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PARTE SECONDA

4.3 La scoperta del turismo

È solo all‟inizio degli anni ‟70 che viene permesso ai turisti di visitare Zanzibar. La prima struttura ricettiva costruita nell‟arcipelago fu il Bwawani Hotel, nel 1974.518

L‟idea che le risorse naturali andassero valorizzate in chiave turistica si era fatta strada anche dall‟altra parte del mare, nella Tanzania continentale. A partire dagli anni ‟70, i governanti cominciarono a guardare alle ricchezze naturalistiche del Paese con altri occhi. Del resto è nel corso di questo decennio che l‟Africa si apre al turismo e che il turismo si apre all‟Africa; in Tanzania, i due fenomeni sembrano trovare velocemente applicazione concreta.519 Si fa chiara da subito la necessità di infrastrutture adeguate allo sviluppo del settore; il Paese è povero e quindi è indispensabile cercare di attirare investimenti stranieri.

Il turismo muove i primi passi; si punta al turismo nei grandi Parchi Nazionali, il Serengeti in primis. Problemi strutturali rallentano il processo di sviluppo del settore e le contingenze politiche degli anni ‟80 lo inibiscono. Se nel 1975 i turisti internazionali erano stati 178 mila, dieci anni dopo erano meno di 70 mila.

Qualcosa comunque è cambiato e il settore ha mosso i suoi primi passi, tanto nella Tanzania continentale quanto a Zanzibar.

515 LHCR 2007, p. 177. 516 LHCR 2009, p. 211. 517

Section 10 del Penal Act del 2004, LHCR 2009, p. 211 – il grassetto sottolineato è di chi scrive.

518 MUSTELIN 2007, p. 37. 519 WESTPHAL 2008, p. 51.

Anche nell‟arcipelago, negli anni ‟80, il turismo internazionale viene identificato come possibile settore trainante dello sviluppo locale.

Il primo piano di sviluppo turistico viene scritto a Madrid – nel 1983 – da UNDP, OMT e consulenti esterni: è lo Zanzibar Development Plan, il primo documento ufficiale che sottolinea il ruolo strategico che il settore potrebbe ricoprire nello sviluppo economico.

Si tratta di inventare un‟industria ex novo perché manca tutto, comprese le istituzioni governative che dovranno regolarlo.

Per quanto la classe dirigente locale si mostri aperta verso il turismo, lo sviluppo del settore è legato all‟iniziativa straniera, tanto a livello teorico – la pianificazione dello sviluppo dell‟industria – quanto a livello pratico.

I primi investitori privati arrivano, accolti a braccia aperte dai governanti e incoraggiati dalla progressiva liberalizzazione dell‟economia. Il governo zanzibarino non lavora nel campo della regolamentazione e anche legiferando, non implementa le politiche adottate – lasciando quindi ad attori esterni la libertà di disporre dello spazio come vogliono. Sono forze esterne a ridisegnare il territorio, disponendone a proprio piacimento.520

La mancanza di pianificazione e la partecipazione marginale delle istituzioni locali sono due elementi che resteranno costanti nel corso dello sviluppo del settore.

Del 1993 è il Tourism Zoning Plan, un piano che stabilisce in quale aree il turismo può svilupparsi. Tale piano precede di due anni il più generale Piano nazionale per l’uso della

terra, del 1995; entrambi sviluppati con l‟ausilio della cooperazione finlandese.

Il turismo, lasciato agli investitori stranieri, rischia di consumare il territorio, di svilupparsi senza limiti – senza regolamentazione e pianificazione è impensabile che il settore trovi in sé stesso il modo per limitarsi e autoregolarsi.

In pochi anni sono sorti numerosi stabilimenti turistici; le strutture ricettive si sono moltiplicate, senza limiti e senza un piano che regoli lo sviluppo del settore. La questione della terra diventa prioritaria. Il piano del 1995 è frutto di tale necessità. Purtroppo il documento contiene solo indicazioni generali e non fornisce piani dettagliati che regolino lo sviluppo turistico o che prestino la dovuta attenzione alle esigenze dei villaggi costieri.

Nel 1995 si contano a Zanzibar già 150 tra lodges e hotel.521

La crescita, del resto, è anche conseguente allo sviluppo dell‟industria turistica tanto a livello mondiale quanto a livello continentale. Nel 1993 visitano la Tanzania 230 mila turisti; il settore è tornato a crescere e sembra aver imboccato la via dello sviluppo.

