DIMENSIONI NUMERO DI OPERATORI N E NT
3 IL TURISMO, TRA RISCHI E OPPORTUNITÀ
3.3 Le Politiche per il Turismo
Il dialogo internazionale intorno al turismo, a partire dal secondo dopoguerra – quando il settore comincia ad assumere dimensioni rilevanti – ha attraversato fasi diverse. Le tematiche sulle quali si è concentrata l‟attenzione sono cambiate, così come col tempo cambiavano il contesto internazionale, il concetto di sviluppo e le problematiche stesse poste dalla crescita del turismo.
Il turismo arriva nei Paesi in Via di Sviluppo a metà degli anni Sessanta e in molti casi lo si percepisce come il passaporto per lo sviluppo; investire sul turismo «assume un valore di assioma»404. Si comincia a parlare di turismo come fattore di crescita economica ma anche di redistribuzione del reddito tra Nord e Sud. Attraverso la crescita del settore turistico, diversi Paesi sperano di abbandonare la condizione di sottosviluppo405. In effetti, negli anni Sessanta e Settanta, molti PVS cercano nel turismo un modo rapido e sicuro per assicurarsi scambi commerciali e stabilizzare l‟economia interna. Del resto, queste aspettative sembrano poter incontrare la crescente domanda di turismo che viene dai cittadini dei Paesi sviluppati, sempre più interessati alla scoperta di nuove destinazioni, specialmente se ricche di cultura e di attrazioni naturalistiche.
Allo stesso modo, si comincia a riflettere anche sull‟importanza del turismo come vettore di pace e sulle possibilità che il contatto turistico potesse contribuire attivamente alla costruzione di un mondo più solidale. Le Nazioni Unite proclamarono il 1969 “Anno del Turismo Internazionale” e in quello stesso anno la Banca Mondiale apre un Dipartimento dei Progetti Turistici406.
Qualcosa però comincia a cambiare: ci si rende conto che spesso i costi socioculturali e ambientali del turismo, nei PVS, superavano di gran lunga i benefici economici.
Gli anni Settanta sono anche gli anni delle denunce degli squilibri perpetuati dal turismo, un‟industria che sembra tendere a riprodurre dinamiche di sfruttamento post-coloniale. È
403 «Dagli anni Settanta, un reale piano di turismo “culturale” ha riguardato lo sviluppo del folclore e delle danze,
molto rappresentative dell‟identità balinese. Il Festival delle arti balinesi (Pesta Kenesian Bali), divenuto una manifestazione annuale dal 1979, è spesso servito come modello agli spettacoli organizzati per i turisti dai tour operator in collaborazione con le autorità locali e provinciali» (BALFET, LOZATO-GIOTART 2009, p. 384).
404
LANFANT 2004, p. 373.
405
In questi anni si tengono alcune conferenze intergovernative sul turismo organizzato. Tra le altre: la Conferenza di Roma (1963), nella quale è stata formulata la dottrina del turismo come fattore di sviluppo economico.
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Dipartimento che successivamente verrà chiuso in una fase in cui l‟impegno della Banca Mondiale per il turismo diminuì. Sul rapporto tra turismo e Banca Mondiale, sul quale si torna anche più avanti, vedi HAWKINS, MANN 2007.
sempre nel corso di questo decennio, gli anni de “I limiti dello sviluppo”, che si inizia a parlare del conflitto tendenziale tra crescita economica e demografica ed ambiente. Negli stessi anni aumenta la consapevolezza della dimensione planetaria della questione ambientale – e il turismo non sfugge a queste considerazioni.
Il 27 settembre del 1976407 nasce l‟Organizzazione Mondiale del Turismo (OMT), organizzazione di carattere intergovernamentale risultante dalla trasformazione di organismi preesistenti408. L‟organizzazione, che diventa presto la piattaforma di confronto a livello internazionale sul tema del turismo, si pone come obiettivo fondamentale quello “di promuovere e di sviluppare il turismo per contribuire all‟espansione economica, alla comprensione internazionale, alla pace, alla prosperità oltre che al rispetto universale, all‟osservazione dei diritti e delle libertà umane fondamentali, senza distinzione di razza, di sesso, di lingua o di religione”409. L‟OMT si propone inoltre di incoraggiare la cooperazione internazionale, per promuovere e per sviluppare l‟attività turistica.
