PARTE SECONDA
4 ZANZIBAR: UN PARADISO IN VIA DI SVILUPPO 1 La sua storia e le sue gent
4.1.3 Dalla Rivoluzione al Multipartitismo
L‟indipendenza dai britannici arriva il 10 dicembre del ‟63; meno di un mese dopo si consuma la famosa Rivoluzione.
Si tratta di uno dei momenti più intensi e difficili della recente storia zanzibarina: in un arco di tempo che va dal 1957 al 1964 e che viene ricordato come Zama Za Siasa, ovvero “times of politics”454
o “period of politics”455, si tengono ben 4 tornate elettorali. La politica (Zama) diventa causa di aperta violenza, continue tensioni, capovolgimenti di fronte, conflitti
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I grandi proprietari terrieri erano pochi in assoluto e anche in relazione alla popolazione araba: si parla di poco più del 2% del totale degli arabi (LOFCHIE 1965).
452 SHIVJI 2008, p. 9. 453
SHERIFF 1987.
454 MYER 2000. 455 SHERIFF 2008.
che esplodono – fino ad una vera e propria pulizia etnica, la cosiddetta Rivoluzione, che si scaglia particolarmente contro la minoranza di origine araba.
È stata la politicizzazione delle differenze e delle diversità delle sue genti, secondo diversi osservatori, a trascinare Zanzibar nel caos; la conversione di identità culturali diverse – ma mutualmente arricchenti – in interessi politici, in oggetto di contese politiche in conflitto tra loro456.
È un dato di fatto che la Rivoluzione sia stata spesso raccontata come la liberazione della maggioranza africana dal giogo della minoranza araba. È così che, in fondo, la sintetizza anche un illustre osservatore che arriva a Zanzibar pochi giorni dopo i fatti, il giornalista polacco Ryszard Kapuscinski: «Abeid Karume era il capo dell‟African-Shirazi Party di Zanzibar. Benché questo partito, che raggruppa la popolazione nera, africana, dell‟isola, nelle ultime elezioni avesse ottenuto la maggioranza, il governo era stato formato dal partito della minoranza araba, lo Zanzibar Nationalist Party appoggiato da Londra. La cosa aveva indignato gli africani che si erano ribellati e avevano abbattuto il governo arabo. Questo, in breve, quanto era successo nell‟isola due giorni prima»457
.
Eppure questa versione della Rivoluzione – ridotta al semplice sollevamento degli africani contro gli arabi – è sicuramente parziale458. Quello che succede a Zanzibar in quegli anni è decisamente più complesso: le differenze tra gli abitanti, in termini di origini o “etnie” (termine che va usato con estrema cautela – o che forse non andrebbe usato affatto) vengono strumentalizzate politicamente, diventano la base ideologica delle battaglie politiche dei nuovi partiti459.
Questa stagione della politica, sfociata nella violenza più cruda e nell‟instaurazione di un regime dittatoriale, ha anche capovolto la stessa immagine che molti zanzibarini avevano di se stessi e della vita nell‟arcipelago. A Zanzibar sembravano regnare pace e tranquillità ma era soprattutto la convivenza pacifica tra genti estremamente diverse, in quanto ad origini e a costumi, che sembrava costituire un tratto originario dell‟arcipelago. La convivenza sembrava possibile, era un dato di fatto da secoli. Arabi, Africani, Indiani, Comoriani vivevano gli uni accanto agli altri e gli uni con gli altri: “civili, ci piaceva descriverci così – commenta lo scrittore zanzibarino Abdulrazak Gurnah – in realtà vivevamo separati, confinati nei ghetti
456 In effetti, Zanzibar all‟alba della Rivoluzione era sicuramente un melting pot di diversità culturali ma allo
stesso tempo un focolaio di divisioni politiche: entrambe le visioni, in fondo – afferma Shivji – sono corrette.
457 KAPUŚCIŃSKI 2002, p. 74. 458
Questa visione dei fatti continua ad essere riproposta, anche in tempi recenti. Omar Mapuri, in un libro scritto appositamente per raccontare la Rivoluzione agli zanzibarini (in particolare ai più giovani) sostiene questa tesi; in più aggiunge che con il multipartitismo e l‟ascesa del CUF (Civic United Front), «the old ethnic and racial animosities of the pre-revolution Zanzibar are being resurrected» (MAPURI 1996). La questione è estremamente delicata e non certo solo ed esclusivamente per gli storici: tra le cause di maggiore disaccordo tra i due partiti maggiori attualmente protagonisti della scena politica (e protagonisti delle ultime tornate elettorali – dall‟apertura al multipartitismo ad oggi) vi sono proprio gli eccessi commessi durante e immediatamente dopo la Rivoluzione, oltre che la visione della Rivoluzione stessa.
