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5 PRO-POOR TOURISM PROJECT IN ZANZIBAR

RISULTATO 1 500 ABITANTI DEI VILLAGGI , ATTRAVERSO UNO SPECIFICO PERCORSO D

D. Il quarto e ultimo asse del progetto era indirizzato a creare relazioni partenariali stabili e

6.2.5 Quantità a parte, il progetto ha funzionato?

È evidente che il semplice fatto di aver realizzato delle azioni non sia sufficiente a poter affermare che il progetto abbia effettivamente funzionato. Un‟analisi qualitativa è

619 www.crenos.it, www.itempro.eu, www.open-med.eu.

620 Tra le altre: il Ministero dell‟Ambiente e dello Sviluppo Sostenibile tunisino; l'Office National du Tourisme

de Tunisie (ONTT); la Camera di Commercio Italo-tunisina; l‟Ambasciata Italiana in Tunisia; il Governatorato di Médenine.

621 Evento di lancio del progetto (Djerba, aprile 2008): circa 40 partecipanti tra partner del progetto e altri

stakeholder; Evento per il rilascio dei diplomi ai giovani laureati al corso (Djerba, maggio 2008): circa 30 partecipanti tra corsisti, partner del progetto e altri stakeholder; Evento per il primo Forum per una nuova Agenda 21 Locale dell‟isola (Djerba, aprile 2009); Evento finale (Djerba, giugno 2009): circa 30 partecipanti tra partner del progetto e altri stakeholder.

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Conferenza « La mise à niveau environnementale dans le secteur hôtelier », organizzata dal CITET (Centre International des Technologies de l'Environnement de Tunis) ad Hammamet nel maggio 2008 ; Conferenza di lancio del Portale di Cooperazione Euro-Mediterranea (www.open-med.eu), organizzata dal CITET a Tunisi nel gennaio 2009; Convegno sul Turismo Sostenibile nell‟ambito del progetto BESTMED, organizzata da Unioncamere e Camera di Commercio di Tunisi, presso la fiera internazionale sugli investimenti sostenibili GREEN IFRIQIYA a Tunisi dal 12 al 14 novembre 2009; Conferenza di chiusura del progetto Destinations a Casablanca il 24 e 25 novembre del 2009.

decisamente più elaborata; capire se al di là di aver fatto, ciò è che è stato fatto è stato fatto bene e ha avuto un riscontro positivo, non è facile – ma, evidentemente, è tutt‟altro che impossibile.

Gli aspetti da tenere in considerazione sarebbero tanti: capire come il progetto ha inciso sul contesto locale, cosa ha lasciato a chi è stato coinvolto e, più in generale, che cosa resta – a progetto concluso – di quanto fatto.

Fondamentalmente si tratta di valutare il progetto e la valutazione dovrebbe essere una parte cruciale del‟intervento e una priorità, innanzitutto per il donatore. Capire se i fondi sono stati spesi nel migliore dei modi possibili, se i beneficiari del progetto sono soddisfatti, se lo sono i cooperanti; fare un sunto dell‟esperienza, capire cosa ha funzionato e cosa può essere replicato e su quali aspetti invece l‟azione non è riuscita ad essere incisiva ed efficace. Al di la della teoria della cooperazione, la necessità di questa operazione è dettata logicamente anche solo dal buon senso.

Eppure un‟analisi di questo genere non è richiesta dal donatore: la regione Sardegna – che ha cofinanziato il progetto – non effettua valutazioni qualitative e non richiede ai cooperanti di farlo. Sulla cooperazione decentrata finanziata dalla Regione Sardegna si è in parte già detto e il tema verrà ripreso più avanti: il progetto in sé e il quadro regionale della cooperazione vanno distinti, se non altro per chiarezza espositiva.

Tornando quindi al progetto: la relazione finale cerca comunque di analizzare i risultati anche da un punto di vista qualitativo, cerca di tracciare un‟analisi più completa dei risultati; un lavoro non richiesto – il che testimonia a favore della buona volontà dei cooperanti; analisi che però non può essere considerata una valutazione. E questo non solo per il fatto che una valutazione probabilmente più equilibrata andrebbe fatta da soggetti esterni – per quanto l‟autovalutazione sia comunque utile ed estremamente interessante – ma anche perché la relazione in questione è decisamente breve, concisa e – fondamentalmente – non è pensata come documento di valutazione: è una relazione finale; niente di più.