Negli anni ‟80 si inizia a parlare con maggiore frequenza, e in un‟ottica interventista, dei danni ambientali provocati dal turismo410. Si inizia ad avvertire l‟esigenza di una collaborazione e di una solidarietà planetarie in materia di ambiente. Il turismo – ancora una volta – non sfugge a queste considerazioni di carattere più generale: come ogni attività umana, lascia dei segni, ha delle conseguenze sull‟ambiente. È in questi anni che assume una connotazione più chiara il concetto di sviluppo sostenibile, progressivamente costruito negli ultimi decenni del XX secolo.
Legando la pratica turistica alla difesa dell‟ambiente, la promozione turistica trova una nuova giustificazione411. Il turismo si converte allo sviluppo sostenibile; la sostenibilità diventa la nuova piattaforma di confronto rispetto al tema più generale dello sviluppo. Si comincia insistentemente a parlare di turismo sostenibile.
La svolta prende corpo nel 1995, l‟anno della Carta di Lanzarote per un turismo
sostenibile412, siglata in ambiente ONU dopo lunghe e accese discussioni. È un documento che non sfugge alla retorica di genere, ma la sua analisi racconta dell‟evoluzione nell‟approccio alle problematiche poste dallo sviluppo turistico. Prima di elencare, in diciotto punti, principi ed obiettivi della Dichiarazione, si riconosce che:
- il turismo è un fenomeno ambivalente, motore di sviluppo e fonte di degrado;
- l‟opportunità di viaggiare e conoscere altre culture può sensibilizzare al rispetto delle diversità e favorire la pace tra i popoli;
407
Nel 1980, l‟OMT istituisce la Giornata Mondiale del Turismo, celebrata il 27 settembre di ogni anno, data che riprende appunto l‟anniversario dell‟adozione degli statuti di tale organizzazione. Il principale obiettivo della ricorrenza è di sensibilizzare la Comunità Internazionale sull‟importanza del turismo e dei suoi valori sociali, culturali, politici ed economici.
408
In particolare dell‟UIOOT, organizzazione non governativa a carattere tecnico, riconosciuta dalle Nazioni Unite, dopo la Conferenza di Roma (1963), quale principale strumento per la promozione del turismo.
409 Articolo 3 dello Statuto dell‟OMT, 27 settembre 1970, Messico. 410
Dichiarazione di Manila (1980).
411 LANFANT 2004.
- è necessario sviluppare un turismo che soddisfi le aspettative economiche e le esigenze ambientali e che rispetti la struttura fisica e sociale del paese ma anche le istanze delle popolazioni locali;
- è necessario stabilire accordi concreti tra i principali attori del settore per costruire un turismo più responsabile nei confronti del patrimonio comune.
Nella Dichiarazione si insiste sull‟importanza vitale della cooperazione tra i diversi attori, dai governi alle autorità pubbliche, dalle ONG alle associazioni pubbliche e private che operano nel settore, fino agli stessi turisti413. I riferimenti principali (e dichiarati) della Carta sono diversi: si va dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani alla Dichiarazione di Manila sul Turismo Mondiale, dalla Dichiarazione dell‟Aja e la Carta del Turismo alla Convenzione sulla Biodiversità. I principi stabiliti nella Dichiarazione di Rio su Ambiente e Sviluppo e le raccomandazioni dell‟Agenda 21, si legge nella Carta, sono assunti come guida. Del resto, la Conferenza di Rio è stata fondamentale, tanto per il concetto di sviluppo sostenibile quanto per una maggiore consapevolezza sul ruolo del turismo e sulla necessità di promuoverne la sostenibilità414.
Dopo la Conferenza di Lanzarote, incontri simili hanno cominciato a moltiplicarsi415. La fase attuale del confronto sul turismo è infatti caratterizzata dall‟elaborazione di Carte, Convenzioni, Dichiarazioni, all‟insegna di un impegno comune per la sostenibilità del turismo.
Una nuova sensibilità, attenta allo stato del pianeta e dei suoi abitanti, “stanca di guerra”, interessata alla salvaguardia dell‟ambiente, ha modificato anche l‟approccio al turismo. Ed è in questo senso che vanno lette queste Carte; al di là delle loro applicazioni, registrano la comparsa di uno spirito nuovo, segno dei tempi.
