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DIMENSIONI NUMERO DI OPERATORI N E NT

1.4.3 Un percorso di cooperazione decentrata: l’esperienza sarda

La Regione Sardegna si è dotata di una legge regionale in materia di cooperazione nel 1996; è dunque da circa quindici anni che la regione è attiva sul fronte della cooperazione decentrata.

Una sintesi quantitativa dell‟esperienza sarda è stata elaborata all‟interno di un documento – redatto dalla regione stessa – che «oltre ad avere carattere divulgativo […] vuole essere un supporto alla gestione ed attuazione della Legge, contribuendo a migliorare l‟assetto strategico della programmazione degli interventi anche a seguito di ulteriori approfondimenti»209. Come tale analisi possa supportare gestione ed attuazione della Legge non è esplicitato ed è tutt‟altro che implicito o immediato essendo, tale analisi, una sintesi di dati quantitativi. Il documento è comunque utile per farsi un‟idea delle somme di denaro spese e quindi della dimensione della cooperazione decentrata sarda.

Il periodo coperto dall‟analisi in questione va dal 1996 al 2006. In questo arco di tempo, sono stati 647 i progetti cofinanziati, per un totale di contributi assegnati pari a oltre 12 milioni di euro (12.089.613). A partire dal 2002, le risorse messe a disposizione dalla Regione hanno conosciuto una progressiva diminuzione e nel 2006 si era tornati ai livelli del 1996. Dal picco del 1999, quando vennero stanziati quasi 1 milione e 800 mila euro, si è arrivati ai 787 mila euro del 2006.

A partire dal 2005 – con una riforma del 2004 – è stata introdotta una soglia minima del costo totale del progetto cofinanziabile ed è aumentato il contributo regionale concesso. In seguito a tale modifica un progetto, per aspirare al cofinanziamento regionale, doveva avere un costo totale di almeno 100 mila euro210. Si è quindi notevolmente ridotto il numero di progetti cofinanziati (erano 87 nel 2004, sono diventati 9 nel 2005); tali progetti, però, in seguito alla riforma del 2004, ricevono un cofinanziamento cospicuo (massimo 100 mila euro), a differenza di quanto succedeva prima (si poteva essere finanziati anche per poche migliaia di euro).

207

CEREGHINI, NARDELLI 2008, p. 87.

208 STOCCHIERO 2009, p. 6.

209 REGIONE AUTONOMA DELLA SARDEGNA 2008, p. 5. 210

Ad oggi però le cose sono cambiate nuovamente. Stando all‟ultimo invito, è sceso il costo minimo del progetto (che adesso deve essere non inferiore ad 80mila euro) ma anche la quota di cofinanziamento (che non può superare il 60% del costo totale del progetto, fino ad un massimo di 100 mila euro).

Cambiate le regole, il cofinanziamento medio erogato dalla regione è tornato a salire. Se nel periodo 1996-2004, tale contributo si aggirava in media attorno ai 16 mila euro – dal 2005 la cifra è cambiata considerevolmente. I 10 progetti finanziati nel 2006 hanno ricevuto una media di 78 mila euro di cofinanziamento.

512 progetti – tra i 647 cofinanziati nell‟arco di tempo preso in considerazione – hanno ricevuto un cofinanziamento inferiore ai 25 mila euro. 370 non superano i 15 mila euro di contributo; dato che sottolinea l‟estrema frammentazione delle risorse messe a disposizione – almeno fino alla riforma del 2004.

Capofila dei progetti cofinanziati, nel 63% dei casi è stata l‟Università; a seguire Associazioni di volontariato e ONG (22%), imprese (9%), enti pubblici locali (4%) e Istituti di ricerca (2%).

Per quanto riguarda la ripartizione delle risorse per tipologia di Soggetto Capofila, anche in questo caso a prevalere sono Università e Associazioni/ONG – principali beneficiari delle risorse finanziarie messe a bando dal ‟96 al 2006. Alle prime sono andati quasi 5 milioni e 800 mila euro; alle seconde quasi 3 milioni e 200 mila.

Con riferimento alla localizzazione geografica dei progetti cofinanziati, il 45% dei progetti ha lavorato nel Bacino Mediterraneo, il 23% in Africa. A seguire l‟America latina (18,70%), i Balcani (4,64%), l‟Asia (0,46%). Tale prevalenza è legata al maggior interesse che la stessa legge attribuisce all‟area mediterranea. Fino al 2004 anche l‟America latina era considerata geograficamente prioritaria – in seguito il suo status è cambiato «con il preciso intento di superare la frammentazione finanziaria e geografica degli interventi concentrando e destinando le risorse finanziarie per la realizzazione di attività di cooperazione rivolte a quei Paesi del bacino Mediterraneo e dell‟Africa non soltanto geograficamente più prossimi ma anche strategicamente più importanti sulla base di priorità associate a fenomeni di natura politica, sociale, ed economica»211.

In occasione di un recente seminario sulla cooperazione decentrata sarda (tenutosi a Cagliari il 22 dicembre 2010 e organizzato dalla stessa Regione anche per introdurre il nuovo bando), Amato ha così sintetizzato, per punti, i difetti maggiori del sistema:

 frammentazione geografica e finanziaria degli interventi;  assenza di partenariati allargati;

 scarso coordinamento con le politiche comunitarie e nazionali;  prevalenza di un rapporto di tipo vettoriale “donatore-ricevente”;  scarsa partecipazione degli Enti Locali;

 insufficiente qualità delle proposte progettuali;

 iniziative centrate sull‟offerta sarda e poco attenta ai bisogni, alle potenzialità e agli interessi dei partner locali;

 inadeguato coinvolgimento delle comunità di immigrati presenti nel territorio sardo;  scarsa conoscenza dei territori di intervento e insufficiente coordinamento con le strategie

dei Paesi Partner;

 assenza di un sistema di monitoraggio (fisico, procedurale e finanziario) degli interventi212.

La sintesi di Amato si riferisce – intende riferirsi – al periodo 1996-2004; già nella programmazione 2005-2010, effettivamente si è cercato di intervenire per superare diverse debolezze. Il quadro delineato da Amato resta però ancora estremamente attuale.

Sicuramente, e questa – dati alla mano – è l‟unica certezza, la frammentazione è stata decisamente superata, dal momento che il numero di progetti cofinanziati si è ridotto incredibilmente. Questo però non dice assolutamente niente sulla qualità degli interventi e la stessa Amato non aggiunge nessun tipo di valutazione.

L‟invito 2010 – ovvero lo «strumento operativo delle attività di Cooperazione Decentrata della Regione Autonoma della Sardegna»213 – enfatizza sulla volontà di contribuire al perseguimento degli Obiettivi del Millennio nei Paesi del Bacino del Mediterraneo e in Africa e sulla conseguente necessità di impegnarsi a tal fine.

Non mancano le parole chiave – come accountability e trasparenza; continuano a mancare invece – e si tratta di una mancanza fondamentale – strumenti volti a valutare i risultati effettivi della cooperazione decentrata sarda.

212 AMATO 2010, p. 2.

213 Nell‟invito si stabiliscono le regole della partecipazione alla richiesta di cofinanziamento. Si enunciano i

principi operativi (si parla di opportunità, trasparenza, accountability, efficienza, giustizia ed equality); i criteri e le modalità di selezione e tute le informazioni utili alla partecipazione. Una novità del 2010 è l‟esclusione, tra i soggetti finanziabili, dei privati – scelta non estremamente chiara.

2. AFRICA E COOPERAZIONE: VITTIMA DELLA PROPRIA

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