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PARTE SECONDA

4.2.2 Diffusione e prevenzione di HIV e AIDS

Come in molti Paesi africani, anche a Zanzibar la lotta all‟HIV è prioritaria.

Il Governo è intervenuto con diversi sforzi legislativi. Tra i più recenti, l‟istituzione nel 2002 di una Commisione ad hoc, la ZAC (Zanzibar AIDS Commission). È stato poi creato un programma apposito, lo ZACP (Zanzibar AIDS Control Programme), e nel 2007 è stata la volta della Zanzibar National Policy on HIV/AIDS – uno strumento ideato per fare da cornice agli interventi nel settore, coordinando la lotta alla malattia a livello nazionale.

Anche in questo campo, statistiche e analisi non sono sufficienti e la dimensione reale del problema non è nota. Ci sono comunque dei dati a disposizione che raccontano il fenomeno qualitativamente e delle stime che cercano di quantificare l‟estensione di virus e malattia.

Un report dello ZACP del 2006 riporta i risultati di una ricerca condotta sull‟isola tra il gennaio e il settembre di quello stesso anno. Sono state sottoposte ad analisi del sangue 8.625 persone e 415 sono risultate positive all‟HIV. Si tratta del 4,8% del totale. L‟anno precedente erano state sottoposte al test 13.813 persone e il 5,27% (pari a 729 persone) era risultato positivo. Per quanto in leggero calo, il dato non può essere assunto come prova di una diminuzione del numero delle infezioni ma dà comunque una misura del fenomeno e sembra testimoniare a favore di una diffusione del fenomeno limitata, circoscritta e non in crescita. 511

La ZAC nel 2008 ha diffuso i risultati di una ricerca che indaga sulla diffusione della malattia per categorie lavorative nell‟isola di Unguja. Per quanto – ancora una volta – non significativa dal punto di vista quantitativo, la ricerca presenta comunque dei dati interessanti.

Tabella 7 – Sieropositività per settore – una ricerca qualitativa512

TESTATI POSITIVI % BUSINESSPEOPLE 799 45 5,6 MEN IN UNIFORM 32 4 12,5 FARMERS 765 64 8,4 DRIVERS 141 8 5,7 FISHERMEN 245 9 3,7 HOTEL STAFF 146 15 10,3 STUDENTS 309 6 1,9 TEACHERS 207 3 1,4 HEALTH WORKERS 60 7 11,6 510 Ivi, p. 38. 511 LHCR 2007, p.176. 512 LHCR 2009, p. 210.

Tra le diverse categorie sottoposte al test, sembrerebbero più esposti al contagio gli “uomini in uniforme”, gli operatori sanitari e chi lavora negli hotel. Insegnanti, studenti e pescatori risultano i meno esposti – ma è plausibile pensare che le cause siano diverse.

L‟impegno del Governo cresce, anche in termini economici. La spesa in prevenzione e cura conta per il 37% di quanto speso in sanità.513 Il grosso dei finanziamenti destinati alla prevenzione della malattia e alla cura dei malati viene però da donatori esterni. Nel 2007/2008 l‟aiuto esterno contava per il 92% del totale investito514

. Il fatto che gran parte dei finanziamenti provengano dall‟esterno – più precisamente da 5 donatori – rende difficile per le autorità locali pianificare strategie di lungo termine in quanto non si conosce con largo anticipo l‟esatto ammontare degli aiuti che verranno stanziati in futuro. È una conseguenza tipica del cosiddetto effetto dipendenza: quando l‟aiuto esterno diventa fondamentale e un settore chiave come la sanità funziona grazie agli aiuti internazionali, le autorità locali si trovano nella difficile condizione di dipendere da tali finanziamenti ma di non sapere per quanto ne potranno disporre. Le priorità del donatore potrebbero cambiare, la stessa disponibilità finanziaria del donatore potrebbe mutare; il beneficiario è quindi spesso impossibilitato a ideare strategie di lungo termine.

La disponibilità economica però è solo uno dei tanti problemi legati ad HIV e AIDS a Zanzibar.

La conoscenza della malattia tra gli zanzibarini è ancora insufficiente. Una delle maggiori criticità è sicuramente la stigmatizzazione sociale: per vergogna o paura di esporsi non ci si sottopone al test e i malati rischiano la marginalizzazione. Tutto ciò evidentemente rischia di portare ad un aumento della diffusione del virus e rende più problematica tanto la prevenzione quanto la condizione dei malati.

In tanti non si sottopongono al test volontariamente e anche per chi viene trovato positivo non è automatico sottoporsi alle cure anti retro virali – per quanto la disponibilità di tali cure appaia adeguata e l‟accesso non problematico. Soprattutto chi vive in zone rurali (ovvero la maggioranza della popolazione) tende a nascondere l‟eventuale contrazione del virus. Paura, marginalizzazione, ostracismo e stigma: le conseguenze da un punto di vista sociale hanno un peso rilevante. Senza dimenticare che l‟HIV si trasmette principalmente per via sessuale il che lo rende un virus decisamente lontano dalla condotta sessuale “prescritta” dalla morale musulmana.

Una critica legittimamente mossa al Governo – per esempio dalla LHCR – è quella di non essere abbastanza incisivo nel rimuovere alcune ragioni che stanno alla base della diffusione del virus. Nonostante i precedentemente citati sforzi legislativi, rimangono dei punti oscuri sul quale sarebbe importante intervenire con chiarezza e determinazione. Gli esempi non mancano.

La ZAC qualche anno fa ha pubblicato un opuscolo informativo sull‟HIV rivolto agli studenti delle scuole pubbliche e delle madrase (le scuole coraniche). In tale opuscolo trovano

513 Nel periodo in questione, si è speso 4,92$ pro-capite in prevenzione e cura di HIV/AIDS (ZIFA 2009, p. 14). 514 Nel 2006/2007 è arrivato dai donatori il 96% dei finanziamenti (Ivi, p. 14).

spazio alcuni versi del Corano ma non compare una sola parola sull‟importanza del preservativo come mezzo di prevenzione.515

Il Penal Act del 2004 tratta, nella parte XV, di offese contro la moralità occupandosi, tra le altre cose, di stupro. A tal proposito, prevede che se il marito costringe la moglie ad avere rapporti sessuali ricorrendo alla violenza, tale atto non può definirsi stupro a meno che le due parti non siano legalmente separate – e quindi non siano più marito e moglie. Se la moglie si rifiuta, perché – per esempio – sospetta che il marito abbia contratto l‟HIV, quest‟ultimo – fondamentalmente – è libero di legarla e prenderla con la violenza: non sta commettendo nessun crimine.516

È evidente che una disposizione del genere, oltre ad essere mortificante e vergognosa nei confronti delle donne, ha un effetto tutt‟altro che deterrente sui potenziali stupratori – e l‟HIV si trasmette soprattutto sessualmente.

Sempre nello stesso documento, si parla di discriminazione nel mondo del lavoro e, non ammesso e non concesso che l‟intenzione fosse quella di condannarla e proibirla, in realtà la si è resa discrezionale: «No employer may discriminate, directly or indirectly against an employee, in any ground including race, gender, colour, religion, social origin, national extraction, political opinion, marital status, pregnancy, disability, HIV/AIDS status real or perceived»517.

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