi vengono adottate da altre genti in altri luoghi, evolvendo e diventando a loro volta idee, pensieri, cultura.
L‟influenza non è stata unidirezionale e il risultato è stato – come sottolineano ancora Nurse e Spear – una sintesi dinamica di idee africane e arabe all‟interno di un contesto storico e culturale africano.
Del resto – come ha ricordato Abdulaziz – più che all‟arabizzazione degli africani, sulla costa Swahili si è piuttosto assistito alla “swahilizzazione” degli Arabi, tanto nella lingua quanto negli stili di vita. Testimonia a favore di questo processo, il fatto che la maggior parte degli Arabi che si sono installati nell‟area Swahili abbiano abbandonato la propria lingua e – scrive ancora Abdulaziz – la propria cultura per adottare la cultura swahili.479
L‟effetto finale, insomma, non è né interamente africano (e quindi riconducibile ad altre tradizioni o a un generico contenitore continentale) né interamente arabo ma – decisamente – Swahili480. È una civiltà composita, cosmopolita; una società eterogenea che nasce da un processo di omogeneizzazione costante che assorbe Africani continentali, Arabi e altri popoli venuti dal mare481.
475 CHAMBERLAIN 1999, p. 2. 476
Il condizionale è d‟obbligo perché, come ricorda tra gli altri Sheriff, intorno all‟origine e al significato della parola “Swahili” restano diverse controversie (SHERIFF 2008).
477 CHAMBERLAIN 1999, p. 11. 478 DAVIDSON 1970.
479
ABDULAZIZ, 1979, come riportato in TOPAN 1998, p 248.
480 NURSE, SPEAR 1985, p. vii. 481 ARENS 1975; EASTMAN 1971.
Sono due gli elementi principali – che caratterizzano e costituiscono i confini – della civiltà Swahili: l‟Islam e la lingua482
.
L‟Islam arriva dal mare, lo attraversa e si diffonde tramite il commercio; come per altri aspetti della cultura, non si verifica però un‟adozione in toto, quanto piuttosto un‟assimilazione sincretica col sistema di credenze locali483. L‟Islam si integra in un contesto che, anche da un punto di vista spirituale, non è uno spazio vuoto: nel mondo Swahili c‟è tutto un insieme di credenze nelle quali si possono distinguere degli elementi africani, come per esempio la largamente diffusa credenza negli spiriti484.
Il Kiswahili (o lingua Swahili) è innegabilmente, come enfatizzato da Sheriff, una lingua bantu485. Delle lingue bantu ha tenuto «il sistema grammaticale, basato sulla concordanza di aggettivi, pronomi e verbi coi sostantivi a cui si riferiscono, fatta per mezzo di affissi (prefissi, infissi e suffissi) che variano a seconda della classe di appartenenza del sostantivo»486.
Decisamente rilevante il numero di termini derivanti dall‟arabo487
– ma nel Kiswahili si trovano anche parole indiane e persiane.
«Lingua molto complessa e rigorosamente logica», il Kiswahili ha una storia lingua e importante: «le prime pergamene con poesie epiche, scritte in kiswahili arcaico con caratteri arabi, risalgono all‟inizio del XVIII secolo»488
.
Altrettanto importante è il suo presente: parlato in più Paesi da milioni di persone, lingua ufficiale di diversi Stati (e lingua nazionale in Tanzania e Kenia) il Kiswahili è diffuso sulla costa orientale dell‟Africa orientale dalla Somalia al Mozambico e anche all‟interno, fino al Congo – dove arrivò proprio grazie alle carovane che partivano da Zanzibar. Ed è il Kiunguja, la variante zanzibarina, il Kiswahili più classico e puro489.