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Nella divisione della popolazione su base etnica hanno giocato un ruolo estremamente importante i britannici. Che a loro vada imputata una responsabilità importante in merito ad una divisione della popolazione che ancora oggi si riscontra, per esempio, nei risultati delle elezioni è opinione diffusa e sottolineata da diversi autori. Maliyamkono sulla questione scrive che come conseguenza delle distinzioni operate dai britannici, a Zanzibar ci si cominciò a definire arabi, o Shirazi a seconda dei casi, per ottenere trattamenti più favorevoli (MALIYAMKONO 2000, p. 253).
delle nostre Storie”. Intolleranza, razzismo e risentimento – secondo Gurnah – covavano e la politica li ha fatti uscire allo scoperto460.
Nel giro di pochi giorni, incontrano la morte migliaia di zanzibarini, soprattutto arabi, ma non solo. A morire furono tra i 3 e i 10 mila ovvero tra l‟1 e il 4% della popolazione. Come nota Sheriff, con queste cifre, rapportate in particolare alle dimensioni della comunità etnica coinvolta, oggi si parlerebbe di genocidio461.
Il Partito Afro-Shirazi (ASP) prende il potere e instaura la dittatura.
Il 26 aprile 1964 viene annunciata l‟Unione tra il Tanganica e la People’s Republic of
Zanzibar: nasce la Tanzania, che alle lettere iniziali di queste due parti (TAN e ZAN) deve il
suo nome462.
L‟Unione è tutt‟oggi discussa, per diverse ragioni. Sono le stesse circostanze nelle quali l‟Unione è nata a creare dubbi su un‟operazione che gli zanzibarini non hanno dovuto che accettare – intorno a tale scelta, restano sicuramente diverse questioni irrisolte, che son state e restano al centro di dibattiti e controversie463.
La retorica anti-araba dell‟ASP si lega alla volontà di unire Zanzibar ai fratelli africani del Tanganica ma i motivi di frizione non mancano. In fondo Zanzibar ha una storia distinta e una religione che, nel Tanganica, è minoritaria.
L‟Unione e il socialismo di Nyerere hanno comunque l‟effetto di rassicurare, almeno inizialmente, gli Stati Uniti, preoccupati dal carattere marcatamente comunista del regime zanzibarino.
Quella che rischiava di diventare la Cuba dell‟Oceano Indiano, diventa una dittatura, chiusa in sé stessa. È il regime che decide e controlla ogni aspetto della vita nell‟arcipelago464
. Seguono, per Zanzibar, anni di isolamento e anche di difficoltà. Del resto, lo stesso socialismo di Nyerere465, per quanto nobile negli intenti, non è riuscito a trasformare la Tanzania in un Paese ricco e sviluppato.
Karume – primo Presidente di Zanzibar – viene ucciso nel 1972; gli succede Alhaj Aboud Jumbe466. Una svolta importante arriva negli anni ‟80; sale al potere, nel 1984, Sheikh Ali
460
Citato in MYERS 2000, p. 441.
461 SHERIFF 2008, p. 295. 462 BERNARDIE-TAHIR 2008.
463 Il Zanzibar Legal Service Centre ne ricorda alcune: l‟Unione, ovvero la Tanzania, è un‟entità federale oppure
no? I padri fondatori dell‟Unione avevano in mente gli attuali 2 governi come struttura permanente o vedevano la possibilità futura di un‟unione completa convergente in un governo unico? (ZLSC 2009, p. 181).
464 Il controllo statale riguardava ogni settore, in profondità. Era il Governo a decidere che prodotti coltivare e
cosa si poteva importare (il frumento, per esempio, non si importava, in modo tale che la popolazione consumasse prodotti locali). Si fecero progressi – come nota MARTIN – e si adottarono buone iniziative in materia di distribuzione della terra ma anche nel campo dell‟istruzione e dell‟assistenza sanitaria. La maggioranza della popolazione zanzibarina però continuava a versare in condizioni di estrema povertà (MARTIN 1978).
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Il padre della Tanzania, Julius Nyerere, guida il Paese dal 1964 al 1985. Promuove uno sviluppo basato sull‟Ujamaa (termine Swahili che significa famiglia estesa), definito anche “socialismo rurale”: l‟idea è che i tanzaniani lavorino insieme, per il bene comune e con un profondo spirito comunitario, e producano da soli ciò di cui necessitano (GENTILI 2008).
466 Col Governo di Jumbe si assiste ad una prima embrionale separazione dei poteri, concetto che lentamente
Hassan Mwinyi che promuove la liberalizzazione dell‟economia ed emana una nuova Costituzione.