Uno degli incontri più importanti, sempre in ambito onusiano, è quello che porta alla promulgazione, nell‟ottobre del 1999, a Santiago del Cile, del Codice Mondiale di Etica del
Turismo416. La gestazione di questo documento è stata particolarmente lunga: un comitato speciale della OMT si è riunito nel 1997 ad Istanbul, nel 1998 a Cracovia e l‟anno successivo,
413
Alla Dichiarazione di principi segue un più concreto Piano d‟Azione che muove dalla considerazione che decenni di sviluppo turistico di massa, con scarsa attenzione alla qualità dello sviluppo, hanno prodotto non pochi danni. Ci si propone di: valutare il contributo del turismo alla sostenibilità globale; pianificare il turismo, avendo come parametro la sostenibilità; rafforzare il ruolo dei principali protagonisti del turismo; promuovere il turismo a livello locale. L‟Azione consiste nell‟intensificare la cooperazione a livello locale, nazionale e internazionale; fare dello sviluppo turistico un‟occasione di sviluppo non solo economico ma anche sociale e culturale; monitorare gli effetti ambientali del turismo e, rafforzando le basi scientifiche, renderlo sempre più sostenibile.
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«Nel 1992 al momento della conferenza mondiale sullo sviluppo sostenibile a Rio il turismo, per la prima volta, matura il diritto a ricevere una menzione specifica. Da quel momento numerose riflessioni e propositi hanno coinvolto il tema del turismo sostenibile, sebbene ciò possa ancora essere considerato insufficiente poiché limitato a orientamenti generali, che si accontentano di un approccio teorico della “sostenibilità” senza alcuna forma di applicazione precisa su scala planetaria» (BALFET, LOZATO-GIOTART 2009, p. 377).
415 È bene segnalare anche la produzione di alcuni decaloghi di norme di comportamento come quelli di Manila e
di Calvià che, a differenza della Carta di Lanzarote, suggeriscono delle misure che mirano a ridurre il consumo di risorse idriche, risorse energetiche, dei rifiuti solidi nonché a rispettare le tradizioni culturali e artistiche delle comunità che ospitano le attività turistiche.
infine, ci si è ritrovati in Cile. La Carta, alla cui stesura hanno partecipato anche rappresentanti dell‟industria turistica mondiale e non solo delegati politici, si propone come sintesi delle esperienze e dei documenti precedenti sul tema del turismo sostenibile417, e si rivolge ai quattro soggetti centrali dell‟industria turistica: stati, comunità locali, tour operator e turisti. Per la prima volta nella sua storia, l‟OMT ha proposto un codice di comportamento perché un corretto esercizio del “diritto al turismo” diventi fonte di sviluppo economico, riaffermazione delle libertà civili e salvaguardia delle culture tradizionali.
Anche questo Codice è comunque frutto di compromessi e di retoriche planetarie, ma è importante registrare il fatto che si cominci a parlare, a certi livelli, di etica del turismo. L‟OMT pone tre condizioni irrinunciabili perché il turismo possa dirsi sostenibile:
- la protezione delle risorse ambientali;
- l‟attenzione alle comunità locali, perché beneficino del turismo, in termini economici e in termini di qualità della vita;
- i turisti devono vivere un‟esperienza di qualità.
Attenzione e rispetto per l‟elemento umano: è questo il nodo centrale dell‟etica del turismo. Ed è proprio in questa attenzione per l‟elemento umano che sta la grande differenza tra il modello turistico tradizionale, concentrato solo su motivazioni economiche, e il nuovo modello di turismo che si vuole creare. È questa l‟anima del turismo sostenibile, «un turismo preoccupato di rispettare l‟ambiente, che risponde ai bisogni dei piaceri umani, che protegge e conserva i luoghi di accoglienza, senza trascurare le necessità economiche e socioculturali di tutti gli attori appartenenti alla filiera produttiva turistica»418.
Il turismo sostenibile è un nuovo modo di concepire l‟attività turistica all‟interno di un sistema, del contesto sociale, economico, territoriale, che ospita questa attività; ha delle priorità, segue delle pratiche ma è soprattutto un contenitore, è un approccio.
La sostenibilità è la forma; il turismo, nelle sue forme sempre più varie, è il contenuto. Quella che può sembrare una mera questione terminologica, nasconde in realtà il nucleo del discorso: non esiste una forma di turismo di per sé più sostenibile di un‟altra; a rendere sostenibile il turismo è, fondamentalmente, il modo in cui lo si pensa e lo si realizza.