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3 IL TURISMO, TRA RISCHI E OPPORTUNITÀ

3.4 Il turismo che verrà

3.4.1 Sviluppo, povertà e il ruolo della cooperazione

Che ruolo giocheranno l‟Africa e – più in generale – i PVS negli assetti futuri dell‟industria turistica? E che ruolo giocherà quest‟ultima in questi Paesi e nella loro lotta per la riduzione della povertà?

Il turismo cresce, sta crescendo e crescerà. In diversi Paesi poveri è già una delle voci più importanti dell‟economia nazionale, contribuisce in maniera estremamente rilevante al PIL e costituisce il grosso delle esportazioni.

Stando ai dati forniti dal WTTT, nel 2007 il turismo ha contribuito al PIL dell‟Africa sub sahariana nella misura dell‟8,1% e al PIL del Nord Africa per il 13,6%. In Africa sub- sahariana, il turismo dovrebbe crescere ad un tasso del 4,5% annuo, da adesso al 2017, e tassi altrettanto incoraggianti dovrebbero caratterizzare la crescita del settore in molti PVS424.

Due terzi del turismo internazionale in Africa si concentra in pochi Paesi con una consolidata tradizione turistica (Sud Africa, Egitto, Marocco e Tunisia). Ciò nonostante, per quanto a livello internazionale il ruolo africano sia ancora marginale, a livello di singoli Paesi il turismo è già una voce estremamente importante dei bilanci di molti Paesi del continente nero. Il turismo costituisce oltre il 10% del totale delle esportazioni per più di metà dei Paesi africani (per i quali sono disponibili statistiche) e una percentuale tra il 20 e il 30% per Tanzania, Gambia, Mauritius, Marocco, Egitto, Etiopia425.

Oggi la consapevolezza intorno al potenziale del turismo è diffusa a più livelli e sono gli stessi Paesi poveri a riconoscere il ruolo che il settore può giocare in qualità di strumento di sviluppo. Come notano, tra gli altri, Hawkins e Mann, l‟80% dei 56 Paesi che hanno elaborato strategie per la riduzione della povertà parla di turismo in merito alle sue capacità di creare crescita economica e occupazione e di ridurre la povertà. Alcuni tra questi Paesi – tra gli altri, l‟Etiopia, l‟Uganda, il Ghana, la Nigeria, il Mozambico – riconoscono al turismo lo stesso peso che attribuiscono all‟agricoltura e al settore manifatturiero426

. Che a tale riconoscimento, però, seguano poi azioni precise, puntuali e concrete, è un fatto tutt‟altro che scontato e in realtà meno frequente di quanto una buona amministrazione richiederebbe427.

Il turismo, effettivamente, costituisce una reale opportunità per molti Paesi africani ma è forte, allo stesso modo, il rischio di sopravvalutarlo o, peggio ancora, di gestirlo male. Puntare sul turismo è un investimento, ma non è automaticamente un mezzo per uscire dal sottosviluppo; solo una gestione attenta e oculata può realmente incidere sullo sviluppo economico del Paese e sul benessere delle popolazioni.

424 WTTT 2007. 425 WTTT 2007; ASHLEY, MITCHELL 2007. 426 HAWKINS, MANN 2007. 427

L‟incoerenza tra teoria e pratica, anche nel settore turistico, non è comunque una sola prerogativa africana. Si è già accennato al caso dell‟Italia, «un Paese che può vivere di turismo “per inerzia”» ma che soffre sempre di più la concorrenza internazionale a causa di politiche poco efficaci ed incisive (CAPOCCHI 2010, p.13).

Il turismo, da solo, non può traghettare un Paese verso il benessere, soprattutto se la crescita del settore non viene inserita in un progetto più generale di sviluppo. Rapportato ad una mancanza quasi assoluta di pianificazione, la crescita del turismo in molti PVS ha già provocato una lunga concatenazione di effetti negativi.

Nel sud del mondo – come in parte si è già raccontato – l‟industria turistica si è spesso installata in Paesi nei quali il governo locale delegava ai tour operator il piano di sviluppo turistico, la salvaguardia dell‟ambiente, la tenuta dei rapporti sociali, la pubblica sicurezza. In molti casi, i Paesi ospitanti non hanno goduto che in minima parte delle ricadute economiche generate dal turismo. Nella maggior parte dei PVS l‟industria turistica ha riservato alle popolazioni locali i lavori più umili, lasciando agli occidentali i compiti più remunerati e di responsabilità, come il coordinamento e la gestione delle attività turistiche.

L‟industria turistica gestita dagli occidentali ha creato nei PVS degli spazi turistici – quasi delle colonie – modellati in funzione delle esigenze dei fruitori, evidentemente stranieri. Queste oasi di benessere contribuiscono a far sorgere all‟interno dei territori interessati un vero e proprio doppio circuito di servizi: uno destinato ai soli turisti (ed eventualmente alle fasce locali più abbienti), l‟altro al resto della popolazione locale. È una frattura profonda, si creano due mondi: quello indigeno e quello meramente turistico (al quale molto spesso ambiscono le fasce autoctone più giovani)428.

La complessità dei rapporti tra turisti e popolazioni autoctone è una delle peculiarità e delle criticità di un certo turismo che si è affermato in molti PVS; così come, tra le altre caratteristiche, la mancanza di una tradizione consolidata (in campo turistico); l‟assenza quasi totale di movimento turistico nazionale; la prevalenza di investimenti a capitale straniero429.