Le valutazioni non si improvvisano e in questa tesi non si intende improvvisarne una. In base alla documentazione messa a disposizione di chi scrive dai cooperanti, è comunque possibile analizzare alcuni punti relativi alla qualità dell‟intervento e ragionare su diverse questioni aperte che raccontano tanto del progetto in sé, quanto di interventi simili ma anche del finanziatore (la Regione Sardegna) e di certe pratiche della cooperazione.

Il progetto nasce sicuramente sulla scia di bisogni reali e poggia su inconfutabili dati di fatto. Allo stesso modo, chi l‟ha sviluppato ha sicuramente titolo per farlo – per ruolo, funzione e competenze. Le azioni implementate sono coerenti col profilo e le competenze di chi le ha sviluppate e sono decisamente coerenti coi bisogni del turismo Djerbiano.

Non è stato prodotto del materiale sul grado di soddisfazione dei beneficiari; è stato comunque somministrato un questionario ai giovani tunisini che hanno partecipato alla formazione e il quadro che ne emerge è decisamente positivo. Allo stesso modo, riscontri positivi sono arrivati sulle altre azioni di formazione, tanto in termini di partecipazione quanto informalmente.

Nel progetto non son stati previsti indicatori oggettivamente verificabili per valutare i risultati delle azioni; ancora una volta, non lo richiedeva il donatore, non l‟hanno previsto i cooperanti.

La partecipazione può essere considerato un buon termometro del gradimento e così diverse azioni si possono ritenere implementate con successo. La comunicazione è stata sicuramente efficiente e la divulgazione dei risultati ha seguito diversi canali e ha assicurato al progetto una buona visibilità.

Anche sulla costruzione di partenariati – il quarto asse del progetto – i risultati sono decisamente positivi se è vero che si è arrivati a presentare ben 6 progetti, alcuni dei quali sono già stati finanziati e in corso di realizzazione. Essere arrivati a riproporre insieme dei progetti significa che il partenariato esiste, ha funzionato e funziona – e del resto questo era uno dei risultati che ci si proponeva di raggiungere. Altro elemento che testimonia a favore dei partenariati nati grazie al progetto, il fatto che le nuove azioni proposte siano state finanziate da donatori esigenti come la Commissione Europea. L‟essere riconosciuti da donatori rilevanti come la Commissione è un‟ulteriore patente di credibilità.

Turismo e Qualità Ambientale può quindi vantare diversi risultati positivi e diversi riconoscimenti. Questo non significa che l‟implementazione del progetto sia stata semplice e abbia proceduto tranquillamente senza intoppi. La stessa relazione finale evidenzia alcuni punti di debolezza.

In primis, la difficoltà di coinvolgimento del livello politico delle amministrazioni locali tunisine. Nonostante i diversi incontri con i sindaci locali, la loro partecipazione è stata decisamente limitata e parziale – per quanto compensata dall‟impegno del personale tecnico delle stesse amministrazioni – in particolare, si sottolinea nella relazione, del Comune di Ajim. Tale atteggiamento è probabilmente riconducibile, suggerisce la relazione, «al forte controllo esercitato dall‟amministrazione centrale dello Stato Tunisino che inibisce la partecipazione attiva degli amministratori locali ad iniziative sul territorio». Fondamentalmente, si dice, il controllo statale è forte e – non essendo il Paese estremamente democratico – non invita ad agire autonomamente: la mancanza di libertà inibisce la partecipazione.

A questo stesso genere di problemi è legata un‟altra debolezza emersa nell‟implementazione del progetto, ovvero la difficoltà nella formalizzazione di accordi con le amministrazioni locali.

La relazione finale sottolinea infine una terza criticità: l‟aver sottostimato l‟impegno necessario all‟implementazione del progetto «in termini di ore lavoro per la pianificazione e gestione delle attività». In particolare, si rimarca il fatto che la gestione delle relazioni con partner e portatori di interesse tunisini abbia richiesto sforzi maggiori a quelli preventivati.

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