Il turismo balneare, soprattutto negli anni ‟90, conosce una stagione di forte sviluppo nel vicino Kenia: crescono e si affermano nel giro di pochi anni destinazioni come Mombasa, Malindi e Diani. Anche Zanzibar segue la scia.

In una prima fase però nelle destinazioni balneari si arriva per completare un viaggio nei grandi Parchi keniani o tanzaniani: Malindi o Zanzibar sono complementari al Masai Mara o

520 RUTHERFOORD 1992, p. 68. 521 CHACHAGE 1998, p. 23.

al Serengeti.522 Col tempo però l‟offerta balneare riesce a trovare il suo spazio e, al di là delle formule integrate, cresce.

L‟industria turistica mostra presto agli zanzibarini entrambe le sue facce: da un lato, lo sviluppo, la ricchezza, il lusso – rappresentati tanto dall‟estetica del settore quanto, agli occhi dei locali, dai turisti occidentali. Dall‟altro, la sua forza distruttiva: un forte impatto ambientale, l‟aumento dei rifiuti, il degrado marino; i conflitti sociali, la frattura generazionale tra padri e figli, tradizione e modernità. Pratiche antiche che diventano simbolo di sottosviluppo; nuove professioni decisamente più allettanti, pulite e occidentali, nelle quali però si è dipendenti e non più indipendenti.

Si manifesta presto anche la volatilità del settore: nel 2001 gli arrivi crollano di oltre il 20%, a causa delle preoccupazioni degli operatori turistici legate a turbolenze politiche (registratesi nel gennaio di quell‟anno) e, solo parzialmente, ai fatti dell‟11 settembre.

Nel giro di pochi anni, l‟isola (perché la Zanzibar turistica è Unguja) conosce l‟ennesimo, drammatico e intenso cambiamento della sua storia.

La crescita è rapida: si passa dai 19.368 arrivi del 1985 – quando inizia la promozione del turismo da parte del governo – ai circa 220 mila del 2007 (figura 1)523. La capacità degli alberghi cresce di conseguenza: dai 550 posti letto del 1985, ai 9.430 del 2007. Lo sviluppo riguarda principalmente le zone costiere: nel 2007, oltre l‟80% dei posti letto (7.640) si trovavano sulla costa (contro i 50 del 1985).524

Il turismo cresce ma a beneficiare della ricchezza prodotta non sono i locali. Le condizioni di vita degli zanzibarini, paradossalmente, sembrano farsi più dure.

Lo stesso Master Plan del 2003 – documento strategico redatto per assistere il Governo di Zanzibar nella gestione del turismo nell‟arcipelago e reindirizzare lo sviluppo del settore fino al 2013 – prende atto del fatto che il turismo espresso dall‟isola non stia affatto rispondendo alle aspettative dei diversi portatori di interesse. Dopo neppure due decenni è già forte e chiara la necessità di cambiare indirizzo e di volgere verso soluzioni decisamente più sostenibili e strategie di lungo termine.

Nelle intenzioni del Governo, Zanzibar doveva diventare una destinazione esclusiva, arrivando a segmenti elevati in termini di qualità e di domanda – una destinazione esclusiva ed elitaria per un turismo selezionato e di alta qualità, in grado di competere con altre destinazioni dell‟Oceano Indiano, rinomate ed affermate.

Inesperienza, mal governo, corruzione e improvvisazione: lo sviluppo turistico dell‟isola è un film a cui manca il regista e la cui trama sembra ricalcare quella di film già visti.

522 WESTPHAL 2008, p. 52. 523

Il dato del 2007 è frutto di uno studio condotto da Jiddawi e Lange (JIDDAWI, LANGE 2009). La questione dei dati quantitativi raccolti e messi a disposizione dalle istituzioni è trattata nel prossimo paragrafo.

Figura 1. Flussi di turisti in entrata a Zanzibar, dal 1985 al 2007525 - 25,000 50,000 75,000 100,000 125,000 150,000 175,000 200,000 225,000 1985 1987 1989 1991 1993 1995 1997 1999 2001 2003 2005 2007 Air from mainland

Sea+Air Int'l arrivals

Fonte: LANGE 2008

4.4 Turismo oggi a Zanzibar

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