Perché il turismo possa realmente essere occasione di sviluppo sostenibile, in Africa e altrove, è indispensabile innanzitutto che i PVS si rendano protagonisti della crescita del settore e non deleghino ad altri il proprio ruolo. Questo, evidentemente, non significa sostituirsi al settore privato, quanto semmai far sentire il proprio peso, pianificare la crescita dell‟industria, occuparsi della tutela dell‟ambiente, cercare di promuovere l‟incontro tra turisti e locali, coinvolgere i propri cittadini nelle scelte strategiche sul futuro del territorio e molto altro ancora.

In tutto ciò, sulla scia dell‟impegno di quei Paesi che stanno cercando di promuovere un turismo attento alle esigenze delle popolazioni locali, la cooperazione internazionale può decisamente giocare un ruolo importante, supportando strategie di sviluppo sostenibile, trasferendo saperi e tecnologie utili alla crescita del settore, incoraggiando gli sforzi volti a riequilibrare gli scompensi di uno sviluppo sregolato.

A chiedere sostegno per promuovere il turismo sono innanzitutto molti PVS che, come detto in precedenza, hanno inserito lo sviluppo del settore nei documenti che raccontano e pianificano le strategie di riduzione della povertà. È in base a questi documenti che i donatori dovrebbero intervenire e finanziare l‟aiuto; segnalare il turismo, significa considerarlo

428 SISTU (a cura di) 2007. 429 MANGANO 2001.

prioritario e il donatore dovrebbe tendere ad allinearsi alle indicazioni e alle strategie promosse e ideate dal beneficiario.

Ad oggi, il ruolo del turismo nella cooperazione internazionale, in termini percentuali rispetto al totale degli aiuti erogati, è decisamente marginale. Il rapporto però tra cooperazione e turismo, negli ultimi anni, è decisamente cambiato.

Se per lungo, le agenzie di sviluppo – come notano Ashley e Mitchell – hanno avuto spesso, nei confronti del turismo, un rapporto ambivalente, quando non – talvolta – apertamente ostile, il quadro complessivo oggi è diverso.

Innanzitutto, c‟è chi di turismo si occupa da diverso tempo: Ashley e Mitchell segnalano la cooperazione olandese (per il suo sostegno a SNV, una ONG con base in Olanda, presente anche a Zanzibar) e l‟impegno della Commissione Europea e della Banca di sviluppo Asiatica, i principali finanziatori multilaterali di progetti di cooperazione legati al turismo. Anche il DFID – l‟agenzia inglese di cooperazione – ha riposto molta enfasi sul tema e nel 1999 ha lanciato a livello internazionale il concetto di Pro Poor Tourism, l‟idea di un turismo orientato verso la riduzione della povertà. All‟enfasi iniziale non è poi seguito un impegno consistente e costante ma nel frattempo il concetto si è fatto strada e oggi i progetti di cooperazione volti a lavorare e incidere sugli assetti del turismo nei Paesi poveri sono estremamente numerosi.

Un altro segno di un deciso cambiamento nel modo in cui la cooperazione vede il turismo viene anche dal numero di attori coinvolti in progetti e programmi di sostegno alla crescita del settore430: istituzioni multilaterali, organizzazioni internazionali, agenzie di cooperazione nazionali, ONG – il fronte dell‟impegno è cresciuto e continua a crescere.

Sintomatico di un forte interesse verso il turismo è anche il comportamento della Banca Mondiale che già finanziava iniziative volte allo sviluppo turistico negli anni ‟60. Mentre gli anni ‟80 hanno visto un progressivo disimpegno della Banca Mondiale, a partire dagli anni ‟90 il turismo è tornato ad essere oggetto di diversi progetti finanziati e sostenuti dall‟organizzazione431

.

I fondi investiti nel settore del turismo dalla cooperazione ufficiale – come già detto e ripetuto – rappresentano comunque una parte minima nel totale degli aiuti432; ciò nonostante, l‟interesse cresce e oggi anche la cooperazione riconosce al settore un potenziale importante nella lotta per la riduzione della povertà. Tale riconoscimento è rilevante visto che il settore

430 Hawkins e Mann cercano di offrirne un quadro completo, partendo dalle istituzioni multilaterali (le Banche di

Sviluppo Africana, Asiatica e inter-americana, l‟Unione Europea e diverse agenzie e programmi delle Nazioni Unite – l‟OMT in primis ma anche lo UNDP, lo UNEP, l‟UNESCO) per poi passare alle agenzie nazionali di cooperazione. I due autori segnalano che, impegnate in iniziative legate al turismo, lavorano le agenzie (o le istituzioni che si occupano di cooperazione) dei seguenti Paesi: Australia, Austria, Danimarca, Francia, Germania, Irlanda, Giappone, Olanda, Norvegia, Svizzera, Regno Unito e USA (HAWKINS, MANN 2007).

431 Ibidem.

432 Come già scritto – ma è bene ricordarlo – tra il 2003 e il 2004, i Paesi del DAC – i maggiori donatori – hanno

destinato a progetti legati al turismo appena lo 0,1% del totale degli aiuti ufficiali (77 miliardi di dollari) (ODI 2006). Tuttavia, bisogna tenere presente il fatto che un numero crescente di ONG, fondazioni e associazioni (più o meno importanti – dal WWF ad ACRA), investono nel settore altre risorse.

turistico, nonostante le tante dichiarazioni che – a più livelli – ne riconoscono l‟importanza, soffre spesso di mancanza di supporto433.

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