Il socialismo pan-africano ha largamente disatteso le aspettative: è l‟intera Tanzania a dover fare i conti con la chiusura di un ciclo storico. Ci si apre al capitalismo, costretti anche dalla crisi del debito e dai Piani di Aggiustamento strutturale del Fondo Monetario Internazionale467.
La politica sembra finalmente aprirsi alla democrazia o comunque ad una maggiore inclusione della popolazione nei processi decisionali. Il primo vero cambiamento si fa aspettare: è nel 1992 che viene stabilito il multipartitismo, la possibilità – per partiti diversi da quello al potere – di esistere e partecipare.
Seguono 4 tornate elettorali, ogni 5 anni a partire dal 1995 – mentre intanto l‟arcipelago si è aperto al turismo internazionale, sotto diversi punti di vista un vero e proprio tsunami.
I primi appuntamenti elettorali si svolgono in un clima decisamente teso, non mancano disordini, violenze e soprusi. Gli stessi risultati sono oggetto di dura contestazione da parte del maggior partito di opposizione – il CUF468. Accuse di brogli e conseguente boicottaggio del nuovo Governo – il CUF reagisce a più riprese e fa appello alla stessa Comunità Internazionale perché intervenga.
In effetti la condotta del partito al Governo, il CCM469, non convince – poca trasparenza e un‟atmosfera decisamente poco democratica; le prime elezioni sono tutt‟altro che edificanti470. Per evitare che nel 2000 si ripresentino le stesse problematiche, su iniziativa del Segretario Generale del Commonwealth il 9 giugno del 1999 si arriva ad un accordo – noto come Muafaka471 I – tra i due principali partiti. Sembra l‟inizio di una tregua ma in realtà la normalizzazione del clima politico è rimandata. Gli scontri riprendono, ci sono morti e feriti; il gennaio del 2001 è particolarmente drammatico in questo senso472.
Qualche mese dopo si arriva ad un nuovo accordo tra le parti – Muafaka II – firmato il 10 ottobre ma anche stavolta la tregua non si dimostra duratura. All‟approssimarsi delle elezioni del 2005, tensione e intolleranza sfociano in disordini.
Anche questa terza tornata elettorale, vinta come le predenti dal CCM, è caratterizzata da accuse di brogli, poca trasparenza e da numerosi episodi di violenza.
467 Come in molti altri Paesi che scelsero i Piani di aggiustamento strutturali, anche a Zanzibar il nuovo corso
economico si tradusse in un taglio dei servizi, nei settori strategici. La necessità di ridurre i costi e rendere lo Stato più “leggero” colpì pesantemente la popolazione.
468 Sono stati gli uomini dell‟attuale CCM a controllare la politica zanzibarina, almeno dalla Rivoluzione in poi.
Quella del CUF è stata per molti versi una vera e propria resistenza: i suoi sostenitori o comunque chiunque venisse ricondotto a tale partito, ha subito violenze e minacce. Pemba – che è stata la roccaforte di tale partito – è stata marginalizzata e la sua popolazione sottoposta a pesanti soprusi e discriminazioni.
469 Nel 1977, l‟ASP (Partito Afro-Shirazi) si fonde con il partito continentale di Nyerere, il TANU (Tanzania
African National Union) per formare il Chama Cha Mapinduzi (CCM, il partito della Rivoluzione).
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Già dalle prime elezioni del 1995, emerge un elettorato profondamente diviso tra i due partiti maggiori. Il CUF è stato spesso accusato dal CCM di essere filo-arabo e anti-africano: in realtà, è la percentuale di consensi che il CUF riscuote a smentire una sua possibile connotazione “etnica”. Il CUF ha un seguito ampio ed è particolarmente forte a Pemba.
471 Muafaka in Kiswahili significa “accordo”.
A Zanzibar continua a regnare il malgoverno. In compenso, il confronto politico sembra aver trovato un equilibrio più stabile. Nell‟estate del 2010 si è tenuto un referendum attraverso il quale la popolazione ha dato il proprio consenso alla formazione, dopo le elezioni, di un governo di unità nazionale473. Le elezioni si sono poi tenute ad ottobre – a Zanzibar come in Tanzania – finalmente in un clima sereno.
Il CCM ha vinto nuovamente, per quanto di misura, ma il nuovo Governo – rispetto al quale le aspettative sono tante – è chiamato a rappresentare finalmente tutta la popolazione. Anche il CUF del resto è parte di questo Governo di unità, un compromesso che dovrebbe servire ad orientare la politica verso il bene comune, combattendo la corruzione e infondendo fiducia nelle istituzioni.